Uruguay: crisi finanziaria ed instabilità politica



Anche l'Uruguay, come la maggior parte dei paesi dell'America Latina, non è
riuscito a rendersi immune dalle pericolose ripercussioni della crisi
argentina.
A differenza dei cugini di Buenos Aires e dintorni, tuttavia, la coalizione
governativa al potere ha dimostrato di poter contare su un alto livello di
coesione interna, grazie alla quale ha fatto si che una situazione
finanziaria già drammaticamente compromessa non si trasformasse in una
tragedia di ben più ampie proporzioni.
(Andrea Carli)

Equilibri.net

La crisi economica

La crisi economica, che ha avuto inizio all'indomani di quella argentina,
viene considerata dalla maggior parte degli economisti come sua diretta
emanazione. Ciò che ha accomunato i due paesi per diverso tempo è stata la
mancanza di capitali liquidi, con un calo che ha raggiunto il 40% nei
depositi presso gli istituti di credito in un periodo tra maggio e giugno
del 2002. Il diffondersi della recessione, accompagnata da un pericoloso
incremento del tasso di disoccupazione e da una netta svalutazione della
moneta locale nei confronti del dollaro, con conseguente perdita di potere d
'acquisto da parte della stessa, hanno contribuito ad aggravare la
situazione. Il debito dell'Uruguay, se non sarà l'oggetto di ulteriori
negoziazioni con gli organismi finanziari internazionali, rischia di
raggiungere livelli altissimi. Inoltre, lo stretto legame che da sempre
esiste tra i sistemi economici dell'Argentina e dell'Uruguay potrebbe
accelerare il passo della crisi.

