Bolivia, battaglia sulle Ande, tre minatori uccisi dalla polizia durante una marcia



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 Tre manifestanti sono stati uccisi a Ventilla a venti chilometri dalla
capitale boliviana La Paz, oggi, durante la dodicesima giornata di sciopero
proclamato dai sindacati contro il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada. Si
tratta minatori dell'impianto di Huanuni che partecipavano a una marcia di
circa cinquecento operai sull'Altipiano andino in direzione della capitale.
La polizia ha fatto fuoco e oltre ai quattro caduti, ha ferito altri sedici
dimostranti. A riferire dei violenti scontri è stato il segretario della
Federazione dei minatori Miguel Zubieta.
Gustavo Torrico, deputato oppositore del Movimento al socialismo racconta:
«C'è stato uno scontro tra minatori e forze dell'ordine - ha detto - ed
abbiamo finora notizia di tre morti e 16 feriti per colpi d'arma da fuoco».
«Ventilla è praticamente militarizzata - ha concluso - e per la repressione
la polizia non usa materiale antisommossa ma
direttamente armi da guerra».
Un prete- don Modesto - ha riferito ad una radio locale che i contadini
della zona dopo gli eccidi hanno organizzato una resistenza insieme ai
minatori. Due aerei militari - racconta un altro sindacalista, Roberto de la
Cruz - stanno sorvolando la zona ormai trasformata in un campo di battaglia.
I minatori, insieme a operai, contadini poveri e studenti, hanno dato vita a
un movimento che nelle ultime settimane sta organizzando continui scioperi e
dimostrazioni chiedendo le dimissioni del presidente e un diverso accordo
commerciale con gli Stati Uniti per l'esportazione del gas, una risorsa
importante per l'intera zona andina a confine tra Bolivia e Perù.
Mercoledì gli studenti dell'università di El Alto hanno risposto agli
appelli alla solidarietà lanciati dalla confederazione di sindacati che
hanno organizzato la protesta e ci sono stati altri feriti da arma da fuoco
durante gli scontri tra studenti e polizia.
Tre settimane fa un altro conflitto a fuoco tra contadini andini e agenti
sul lago Titicaca ha provocato la morte di altre persone, tra cui una
bambina di otto anni.
Il presidente Sanchez de Lozada ha, in queste settimane, alternato minacce
di imporre la legge marziale e il coprifuoco nella zona delle proteste e
timide aperture al dialogo. Anche ieri il ministro dell'Interno ha detto di
non escludere nelle prossime ore la proclamazione dello stato d'assedio.