COLOMBIA: URIBE IN ITALIA, PROTESTE IN PIAZZA DEL BOICOTTAGGIO COCA-COLA



COLOMBIA: URIBE IN ITALIA, PROTESTE IN PIAZZA DEL
BOICOTTAGGIO COCA-COLA

LA RETE BOICOTTAGGIO COCA-COLA SCENDE IN PIAZZA A
ROMA. "IN COLOMBIA GOVERNO URIBE, PARAMILITARI E
COCA-COLA SONO DIVERSE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA".

COMUNICATO STAMPA DELLA REBOC - RETE BOICOTTAGGIO
COCA-COLA

ROMA, 10 FEB 2003 - In occasione dell'arrivo del
presidente colombiano Alvaro Uribe Velez in Italia, la
Rete di boicottaggio della Coca-Cola (Reboc) aderisce
a Roma all'iniziativa di protesta "Uribe persona non
gradita" e consegna alla sede della Coca-Cola Italia a
Milano le prime 5.000 firme di adesione al
boicottaggio. A Roma gli attivisti saranno domani
pomeriggio a Piazza san Marco con un presidio rumoroso
e colorato.

"Con questa duplice iniziativa - dichiara Alessandro
Pullara della REBOC - vogliamo simboleggiare il fatto
che in Colombia l'attuale governo, l'esercito, i
gruppi paramilitari e le multinazionali come la
Coca-Cola non sono che diversi fili di un intreccio
perverso ormai chiaro a tutti".

Secondo Amnesty International la "guerra sporca",
attuata dai paramilitari con la complicità
dell'esercito, si è ulteriormente aggravata nel 2003,
dopo l'insediamento di Uribe, con 4.000 civili uccisi,
2.700 persone sequestrate (di cui almeno 1.500 dalla
guerriglia e dai paramilitari) e più di 500 persone
scomparse. Tra i morti anche gli otto sindacalisti
delle ditte colombiane imbottigliatrici della
Coca-Cola.

"Uribe - sostiene Pullara - persegue in maniera
sistematica l'annichilimento di ogni diritto umano,
sociale e politico con la Legge di Sicurezza
nazionale, che ha attribuito poteri di polizia
giudiziaria alle forze armate; il coinvolgimento di
più di un milione di civili nel conflitto armato, con
la creazione della Rete degli Informatori e la
militarizzazione dei contadini; la copertura e
riabilitazione dei paramilitari, con il Decreto 128
del 2003 che concede amnistia e indulto ai
paramilitari che chiedono verbalmente perdono per gli
atti commessi, mentre sindacalisti e difensori dei
diritti umani subiscono arresti e processi del tutto
arbitrari e privi di garanzie."

"Non si tratta di un contesto estremo - prosegue
Pullara - in cui casualmente si iscrive l'attività
della Coca-Cola e delle altre multinazionali, ma di
una situazione creata ad hoc per agevolare i loro
affari e per la realizzazione dell'Accordo di libero
commercio delle americhe (Alca) voluto dagli USA, con
lo sfollamento forzato delle comunità indigene
(2.900.000 persone dal 1985 al 2002, di cui 355.000
nel solo 2002), che occupano da millenni territori
divenuti di interesse strategico per la presenza di
risorse naturali, minerarie e petrolifere, e con la
repressione brutale di tutti i movimenti di
opposizione sociale, dai sindacalisti (1925
assassinati dal 1991 al 2002, di cui 280 nel solo
2002, l'80% dei sindacalisti assassinati nel mondo
sono assassinati in Colombia) ai difensori dei diritti
umani (nel 2003 si è registrata la morte di un
difensore dei diritti umani ogni 25 giorni, sempre al
di fuori di scontri armati, con omicidi a sangue
freddo in strada, in casa propria o sul posto di
lavoro) tacciati pubblicamente di terrorismo dallo
stesso Uribe".

"L'intreccio tra il Governo Uribe, il paramilitarismo
e gli interessi delle multinazionali è qualcosa di più
di un sospetto -  aggiunge Pullara -. Ecco solo
qualche esempio chiarificatore. Il giorno
dell'elezione di Uribe, Salvatore Mancuso, capo del
gruppo paramilitare AUC, ha dichiarato di poter
contare sul 35% dei deputati eletti al Parlamento. Non
è stato mai smentito. I rapporti tra i capi
paramilitari e i dirigenti delle aziende
imbottigliatrici della Coca-Cola sono ampiamente
documentati dall'accusa depositata dall'International
Labor Rights Fund presso la Corte Federale di Miami.
Il giudice Martinez nel Marzo 2003 ha sentenziato che
ci sono elementi sufficienti per mandare avanti il
processo. L'avvocato Jaime Bernal Cuellar, che difende
le società imbottigliatrici della Coca-Cola coinvolte
nel processo, era il Procuratore Generale dello Stato
negli anni in cui quei crimini venivano commessi e
rimanevano regolarmente impuniti. L'attuale
Procuratore Generale ha punito il ricorso dei
sindacalisti alla giustizia statunitense, accusando
formalmente di terrorismo gli stessi firmatari della
denuncia contro Coca-Cola."

"Il gruppo dei Socialisti Europei - conclude Pullara -
ha invitato Uribe per parlare di "lotta al
terrorismo", senza rendersi conto di aver invitato uno
dei maggiori esponenti mondiali del Terrorismo di
Stato. L'Italia, che è il terzo partner commerciale
europeo della Colombia, ha invitato Uribe per parlare
di affari, senza rendersi conto che in nessun luogo
come in Colombia i soldi sono macchiati di sangue.
Chiediamo al Papa e ai governanti europei e italiani
che stanno incontrando Uribe se si vogliano rendere
complici di questi misfatti o vogliano piuttosto
esercitare ogni forma di pressione possibile perché
questa situazione abbia fine. Chiediamo alla Coca-Cola
di mettere fine alla repressione, di risarcire i
familiari delle vittime e di sottoscrivere un Codice
di Condotta che impegni anche fornitori e
sub-fornitori ad assicurare condizioni giuste ai
lavoratori. Altrimenti sia l'indignazione mondiale
verso gli amici di Uribe sia il boicottaggio dei
prodotti Coca-Cola andranno avanti".

per info: www.nococacola.info


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Ufficio stampa nodo di Roma Rete di Lilliput
http://nodi.retelilliput.org/roma/stampa.htm

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