Ecuador sull'orlo della guerra civile



fonte : La Repubblica

Da una settimana scontri tra policia national e manifestanti
Gli Usa riconoscono il nuovo presidente, la folla si oppone

La Ue: "Situazione preoccupante"




QUITO - Non è bastata la nomina di un nuovo presidente per ristabilire la calma in Ecuador, dove una sollevazione popolare ha costretto Lucio Gutierrez alla fuga nell'ambasciata brasiliana della capitale. Oggi anche la lontana Europa si accorge che il paese latinoamericano è sull'orlo della guerra civile. L'Unione Europea si augura "un ritorno rapido alla normalità costituzionale" e si dice "fortemente preoccupata per l'instabilità della situazione politica e sociale in Ecuador". La Ue ha lanciato "un appello ai governanti e alle forze politiche, affinché si arrivi a una soluzione pacifica e consensuale della crisi attuale".

Il neo presidente Alfredo Palacio, prima vice di Gutierrez, ha già formato un nuovo governo per cercare di ristabilire l'ordine nel paese, dopo una settimana di violente proteste. Gli Stati Uniti hanno già riconosciuto il nuovo governo, ma la piazza chiede un cambiamento radicale, soprattutto nella politica economica.

Tra i nuovi ministri nominati da Palacio c'è appunto quello dell'Economia, Rafael Correa, che ha assicurato che il nuovo governo si propone di applicare "una politica economica etica, patriottica, con obiettivo il bene comune e la ripresa". Correa, un economista di 42 anni che non ha mai esercitato alcun incarico pubblico e non è legato ad alcun partito, ha specificato che cercherà di eliminare il fondo petrolifero (Feirep) a cui fanno capo le entrate del greggio e che è destinato a far fronte all'indebitamento pubblico, per usare invece tali proventi per coprire necessità fiscali e per finanziare programmi sociali. In pratica una svolta rispetto alla politica economica del precedente governo.



Correa, comunque, ha anche ammesso che "pur se dollarizzare l'economia è stato il più grave errore commesso in questo paese", sarà difficile cambiare questa situazione perché "non esiste consenso politico in tal senso".

Fino a ieri era rimasto chiuso l'aeroporto di Quito e la gente era rimasta in casa perché nelle strade si susseguivano scontri tra dimostranti e polizia. Italiani che risiedono nella capitale andina riferiscono di una situazione sempre più tesa, con almeno due morti e cento feriti, a causa delle azioni della policia national, che spara lacrimogeni sui dimostranti dall'alto dei tetti. Secondo alcuni sarebbe in atto anche la strumentalizzazione delle fasce più povere della popolazione, assoldate dalla polizia per sostenere l'ex presidente.

Oggi L'Associazione Ong Italiane ha diramato un comunicato che esprime "preoccupazione per la crisi politica e istituzionale in corso in Ecuador, paese che ormai da anni è immerso in una drammatica situazione economica e sociale". Le Ong italiane hanno chiesto al Governo e alle istituzioni ecuadoriane "di garantire il diritto alla piena libertà d'espressione per quanti, in maniera non violenta e propositiva, stanno dimostrando il proprio malcontento e richiedono la costituzione di uno Stato multietnico e multiculturale basato sull'equità economica e sul pieno sviluppo materiale, spirituale e culturale delle persone e dei popoli che costituiscono l'Ecuador".