La risposta politica

Le misure adottate dal governo di Montevideo, in quanto profondamente
diverse da quelle promosse dal presidente argentino Eduardo Duhalde nel suo
paese, alla prova dei fatti sono state in grado di allontanare lo spettro
del collasso economico.
Con il palese obiettivo di ricevere un cospicuo prestito dal Dipartimento
del Tesoro statunitense, il quale andrebbe a sommarsi ad ulteriori
sovvenzioni concesse dal Fondo Monetario Internazionale e da altre
organizzazioni multilaterali, il Parlamento ha approvato in tempi record una
legge per rafforzare il sistema finanziario nazionale contro eventuali
ondate speculative.
Tutte le forze politiche, da quelle che fanno parte della coalizione di
governo al Nuovo Spazio Indipendente - una piccola formazione di centro
sinistra - si sono adoperate affinché il disegno di legge in esame venisse
rapidamente approvato dall'assemblea plenaria. In questo paese dell'America
Latina - al contrario di quanto accade in altre zone della medesima area
geografica - le istituzioni politiche e quelle giurisdizionali hanno il
consenso, la fiducia e la piena legittimazione della popolazione locale.
È indubbio che la crisi economica argentina abbia fortemente debilitato il
sistema finanziario dell'Uruguay, ma l'apparato politico è rimasto intatto.
Se il governo di Eduardo Duhalde in Argentina è chiamato a fare i conti con
una crisi di legittimazione che investe la sua stessa leadership, la
coalizione di governo uruguagia, sebbene conosca un preoccupante calo di
popolarità presso il suo stesso elettorato, può tuttora contare sul sostegno
della cittadinanza.
In Argentina l'attività finanziaria è attualmente paralizzata, avendo subito
gli effetti del drastico calo di fiducia che ha interessato il sistema
bancario; in Uruguay, al contrario, fatta eccezione per quattro istituti di
credito che sono obiettivamente in difficoltà, il sistema finanziario
funziona ancora normalmente.
Le dimostrazioni popolari contro le banche sono assai poco frequenti e per
la maggior parte contenute.
Le misure fortemente restrittive prese da Duhalde per arginare la crisi
finanziaria hanno determinato una risposta aggressiva e violenta da parte
dei risparmiatori, i quali, nel migliore dei casi, sono ricorsi alle vie
legali, nel peggiore alle manifestazioni di piazza e agli assalti alle
banche. A Montevideo, invece, si è provveduto a sospendere le operazioni
finanziarie solo nei confronti degli istituti di credito in crisi. Così
facendo, le autorità locali hanno inteso evitare un collasso finanziario
totale.
Perché la manovra dell'esecutivo potesse determinare gli effetti sperati,
gli stessi risparmiatori hanno provveduto ad intavolare negoziati diretti
con il governo, al fine di trovare una comune soluzione alla crisi. Nel
corso di questi incontri è emersa la disponibilità delle associazioni dei
risparmiatori a perdere parte dei loro depositi purché le banche in crisi
potessero sopravvivere.
I Uruguay si ritiene che uno stato economicamente debole, per poter
sopravvivere, debba poter contare su istituzioni politiche ben solide e su
un basso livello di conflittualità sociale. È tuttavia innegabile che la
predisposizione degli abitanti di queste zone verso la cooperazione ed il
dialogo non sarà in grado, da sola, di allontanare definitivamente la crisi.
La questione del pagamento dei debiti arretrati e quella non meno difficile
della riduzione delle riserve estere presso gli istituti di credito
nazionali, costituiscono le sfide principali con le quali l'Uruguay sarà ben
presto costretto a misurarsi.
La stabilità della compagine governativa ha contribuito a rafforzare l'
immagine di un esecutivo efficiente presso il corpo elettorale: a tal
proposito, il partito nazionale ha proclamato l'inizio di una fase di
pacificazione politica, in corrispondenza della quale qualsiasi dissidio con
il Partito del Colorado avrebbe dovuto essere messo da parte. Così facendo,
il governo si è assicurato la maggioranza parlamentare per almeno i dodici
mesi successivi.
Fin quando i partiti daranno prova di prediligere il dialogo tra le parti
sociali, il rischio che si scateni un'impasse politica in Uruguay sembra
remoto. È pur vero che la tendenza dei leaders politici ad evitare il
confronto rischia alla lunga di posticipare decisioni che per la loro
importanza dovrebbero essere prese a breve scadenza.
Prima di comunicare alle Camere il progetto di legge che avrebbe dovuto far
fronte alla crisi finanziaria dei principali istituti di credito del paese,
il Presidente Jorge Batlle ha ritenuto opportuno mettere al corrente della
decisione che avrebbe di lì a poco preso Julio Maria Sanguinetti, Luis
Alberto Lacalle e Tabare Vazquez, ossia i rappresentanti delle tre
principali forze politiche del paese (Partito del Colorado, Partito
Nazionale e Partito Comunista).
Dall'incontro è emersa la comune volontà delle parti di promuovere una
soluzione della crisi che fosse in linea con il normale funzionamento delle
istituzioni. Se è vero che queste hanno risposto in maniera efficace alla
crisi economica, è altrettanto innegabile che la popolarità del presidente
Balle ha di recente conosciuto un pericoloso declino, e la crisi ha
investito proprio lui, forse l'unico che aveva avuto il coraggio di fare
chiarezza sul fenomeno della gente scomparsa negli anni di quel regime
militare conclusosi nel 1984.

Le questioni ancora aperte

Nonostante gli interventi promossi dall'attuale amministrazione e le
sovvenzioni provenienti dall'esterno, il sistema bancario è tuttora
pericolosamente debole: a partire da giugno, la valuta nazionale ha subito
un deprezzamento di circa la metà del suo valore e l'intero sistema
economico ha rischiato di imbattersi in forti perdite. Come se ciò non
bastasse, il Fondo Monetario Internazionale si è dichiarato disposto a far
slittare le scadenze dei pagamenti più urgenti a condizione che l'esecutivo
si facesse promotore di riforme strutturali.
Di recente, tuttavia, la collaborazione tra il partito del Colorado e quello
Nazionale è stata sul punto di allentarsi definitivamente. Il 28 ottobre del
2002, infatti, autorevoli esponenti del Partito Nazionale hanno deciso di
ritirare ben cinque ministri dal governo per "insanabili divergenze nella
conduzione della politica economica del paese". In realtà, questa decisione
era dettata dalla necessità di prendere al più presto le distanze da una
amministrazione che risultava sempre più compromessa agli occhi dell'
opinione pubblica. Più che di un distacco dalle posizioni del partito del
Presidente, si è dunque trattato di una mossa meramente tattica, messa in
atto con l'intento di ottenere un maggior peso nell'ambito della definizione
degli obiettivi di politica economica e di esercitare un controllo crescente
sulle proposte normative avanzate dal governo. Questa inversione di tendenza
nella politica dei "Blancos" avrebbe poi ottenuto l'appoggio della
maggioranza del congresso appositamente convocato.
Quantunque l'immagine del governo non sia uscita nel migliore dei modi da
questo increscioso episodio, è pur vero che i ministri che hanno rassegnato
le dimissioni rappresentano una percentuale minima - circa il 10% - dei
"Blancos" che attualmente occupano posizioni di primo piano in seno alla
compagine governativa e alle imprese di proprietà dello stato. Il partito
nazionale attualmente controlla posizioni di primo piano all'interno dell'
esecutivo, quali il ministero dell'industria e dell'energia, quello dello
sport e del lavoro. Il restante 90%, dunque, è rimasto al suo posto.
A parere di Luis Alberto La Calle, leader del Partito Nazionale, la fine
della coalizione con il Partito del Colorado non deve essere intesa come una
vera e propria rottura, ma come una "riaffermazione" del legame che unisce
le due forze politiche. Egli ha tenuto poi a sottolineare la ferma volontà
del suo partito a sostenere le iniziative del governo di fronte al
parlamento.

