HAITI: L'ALLARME DELL'AVSI E LE PROPOSTE DI AMENSTY INTERNATIONAL



CARI TUTTI,

giorni fa e' stato fatto circolare un interessante articolo sulla situazione
ad Haiti. Domani 1° gennaio 2004 la piccola repubblica caraibica festeggia i
duecento anni dalla proclamazione della sua indipendenza dalla Francia. I
festeggiamenti, però, avvengono in un momento di grande tensione a causa
della deriva autocratica del governo di Jean-Bertrand Aristide, l'ex
sacerdote salesiano che, un tempo, sembrava rappresentare un'opportunità di
riscatto per un popolo vessato da innumerevoli e sanguinose tirannie.

Ho, quindi, fatto una rapida ricerca su Google news e ho trovato quanto
segue:



Haiti: l'allarme dell'Avsi e le proposte di Amnesty





17/12/2003



Repressa la marcia di protesta di lunedì, Amnesty propone un piano di azione



da Haiti di Carlo Maria Zorzi responsabile dell'ong italiana AVSI



E' stata violentemente repressa sul nascere la marcia di protesta in
programma lunedì nella capitale di Haiti. La polizia (ricordiamo che Haiti è
uno dei

due Paesi al mondo -l'altro è il CostaRica- che non possiede un proprio
esercito regolare), che non ha badato a spese per respingere i manifestanti
a cui

non è stata data assolutamente nessuna possibilità di organizzarsi, ha fatto
largo uso di gas lacrimogeni ed armi pesanti per ferire, bastonare,
picchiare

duramente i manifestanti e procedere a numerosi arresti. Le radio locali
hanno poi trasmesso nel pomeriggio alcune testimonianze in cui si affermava
che

almeno a tre degli arrestati la polizia, oltre ad averli malmenati, aveva
loro iniettato nelle vene del liquido assolutamente non identificato. Per la

prima volta sono stati visti dei "gruppi speciali" della polizia, forse
alcuni di quei 300 mercenari di cui Aristide si sarebbe dotato nelle ultime
ore.

Rimbalza negli organi di informazione la discussione attorno ad una
eventuale partenza del Presidenze, senza conferme nè smentite ma tanti dubbi
sul futuro;

un futuro che andrebbe ipotecato ancora prima della sua partenza per evitare
se non del tutto almeno in parte, tanti spargimenti di sangue. Questa dura

repressione non ha scoraggiato l'opposizione che ha chiamato tutti allo
sciopero generale -la famosa "ville morte" di burundese memoria- da lunedi
sera

alle ore 17 sino a mercoledi mattina alle ore 5 per poi passare ad una
gigantesca manifestazione di piazza per lo stesso giorno del 17. Un
calendario che

arroventa il clima già surriscaldato di questi ultimi giorni. La tensione è
altissima ed oggi la gente ha svolto principalmente tre attività: ha vuotato

i proprii conti in banca con cospicui prelievi di contanti o con
trasferimenti all'estero il che ha causato code di ore ed ore agli sportelli
delle banche,

ha fatto rifornimenti di viveri in attesa di tempi peggiori... ed ha
riempito i serbatoi delle macchine in modo che piano piano già nel
pomeriggio i distributori

hanno cominciato a chiudere per esaurimento delle scorte. La dura settimana
annunciata nel week end pare avere inizio, la popolazione è preoccupata
perchè

la situazione non è mai stata così tesa ma soprattutto perchè tutti ormai
hanno una convinzione: non c'è punto di ritorno...indietro non può tornare
nè

l'opposizione che si è spinta a tanto tra studenti in rivolta e i grandi
settori della società civile organizzati nella piattaforma dei "184" che ha
giurato

che non lascerà ad Aristide il piacere di festeggiare il bicentenario
dell'Indipendenza -il prossimo 1° gennaio 2004- del primo stato nero del
mondo. Non

può tornare indietro il Presidente e i suoi sostenitori ben organizzati in
partito politico ma anche in bande armate -si chiamavano Tontons Macoutes
sotto

la Dittatura di Papà e Bebè Doc e seminavano il terrore, si chiamano Les
Chimeres oggi sotto Aristide che usa fondi dello Stato per pagarle e tenerle
al

suo servizio. Pertanto l'orizzonte è pieno di incertezza...qualcuno ci ha
detto che forse è meglio che ciò che deve accadere che accada al più presto,

altri sanno che il Natale quest'anno "non avrà nulla di interessante" da
festeggiare. Il governo a seguito dell'assedio in cui ha vissuto la capitale
la

settimana scorsa ha ricordato con tutti i mezzi possibili il decreto
riguardante l'organizzazione delle manfestazioni e ha dato indicazioni alla
polizia

