Stedile: Perché marceremo a Brasilia



Title: Stedile: Perché marceremo a Brasilia
2 ARTICOLI DI JOAO PEDRO STEDILE
1- Caros Amigos di Aprile: Perché marceremo a Brasilia     

2- Tribuna da Imprensa (28 marzo, articolo che è stato già diffuso in portoghese)   Stedile dice che la riforma agraria di Lula è una vergogna nazionale






PERCHE¹ MARCEREMO A BRASILIA


di João Pedro Stedile

Non potremo mai dimenticare
Il 17 aprile del 1996 due plotoni della Polizia Militare del Pará, con duecento soldati ciascuno, ha ricevuto l¹ordine di accerchiare un accampamento di senza terra alla curva dell¹S, nel comune di Eldorado de Carajás, e dare una lezione a quei vagabondi che insistevano nel voler lavorare la terra. Ogni plotone è uscito ben preparato dalle proprie  caserme  a Parapuebas e Marabá. Senza elemeni di identificazione nella divisa. Senza registrazione delle armi e munizioni. Erano ordini superiori. Governava la provincia del Pará il signor Almir Gabriel (PSDB), governava la colonia Brasile, il proconsole americano e principe dei sociologi, Fernando Henrique Cardoso. Dopo alcune ore, il massacro: diciannove senza-terra assassinati. Uno di loro, il giovane Oziel da Silva, di soli 18 anni e leader dell¹accampamento, fu preso, immobilizzato e colpito   (con il calcio della pistola) di fronte a tutti i soldati mentre gli chiedevano di continuare a gridare: ³Viva il MST!² Altri 69 furono gravemente feriti, e ancor oggi soffrono delle conseguenze, che li hanno resi inabili al lavoro agricolo.

Di fronte alla barbarie perpetrata dallo Stato brasiliano, a servizio delle elite, la Via Campesina internazionale, che per caso era riunita, in quello stesso giorno, per la sua seconda conferenza a Città del Messico, dichiarò allora il 17 aprile, Giornata internazionale di Lotta Contadina.  Da allora, tutti gli anni, in un numero crescente di paesi, le organizzazioni contadine realizzano mobilitazioni, all¹interno della lotta per la riforma agraria e per la difesa dei loro diritti. Il massacro di Carajás è servito almeno come spinta perché i contadini di tutto il mondo lottassero di più. Qui in Brasile, abbiamo l¹obbligo di non scordare mai queste scene della barbarie compiuta dalla nostra elite, che grida tutti i giorni, nei suoi canali televisivi, contro le barbarie commesse dai lumpen nelle prigioni, nelle Feben, durante gli odiosi sequestri. Ma si dimentica della sua propria barbarie. Si dimentica che la proliferazione dei lumpen è   il prodotto della barbarie istituzionale del sistema capitalista, che organizza la società  solo per l¹individualismo e la ricerca del lucro. E i poveri, qundo cercano di imitare questo, si trasformano anche loro in barbari.

La marcia a Brasilia
E quest¹anno abbiamo deciso, l¹MST con i movimenti sociali organizzati in Via Campesina/Brasile, di realizzare una grande marcia a Brasilia. Usciremo da Goiania il 1 maggio e cammineremo per 17 giorni fino ad arrivare alla capitale federale. La novità di questa marcia non è il fatto in se stesso di metterci in cammino, perché le marce fanno parte dei vari tipi di mobilitazione dei contadini, ma è nel numero dei partecipanti. Riuniremo più di 10.000 persone, uomini, donne, bambini, venuti da 23 stati del Brasile, per camminare insieme, protestare e richiarmare l¹attenzione della società brasiliana sulla grave situazione di povertà e disuguaglianza nelle campagne.


