URUGUAY: UNA BANCA CON VISTA SUL MARE



Gennaro Carotenuto
Ricercatore e studioso dell'America Latina

dall'ultimo numero di Latinoamerica
 http://www.giannimina-latinoamerica.it/numero/numeroinvendita.htm


Finalmente è arrivata una buona notizia dall'Uruguay, soprattutto per i
centinaia di migliaia di lavoratori che lasciano incessantemente il paese:
la nazione, infatti, sta vivendo una nuova espansione, non economica, ma di
sana economia domestica in tempo di crisi. Chi può infatti, (ma soprattutto
chi non può) è ritornato a coltivare la terra e frequenta disciplinatamente
affollatissimi corsi che spuntano come funghi, sia nella capitale che
nell'interno, per imparare a piantare broccoletti, pomodori e lattughe,
quasi sempre biologiche. Gli uruguayani, popolo colto e informato, non si
smentiscono le voci che li vogliono disciplinati e coscienziosi e, al
contrario della vicina Argentina (seconda patria, dopo gli Stati Uniti, per
numero di produzioni geneticamente modificate) preferiscono stare attenti
alla loro salute. Perfino Brecha, uno dei più importanti settimanali di
opinione del continente latinoamericano, chiuso per 13 anni dalla dittatura
militare, ha pubblicato un supplemento su chi ritorna a coltivare il proprio
orto per allontanare lo spettro della fame.
Da mesi sull'orlo della bancarotta, mentre la metà dei depositi bancari
venivano ritirati da uno Stato che proprio sul sistema creditizio aveva
scommesso, il 20 giugno scorso l'Uruguay ha dovuto operare una svalutazione
che ha dimezzato il valore del peso, la moneta nazionale. Un mese dopo, il
governo ha dovuto chiudere per quasi una settimana l'intero sistema
bancario -la chiusura più lunga della storia della nazione- seguendo in
parte il modello del "corralito" argentino, per poi sacrificare, in accordo
col Fondo monetario internazionale, quattro grandi banche. (...)



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Nello

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