di attenersi alle più strette disposizioni, costi quel che costi, per farlo
rispettare. In sostanza le manifestazioni debbono essere annunciate 48
prima,

indicare l'itinerario e le ragioni, che più di venti persone che si
ritrovano anche per strada ciò è considerato un rassemblement e quindi
soggetto al

decreto ma soprattutto che deve essere indicato il nome e il cognome
dell'organizzatore ed il suo indirizzo. Insomma...un invito a cena con la
morte sicura

prima ancora di scendere in piazza. L'opposizione ha già invitato la
popolazione di tutto il Paese alla disobbedienza civile bollando il decreto
come una

forma di stato d'assedio camuffato"di cui si servì la dittatura di Duvalier
prima di fuggire dal Paese". Inoltre, annuncia la società civile in
protesta,

di aver dato mandato ad autorevoli uomini di legge di formulare una proposta
per poter bloccare il flusso di soldi allo Stato che li usa per finanziare

i partigiani del Presidente. Il Dipartimento di Stato americano, che l'altro
giorno aveva fatto chiudere la propria Ambasciata di Port au Prince in
ragione

dei disordini ha dichiarato che la polizia di Haiti non è mai stata
all'altezza della situazione in questi momenti difficili, ha dato istruzione
al suo

personale di evitare i luoghi affollati e i siti di riunioni e che la
propria Delegazione che doveva visitare il Paese per uno scambio di vedute e
di informazioni

ha annullato il previsto viaggio in Haiti. In tutto il Paese la tensione è
alta e molti incidenti si sono verificati in diverse cittadine da Nord a
Sud.

Anche gli studenti della facoltà di Agronomia dell'Università Notre Dame di
Haiti di Les Cayes hanno annunciato la loro adesione nelle file
dell'opposizione

che chiede a gran voce e senza più nè mediazione nè tregua le dimissioni di
Jean Bertrand Aristide.



Le proposte di Amnesty

A duecento anni dalla fine della schiavitù e del colonialismo, Haiti vive
una profonda crisi dei diritti umani, resa peggiore dalle divisioni
politiche,

dalla violenza, dall'impunità e dalla riduzione dell'assistenza
internazionale.



Per questa ragione, Amnesty International ha lanciato oggi un piano d'azione
per i diritti umani ad Haiti, basato su dieci punti chiave. Il piano,
presentato

alle autorità di governo, ai gruppi della società civile e alla comunità
internazionale, contiene raccomandazioni specifiche per affrontare con
decisione

i gravissimi abusi dei diritti umani che si stanno verificando nell'isola.
Esse riguardano povertà, omicidi illegali, tortura, impunità, violenza
contro

le donne, violazioni del diritto alla libertà di opinione e minacce contro
sindacalisti e attivisti per i diritti umani.



"Sollecitiamo i leader di tutti gli schieramenti politici e la comunità
internazionale a prendere seriamente in considerazione questi abusi e a fare
sforzi

concreti per porvi fine" - ha dichiarato l'organizzazione per i diritti
umani. "Il popolo di Haiti, con la sua storia esemplare di lotta per la
libertà,

non merita niente di meno".



Il 1° gennaio 2004, la prima repubblica nera al mondo celebrerà il 200°
anniversario della propria nascita. Haiti è uno dei paesi più poveri del
mondo,

con i più bassi indicatori in termini di speranza di vita, istruzione e
salute del continente americano. Secondo le Nazioni Unite, la situazione
economica

sta ulteriormente peggiorando.



IL PIANO D'AZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL



1) Uccisioni e tortura

Diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona e diritto
alla libertà da tortura e trattamenti o punizioni crudeli, inumane e
degradanti

(artt. 3 e 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)

La polizia e le autorità giudiziarie devono garantire pubblicamente che non
saranno tollerate torture, uccisioni extragiudiziali e altre gravi
violazioni

dei diritti umani da parte delle forze dell'ordine durante le celebrazioni
del bicentenario. I gruppi per la tutela dei diritti umani devono essere
posti

in condizione di monitorare eventuali abusi. In caso vi siano delle
violazioni, queste devono essere immediatamente sottoposte a inchiesta e i
responsabili

devono essere subito perseguiti. Se le violazioni da parte di pubblici
funzionari non verranno sottoposte a indagine, i responsabili di questa
omissione

dovranno essere sospesi e dovrà essere avviata un'inchiesta.



2) Discriminazione

Diritto all'uguaglianza di fronte alla legge e ad una eguale protezione di
fronte alla legge (art. 7)

Il presidente e le altre autorità istituzionali devono impegnarsi a
prevenire e punire gli abusi commessi dai militanti dei partiti politici, a
qualunque

schieramento appartengano. Gli abusi commessi dai sostenitori del governo
dovranno essere perseguiti allo stesso modo di quelli commessi dalle fazioni

anti-governative e entrambi i casi dovrà essere fatto il massimo sforzo per
ottenere giustizia.



