notizie dal Nicaargua



Schegge di maggio 2005 a  cura di giorgio Trucchi



A volte, vedendo la situazione del Nicaragua all'inizio di questo millennio, sperimento una sensazione di "Dejà Vu": questo non l'abbiamo già vissuto prima?

Distribuzione degli Ingressi in Nicaragua nel 1970:

Percentuale di Ingressi ricevuto dal
20% delle famiglie più povere: 2%
20% delle famiglie più ricche: 60%

Distribuzione degli Ingressi nel 2001:

Percentuale di Ingressi ricevuto dal
20% delle famiglie più povere: 3,3%
20% delle famiglie più ricche: 60,5%

Poco tempo fa, durante una presentazione della Banca Mondiale sulla sua proposta di "Politiche di Sviluppo", un amico ha domandato all'espositore della Banca Mondiale "però proprio ieri stavo leggendo un vostro documento di circa 40 anni fa sul Nicaragua e stavate dicendo e raccomandando ESATTAMENTE le stesse cose.!"
Ho sentito nuovamente questa sensazione di Dejà Vu..

Adolfo Acevedo Vogl - Economista e membro della Coordinadora Civìl




2. Bolaños, Presidente di pochi



Ogni giorno ho la conferma, sempre più delusa, che Don Enrique Bolaños Geyer, che per legge è il Presidente di tutti i nicaraguensi, governa per e in favore di un gruppo minoritario, il capitale criollo. Dopo quasi tre anni e mezzo di abitare la Casa Arancione, Bolaños non si preoccupa più di simulare preoccupazione per i problemi più gravi che, giorno dopo giorno, annichilano la stragrande maggioranza della popolazione e nemmeno dà false spiegazioni o mostra interamente la sua arroganza. In modo totalmente sfacciato ha da poco detto che ha introdotto l'ora legale per sviare l'attenzione della gente dai problemi politici creatisi con le Riforme Costituzionali, che invece sì lo preoccupano in quanto gli tolgono potere. E' penoso e preoccupante che, mentre gli altri presidenti centroamericani corrono ai ripari per affrontare il problema energetico, Bolaños, approfittando di questa situazione, introduce l'ora legale per, secondo lui, colpire i suoi nemici politici. Non si preoccupa che questa misura stia colpendo migliaia di lavoratori e lavoratrici che entrano al lavoro alle sette di mattina (che sono le sei), che devono uscire di casa quando è ancora buio e nel caso delle donne, che devono alzarsi prima dell'alba per iniziare le faccende domestiche, dato che hanno questo doppio ruolo. Pochi giorni dopo ha anche dichiarato che "dobbiamo rassegnarci a pagare i tre cordobas per il trasporto e abituarci a questo aumento", come se si trattasse di uno che prende l'autobus tutti i giorni, senza capacità di prendere decisioni per risolvere la situazione. Dopo è anche andato oltre, dando l'impressione di giocare al Presidente con la sua Polizia e con i soldatini quando ha obbligato il Vice direttore della Polizia, Francisco Bautista Lara, a dimettersi senza dare spiegazioni e quando ha improvvisamente fatto apparire l'esercito per le strade in una "esercitazione militare" mentre si era in piena crisi istituzionale ed energetica. Bolaños sottovaluta l'intelligenza della gente che invece legge molto bene il messaggio. Bolaños non è capace di dialogare perché cerca sempre di imporsi e non è nemmeno capace di ascoltare chi protesta in forma pacifica, come lo stanno facendo da più di due mesi le vittime del Nemagòn senza ottenere nessuna risposta. A poche centinaia di metri dalla Casa Presidenziale, languiscono giorno dopo giorno di fame e malattie le vittime del Nemagòn e senza che Bolaños gli rimorda la coscienza. Adesso accusa Daniel Ortega e il Fsln per le proteste contro gli aumenti delle tariffe dei trasporti, ma indipendentemente che possa esistere uno sfondo politico in tutto questo, gli studenti e i cittadini sono scesi in strada motivati dalle proprie disgrazie. La maggioranza dei nicaraguensi che vivono in povertà e in estrema povertà, non hanno la capacità di pagare un aumento della tariffa perché devono fare già dei miracoli per sopravvivere con il continuo aumento dei beni di prima necessità. Con una decisione ridicola che sa di presa in giro, ha ordinato l'aumento del salario minimo, quando sa perfettamente che la maggioranza dei nicaraguensi lavora nel settore informale o è disoccupato. Il totale disinteresse per i problemi della maggioranza della popolazione contrasta con la smisurata preoccupazione per altri casi come il conflitto tra le banche Bancentro e Banco Mercantil, che Bolaños ha elevato a livello di crisi nazionale o la smisurata reazione di fronte alla riforma della Legge sulle Carte di Credito che pregiudica i suoi amici banchieri. Mentre si chiude a tutte le richieste sociali, fa orecchie da mercante ai consigli di analisti seri che hanno raccomandato l'eliminazione di tutte gli esoneri concessi ai grandi imprenditori per destinarli al settore sociale. Bolaños non può incolpare il Patto tra liberali e sandinisti per tutti i problemi del paese, perché molte soluzioni stanno nelle sue mani, ma manca di sensibilità sociale per capire che cosa prova una madre o un padre quando i loro figli piangono perché hanno fame e non hanno nulla da dargli, o quando un giovane finisce per la strada distrutto dall'alcool o dalla droga per mancanza di opportunità.