E perché un così grande sforzo e sacrificio?
Far muovere tutti i giorni 10.000 persone, portando con noi cucine, bagni, acqua, in una marcia che esigerà un enorme sacrificio di tutti i partecipanti, è un grosso impegno, ma il sacrificio maggiore è aspettare tutta una vita, fermi, immobilizzati dalla povertà e dall¹ingnoranza. Mobilitare, lottare è già un atto di dignità contro il sacrificio sociale storico che è imposto ai poveri nel paese. Cammineremo per richiamare l¹attenzione della società brasiliana sul fatto che la riforma agraria è ferma. Abbiamo fatto un accordo con il governo Lula nel novembre del 2003, nel quale il governo prendeva l¹impegno di insediare 430.000 famiglie nei tre anni di mandato che restavano ancora. E il governo si impegnava a mettere al primo posto le famiglie accampate. E¹ passato, da allora, quasi un anno e mezzo, e fino ad ora il governo non ha onorato il suo impegno e ha insediato meno di 60.000 famiglie. Mancano 20 mesi di mandato e 370.000 famiglie devono ancora essere insediate. Il governo non sta mettendo in pratica il piano nazionale di riforma agraria e, addirittura, annuncia tagli al bilancio, per pagare gli interessi del debito interno, ai banchieri.
E questo sarà il secondo motivo della nostra marcia. Sappiamo che la realizzazione della riforma agraria non è solo una questione di volontà politica o d¹impegno personale del presidente. Dipende da una politica economica. Dipende da un progetto nazionale di sviluppo.
E marceremo, quindi, per andare a Brasilia a dire al governo che cambi la sua politica economica, se vuole rendere possibile la riforma agraria e risolvere i problemi del popolo. Tutti sappiamo che la politica economica attuale è il proseguimento della politica neoliberista del governo anteriore. I mandatari del Ministero delle Finanze e della Banca Centrale sono ancora gli stessi ³tucani² degli scorsi otto anni. Questa politica, che si basa sulla priorità del superavit primario, sugli alti interessi e sullo stimolo alle esportazioni, ha come risultati soltanto: profitti fantastici per le banche e le transnazionali, concentrazione di reddito  e aumento della disoccupazione. Basta leggere i giornali, non è necessario essere economisti per capire la sua natura.
Andiamo a Brasilia a dire che è ora di utilizzare i 60 miliardi di reali di superavit primario per applicarli in investimenti che garantiscano lavoro per tutti. Investirli nell¹educazione, nell¹università pubblica e nella salute pubblica. Vogliamo dire che, se vogliono tanto imitare gli Stati Uniti, devono adottare il tasso di interesse degli Stati Uniti, che è di appena il 2,5% e non del 19% che riscuotono da noi.
Andiamo a Brasilia a dire che il nostro popolo merita un salario minimo dignitoso. Economie più povere e più piccole, come quelle dell¹Argentina e del Paraguai, pagano salari minimi intorno ai 500 reali. Perché l¹economia brasiliana non può pagare salari simili? Tutti i mezzi di comunicazione delle elite, tutti gli imprenditori dicono ipocritamente di sostenere la distribuzione del reddito, ora, l¹aumento del salario minimo è la misura più efficace per distribuire il reddito. Perché non lo accettano?          Andiamo a Brasilia a sostenere l¹idea che, il nostro popolo si libererà dalla povertà e dalla disuguaglianza sociale, solo se il governo metterà realmente al primo posto la maggioranza e garantirà che ogni giovane abbia accesso all¹università pubblica e gratuita. Anche su questo punto, le elite accettano la tesi che l¹educazione deve essere la priorità, ma non accettano che il governo smetta di pagare i debiti interni  e esteri e investa le risorse nell¹educazione.
Andiamo a Brasilia a sostenere l¹idea che è necessario fare una discussione pubblica, un auditing sul debito estero,  perché il popolo sappia cosa è gia stato pagato e quel che continuiamo a pagare invano. Il nostro popolo invia annualmente più di 50 miliardi di dollari all¹estero. La nostra elite mantiene 85 miliardi di dollari depositati in conti esteri. La Costituzione brasiliana stabilisce la realizzazione di un auditing sul debito estero. Ma, in questo caso, nessuno esige il rispetto della Costituzione!
Andiamo a Brasilia a dire al Congresso Nazionale che è ora di regolamentare il diritto del plebiscito popolare, delle consultazioni e referendum previsti nella Costituzione, che  fino ad oggi, non sono stati regolamentati. Il popolo ha bisogno di avere il  diritto di esercitare il suo mandato. I deputati non possono usurpare il diritto del popolo a decidere. Per questo appoggiamo il progetto di legge elaborato dalla OAB e dalla  CNBB, che sta passando per la Camera dei Deputati, che regola il diritto del popolo  a realizzare plebisciti popolari, per decidere su tutte le questioni   sulle quali ritenga necessario esprimere il proprio parere.
Andiamo a Brasilia a sostenere la democratizzazione dei mezzi di comunicazione di massa. Perché il governo smetta di chiudere le radio comunitarie. Non ci sarà democrazia senza che il popolo e le sue organizzazioni sociali abbiano il diritto all¹informazione. E, per questo, le radio, le televisioni comunitarie sono fondamentali, così come democratizzare le concessioni pubbliche della televisione.
Andiamo a Brasilia a dire che siamo contro l¹accordo dell¹ALCA e chiedere che il governo ritiri da Haiti i nostri soldati. Il popolo di Haiti deve essere sovrano, e decidere da solo il suo futuro. Il popolo di Haiti ha bisogno del nostro aiuto umanitario, non di soldati.
E per dire tutto questo a Brasilia, speriamo di poter contare sulla partecipazione di tutti voi. Alla fine della marcia il 17 maggio a Brasilia, realizzeremo una grande manifestazione per consegnare ai tre poteri le nostre richieste.






