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NEWS ALERT!- BOLIVIA: Soffiare Gas sul fuoco del caos
- Subject: NEWS ALERT!- BOLIVIA: Soffiare Gas sul fuoco del caos
- From: "Selvas.org" <info at selvas.org>
- Date: Fri, 14 May 2004 11:14:45 +0200
NEWS ALERT di Selvas.org "Occhi aperti sulle Ande" -------------------------------------------------- Soffiare Gas sul fuoco del caos 10 maggio 2004 Ogni ora che passa diventa sempre più preoccupante la già instabile situazione in Bolivia. La nazione andina è a un passo dal caos generale che sarebbe funzionale alla teoria della "mano forte" militare che garantisca la sicurezza nazionale. Il presidente Carlos Mesa è oramai oggetto di critiche, oltre che dai sindacati e dai leader indigeni, anche dai vertici delle Forze Armate. Le enormi riserve di gas sono ancora la miccia che rischia di far esplodere la Bolivia. Ma a differenza della rivolta popolare dello scorso ottobre che dimostrò la compattezza della protesta, ora in Bolivia si aprono scenari di guerra civile e scontri etnici. Di Giovanna Vitrano* - Selvas.org (http://www.selvas.org/newsBO0504.html) Ci risiamo. La Bolivia sembra essere tornata a ribollire come le acque dello Stige. Quello che sentiamo, prima che con le orecchie, con le budella contorte del nostro stomaco, è una gran puzza di bruciato. Gli scenari che si stanno aprendo sono molti. E tutti non sembrano indicare alcun lieto fine. E' per questo che, al contrario di quanto è nostra abitudine, stiamo riportando ciò che accade adesso, parleremo dei giochi che ancora non si sono conclusi, nella speranza che qualcosa, magari qualcuno, riesca a sentire, riesca ad intervenire, affinchè ciò che si delinea all'orizzonte non accada. Chi segue le nostre cronache conosce la situazione della Bolivia, uno dei paesi più poveri al mondo e il più povero dell'America Andina. Sa che in Bolivia la schiavitù non è che un modo diverso per non morire e che il mercatod ei bambini è soltanto un suo sinonimo. Chi ha un minimo di familiarità con queste faccende sa anche che la Bolivia è un paese ricchissimo di risorse naturali, il gas primo fra tutti, risorse che fanno gola alle grandi multinazionali quali la Repsol, la Enron e la British LG, vere e propie maestà incontestate in tutto il subcontinente. E ancora, chi ha seguito solo di sfuggita i fatti di sangue dello scorso ottobre sa che per i boliviani l'esportazione del gas è soprattutto una questione d'onore: lo si può vendere a tutti, ma non ai cileni, colpevoli di aver vinto una guerra fratricida all'inizio dello scorso secolo e di aver privato la Bolivia dello sbocco a mare. Questo un brevissimo riassunto della situazione. Cosa sta succedendo? Primo La Bolivia ha firmato un accordo per l'esportazione di gas in Argentina con il preciso patto che questa non lo rivendesse al Cile. L'Argentina ha chiesto con forza questo accordo perché ha dichiarato, da tre mesi a venire qua, di trovarsi al centro di una pericolosissima crisi idrocarburifera. Praticamente ha giurato e spergiurato di non avere più una goccia di gas naturale e che, stando ai consumi, presto sarebbero rimasti tutti al buio. Ebbene, la Bolivia si impegna a vendere gas naturale all'Argentina a un prezzo strabiliante, addirittura un prezzo più alto rispetto a quello previsto dal mercato internazionale. Proprio in queste ore si scopre che la Bolivia vende ad una multinazionale al solito prezzo bassissimo, questa lo rivenderà solo all'Argentina che, avendo scoperto che la sua crisi si è inaspettatamente rivelata falsa, sarà padrona di vendere il "suo" gas naturale al Cile. Diciamo "suo" perché in effetti, come in Bolivia, il gas argentino è sempre della Repsol. Secondo Non si capisce bene perché si stiano organizzando i campesinos boliviani in modo tali da dividere longitudinalmente il Paese in due pezzi. Questo è il problema detto della "media luna" (mezza luna), una operazione politica definita da molti osservatori come tesa a creare divisioni di natura etnica e addirittura razziale tra le componenti sociali boliviane. Lo scenario si mostra complicato visto che da una parte si stanno schierando i campesinos delle montagne, i più poveri, contro i campesinos delle pianure, che sono di meno ma servono tutti "sotto padrone", ossia quei latifondisti che non hanno mai fatto