(di Eloisa Ibarra - El Nuevo Diario)


3. Dialogo Nazionale, uno zombi?

Dopo mesi di grave crisi istituzionale che aveva portato, alla fine del 2004, il Nicaragua sul filo dello Stato d'Emergenza, i due principali partiti (Frente Sandinista e Partido Liberal Constitucionalista) e il Governo avevano iniziato quello che era stato chiamato pomposamente Dialogo Nazionale. In esso si sarebbe dovuto discutere di tutte le tematiche più urgenti e stendere le basi per un futuro non più di scontro, ma di armonica collaborazione per risolvere i principali problemi che mantengono il Nicaragua su livelli di povertà estrema per oltre il 75% della popolazione. Alla fine il tanto decantato Dialogo Nazionale non è mai veramente decollato. Da una parte i due partiti politici, che si sono uniti in un'alleanza forti di quasi il 90% dei voti all'interno della Asamblea Nacional, hanno continuato a mantenere il loro obiettivo di riformare la costituzione e prorogare nuove leggi con cui togliere poteri e controlli al Presidente della Repubblica per passarli alla Asamblea Nacional e dall'altra il Presidente della Repubblica, sempre più solo ed incapace di coinvolgere la popolazione e la società civile, ha puntato tutto sul farsi sostenere dagli Stati Uniti e dagli organismi internazionali, disconoscendo l'operato e le nuove riforme portate avanti dai deputati. Si è quindi arrivati a una posizione di stallo di un Dialogo mai veramente iniziato, in cui le due parti, Governo e Asamblea, si disconoscono reciprocamente ed ognuna continua per la propria strada. Alla fine, circa un mese fa, il governo ha deciso di abbandonare il tavolo delle trattative, minacciando per l'ennesima volta il ricorso alla Carta Democratica della OEA, lo Stato d'Emergenza e cercando la solidarietà della Comunità Donante presente in Nicaragua e degli imprenditori privati. Dopo i tragici e convulsi fatti delle proteste per la crisi energetica e gli aumenti delle tariffe dei trasporti, in cui il governo ha dimostrato ancora una volta l'incapacità di risolvere in tempo i vari problemi del paese e di aspettare sempre che scorra sangue prima di negoziare, il Presidente Bolaños ha rilanciato la proposta del Dialogo Nazionale, ma questa volta con la presenza di quella che denomina "la società civile". Ha proposto un tavolo di negoziazione in cui, oltre ai partiti, dovrebbero partecipare le espressioni più disparate della società nicaraguense. Un tavolo, in pratica, con centinaia di persone a parlare sui problemi del paese. La proposta sembra più che altro il disperato tentativo di cercare di avvicinarsi a quei settori della società civile che non ha mai considerato ed anzi, ha più volte preso in giro e ridicolizzato, con l'obiettivo di farli schierare contro i partiti politici che, ovviamente, hanno già detto di no a questo "minestrone" di presenze. Si continua così con un paese spezzato in due e con una crisi veramente preoccupante alle porte. L'impresa spagnola Union Fenosa, che anni fa ha comprato la distribuzione dell'energia elettrica promettendo professionalità, la fine dei black out, tariffe basse e energia elettrica