Venezuela: L'Internazionale golpista



MAURIZIO MATTEUZZI  http://www.ilmanifesto.it
La risoluzione approvata ieri dall'Internazionale socialista è al limite
dell'indecenza. E forse oltre. Perché non si può fare sfoggio di una così
abissale - e sprezzante - ignoranza della situazione venezuelana e della
partita che si sta giocando in quel paese. Chavez non è Lula (purtroppo).
Può piacere poco o nulla. Non rientra nei parametri della socialdemocrazia
europea e internazionale. Per molti versi è un personaggio inquietante, con
il suo stile messianico-populista e con sintomi di autoritarismo. Ma
nessuno - finora - può contestarne la condotta assolutamente democratica,
come dimostra, fra l'altro, il ruolo eversivo della stampa che gli sta
facendo una guerra a morte trincerandosi dietro il paravento della «libertà
di informazione». La stessa che esercitò El mercurio in Cile contro il
presidente Allende (per carità: Chavez non è Allende).

Va bene che l'Internazionale socialista deve tenere insieme l'impossibile
(come conciliare guerrafondai come i laburisti inglesi di Blair o quelli
israeliani di Peres e Ben Eliezer con le pulsioni pacifiste storicamente
presenti nel movimento socialista e con i diritti negati dei palestinesi
dell'Olp). Va bene che a chiedere l'appoggio dei compagni siano venuti a
Roma i rappresentanti dei due partiti socialdemocratici che fanno parte
dell'Internazionale - il Mas e la Ad dell'ex presidente Carlos Andres Perez.
Va bene che l'Internazionale, che adesso ha accolto fra le sue fila il Pt di
Lula, fino a ieri sostenesse senza riserve socialdemocratici della caratura
di Cardoso e De la Rua che con il loro neo-liberismo cieco hanno sprofondato
Brasile e Argentina in crisi micidiali. Ma ci dovrebbero essere dei limiti.
Visto che hanno ammesso Lula nello loro fila, avrebbero dovuto chiedergli
qual è la sua analisi sulla situazione venezuelana. E avrebbero dovuto anche
leggersi le proposte presentate ieri da Jimmy Carter. In sintesi:
emendamento costituzionale per abbreviare il mandato o referendum
revocatorio dopo il 19 agosto. Che è quanto «offre» Chavez. Perché invece di
schierarsi a corpo morto con lo sciopero cileno e l'opposizione solo
formalmente democratica, non hanno sfidato Chavez su questo terreno e - ma
dopo, in caso di rifiuto e rottura costituzionale - condannarlo?

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Nello

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