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ECUADOR: Reportage da Quito
- Subject: ECUADOR: Reportage da Quito
- From: "selvas" <info at selvas.org>
- Date: Wed, 18 Feb 2004 11:30:35 +0100
Dall'Ecuador - Quito: Tancredi Tarantino per Selvas.org (http://www.selvas.org/newsEC0204.html) Al via le mobilitazioni indigene indette contro ³la politica del terrore instaurata dal Governo Gutierrez². Strade bloccate, marce ed assemblee hanno caratterizzato la prima giornata di manifestazioni, mentre duri scontri si sono registrati nella provincia dell¹Azuay. E per i prossimi giorni gli indigeni promettono una intensificazione delle proteste. ------------------------------------------------------------------------ Indigeni in marcia "por la paz y por la vida" ------------------------------------------------------------------------ Quito 17/02/2004 Blocchi stradali, marce e duri scontri hanno caratterizzato il primo giorno di mobilitazioni, indette in tutto il Paese dal movimento indigeno ³per contrastare la politica di persecuzione, crimine ed impunitá che pretende instaurare il Governo di Lucio Gutierrez². La partecipazione é stata cospicua soprattutto nella provincia di Cotopaxi, al sud di Quito, dove alle manifestazioni di carattere nazionale si é aggiunto uno sciopero generale e dalla durata indefinita contro la politica locale del Governo Gutierrez. Le vie e le piazze del capoluogo Latacunga sono state attraversate, durante l¹intera giornata del lunedí, da decine di migliaia di indigeni, contadini, lavoratori del settore elettrico, studenti e professori. I principali mercati della provincia, cosí come le scuole e gli esercizi commerciali, sono rimasti chiusi, mentre la Panamericana, principale arteria di collegamento del Paese, é stata bloccata in piú punti, paralizzando il traffico interprovinciale. Scontri nel cantone Nabón Duri scontri hanno invece caratterizzato la provincia di Azuay, nel sud dell¹Ecuador. Quando sembrava, infatti, che la prima giornata di mobilitazione nazionale stesse per concludersi in assoluta tranquillitá, circa 2 mila manifestanti, appartenenti alla Unione delle Comunitá Indigene dell¹Azuay (UCIA), hanno subito una dura repressione da parte dell¹Esercito mentre si accingevano a bloccare le principali vie di comunicazione del cantone Nabón. Quattro manifestanti, tra cui una donna di 69 anni, sono rimasti gravemente feriti da colpi di arma da fuoco sparati dalle Forze Armate, mentre altri sedici sono stati arrestati. Di questo ennesimo atto delittivo nei confronti del movimento indigeno, Leonidas Iza, presidente della CONAIE, e Gilberto Talahua, coordinatore di Pachakutik, hanno responsabilizzato direttamente il ³Governo repressivo del presidente Gutierrez che, attraverso questa politica del terrore, rappresenta un pericolo per la democrazia². Il leader dell¹ECUARUNARI, Humberto Cholango, ha invece affermato che quanto accaduto nella provincia di Azuay costituisce un ulteriore motivo per ³continuare con le mobilitazioni fin quando questo Presidente incapace non rinunci al suo mandato². Ma le critiche piú dure sono giunte da padre Francisco Jara, Vicario del cantone Nabón, secondo il quale il Paese é attualmente vittima di una vera e propria dittatura militare. In una intervista rilasciata a Radio La Luna, il sacerdote ha confermato quanto accaduto nel corso delle manifestazioni del lunedí, denunciando il comportamento autoritario delle Forza Armate, ³che non solo hanno sparato sui manifestanti, ma hanno anche lanciato bombe lacrimogene ed incendiato grandi appezzamenti di terra coltivata con l¹obiettivo di ingabbiare la gente e catturarla². ³L¹Ecuador di Lucio Gutierrez ha concluso padre Jara é caratterizzato da una dittatura militare in cui i militari sono coloro i quali comandano, ed i militari sono brutali². Il bilancio della prima giornata Nel resto del Paese, alle marce ³per la vita, in difesa della democrazia, della sovranitá popolare e della pace², si sono aggiunti assemblee e blocchi stradali che hanno reso impossibile il collegamento della capitale Quito con le province andine del nord e del sud, senza peró impedire il normale svolgimento delle principali attivitá della regione. Al termine della prima giornata di mobilitazioni, gli organizzatori si sono dichiarati soddisfatti della riuscita delle manifestazioni e ne hanno rivendicato il carattere simbolico. Quello di lunedí, dice Leonidas Iza, ³non é l¹inizio di un levantamiento. É soltanto un segnale, l¹ultimo, che abbiamo voluto inviare al presidente Lucio Gutierrez, contro la politica del terrore e della repressione che si sta attuando². Cause della mobilitazione Nelle ultime settimane, infatti, il Paese é stato teatro di un innalzamento del livello di scontro sociale a causa di una serie di attentati ed intimidazioni ai danni di funzionari dello Stato, leader indigeni, giornalisti e deputati che, a detta del movimento indigeno, va inserita all¹interno di una politica repressiva attuata dal Governo nei confronti dei suoi oppositori. Ma questa spirale di terrore e violenza, in cui sembra essere piombato l¹Ecuador, rappresenta soltanto un aspetto delle motivazioni che hanno spinto, da lunedí, migliaia di indigeni a scendere nuovamente in strada dopo alcuni mesi di tregua. Forte rimane infatti il dissenso nei confronti della politica economica e sociale attuata da Lucio Gutierrez in questo primo anno di Governo. In particolare, ad essere oggetto di critiche da parte del movimento indigeno sono l¹avvicinamento del ³coronel² Gutierrez alla politica degli Stati Uniti in relazione all¹ALCA e alla liberalizzazione del commercio, l¹involucramento del Paese nel Plan Colombia, la politica petrolifera a danno delle ancestrali comunitá indigene dell¹Amazzonia ecuadoriana, la sottomissione della politica economica ecuadoriana alle ricette del Fmi con tagli alla spesa sociale e tentativi di privatizzazione nella fornitura di servizi di base, quali acqua, luce e gas. Di fronte ai molteplici fronti di scontro in relazione alle scelte politiche, economiche e sociali dell¹attuale governo, e nonostante la recente apertura del movimento indigeno che, prima dei fatti del cantone Nabón, si era detto pronto a dialogare con il Governo, i margini per un superamento della crisi appaiono adesso davvero ristretti. E giá a partire da oggi, promettono i vertici delle organizzazioni indigene, le proteste si intensificheranno in tutto il Paese, rendendo sempre piú concreta la possibilitá di un nuovo levantamiento che vorrebbe dire la fine del quinto Governo ecuadoriano in cinque anni.
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