per tutti, si trova ora con più di due milioni di dollari di debito con le imprese produttrici di energia e sta chiedendo l'ennesimo aumento delle tariffe, pena il ritorno al risparmio energetico con conseguenti black out in tutto il paese. Il costo del Paniere (che riunisce i 53 prodotti di prima necessità) aumenta costantemente e la maggior parte della popolazione, sottooccupata o disoccupata (circa il 65%), deve fare i salti mortali per potersi sfamare ogni giorno. In varie parti del paese e in molti quartieri di Managua la somministrazione di acqua potabile è diventato un sogno e l'impresa statale ENACAL si è dichiarata in bancarotta e si teme per la privatizzazione di questa fondamentale risorsa. Nei prossimi giorni, inoltre, inizierà la discussione del CAFTA in Parlamento, dove il Partido Liberal e i filo governativi Azul y Blanco hanno già deciso per la sua approvazione. Poco incisiva invece la protesta del Frente Sandinista che ha fatto sapere che voterà contro il CAFTA ma che, in realtà, non hai mai sviluppato una dura opposizione come in altre occasioni. Avendo in mano la Presidenza della Asamblea Nacional, basterebbe che non mettesse mai all'ordine del giorno la discussione del CAFTA per evitare che questo venga approvato, ma sembra che la linea sia molto più morbida e che si accontenteranno con il passare alla storia votando "no", pur sapendo che il Trattato verrà approvato. Particolare tensione sta anche provocando l'approvazione del nuovo Istituto della Proprietà, che concentrerà tutte le facoltà decisionali per concedere proprietà e risolvere i drammatici problemi legati a questa tematica alla Asamblea Nacional, togliendole al Governo. Gli accordi di ripartizioni di poteri tra Fsln e Plc prevedevano che a capo di questo nuovo istituto sarebbe stato messo un sandinista e le reazioni non si sono fatte aspettare. Gli Stati Uniti, sempre più nervosi e preoccupati per la crisi istituzionale, l'alleanza tra Plc e Fsln e l'avvicinarsi delle prossime elezioni che vedono una destra profondamente divisa, hanno immediatamente fatto sapere che l'elezione di un sandinista a capo di un Istituto che avrà carta bianca sul tema della Proprietà farebbe immediatamente sospendere gli aiuti finanziari (con il pretesto che oltre 800 cittadini nordamericani, la maggior parte nicaraguensi fuggiti a Miami durante gli anni '80 e poi diventati nordamericani, non hanno ancora ricevuto indietro le proprietà confiscate dai sandinisti o non sono ancora stati indennizzati) e creerebbe un conflitto istituzionale tra i due paesi. L'impresa privata (Cosep) e lo stesso Bolaños, hanno detto che non riconosceranno questa nuova istituzione e sembra che questa posizione, soprattutto quella statunitense, stia minando l'alleanza Fsln-Plc, facendo riaffiorare le divergenze mai sopite tra i due partiti. E' comunque molto più probabile che il cambiamento d'atteggiamento da parte del Partido Liberal sia dovuto al fatto che il Frente Sandinista abbia fatto marcia indietro sulla proposta di amnistia per Arnoldo Alemàn che, ormai si sa, faceva parte dell'accordo o Patto tra i due partiti.