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Tribuna da imprensa, Rio de Janeiro, 28 de março 2005.

Stedile dice che la riforma agraria di Lula è una vergogna nazionale
Roberta Araujo

TRIBUNA DA IMPRENSA ­ Come analizza la proposta di riforma agraria del governo Lula?
JOÃO PEDRO STÉDILE ­ I movimenti sociali che operano nelle campagne, come il MST e altri movimenti della via campesina e della stessa Contag, hanno firmato un accordo con il governo Lula, nel novembre 2003, nel quale il governo si impegnava a insediare 430.000 famiglie nei tre anni di mandato che restavano. E si impegnava a realizzare il Piano Nazionale di Riforma Agraria. Passati due anni, il governo ha insediato circa 55.000 famiglie, non realizza il Piano Nazionale di Riforma Agraria e mentre l¹area economica riduce le risorse.   Ossia, al di là della buona volontà del presidente Lula, la riforma agraria del suo governo è una vergogna, procede a passo di tartaruga.  

Lei pensa che il governo Lula abbia mancato nella creazione di progetti per insediamenti?
Non si tratta di omissione.  La riforma agraria è ferma per tre motivi di base. Lo stato brasiliano continua con la sua natura che lo porta a garantire solo i privilegi dei ricchi e delle banche. Secondo: l¹agrobusiness dei fazendeiros si è unito alle transnazionali potenti dell¹agricoltura, come la Monsanto, la Cargill, la Bunge, e, insieme con il ministro Roberto Rodriguez, fa una campagna diretta contro la riforma agraria. Il terzo motivo è che la politica economica, che mette al primo posto il   superávit primário, gli interessi e le esportazioni, è incompatibile con la riforma agraria, che rappresenta posti di lavoro, produzione di alimenti e mercato interno. Quindi, non si può fare la riforma agraria, che dipende da un progetto di sviluppo nazionale, finché avremo una politica economica neoliberista.


Che tipo di riforma agraria ha in mente il MST?
Il MST e i movimenti sociali delle campagne sono uniti intorno a un progetto di riforma agraria, che si chiama Carta della Terra, approvata da tutti i movimenti  nell¹aprile del 2003. La nostra visione è che, prima di tutto, la riforma agraria deve essere collegata, unita, a un progetto nazionale di sviluppo rivolto all¹industria nazionale, al mercato interno e, soprattutto, alla creazione di lavoro e alla distribuzione del reddito. E¹ per questo che serve la riforma agraria.  


E la questione degli insediamenti?
La nostra riforma agraria coinvolge non soltanto la distribuzione delle terre. Bisogna sposare gli insediamenti con l¹agroindustria cooperativa. Ossia, ogni insediamento dovrebbe avere una cooperativa con agroindustria, producendo alimenti per il mercato interno con l¹incentivo della BNDES, del governo. Bisogna democratizzare l¹educazione, portare l¹educazione nelle campagne. Non come avviene ora, che i sindaci portano i bambini e gli adolescenti nelle città. Infine una riforma agraria che si sposi con tecniche agricole che rispettino l¹ambiente e riescano ad aumentare la produttività, tuttavia producendo alimenti di qualità.  

