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HAITI: L'ALLARME DELL'AVSI E LE PROPOSTE DI AMENSTY INTERNATIONAL
- Subject: HAITI: L'ALLARME DELL'AVSI E LE PROPOSTE DI AMENSTY INTERNATIONAL
- From: "PIER LUIGI GIACOMONI" <pierluigi.giacomoni at fastwebnet.it>
- Date: Wed, 31 Dec 2003 17:11:43 +0100
CARI TUTTI, giorni fa e' stato fatto circolare un interessante articolo sulla situazione ad Haiti. Domani 1° gennaio 2004 la piccola repubblica caraibica festeggia i duecento anni dalla proclamazione della sua indipendenza dalla Francia. I festeggiamenti, però, avvengono in un momento di grande tensione a causa della deriva autocratica del governo di Jean-Bertrand Aristide, l'ex sacerdote salesiano che, un tempo, sembrava rappresentare un'opportunità di riscatto per un popolo vessato da innumerevoli e sanguinose tirannie. Ho, quindi, fatto una rapida ricerca su Google news e ho trovato quanto segue: Haiti: l'allarme dell'Avsi e le proposte di Amnesty 17/12/2003 Repressa la marcia di protesta di lunedì, Amnesty propone un piano di azione da Haiti di Carlo Maria Zorzi responsabile dell'ong italiana AVSI E' stata violentemente repressa sul nascere la marcia di protesta in programma lunedì nella capitale di Haiti. La polizia (ricordiamo che Haiti è uno dei due Paesi al mondo -l'altro è il CostaRica- che non possiede un proprio esercito regolare), che non ha badato a spese per respingere i manifestanti a cui non è stata data assolutamente nessuna possibilità di organizzarsi, ha fatto largo uso di gas lacrimogeni ed armi pesanti per ferire, bastonare, picchiare duramente i manifestanti e procedere a numerosi arresti. Le radio locali hanno poi trasmesso nel pomeriggio alcune testimonianze in cui si affermava che almeno a tre degli arrestati la polizia, oltre ad averli malmenati, aveva loro iniettato nelle vene del liquido assolutamente non identificato. Per la prima volta sono stati visti dei "gruppi speciali" della polizia, forse alcuni di quei 300 mercenari di cui Aristide si sarebbe dotato nelle ultime ore. Rimbalza negli organi di informazione la discussione attorno ad una eventuale partenza del Presidenze, senza conferme nè smentite ma tanti dubbi sul futuro; un futuro che andrebbe ipotecato ancora prima della sua partenza per evitare se non del tutto almeno in parte, tanti spargimenti di sangue. Questa dura repressione non ha scoraggiato l'opposizione che ha chiamato tutti allo sciopero generale -la famosa "ville morte" di burundese memoria- da lunedi sera alle ore 17 sino a mercoledi mattina alle ore 5 per poi passare ad una gigantesca manifestazione di piazza per lo stesso giorno del 17. Un calendario che arroventa il clima già surriscaldato di questi ultimi giorni. La tensione è altissima ed oggi la gente ha svolto principalmente tre attività: ha vuotato i proprii conti in banca con cospicui prelievi di contanti o con trasferimenti all'estero il che ha causato code di ore ed ore agli sportelli delle banche, ha fatto rifornimenti di viveri in attesa di tempi peggiori... ed ha riempito i serbatoi delle macchine in modo che piano piano già nel pomeriggio i distributori hanno cominciato a chiudere per esaurimento delle scorte. La dura settimana annunciata nel week end pare avere inizio, la popolazione è preoccupata perchè la situazione non è mai stata così tesa ma soprattutto perchè tutti ormai hanno una convinzione: non c'è punto di ritorno...indietro non può tornare nè l'opposizione che si è spinta a tanto tra studenti in rivolta e i grandi settori della società civile organizzati nella piattaforma dei "184" che ha giurato che non lascerà ad Aristide il piacere di festeggiare il bicentenario dell'Indipendenza -il prossimo 1° gennaio 2004- del primo stato nero del mondo. Non può tornare indietro il Presidente e i suoi sostenitori ben organizzati in partito politico ma anche in bande armate -si chiamavano Tontons Macoutes sotto la Dittatura di Papà e Bebè Doc e seminavano il terrore, si chiamano Les Chimeres oggi sotto Aristide che usa fondi dello Stato per pagarle e tenerle al suo servizio. Pertanto l'orizzonte è pieno di incertezza...qualcuno ci ha detto che forse è meglio che ciò che deve accadere che accada al più presto, altri sanno che il Natale quest'anno "non avrà nulla di interessante" da festeggiare. Il governo a seguito dell'assedio in cui ha vissuto la capitale la settimana scorsa ha ricordato con tutti i mezzi possibili il decreto riguardante l'organizzazione delle manfestazioni e ha dato indicazioni alla polizia di attenersi alle più strette disposizioni, costi quel che costi, per farlo rispettare. In sostanza le manifestazioni debbono essere