4. "Populismo radicale" è uguale al narcoterrorismo




Quello che il Dipartimento di Stato nordamericano denomina "populismo radicale" in America Latina è ormai visto come un pericolo tanto nocivo come il terrorismo o il narcotraffico e il governo di Bush è disposto a combattere in quanto "indebolisce la democrazia ed e un anello in più della catena del male". "Un eventuale vittoria sandinista nel 2006 - dice Linda Jewell, Vicesegretaria aggiunta dell'Ufficio dell'Emisfero Occidentale - non preoccupa Washington, ma sveglia il suo interesse. Non si può parlare su semplici speculazioni, ma il Nicaragua è per gli Stati Uniti di grande interesse per il mantenimento del processo democratico e per la distruzione dei missili che sono ancora in mano dell'Esercito nicaraguense". Quella dei missili SAM 7 è ormai una storia su cui si è detto tutto. Sono anni che gli Stati Uniti premono per la loro totale distruzione, cosa tra l'altro promessa da Bolaños durante la visita di Rumsfeld lo scorso anno, ma che sembra siano lontani dall'ottenere dato che il Parlamento ha da poco votato una nuova legge (Ley de Armas) che passa la funzione di acquisto e distruzione di armi dell'Esercito e della Polizia dal Potere Esecutivo a quello Legislativo. Secondo le ultime informazioni, il Parlamento approverà la distruzione di un nuovo contingente di SAM 7, raccogliendo però la proposta dell'esercito di mantenere il 20% (circa 400) per la sicurezza nazionale. Tale decisione ha messo in allarme gli Stati Uniti che hanno più volte minacciato la sospensione di aiuti economici all'esercito e al paese e anche di dichiarare l'aeroporto internazionale "Augusto C. Sandino" come non sicuro. Sempre secondo Jewell "bisogna capire che dopo il 11 settembre le cose sono cambiate e il mondo è cambiato. La nostra sicurezza interna dipende dalla sicurezza dei nostri vicini della regione. Le nostre principali minacce sono il terrorismo, la droga, il sequestro, il traffico di persone, l'emigrazione e il riciclaggio di denaro ed ora se ne aggiungono altre due che sono il populismo radicale e le bande giovanili in Centroamerica". Secondo Ròger Pardo Maurer, Vicesegretario aggiunto dell'Ufficio di Sicurezza Internazionale del Dipartimento di Difesa "già non e sufficiente la democrazia in questi paesi, ma ci deve anche essere sicurezza. Ci sono due messaggi molto chiari in tutto questo e cioè che deve esistere una sovranità effettiva e che si deve combattere il terrorismo e il crimine organizzato. Gli Stati Uniti appoggiano tutti quei paesi che seguono queste direttive. Un esempio è la Colombia, un paese che per anni ha vissuto accerchiato dalle FARC e dal ELN, che Washington considera gruppi narcoterroristi. Con l'aiuto degli Stati Uniti, il governo di Uribe ha oggi il controllo del 80 per cento del territorio. Gli Stati Uniti sono intervenuti con investimenti che superano i 3 mila milioni di dollari in quattro anni. Oggi non possiamo separare l'aspetto del narcotraffico dal terrorismo perché entrambi sono una minaccia per lo Stato e per la società. Sono minacce che i paesi non possono affrontare da soli, perché travalica le frontiere e dobbiamo collaborare tra di noi".

Nonostante sia chiara l'intenzione egemonica degli Stati Uniti sul continente americano, sia dal punto di vista politico-militare che economico (Alca e Trattati di Libero Commerci vari) e dove lo spauracchio del narcoterrorismo viene spesso usato per raggiungere tale obiettivo, la potenza del nord lancia ora altri grida di allarme. "I gruppi del populismo radicale stanno destabilizzando le strutture democratiche e a volte sono proprio governi democratici quelli che, con meccanismi populisti, minacciano la stabilità dell'emisfero. Uno dei problemi più grossi oggi è chi è stato a suo tempo eletto democraticamente ed ora si è convertito in governante antidemocratico" (ogni riferimento al Venezuela di Chàvez non è casuale) ha detto Condoleezza Rice durante il suo viaggio in America latina. Per quello che riguarda il Nicaragua, durante i festeggiamenti del 1 maggio, Daniel Ortega, Segretario del Frente Sandinista, è volato a Cuba dove si è riunito con Fidel Castro e Hugo Chàvez e dove ha espresso la propria solidarietà ai due leader. Le immagini degli abbracci tra Ortega, Castro e Chàvez hanno fatto il giro del mondo. Pardo Maurer ha dichiarato che "quello che sta accadendo in Venezuela è tragico e sono politiche che vanno in senso contrario. In Nicaragua noi appoggiamo in modo totale il governo di Enrique Bolaños e speriamo che in futuro si mantenga la continuità di un sistema democratico. Chi continuerà a condividere la nostra visione avrà negli Stati Uniti un amico fraterno".