Haiti, il bicentenario della vergogna



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di  Luciana Giani
23 Dec 2003
 A pochi giorni dalla commemorazione del bicentenario dell'indipendenza,
Port-au-Prince si è risvegliata nell'orrore quando, al centro di una delle
vie principali della capitale haitiana, sono state rinvenute tre teste umane
troncate di netto dal corpo,a fianco un foglio dove si promette, alle
persone indicate sulla lista, la stessa sorte entro il 1° gennaio 2004. "Il
macabro avvertimento è indirizzato a personalità della società civile, dell'
opposizione, dei media, tra le quali figuro anch'io", racconta Nancy Roc,
giornalista radiofonica tra le più note in Haiti.
Ex portavoce del presidente Jean Baptiste Aristide durante il suo primo
mandato, ne ha condiviso l'esilio sino al 1994, quando l'ex salesiano viene
ricondotto in patria per volere di Clinton.
La Roc rifiuta di rientrare scortata dai marines e riprende il lavoro di
giornalista indipendente. La sua voce, attraverso le onde di Radio
Mètropole, diventa famosa in tutto il paese denunciando la deriva
totalitaria, la corruzione e i fallimenti del regime Lavalas. "Aristide non
accetta che si dica la verità, non accetta che non si appartenga al suo
partito, i diritti umani sono qualche cosa che non esiste più in questo
paese e bisogna lottare, al prezzo della propria vita, per rivendicarli."
Proprio come fece Jean Dominique, direttore di Radio Haiti Inter, ucciso a
colpi d'arma da fuoco nel 2000, o Brignol Lindor, giovane giornalista
lapidato dai zelanti sostenitori del presidente Aristide, le "chimères",
dopo che questi aveva lanciato l'operazione tolleranza zero, denunciata da
diversi organismi dei diritti umani, e che ha lasciato sul terreno numerose
vittime tra la popolazione, soprattutto a Citè Soleil, l'enorme baraccopoli
dove vivono ammassate come bestie più di 300.000 persone.
Monsieur Aristide, che il 7 febbraio 2001 (data d'inizio del suo secondo
mandato) aveva promesso la creazione di 150.00 posti di lavoro, di portare l
'elettricità in tutto il paese, non ha fatto niente di tutto questo, e la
situazione economica non è mai stata così catastrofica. Le condizioni di
vita sono disperate, la creazione di monopoli commerciali da parte del
Lafanmi (il partito al potere), soprattutto sul mercato dei prodotti di
prima necessità, ha fatto sì che le 2240 calorie giornaliere calcolate dal
programma delle Nazioni Unite siano un sogno per la stragrande maggioranza
degli haitiani.
La mobilitazione generale contro questo governo autoritario e corrotto ha
portato nel panico Aristide che, da sempre affascinato dalla violenza,
risponde con una repressione selvaggia non soltanto contro gli oppositori
politici, i media, la società civile, ma anche sugli studenti. L'enorme
carneficina e l'orrore alla Facoltà di Scienze Umane, il 5 dicembre scorso,
dove le Organizzazioni Popolari lavalassiane di Monsieur Aristide hanno
invaso le aule universitarie seminando terrore ne è un esempio. Gli studenti
hanno cominciato a manifestare per le strade chiedendo le dimissioni del
presidente, tutto il paese è mobilitato contro di lui. Non può uccidere otto
milioni di persone però verserà molto sangue, si, ci aspettiamo un bagno di
sangue.
Duvalier disponeva dei tontons macoutes per seminare il terrore e zittire l'
opposizione, Aristide si affida alle O.P. e alle chimères per il lavoro
sporco: esecuzioni sommarie, furti, stupri, traffico di droga e d'armi."
Delle vere e proprie gangs, le O.P. La più famosa aveva un nome assai
macabro: "Armée Cannibal" il cui leader, Amiot Métayer, si occupava, per
conto del palazzo presidenziale, di attuare l'eliminazione fisica degli
oppositori. Fino a quando, spazientito, l'ambasciatore americano James Foley
invita Aristide a liberarsi di un personaggio così losco. Due giorni dopo,
Métayer verrà ucciso con due proiettili, uno per ogni occhio. Il portavoce
dell'ex esercito cannibale, a poche ore dal delitto, dichiara che Métayer
era in procinto di fare rivelazioni assai compromettenti, per il governo,
riguardo alla morte di Jean Dominique.
Tra i fedelissimi di Aristide iniziano le defezioni: il potentissimo
senatore Dany Toussaint, accusato di essere il responsabile della morte di
Dominique, si affretta a comunicare di non far più parte di 'Fanmi Lavalas'
;bolla i membri delle O.P., che manifestano il sostegno al presidente armati
di tutto punto, come mercenari, si autoproclama "presidente du béton", e
annuncia tempi ancora più duri per i media indipendenti.
Puntualmente, Radio Métropole,Vision 2000, ed altre radio, saranno costrette
a sospendere per qualche tempo le trasmissioni. "Uomini pesantemente armati
si sono appostati per due giorni di fronte alla mia abitazione", denuncia la
Roc, " l'intimidazione di cui sono stata oggetto è legata all'operazione
tolleranza zero contro la stampa.
Siamo alla vigilia dei festeggiamenti del bicentenario dell'indipendenza di
Haiti; commemorare una data così importante insieme a un dittatore, un
dittatore che ha dichiarato guerra al proprio popolo, che impone la
schiavitù intellettuale, economica, sociale, politica, è impensabile.
Gonaive, la città dell'indipendenza, è in stato d'assedio, anche se non
dichiarato ufficialmente. Le linee telefoniche sono interrotte; le chiméres,
con la complicità della polizia, terrorizzano e uccidono. Sono già più di
venti le persone assassinate in questi giorni. A Petit-Goave, la moglie e le
due bambine di un oppositore al regime sono state violentate, il figlio di
tre anni picchiato a sangue.
"Ragazzini di 12, 13", denuncia Nancy Roc, "anni vengono assoldati dai
sostenitori di Aristide per tirare pietre, o addirittura armati di pistole,
contro i manifestanti dell'opposizione. Il potere è nel panico e reagisce
con la violenza".
"Malgrado tutto, ciò che sciocca il popolo haitiano è la notizia che il
presidente del Sud Africa, Thabo Mbeki, verrà in Haiti per le celebrazioni
del bicentenario. La gente si chiede come è possibile che il capo di uno
stato, con una storia di sofferenze pari alla nostra, accetti di festeggiare
insieme a un tale tiranno? Perché per noi, con Aristide ancora al potere, il
1° gennaio 2004 sarà il bicentenario della vergogna."
Luciana Giani
redazione at reporterassociati.org