annunciate 48 prima, indicare l'itinerario e le ragioni, che più di venti persone che si ritrovano anche per strada ciò è considerato un rassemblement e quindi soggetto al decreto ma soprattutto che deve essere indicato il nome e il cognome dell'organizzatore ed il suo indirizzo. Insomma...un invito a cena con la morte sicura prima ancora di scendere in piazza. L'opposizione ha già invitato la popolazione di tutto il Paese alla disobbedienza civile bollando il decreto come una forma di stato d'assedio camuffato"di cui si servì la dittatura di Duvalier prima di fuggire dal Paese". Inoltre, annuncia la società civile in protesta, di aver dato mandato ad autorevoli uomini di legge di formulare una proposta per poter bloccare il flusso di soldi allo Stato che li usa per finanziare i partigiani del Presidente. Il Dipartimento di Stato americano, che l'altro giorno aveva fatto chiudere la propria Ambasciata di Port au Prince in ragione dei disordini ha dichiarato che la polizia di Haiti non è mai stata all'altezza della situazione in questi momenti difficili, ha dato istruzione al suo personale di evitare i luoghi affollati e i siti di riunioni e che la propria Delegazione che doveva visitare il Paese per uno scambio di vedute e di informazioni ha annullato il previsto viaggio in Haiti. In tutto il Paese la tensione è alta e molti incidenti si sono verificati in diverse cittadine da Nord a Sud. Anche gli studenti della facoltà di Agronomia dell'Università Notre Dame di Haiti di Les Cayes hanno annunciato la loro adesione nelle file dell'opposizione che chiede a gran voce e senza più nè mediazione nè tregua le dimissioni di Jean Bertrand Aristide. Le proposte di Amnesty A duecento anni dalla fine della schiavitù e del colonialismo, Haiti vive una profonda crisi dei diritti umani, resa peggiore dalle divisioni politiche, dalla violenza, dall'impunità e dalla riduzione dell'assistenza internazionale. Per questa ragione, Amnesty International ha lanciato oggi un piano d'azione per i diritti umani ad Haiti, basato su dieci punti chiave. Il piano, presentato alle autorità di governo, ai gruppi della società civile e alla comunità internazionale, contiene raccomandazioni specifiche per affrontare con decisione i gravissimi abusi dei diritti umani che si stanno verificando nell'isola. Esse riguardano povertà, omicidi illegali, tortura, impunità, violenza contro le donne, violazioni del diritto alla libertà di opinione e minacce contro sindacalisti e attivisti per i diritti umani. "Sollecitiamo i leader di tutti gli schieramenti politici e la comunità internazionale a prendere seriamente in considerazione questi abusi e a fare sforzi concreti per porvi fine" - ha dichiarato l'organizzazione per i diritti umani. "Il popolo di Haiti, con la sua storia esemplare di lotta per la libertà, non merita niente di meno". Il 1° gennaio 2004, la prima repubblica nera al mondo celebrerà il 200° anniversario della propria nascita. Haiti è uno dei paesi più poveri del mondo, con i più bassi indicatori in termini di speranza di vita, istruzione e salute del continente americano. Secondo le Nazioni Unite, la situazione economica sta ulteriormente peggiorando. IL PIANO D'AZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL 1) Uccisioni e tortura Diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona e diritto alla libertà da tortura e trattamenti o punizioni crudeli, inumane e degradanti (artt. 3 e 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani) La polizia e le autorità giudiziarie devono garantire pubblicamente che non saranno tollerate torture, uccisioni extragiudiziali e altre gravi violazioni dei diritti umani da parte delle forze dell'ordine durante le celebrazioni del bicentenario. I gruppi per la tutela dei diritti umani devono essere posti in condizione di monitorare eventuali abusi. In caso vi siano delle violazioni, queste devono essere immediatamente sottoposte a inchiesta e i responsabili devono essere subito perseguiti. Se le violazioni da parte di pubblici funzionari non verranno sottoposte a indagine, i responsabili di questa omissione dovranno essere sospesi e dovrà essere avviata un'inchiesta. 2) Discriminazione Diritto all'uguaglianza di fronte alla legge e ad una eguale protezione di fronte alla legge (art. 7) Il presidente e le altre autorità istituzionali devono impegnarsi a prevenire e punire gli abusi commessi dai militanti dei partiti politici, a qualunque schieramento appartengano. Gli abusi commessi dai sostenitori del governo dovranno essere perseguiti allo stesso modo di quelli commessi dalle fazioni anti-governative e entrambi i casi dovrà essere fatto il massimo sforzo per ottenere giustizia. 