appello per i DESPLAZADOS del Chapas



Nel marzo del 2004 centinaia tra comitati, associazioni, centri sociali, singoli cittadini hanno partecipato alla straordinaria mobilitazione popolare che - costruita dal basso, e con l'aiuto fondamentale dei media alternativi - portò a raccogliere, nell'arco di cinque mesi, più di 25.000 euro ,inviati al Caracol "Corazon centrico de los zapatistas delante del mundo", di Oventik, per sostenere l'emergenza alimentare dei desplazados (profughi interni) raccolti negli accampamenti costruiti intorno a San Pedro Polhò, capoluogo dell'omonimo municipio autonomo zapatista. Ad un anno di distanza, nell'aprile del 2005, i desplazados sono tornati a far sentire la propria voce, nel silenzio generale di un'opinione pubblica ormai disattenta nei confronti di quella che è divenuta un'emergenza "strutturale",essendo politiche le cause che non ne permettono la soluzione. A distanza di un anno, anche noi torniamo a far sentire la nostra voce accanto a quella dei desplazados, convinti dell'importanza di continuare a sostenere la costruzione dell'autonomia zapatista, anche quando si sviluppa in un contesto di grave emergenza.



I promotori





APPELLO ALLA SOCIETÀ CIVILE ITALIANA PER SOSTENERE I DESPLAZADOS

DEL MUNICIPIO AUTONOMO DI SAN PEDRO POLHÓ, CHIAPAS



Polhó: 8 anni da sfollati in resistenza

e ancora la forza di continuare a sognare





"Nella maniera più distinta, con questo scritto, mi rivolgo a voi come presidente municipale autonomo di San Pedro Polhó per comunicare quanto segue:

Solo due mesi fa sono entrati in carica i nuovi membri del consiglio municipale autonomo. Come nuovi servitori del nostro popolo, vediamo i problemi e le necessità e la preoccupazione più grande che abbiamo è l'alimentazione degli sfollati. Quale presidente municipale, sono stato al Caracol di Oventik per parlare di questo problema con la Giunta di Buon Governo "Corazón Céntrico de los Zapatistas Delante del Mundo" della zona Altos del Chiapas. I compagni e compagne della giunta mi hanno informato che sono terminati i fondi per l'acquisto dei generi alimentari per gli sfollati."



Così si apre l'appello rivolto alla società civile nazionale ed internazionale dalle autorità del Municipio Autonomo di San Pedro Polhó, in Chiapas.



Quasi 8 anni. Tanti ne sono passati dalla strage di Acteal, che il 22 dicembre del 1997 tinse di rosso vivo la guerra di bassa intensità portata avanti dal governo messicano, dall'esercito e dai gruppi paramilitari contro l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), la società civile chiapaneca in resistenza e le basi d'appoggio dell'EZLN.

Dopo quasi 8 anni continua la tragedia quotidiana degli oltre 5.000 desplazados di guerra accampati a Polhó; profughi interni di un conflitto che non esiste, secondo il Governo messicano del presidente Fox e la Croce Rossa Internazionale che nel gennaio del 2004 ha abbandonato il campo.

"L'EZLN è cosa del passato", ha avuto modo di affermare recentemente Fox, l'uomo che - appena eletto - avrebbe dovuto risolvere in quindici minuti la "questione Chiapas".

Così non è stato, ed è ancora lontano dall'orizzonte il momento in cui potrà risolversi, politicamente, la situazione del Municipio Autonomo di Polhó. Politicamente, perché quest'emergenza non è frutto di una catastrofe naturale, di uno tsunami, quanto piuttosto della mancata volontà da parte dei Governi che si sono succeduti in questi 8 anni (quello di Zedillo, prima, e di Fox, adesso) di risolvere la questione indigena. Una soluzione che passa attraverso il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione dei popoli indigeni, sancito dal Trattato 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, che il Messico è stato uno dei primi paesi a ratificare, e ribadito negli Accordi di San Andrés su Diritti e Cultura Indigena, documento finale del dialogo di pace promosso nel 1996 tra EZLN, Governo messicano e società civile nazionale.

Una guerra che non esiste ma che continua a mietere vittime. Un genocidio silenzioso nei confronti di quanti, sfollati, non possono tornare a coltivare i propri campi, costretti a sopravvivere grazie al sostegno della società civile nazionale ed internazionale. Le milpas a Chimix, Tzanembolom, Los Chorros, Yibelhó, Tzajalukum. Kakateal, Esperanza, Bajoveltik, Auroca Chica, Pechiquil, Javalton, Majomut, Xcumumal e Yaxjemel, non hanno chi le coltivi.