La proposta di riforma agraria del MST diverge da quella sostenuta dalla Commissione Pastorale della Terra?
Non diverge in niente, abbiamo discusso e dibattuto insieme.

Qual è la sua analisi sull¹agrobusiness, poiché esiste una tendenza ad una sua progressiva espansione?
La parola agrobusiness in senso stretto, significa tutte le attività agricole che si dedicano al mercato. Pertanto, a rigore, ogni produttore rurale che vende qualsiasi cosa pratica l¹agrobusiness. Ma qui in Brasile, la borghesia agraria nazionale, il ministro Roberto Rodrigues, alleati alle transnazionali hanno trasformato il termine in sinonimo di una condizione specifica di produzione agricola, che è a sua volta diventata sinonimo di grandi proprietà modernizzate, che creano disoccupazione, con alto livello di produttività, monoculture che si rivolgono all¹esportazione.   
Pertanto, l¹agrobusiness, predicato dalla televisione e dai suoi alleati delle transnazionali, non si allontana da una ³piantagione² ricolonizzata.

Dal suo punto di vista chi favorisce l¹agrobusiness?
E¹ l¹espressione di una classe sociale che vuole guadagnare soltanto dollari esportando, non importa se a spese dell¹ambiente, della disoccupazione, ecc. E¹ in realtà il nuovo trucco della vecchia colonizzazione agro-esportatrice. Per questo, non sviluppa il Paese, non genera lavoro. Guadagna soldi solo una mezza dozzina di latifondisti , imbambolati dalle multinazionali, perché esse, sì, controllano il commercio agricolo internazionale e sanno che sta guadagnando molto denaro, nelle esportazioni di soia, zucchero, cacao, legno ecc.  


Esiste la possibilità che la proposta per la riforma agraria del MST si coniughi con la proposta dell¹agrobusiness?
Sono due cose totalmente diverse. Come ho detto, l¹agrobusiness, è il trucco del colonialismo moderno, ora al servizio di 10 imprese multinazionali. La riforma agraria che noi sosteniamo è integrata con il mercato, ma quello della produzione degli alimenti per il mercato interno. Una riforma agraria, rivolta verso il popolo, verso le necessità del popolo, per produrre alimenti, creare posti di lavoro, utilizzare la terra rispettando l¹ambiente per le generazioni future.

Nei luoghi dell¹agrobusiness ci sono più conflitti per la terra, perché?
In generale i conflitti sociali che coinvolgono l¹agrobusiness sono in quei luoghi in cui c¹è la resistenza a questo modello e anche nell¹area della frontiera agricola. Questo ha richiamato attenzione, per questo la CPT ha denunciato che era emblematico che alcuni casi di estrema violenza fossero praticati da questi fazendeiros ritenuti moderni. Il maggior produttore di fagioli del paese, eletto sindaco di Unaí è il mandante dell¹assassinio di tre ispettori del lavoro che controllavano l¹esistenza di lavoro schiavo nelle sue aziende.   A Felisburgo, Minas Gerais, il fazendeiro Adriano Chafik era leader político dei fazendeiros, utilizzava tecniche moderne di allevamento di bestiameŠ.E¹ stato lo stesso che ha contrattato 15 pistoleiros e personalmente ha partecipato al massacro in cui sono morti cinque senza terra nel novemmbre passato, tentando di fare lo sgombero a mano armata,   contro la legge , perché  sapeva che le sue terre erano pubbliche e pertanto acquisite illegalmente. E¹ stata necessaria la morte di cinque compagni perché la Giustizia Agraria di Minas, desse il possesso di quella azienda allo Stato mineiro, poiché era registrata come terra dello stato.  