Possibile scenario futuro

La collaborazione tra i due partiti è destinata a continuare, almeno nel
breve termine. Attualmente, nessuna delle due parti ha interesse ad
intraprendere strade diverse: lo stato è appena uscito da una recessione che
è durata quattro interminabili anni, il sistema finanziario ha accusato il
colpo della crisi della vicina Argentina, il collasso economico non è ancora
del tutto scongiurato. A ciò si aggiunga il fatto che la concessione di
finanziamenti da parte del Fondo Monetario Internazionale dipenderà in parte
dal grado di coesione che la coalizione di governo riuscirà a mettere in
campo.
L'aggravarsi del fenomeno della disoccupazione, con circa il 16% della forza
lavoro del paese non occupata, rischia di fomentare lo scontento popolare
nei confronti del governo. Una rottura formale potrebbe in verità
verificarsi verso la metà del 2003, quando è plausibile che il Partito
Nazionale, alla vigilia delle elezioni presidenziali e legislative del 2004,
cerchi di prendere le distanze da alleati il cui calo di popolarità potrebbe
rilevarsi foriero di una sconfitta. Quella collaborazione tra Partito del
Colorado e Partito Nazionale che ha scongiurato la vittoria alle elezioni
del 1999 dell'EP - FA (Encuentro Progresista - Frente Amplio), formazione di
sinistra diretta da Tabare Vazquez, potrebbe venire meno nel 2004. Vazquez,
che in quell'occasione perse al secondo turno per una manciata di voti,
avrebbe in questo modo l'occasione di prendersi una rivincita. La
recessione, la crisi del sistema creditizio e l'inflazione galoppante
potrebbero contribuire alla conquista del potere da parte della sinistra.
Gli ultimi sondaggi danno più della metà dei voti a favore dell'attuale
opposizione e Vazquez come favorito nella corsa alla presidenza. La
possibilità che il Presidente Jorge Batlle venga riconfermato sono dunque
minime. Per arginare la crisi economica, il leader del Partido Colorado è
dovuto ricorrere a misure di politica economica fortemente restrittive, ma
così facendo si è alienato non soltanto il favore di ampi strati dell'
elettorato, ma anche l'appoggio dei suoi stessi alleati. Questo errore
potrebbe alla fine rivelarsi determinante. Lo scenario politico dell'Uruguay
sta diventando molto simile a quello della vicina Argentina, dove una crisi
economica e finanziaria di ingenti proporzioni ha spinto le forze politiche
tradizionali nel più completo scompiglio. Il fatto di non godere di quella
credibilità necessaria ad un uomo politico per affermare la sua leadership
rende Batlle molto simile all'argentino Duhalde: entrambi, nel tentativo di
guadagnarsi una risicata maggioranza in parlamento, saranno costretti a
moderare la portata delle loro proposte e a cercare un dialogo costruttivo
con l'opposizione. Il Partito Nazionale, esercitando una pressione
moderatrice sulle proposte del Partito del Colorado che esso considera
troppo austere, avrà l'opportunità di accrescere il favore di ampi strati
dell'opinione pubblica nei suoi confronti. Le elezioni del 2004 appaiono
pertanto aperte a qualsiasi risultato.
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