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Venezuela: L'altra parte della storia
- Subject: Venezuela: L'altra parte della storia
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it>
- Date: Mon, 1 Sep 2003 17:20:48 +0200
di Mark Weisbrot (tradotto da Barbara Cantelli per Nuovi Mondi Media) Troppo spesso alle dichiarazioni della Casa Bianca, sulla ricerca di armi di distruzione di massa in Iraq, e ad altre dubbie giustificazioni per la guerra, è stato dato troppo credito dalla stampa americana. Ora c'è un altro esempio del trionfo della disinformazione, che, non per coincidenza, riguarda ancora un paese ricco di petrolio per il quale il governo statunitense cerca "un cambio di regime". Il Venezuela. Questa volta, però, non è una dittatura ma una democrazia a essere sotto attacco. Il Presidente Hugo Chavez, in Venezuela, è stato democraticamente eletto, prima nel 1998, e poi ancora nel 2000 in base a una nuova costituzione che é stata approvata dagli elettori con un referendum. Malgrado un grosso tumulto politico, incluso uno sciopero di 64 giorni che ha paralizzato l'economia, non è mai stato dichiarato lo stato di emergenza oppure sospensioni dei diritti costituzionali, durante il suo governo. Infatti, durante il governo Chàvez, in contrasto con i precedenti governi del Venezuela, la libertà di parola, di riunione e di associazione non sono stati messi in discussione. "Credo che la libertà di parola sia presente in Venezuela come in qualunque altro paese che ho visitato" ha detto l'ex Presidente Jimmy Carter, durante una visita lo scorso anno. Se il lettore ha una diversa impressione, è perché la cronaca americana sul Venezuela generalmente accusa Chavez, dicendo ad esempio che egli sta creando una "dittatura comunista-castrista" , spesso senza possibilità di opposizione. Nell'aprile dello scorso anno, Chàvez è stato improvvisamente rovesciato da un colpo di Stato accolta inizialmente con favore dall'Amministrazione Bush. Il colpo di Stato fu preceduto dai tradizionali segnali che indicano un cambio di regime sponsorizzato da Washington, incluso l'aumento di finanziamenti americani ai gruppi di opposizione e gli incontri di alto profilo tra ufficiali americani e persone chiave coinvolte nel colpo di Stato. L'Amministrazione Bush continua a intervenire politicamente in Venezuela. Lo scorso mese Washington ha tagliato i crediti al Venezuela tramite la Banca di Export-Import americana. Secondo i diplomatici stranieri, il direttore della banca ha ammesso privatamente che fu fatto per motivi politici. Nelle ultime settimane c'è stato uno sforzo per incrementare le relazioni esterne sia da parte degli Stati Uniti che del Venezuela, al quale si è aggiunta l'Amministrazione Bush, per creare un'impressione falsa sulle elezioni proposto per rieleggere Chàvez. L'Amministrazione Bush vuole che le persone credano che il governo abbia firmato un accordo con l'opposizione per riproporre le elezioni, e Chàvez verrebbe incolpato se ciò non si verificasse. I comitati editoriali delle maggiori testate giornalistiche americane hanno già approvato questa sceneggiatura. Ma il governo non ha firmato questo accordo, sarebbe come se il governatore della California Gray Davis si fosse detto d'accordo a rifare le elezioni prima che chiunque raccogliesse le firme e depositasse una petizione. L' opposizioine dovrà presentare le firme e seguire le procedure costituzionali - esattamente come in California - prima che si possano convocare le elezioni. Ancora, l'opposizione è divisa e non è chiaro quali siano gli elementi più potenti che realmente vogliono le elezioni. Comporta più rischi per loro che per Chàvez. Sono già screditati per aver condotto un pasticciato tentativo di colpo di Stato che ha devastato l'economia senza che da questo loro traessero nessun vantaggio. Se perdessero le elezioni, o non riuscissero a raccogliere le due milioni e mezzo di firme valide richieste per ottenerlo, il loro gioco sarebbe finito. Anche se l'opposizione vincesse, vincerebbero solo la possibilità di tenere una nuova elezione, nella quale Chàvez sarebbe probabilmente rieletto per governare. Ed è molto probabile che vincerebbe - nessun'altro in Venezuela è vicino al suo livello di popolarità. Questo è stato il principale problema dell'opposizione durante i passati qua ttro anni e mezzo. Loro non possono vincere le elezioni perché la maggior parte del paese è povera e ha rifiutato l'elite governativa dopo quarant' anni di corruzione. Così hanno utlizzato altri mezzi, come il colpo di Stato, lo sciopero del petrolio e altri sforzi per destabilizzare il governo. Nei mesi a venire la maggior parte delle notizie americane incolperanno il governo Chàvez per qualunque cosa andrà male in Venezuela. Coloro che vogliono ascoltare l'altra parte della storia, o anche solo avere un'idea generale di cosa attualmente stia succedendo, devono essere preparati a passare del tempo a ricercare scavando in profondità nella Rete. Tradotto da Barbara Cantelli per Nuovi Mondi Media Fonte: http://www.commondreams.org/views03/0829-05.htm Pubblicato venerdì 29 agosto 2003 dall'International Herald Tribune For fair use only
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