tramontare il sole sulla parola schiavitù. Ebbene, tra questi due eserciti, uno inesistente, l'altro fin troppo ben armato, resiste soltanto la volontà di alcunisingoli uomini che stanno cercando di evitare lo scontro fisico. Causa del contendere: il gas, naturalmente. I primi vorrebbero che lo stato privatizzasse i giacimenti, i secondi, accusando i primi di essere rossi terroristi, cercano invece di spingere la classe politica a (s)vendere il gas al primo acquirente. La situazione è davvero calda. Terzo Con un verdetto a sorpresa, la Corte Costituzionale ha deciso che i quattro militari accusati di omicidio per i fatti brutali dello scorso ottobre devono essere giudicati dal tribunale civile e non, come di consuetudine, da quello militare, cosa che avrebbe voluto dire, come nel 99% dei casi, una piena assoluzione in quattro e quattr'otto. Non appena di è saputa la notizia, l'esercito è entrato in fibrillazione e proprio mentre scriviamo il presidente della Repubblica Carlos Mesa è in riunione con i vertici delle forze armate. I generali hanno già dichiarato di riconoscere ancora il Presidente e il suo governo Stato vero e proprio, ma quell' "ancora" turba non poco. Quarto Una spaccatura longitudinale si sta aprendo anche al centro del fronte sindacale, dividendo da un lato la Cob, la Central Obrera Boliviana insieme con la Federazione dei Campesinos, lasciando dall'altro le Coordinadoras con la Federazione dei Cocaleros. Praticamente si stanno dividendo, e con un bel po' di fracasso, le due forze più grandi del paese, le prime appoggiate a Solanas della Cob e a Felipe Quispe, leader sindacale dei campesinos e leader del partito dell'opposizione del Mip; le seconde rappresentate dal leader della federazione cocalera e al vertice del più grande partito di opposizione, Evo Morales Ayma (MAS) e dai vertici delle due più grosse sigle sociali. Quello che non riusciamo è comprendere, visto che ci sono chiari i movimenti sia di Quispe che di Morales, entrambi occupati ad inseguire strade nuove in vista delle campagne elettorali, è l'evoluzione della Cob, il più grande, il più serio, il più stimato sindacato boliviano, capace di grandi lotte vittoriose in nome della democrazia, ma da un anno a questa parte vittima di una crisi di identità che ne ha stravolto ogni gesto, ogni iniziativa. Non capiamo, infatti, come mai la Cob, con la confederazione campesina, sta gridando quando c'è da cercare accordi, ed ha taciuto quando c'era da gridare, impedendo, per curiosa coincidenza, che si raggiungesse una pax sociale in questi ultimi mesi sempre sfiorata ma mai agguantata. Fin qui abbiamo disegnato scenari interni. Perché all'esterno non dobbiamo dimenticare che Washington preme per stringere accordi bilaterali, al posto dell'Alca, con la Bolivia, così come pretende che la Bolivia sottoscriva il trattato contro la volontà del Tribunale Internazionale Penale dell'Aia che impedisce a chiunque di commettere atti contrari alla carta di Ginevra. Poi c'è il Fondo Monetario Internazionale che detta le sue regole (o minacce?) prima di monetizzare la promessa di un prestito: tra queste ultime, l'accordo con l'Argentina e la benedetta firma con gli Usa per scambi commerciali decisamente strabici (Mesa, fino ad oggi, ha svicolato ogni aut-aut). E poi c'è il Cile che si arma ai confini meridionali della Bolivia, mentre, in Bolivia, l'intelligence statunitense segnala sempre più numerosi avvistamenti di terroristi islamici. Questa la situazione generale. Attendiamo con preoccupazione i risvolti. *Giovanna Vitrano, giornalista e ricercatrice indipendente ha curato diverse inchieste e dossier su politica, società e ambiente del continente latinoamericano; analista specializzata per l'applicazione dei diritti umani in Bolivia. autrice del libro "Il gioco dell'assenza - Vivere dentro la cultura mafiosa" edito da Editrice Zona, è tra i fondatori dell'Osservatorio Selvas.org. E-mail: giovitrano at libero.it -------------------------------------------------------------------- Associazione Culturale SELVAS.org Osservatorio Indipendente sulla Regione Andina sede legale: via Delle Leghe 5 - 20127 Milano. http://www.selvas.org/ e-mail: info at selvas.org OCCHI APERTI SULLE ANDE - OJOS ABIERTOS EN LOS ANDES
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