Per i desplazados non è ancora possibile ritornare nelle proprie terre: i gruppi paramilitari - denunciano le autorità autonome - continuano ad essere attivi a Puebla, Los Chorros, Esperanza, Acteal, Pechiquil, Kanolal, Tzanembolom y Yabteclum, Yashjemel e Majomut. Dove non arrivano i paramilitari ci pensa l'esercito federale messicano che mantiene tuttora attive ben 13 posizioni nella zona: a Chenalhó, Las Limas, Yabteclum, La Libertad, Takiucum, Xoyep, Majomut (2), Los Chorros, Acteal Alto, Pechiquil, Chimix, Pantelhó e Tzanembolom.

La sopravvivenza dei 5.333 desplazados ospitati nei campi profughi di Polhó dipende in gran parte dalla Giunta di Buon Governo della Regione Altos del Chiapas, che ha il suo centro operativo nel Caracol di Oventik, e dalla capacità di canalizzare risorse da parte della società civile internazionale. Secondo la relazione della Giunta, diffusa nell'agosto scorso, più del 50% dei fondi raccolti nel suo primo anno di attività (agosto 2003/agosto 2004) sono stati destinati al Municipio Autonomo di Polhó per garantire la fornitura mensile di 28/30 tonnellate di mais (5 kg a persona). Una spesa ingente che tuttavia non riesce a rispondere appieno ai bisogni alimentari dei profughi, se è vero - come recentemente affermato dall'attrice messicana Ofelia Medina, da anni impegnata in progetti di sviluppo al fianco dei popoli indigeni zapatisti del Chiapas - che la denutrizione infantile è cresciuta nell'ultimo anno, passando dal 15 al 40% negli accampamenti dei desplazados.

Nel frattempo, i desplazados non sono rimasti "con le mani in mano". La realizzazione del sogno zapatista, la costruzione dell'autonomia attraverso progetti produttivi, educativi e sanitari avanza anche nel Municipio di San Pedro Polhó.

"Ci sono progetti produttivi - ci informa ancora il Consiglio Municipale Autonomo - che stanno producendo risorse per coprire alcuni bisogni. Per esempio, abbiamo un negozio municipale ed un progetto di produzione e vendita di materiali da costruzione. Manca però ancora molto per coprire da noi soli le necessità alimentari. Quindi, è necessario continuare a contare sull'appoggio di tutte le società civili che hanno camminato insieme a questo municipio e alla lotta zapatista."

Gloria Muñoz, in un reportage pubblicato da Ojarasca, supplemento mensile del quotidiano messicano La Jornada, descrive alcuni dei progetti grazie ai quali sopravvivono i profughi: un banco di sabbia ed una macchina per fare mattoni, lavori collettivi di ricamo, una panetteria, coltivazione di ortaggi, allevamento e vendita di polli, cooperative di negozi di generi alimentari ed una di caffè. Prodotti, alcuni, commercializzati tra i villaggi vicini, a San Cristóbal de Las Casas e anche in Italia, come il caffè distribuito dall'Associazione "Ya Basta", una delle poche fonti di reddito del Municipio.



Chiediamo a tutta la società civile italiana uno sforzo collettivo per ripetere lo straordinario risultato dello scorso anno, quando una campagna costruita dal basso è riuscita a raccogliere - in poco più di sei mesi - più di 25.000 euro, inviati a Polhó attraverso la Giunta di Buon Governo di Oventik.

Sosteniamo assieme il sogno zapatista e la costruzione dell'Autonomia anche in una situazione d'estrema emergenza come quella presente a Polhó.



È possibile contribuire alla raccolta fondi per questa emergenza versando il proprio contributo sul conto corrente bancario conto corrente bancario di Mani Tese (piazzale Gambara 7/9 - 20146 Milano) n° 40 c/o Banca Popolare Etica, sede di Padova, Piazzetta Forzaté 2, ABI 05018, CAB 12100 specificando la causale "Micro 2025 - Emergenza Chiapas".



Per informazioni e adesioni martinelli at manitese.it  oppure 347 4625438



Promotori



Associazione PaviainserieA

Cantieri Sociali - CARTA

Centro sociale "28 maggio" - Rovato (Bs)

Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo

Comitato Chiapas - Brescia

Comitato Chiapas - Torino

Coordinamento toscano di sostegno alla lotta zapatista

Giovani Comunisti/e

Mani Tese - gruppo di Lucca

Officina Shake - Castellanza (Va)

Rete di sostegno al Chiapas Rebelde