3) Impunità Diritto ad una effettiva possibilità di ricorso contro atti che violino i diritti umani fondamentali (art. 8) Come è stato dichiarato dalla Corte d'appello di Haiti, il procedimento giudiziario sul caso del giornalista Jean Dominique, ucciso nell'aprile 2000, non deve limitarsi ad accertare l'identità degli esecutori materiali del crimine e dei loro complici ma anche indicare quella degli effettivi mandanti. Le autorità haitiane devono immediatamente fornire tutte le risorse necessarie, dal punto di vista finanziario come da quello della protezione dei testimoni e delle persone coinvolte nel processo, per assicurare piena giustizia. 4) Violenza contro le donne Diritti delle donne e protezione della famiglia da parte della società e dello Stato (art. 16) Tutti gli organismi dello Stato e della società civile devono lavorare, ciascuno nella propria sfera di influenza, per garantire che il clima di violenza politica che sembra affermarsi nella società haitiana non porti ad un aumento nella violenza contro le donne, sia nell'ambito privato (violenza domestica) che in quello pubblico (repressione dell'attivismo femminile). 5) Libertà di coscienza Libertà di pensiero e coscienza (art. 18) Tutti i leader politici devono dichiarare pubblicamente di condannare ogni atto di intolleranza, intimidazione o violenza perpetrato dai propri sostenitori contro quelli appartenenti ad altri gruppi o fazioni. I partiti politici devono cooperare con le autorità per porre fine agli abusi e assicurare alla giustizia i responsabili. 6) Difensori dei diritti umani Libertà d'opinione e d'espressione (art. 19) Le autorità devono sviluppare un piano per attuare i principi contenuti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, tenendo in considerazione le raccomandazioni espresse da gruppi nazionali e internazionali per la difesa dei diritti umani e dagli esperti dell'Organizzazione degli Stati Americani, degli organismi interamericani e delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti umani. 7) Dimostrazioni pacifiche Diritto alla libertà di riunione ed associazione pacifica (art. 20) Il diritto alla libertà di riunione e associazione pacifica deve essere riconosciuto e protetto dalla polizia. Dal canto loro, gli attivisti devono rispettare la legge haitiana nell'organizzazione delle manifestazioni e rispettare a loro volta il diritto degli altri a manifestare. Ogni tentativo di far tacere chi manifesta esprimendo idee diverse dalle proprie deve venire immediatamente fermato. 8) Libere elezioni Diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente sia attraverso rappresentanti liberamente scelti e diritto all'espressione della volontà popolare attraverso elezioni libere e regolari (art. 21) Tutte le autorità, i partiti politici e i gruppi della società civile devono impegnarsi a fare la propria parte per assicurare che gli haitiani possano esercitare senza paura di violenze o rappresaglie il proprio diritto di partecipare alla vita politica del paese. 9) Diritti sindacali e del lavoro Diritto al lavoro, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro, a fondare e ad aderire a sindacati (art. 23) Le industrie che operano nella nuova Zona di libero commercio di Ouanaminthe, al confine con la Repubblica Dominicana, devono pubblicamente impegnarsi a rispettare gli standard internazionali sul trattamento dei lavoratori, compreso il diritto a formare un sindacato. Le autorità haitiane e dominicane devono pubblicamente impegnarsi a proteggere i propri cittadini vigilando sull'adesione a questi standard. 10) Povertà Diritto alla realizzazione dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla dignità, e ad uno standard di vita adeguato per la salute e il benessere (artt. 22 e 25) La comunità internazionale deve venire incontro alla richiesta del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, fornendo 84 milioni di dollari per un Programma di risposta integrata volto a fronteggiare il deterioramento delle condizioni socio-economiche del paese. Come richiesto dalla risoluzione 833 del settembre 2002 dell'Organizzazione degli Stati Americani, gli aiuti e i prestiti da parte dei paesi donatori - ad oggi ancora sospesi - devono tornare ad essere erogati. Per parte sua il governo haitiano deve firmare il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che richiede agli Stati firmatari di impiegare il massimo delle risorse disponibili per la realizzazione di questi diritti. fonte: www.vita.it 20/12/03 A PRESTO PIER LUIGI GIACOMONI
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