SVOLTA IN ECUADOR



Con Gutierrez la riscossa degli indios
OSCAR PIOVESAN http://ilmattino.caltanet.it/
Buenos Aires. Alla presenza e con l'appoggio morale di tre particolari
leader come Fidel Castro, Luiz Inacio Lula da Silva e Hugo Chavez, si è
insediato ieri alla presidenza dell'Ecuador l'ex colonnello ribelle Lucio
Gutierrez. Una sfida immane la sua. Anche perché, oltre a ereditare un Paese
di 12 milioni di abitanti - l'80 per cento dei quali poveri o indigenti -
più che mai deteriorato dal neoliberismo e dalla diffusissima corruzione dei
precedenti governi, l'Ecuador rappresenta nell'America Latina il secondo
esempio (dopo il Venezuela) dell'ascesa al potere di un militare, la cui
leadership è sostenuta da una coalizione sociale e politica eterogenea
(settori indigeni, sinistre e ceti medio bassi) che si oppone frontalmente
ai partiti tradizionali.
Gutierrez, un ingegnere di 45 anni, è riuscito a portare per la prima volta
nella storia del Paese gli indios al governo e ha affidato il Ministero
degli Esteri all'agguerrita Nina Pacari. Ma, emulando il brasiliano Lula, ha
dato il Ministero dell'Economia al presidente della Borsa di Quito,
l'economista liberale Mauricio Pozo, ben visto dal Fondo monetario
internazionale. In effetti, ormai da un anno, l'Ecuador è alle prese con un
difficile accordo con l'Fmi che pretende dal Paese un profondo aggiustamento
economico (tagli della spesa pubblica per 500 milioni di dollari) per
concedere un credito di 240 milioni di dollari, assolutamente indispensabile
al nuovo governo.
Ma contro il «ricatto» dell'Fmi si è subito scagliata la Confederazione
delle nazionalità indigene (Conaie) - il 45% della popolazione - e il suo
braccio politico Pachakutik, il partito coalizzato con il movimento «Società
patriottica 21 gennaio 2000» fondato da Gutierrez. «Non permetteremo che
passino le ricette dell'Fmi», ha già avvertito il presidente della Conaie,
Leonidas Iza. E si preannunciano i primi problemi. Secondo il sociologo
Adrian Bonilla, un leader come Gutierrez con sangue indio nelle vene, e l'
idea che ci siano ministri indigeni, sconvolge non poco le elite
tradizionali dell'Ecuador, non immuni dal razzismo. E ieri, nel corso della
cerimonia Gutierrez ha annunciato una serie di riforme istituzionali, tra le
quali la riduzione del numero di deputati. «Sarò il miglior presidente della
storia dell'Ecuador», ha detto Gutierrez, aggiungendo che il suo motto sarà
«non rubare, non mentire, non essere ozioso».

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Nello

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