Rapporto di Amnesty International su Cuba



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COMUNICATO STAMPA
CS37-2005

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SU CUBA

La limitazione della liberta' di espressione, di associazione e di
riunione e' una grave violazione dei diritti umani che deve cessare
immediatamente: e' quanto afferma Amnesty International in un nuovo
rapporto sui prigionieri di coscienza a Cuba, diffuso in occasione del
secondo anniversario del giro di vite contro il dissenso del marzo 2003.

Secondo Amnesty International, sono 71 i prigionieri di coscienza
attualmente in carcere per aver espresso in modo pacifico le proprie idee
e convinzioni. L'organizzazione per i diritti umani chiede al governo
dell'Avana il loro rilascio immediato e incondizionato.

A Cuba l'esercizio della liberta' di espressione e' un crimine. I 'reati'
comprendono lo svolgimento di attivita' in favore dei diritti umani, la
pubblicazione di articoli, la concessione di interviste a organi
d'informazione considerati critici nei confronti del governo, il contatto
con funzionari statunitensi presenti sull'isola o i rapporti con la
comunita' cubana in esilio.

'Per finire in carcere per mesi o anche anni, e' sufficiente essere in
disaccordo con le autorita'' ? ha dichiarato Marco Bertotto, presidente
della Sezione Italiana di Amnesty International.

L'organizzazione ha ricevuto denunce relative ad almeno quattro casi di
maltrattamenti ai danni di detenuti da parte dei secondini, talvolta come
vendetta nei confronti di chi aveva denunciato le proprie condizioni di
prigionia, lo scarso accesso alle cure mediche e le limitazioni ai
contatti col mondo esterno. Juan Carlos Herrera Acosta, che sta scontando
una condanna a 20 anni nella prigione Kilo 8 (provincia di Camaguey), e'
stato picchiato il 13 ottobre 2004 da un gruppo di guardie. Per protesta
ha iniziato uno sciopero della fame. Amnesty International non e' a
conoscenza di alcuna inchiesta su questo e altri casi analoghi.
L'organizzazione per i diritti umani chiede al governo cubano di avviare
indagini imparziali e indipendenti su tutte le denunce di maltrattamenti
ad opera del personale carcerario.

Nel corso del 2004 almeno nove prigionieri sarebbero stati tenuti in celle
di punizione per periodi di due-quattro mesi. Queste celle sono assai
piccole (due metri per uno) e sono prive di suppellettili e luce naturale.
I prigionieri non ricevono cure mediche o acqua potabile ed e' vietato
loro uscire dalle celle, ricevere visite o fare esercizio fisico; talvolta
non possono lavare i vestiti o avere lenzuola pulite. Queste condizioni
costituiscono un trattamento crudele, inumano e degradante.

Normando Hernandez Gonzales e' stato tenuto in cella di punizione per
quattro mesi per aver portato avanti uno sciopero della fame di 17 giorni
in protesta contro il suo trasferimento alla prigione Kilo 51/2 insieme a
criminali comuni.

Ad alcuni prigionieri di coscienza e ai loro familiari sono state negate
le visite, le telefonate e la corrispondenza per periodi imprecisati di
tempo poiche' questi ultimi avevano denunciato alla stampa internazionale
o alle organizzazioni per i diritti umani il trattamento dei propri
parenti reclusi.

Nel corso del 2004 e nei primi mesi del 2005 sono stati rilasciati 19
prigionieri di coscienza; 14 di essi hanno ottenuto il 'rilascio
condizionale', che consente di scontare fuori dal carcere, per motivi di
salute, il resto della condanna ma sotto la minaccia di poter essere
nuovamente imprigionati.

Amnesty International rinnova le seguenti richieste al governo cubano:
- ordinare l'immediato e incondizionato rilascio di tutti i prigionieri di
coscienza;
- garantire un'inchiesta indipendente e imparziale sulle denunce di
maltrattamenti ad opera del personale carcerario, disponendo la
sospensione dal servizio degli indagati e portando in giudizio i
responsabili;
- sospendere la Legge 88 e tutte le altre norme che consentono la
detenzione dei cittadini cubani attraverso la limitazione illegale
dell'esercizio delle loro liberta' fondamentali;
- rispettare gli standard internazionali sui diritti umani relativi al
trattamento dei detenuti;
- ratificare il Patto internazionale sui diritti civili e politici e il
Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.

Amnesty International ritiene che l'embargo unilaterale degli Usa contro
Cuba contribuisca a minacciare i diritti civili e politici fondamentali
sull'isola. Per questa ragione, Amnesty International chiede che sia tolto
immediatamente. L'organizzazione sollecita le autorita' cubane a cessare
di usare l'embargo come pretesto per violare i diritti umani dei propri
cittadini.

La maggior parte dei dissidenti arrestati nel corso del giro di vite del
2003 e' stata condannata a lunghi periodi di carcere, stabiliti dall'art.
91 del codice penale e dalla Legge 88. L'art. 91 prevede pene da 10 a 20
anni o anche la fucilazione nei confronti di chi 'nell'interesse di una
nazione straniera, svolge attivita' il cui fine e' di danneggiare
l'indipendenza dello Stato cubano o la sua integrita' territoriale'. La
Legge 88 prevede dure pene detentive per chi e' giudicato colpevole di
sostenere le politiche statunitensi su Cuba con l'obiettivo di
'pregiudicare l'ordine interno, destabilizzare il paese e distruggere lo
Stato socialista e l'indipendenza di Cuba'.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 18 marzo 2005

Il rapporto 'Cuba: prigionieri di coscienza. In 71 ad aspettare la
liberta'', e' disponibile in lingua inglese all'indirizzo:
http://web.amnesty.org/library/index/ENGAMR250022005

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it



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