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visioni cubane
- Subject: visioni cubane
- From: Gennaro di Latidoamericano <gennaro at latidoamericano.org>
- Date: Sat, 19 Apr 2003 23:54:40 +0200
un eccellente articolo di Rosa Miriam Elizalde da http://www.radioitaliana.it/ Torna alla pagina iniziale di RadioitalianaJuventud Rebelde, 19-4, Perché temono la verità? di Rosa Miriam Elizalde, in spagnolo, in italiano Sta lì. nella memoria, il corpicino di Orosmán, legato e senza vita nella casetta della dogana di Tararà. Era appena un bambino y lo mitragliarono senza compassione insieme a Yuri e Rafael, solo perché non restassero testimoni del furto della lancia. Un altro, Rolando, non sopravvisse alle terribili ferite, anche se fu fatto l'umano e il divino per salvargli la vita. "E' stato come nei film", disse l'assassino, una frase che rende idea della frivolezza con la quale fu perpetrato il crimine, soprattutto se si ha la certezza di che, "come nei film", lo avrebbero ricevuto dall'altro lato del mare con gli onori degni di una stella di Hollywood, avesse fatto quello che avesse fatto, e quanto peggio, meglio. Un altro criminale, che lasciò le sue vittime galleggiando nelle acque del Mariel, fece il segno di vittoria di fronte alle telecamere della televisione di Miami. Salvo la madre, la vedova, i figli e il popolo di Cuba nessun altro esigí giustizia e indicò con il dito a Leonel Macías, l'uomo che non solo non pagò per l'assassinio di Roberto Aguilar, ma che passeggia tranquillo ed atteggiandosi da eroe a Miami. Più di 3000 morti - esattamente 3.478 - uno scandaloso crimine collettivo, ha commesso il terrorismo animato e finanziato contro Cuba dal territorio nordamericano. Praticamente non c'è un cittadino di questo paese che non abbia un figlio, un nipote, un padre, un conoscente assassinato o sopravvissuto ad aggressioni di ogni tipo: dalle bombe negli alberghi, alle epidemie mortali, ai batteri nei raccolti, fino a mitragliare i bagnanti sulle spiagge. Orlando Bosch non è il nome di un inoffensivo "lottatore per la libertà", come è stato presentato recentemente in un programma di radio dove a convocato ad una marcia pacifica a Miami - "iraq oggi, Cuba domani". Ma è l'autore dell'attentato contro un aereo con 73 persone a bordo! NESSUNA di queste morti, o di questi attentati, hanno meritato un concerto di titoli di giornali, né illustri penne indignate, né rabbiosi editoriali, né funzionari infuriati... come se i morti di fossero suicidati, o si fossero trovati per caso vicino ad una bomba, che per caso passava di là. Come se questi crimini valessero appena l'indulto del silenzio, solo perché sono stati commessi dentro l'isola. Come se i nostri morti, le nostre vedove, i nostri orfani, fossero di una categoria inferiore, indegni degli strilli umanitari che provengono d'oltremare in occasioni molto ben selezionate. Anche se siamo già vaccinati dalla paura e non ci sorprendono i sentimentalismi facili di chi brandisce i "diritti umani" come un'ascia, salvo rimanere in silenzio quando muoiono i nostri compatrioti, non smette di essere sorprendente il talento da prestigiatori per cancellare i costi umani della guerra in Iraq. A Cuba nessuno ha gioito per le fucilazioni, per inevitabili che fossero. Nessuno vede questa misura come qualcosa di diverso all'assolutamente eccezionale. Ma nessuno l'astrarrebbe dal contesto: tutto ciò non sarebbe successo se sistematicamente non si fossero ignorate le vittime del terrorismo e protetto i loro assassini. Se questa non fosse (com'è) una pratica non solo inumana, ma sadica. Quando sono cominciati i sequestri di aerei, qualche settimana fa, nessuno si è sorpreso che il giudice King - un vecchio conosciuto della Florida - chiedesse la liberazione dei sequestratori. Chiunque arrivi negli Stati Uniti in simili circostanze, assassinando o meno, sa che sarà indultato. E' una pratica tanto antica come la Rivoluzione stessa. Perfino un bambino sa che il solo essere "dissidente" è un lavoro ben ricompensato per l'Ufficio d'interessi degli Stati Uniti a Cuba. Se non si ha un visto legale si può optare per l'avventura temeraria, che appare più vantaggiosa per la propaganda satanizzatrice contro Cuba. Ed è utile studiare come si comportino, con un coltello o una granata in mano, per capire perché si credono superiori, infallibili, invincibili, ed allora il meritato odio della comunità li conforta e gli affila i denti. Quanti Orosman, Yuri, Rolando, Rafael e Roberto servono per meritare un pié di pagina in un paese democratico? Sappiamo che né 3000 né 3000 saranno sufficienti. Gli innocenti non contano nelle cerebrali analisi giornalistiche, e meno ancora se sono cubane, un paese al quale arrivano dall'estero solo minacce embarghi, insulti, deformazioni delle notizie, intimidazioni, tagli di petrolio e ricatti economici. Così è stato e così sarà, salvo che gente onesta riesca a distanziarsi dalle semplificazioni che si ripetono su Cuba. Allora, scoprirà lo stesso di sempre: dietro la calunnia senza pudore solo resta l'abisso della verità.
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