3) Impunità

Diritto ad una effettiva possibilità di ricorso contro atti che violino i
diritti umani fondamentali (art. 8)

Come è stato dichiarato dalla Corte d'appello di Haiti, il procedimento
giudiziario sul caso del giornalista Jean Dominique, ucciso nell'aprile
2000, non

deve limitarsi ad accertare l'identità degli esecutori materiali del crimine
e dei loro complici ma anche indicare quella degli effettivi mandanti. Le

autorità haitiane devono immediatamente fornire tutte le risorse necessarie,
dal punto di vista finanziario come da quello della protezione dei testimoni

e delle persone coinvolte nel processo, per assicurare piena giustizia.



4) Violenza contro le donne

Diritti delle donne e protezione della famiglia da parte della società e
dello Stato (art. 16)

Tutti gli organismi dello Stato e della società civile devono lavorare,
ciascuno nella propria sfera di influenza, per garantire che il clima di
violenza

politica che sembra affermarsi nella società haitiana non porti ad un
aumento nella violenza contro le donne, sia nell'ambito privato (violenza
domestica)

che in quello pubblico (repressione dell'attivismo femminile).



5) Libertà di coscienza

Libertà di pensiero e coscienza (art. 18)

Tutti i leader politici devono dichiarare pubblicamente di condannare ogni
atto di intolleranza, intimidazione o violenza perpetrato dai propri
sostenitori

contro quelli appartenenti ad altri gruppi o fazioni. I partiti politici
devono cooperare con le autorità per porre fine agli abusi e assicurare alla
giustizia

i responsabili.



6) Difensori dei diritti umani

Libertà d'opinione e d'espressione (art. 19)

Le autorità devono sviluppare un piano per attuare i principi contenuti
nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani,
tenendo

in considerazione le raccomandazioni espresse da gruppi nazionali e
internazionali per la difesa dei diritti umani e dagli esperti
dell'Organizzazione

degli Stati Americani, degli organismi interamericani e delle Nazioni Unite
sulla protezione dei diritti umani.



7) Dimostrazioni pacifiche

Diritto alla libertà di riunione ed associazione pacifica (art. 20)

Il diritto alla libertà di riunione e associazione pacifica deve essere
riconosciuto e protetto dalla polizia. Dal canto loro, gli attivisti devono
rispettare

la legge haitiana nell'organizzazione delle manifestazioni e rispettare a
loro volta il diritto degli altri a manifestare. Ogni tentativo di far
tacere

chi manifesta esprimendo idee diverse dalle proprie deve venire
immediatamente fermato.



8) Libere elezioni

Diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente sia
attraverso rappresentanti liberamente scelti e diritto all'espressione della
volontà

popolare attraverso elezioni libere e regolari (art. 21)

Tutte le autorità, i partiti politici e i gruppi della società civile devono
impegnarsi a fare la propria parte per assicurare che gli haitiani possano

esercitare senza paura di violenze o rappresaglie il proprio diritto di
partecipare alla vita politica del paese.



9) Diritti sindacali e del lavoro

Diritto al lavoro, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro, a fondare
e ad aderire a sindacati (art. 23)

Le industrie che operano nella nuova Zona di libero commercio di
Ouanaminthe, al confine con la Repubblica Dominicana, devono pubblicamente
impegnarsi a

rispettare gli standard internazionali sul trattamento dei lavoratori,
compreso il diritto a formare un sindacato. Le autorità haitiane e
dominicane devono

pubblicamente impegnarsi a proteggere i propri cittadini vigilando
sull'adesione a questi standard.



10) Povertà

Diritto alla realizzazione dei diritti economici, sociali e culturali
indispensabili alla dignità, e ad uno standard di vita adeguato per la
salute e il

benessere (artt. 22 e 25)

La comunità internazionale deve venire incontro alla richiesta del Programma
di Sviluppo delle Nazioni Unite, fornendo 84 milioni di dollari per un
Programma

di risposta integrata volto a fronteggiare il deterioramento delle
condizioni socio-economiche del paese. Come richiesto dalla risoluzione 833
del settembre

2002 dell'Organizzazione degli Stati Americani, gli aiuti e i prestiti da
parte dei paesi donatori - ad oggi ancora sospesi - devono tornare ad essere

erogati. Per parte sua il governo haitiano deve firmare il Patto
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che richiede agli
Stati firmatari

di impiegare il massimo delle risorse disponibili per la realizzazione di
questi diritti.



fonte: www.vita.it

20/12/03



A PRESTO





PIER LUIGI GIACOMONI