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Chavez a Roma_ i giornali italiani
- Subject: Chavez a Roma_ i giornali italiani
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it>
- Date: Thu, 17 Oct 2002 13:58:35 +0200
www.ilmattino.it Hugo Chavez in Italia: «È tempo di rivoluzione» Roma. Più che un intervento di routine è stato un vero comizio contro la guerra, il liberismo selvaggio e il cinismo dilagante nella società opulenta del pianeta, quello tenuto da Hugo Chavez-Frias, presidente del Venezuela, ieri alla Fao per la Giornata mondiale dell'alimentazione dedicata all'acqua. Completo blu da burocrate, Chavez ha mostrato al contempo un piglio da rivoluzionario che, con malcelata ostentazione, incontrando i giornalisti, ha più volte sfilato dal taschino della giacca il libretto blu della Costituzione approvata tre anni fa dal popolo venezuelano con un referendum. Quasi a conferire un valore aggiunto, con quella prova tangibile, alla «rivoluzione planetaria» da lui invocata su modello di quella in corso a Caracas. Chavez ha lasciato al direttore generale della Fao Jacques Diouf l' esposizione dei problemi «del nostro pianeta che ha sete», concentrando il discorso (quasi un'ora e mezza) sulla «mutazione universale», che sta vivendo oggi il mondo, il quale deve «ritrovare subito il cammino della giustizia, dell'uguaglianza e della solidarietà. Altrimenti tra cento anni non sarà più vivibile nè per i ricchi nè per i poveri». Senza nominare l'Iraq, nè il presidente americano Bush, Chavez si è schierato con forza contro la guerra: «La pace non si impone con le bombe e con le invasioni ma con la giustizia, l'amore e la dignità», ha affermato. Più esplicite, invece, le critiche dirette alle Nazioni Unite e ai grandi summit forieri di menzogne. «Il sistema dell'Onu è anacronistico, rimasto in ritardo rispetto alle esigenze del mondo di oggi. Va studiato, rilanciato e ristrutturato», ha detto senza mezzi termini. Chavez ha quindi esortato ad «attaccare» il modello economico del capitalismo e del neoliberismo selvaggi. «L'America Latina è stato uno dei continenti più avvelenati e intossicati dal liberismo selvaggio». Ma è quando ha parlato del suo Venezuela e della «rivoluzione democratica e senza armi» che sta vivendo e dalla quale il resto del mondo dovrebbe trarre esempio, che Chavez ha espresso al meglio la sua natura di trascinatore di masse. Sono già in molti in America Latina che vedono la nascita di un asse Chavez-Lula, il candidato alla presidenza del Brasile. «Modestamente in Venezuela la rivoluzione l'abbiamo già cominciata contro i venti e le maree», ha esordito Chavez, ricordando che sei mesi fa il suo Paese fu teatro di un golpe diretto da un'elite, «un golpe di ricchi che hanno abusato del potere economico per 50 anni». «Migliaia di persone, ha ricordato, si sono riversate per le strade di Caracas con in mano il libretto della Costituzione. Senza armi, armati solo del loro amore per la Costituzione questi uomini e donne hanno circondato i locali dove c'erano i golpisti e in meno di 24 ore hanno ridato la libertà al Paese e liberato me dalla prigione consentendomi di tornare al mio posto per il processo». www.ilmanifesto.it Chavez a Roma Alla Fao: «Bombe e invasioni? Niente pace». La «speranza Lula» MARINELLA CORREGGIA ROMA «La pace non si costruisce con le minacce, le bombe e le invasioni ma con la giustizia», «il Nord ci ha imposto finora le sue guerre e la sua storia», «il capitalismo selvaggio e immorale ha esiliato l'etica ma è un cammino che non porta a nessun futuro», «l'ansia del consumismo e il modello sviluppista coniugato al neoliberismo hanno distrutto il pianeta»: spaziando dalla pace alla giustizia sociale, dalle questioni internazionali a quelle domestiche, dagli stili di vita all'America Latina Hugo Chavez, presidente del Venezuela e anche presidente in carica del gruppo dei 77 (paesi in via di sviluppo) ha parlato - molto applaudito - ieri a Roma durante la Giornata mondiale dell'alimentazione indetta dalla Fao. Nel giorno dell'ultimatum (la coalizione organizzatrice del fallito golpe di aprile gli ha intimato: «dimettiti o sarà sciopero generale»), il presidente ha mostrato spesso il piccolo libretto blu della Costituzione bolivariana. Ha più volte invocato un approccio "etico" e "radicale" alle sfide del pianeta: fame, miseria, distruzione ambientale. Polemico rispetto alle Nazioni Unite («il sistema va rivisto e rilanciato, adesso è anacronistico»), Hugo Chavez ha denunciato il potere dei burocrati e le «cose irregolari» degli ultimi summit a cui ha partecipato (il Millennium Summit e il Summit della Terra). Contro l'allontanarsi degli obiettivi di riduzione della povertà e della fame ha riproposto la creazione di un Fondo umanitario internazionale da rifornire con la tassa sulle speculazioni finanziarie e con la riduzione delle spese militari. Chavez ha rivendicato il ruolo dello stato nell'economia, adesso visto come il diavolo: «ma nella storia si è sempre palrato di res publica, non di res privata!».Intanto «noi come venezuelani pensiamo che occorra una rivoluzione mondiale, spirituale e democratica, e ci proviamo, contro venti e maree», ha detto ricordando i fatti di aprile, «un golpe di ricchi che hanno abusato del potere mediatico ed economico», ma «milioni di persone in 48 ore mi hanno liberato, brandendo come unica arma la Costituzione; un miracolo». Chavez ha elencato le conquiste dei tre anni di rivoluzione: la Ley de Tierras contro il latifondo e per lo sviluppo rurale (i latifondisti si sono vendicati appoggiando il golpe), la Ley de pesca contro la distruzione del fondale marino, la Ley de Banco per obbligare il sistema bancario a finanziare investimenti produttivi nelle zone rurali anziché «speculare sui tassi di cambio e portare capitali all'estero», interventi ambientali. Poi il 6% del Pil destinato ormai all'educazione, il 4-5% alla sanità, la riduzione della malnutrizione e della mortalità infantile. Già, ma come intende contrastare la coalizione antigovernativa? Con una formula «chimica», scherza, che mette al centro la popolazione e i lavoratori, gli stessi che l'hanno liberato dopo 48 ore in aprile («non siamo più nel Cile di Allende»). Non paventa il rischio di golpe in Brasile nel caso di vittoria di Lula: «I militari sanno che siamo entrati in un nuovo millennio». Di un futuro «asse Brasilia-Caracas-Avana si è già parlato, comunque questa vittoria è un poderoso passo avanti», che potrà servire a considerare l'Alca solo come una «proposta di matrimonio da valutare, e per nostro conto la sottoporremo a referendum». Causa le cerimonie con i nuovi ambasciatori della Fao (fra cui il buddhista miliardario Roberto Baggio apparso in video), Chavez è dovuto scappare in fretta per Parigi; non è stato possibile chiedergli che intende fare, insieme ai G77, contro la guerra all'Iraq; lui che è stato l'unico presidente a recarsi nella lebbrosa Baghdad. ************************************************** Nello change the world before the world changes you because another world is possible
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