E la morte della missionária Dorothy Stang?
Allo stesso modo, gli industriali del legno, che hanno mandato ad uccidere   Dorothy sono gente moderna, che si dedica all¹esportazioneŠ. Le famose multinazionali degli eucalipti nello stato di   Espírito Santo e nel Sud di Minas, sono le stesse che hanno preso le terre dei guaranis per riempirle di eucalipti. Nel Rio Grande del sud, essi sono tanto moderni che si armano per impedire che i tecnici dell¹Incra facciano valutazioni nelle loro terre. Osa, se stanno in regola con la legge, perché hanno tanta paura?


Secondo lei la discussione sulla terra è diventata una questione più dottrinaria che economica?  
Il problema della terra in Brasile è un problema della società brasiliana, per questo si chiama ³questione agraria². E¹ un problema nazionale, poiché molti dei problemi sociali dei quali il Brasile soffre, la disoccupazione, l¹esodo dei disoccupati, la violenza nelle città, hanno le loro radici nella questione agraria non risolta. Per questo è una questione sociale. Ma è anche una questione economica, perché potrebbe sottrarre alla povertà milioni di brasiliani garantendo loro l¹accesso alla terra, al lavoro e ad un¹abitazione dignitosa, dando un futuro a queste famiglie

E¹ d¹accordo con la legge di biosicurezza?
La legge di biosicurezza è una vergogna nazionale. E¹ stato solo un modo in cui le multinazionali, specialmente la Monsanto per ottenere quel che volevano libetà totale per disseminare i semi transgenici, controllare l¹agricoltura, riscuotere  le royalties dagli agricoltori. Nelle prossime elezioni continueranno a finanziare molti dei deputati che hanno votato a favore della legge, come li hanno finanziati nelle elezioni passate. Ci sono voci che persino un presidente di uno stato del PT avrebbe tratto beneficio da questo tipo di appoggio nelle ultime elezioni, Si figuri gli altriŠ  

Che si aspetta dal Presidente?
Spero che il presidente abbia il coraggio di vietare diversi articoli che danno libertà totale. Se non lo farà sarà connivente con questa irresponsabilità sociale. Da parte nostra, insieme con organizzazioni ambientaliste e chiese, ci rivolgeremo al Tribunale Supremo con un¹azione di denuncia della incostituzionalità, poiché la legge approvata ferisce stupidamente la Costituzione.  Chiederemo allo stato cosi esigente nel chiedere l¹adempimento della legge ai poveri che la adempia con vigore e esiga che le imprese mettano le etichette ai loro prodotti se contengono transgenici. Se i transgenici sono così buoni, perché non vogliono scriverlo sull¹etichetta? L¹anno scorso sono stati commercializzati 6 milioni di tonnellate di soia del Rio Grande del Sud, transgenica nel mercato interno e, nonostante la legge, non si è visto nessun prodotto etichettato. Come mai?


Quindi il MST condanna totalmente i transgenici ?

(Š) Sosteniamo il principio di precauzione, ossia, non si possono liberare prodotti dei quali nessuno sa che effetti faranno alle persone, agli animali, agli agricoltori, all¹ambiente. Le multinazionali che detengono il monopolio di questi semi vogliono solo controllare l¹agricoltura e riscuotere le   royalties, non hanno nessuna responsabilità sociale. Hanno trovato il colpevole della mucca pazza che ha ucciso molte persone in Europa? E¹ dimostrato che  i semi transgenici sono omicidi: non riescono a convivere con altri tipi di piante e si mescolano automaticamente con loro e le trasformano in transgeniche. Questo mette a rischio la nostra biodiversità che è ciò che abbiamo di più importante.

Ma perché i paesi che hanno liberalizzato l¹uso dei transgenici lo hanno fatto?  

In tutto il mondo si segue il criterio della precausione e si esige il controllo dei transgenici. Perché solo gli USA, il Canada e l¹Argentina dei tempi di Menem hanno liberato i transgenici? Perché in questi paesi non c¹è un governo, ci sono gli interessi delle multinazionali. E¹ una vergogna che un governo eletto per il cambiamento sia ostaggio delle multinazionali e abbia approvato una legge che libera i transgenici. Il Presidente Lula non capisce che sciocchezza sta facendo di fronte alla storia









João Pedro Stedile é dirigente do MST e da Via Campesina Brasil.