In Italia la scrittrice guatemalteca Eugenia Gallardo



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From: raulschenardi at libero.it
To: leovecchi at libero.it
Sent: Wednesday, September 04, 2002 3:54 PM
Subject: comunicato stampa

La scrittrice guatemalteca Eugenia Gallardo sarà in Italia dal
12 al 20 settembre per presentare il suo libro "Non affrettarti
a raggiungere la torre di Londra perché la torre di Londra non è
il Big Ben", pubblicato in Italia dalle edizioni Fahrenheit 451.
La Gallardo parteciperà il 13 settembre a Piacenza a
"I giorni di Pulcheria", 3° edizione della manifestazione di arte
e cultura femminile. Il 19 settembre (data da confermare) terrà
una conferenza presso l'Istituto di Iberistica dell'Università
Statale di Milano.

Eugenia Gallardo (Guatemala, 1953), costretta a lasciare il suo paese e
l'insegnamento all'Università San Carlos come molti altri intellettuali, in
seguito alle recrudescenze della guerra civile, ha trascorso diversi anni
in esilio.
Ha vissuto in un primo tempo in Costarica, poi in Inghilterra, dove ha
tenuto corsi di economia dei paesi latinoamericani a Londra, e a Madrid,
dove ha lavorato per l'Istituto per le Relazioni Europeo-Americane (IRELA).
Poi di nuovo in Costarica, presso la Facoltà Latinoamericana di Scienze
Sociali (FLACSO). Nel 1992 è rientrata in Guatemala, dove attualmente
lavora presso la casa editrice F&G Editores, che ha pubblicato il Rapporto
della Comisión para el Esclarecimiento histórico (CEH), che ha indagato
sulle violazioni dei diritti umani e sulle violenze ai danni della
popolazione guatemalteca.

In campo narrativo ha pubblicato "Revista Eugenia" e l'opera teatrale "El
jurado de las cuatro grandes", oltre a racconti in giornali e riviste.

Con "Non affrettarti a raggiungere la torre di Londra perché la torre di
Londra non è il Big Ben" (pubblicato quest'anno in Italia dalle Edizioni
Fahrenheit 451) si è segnalata come una delle scrittrici più interessanti
dell'attuale panorama letterario centroamericano. Ha destato interesse in
Europa - sono previste un'edizione spagnola e una francese - per
l'originalità della sua proposta narrativa: un romanzo in forma di
almanacco strutturato in 52 capitoli, uno per ogni settimana dell'anno, che
riprende figure e situazioni del mondo delle fiabe e dei ricordi infantili
per disegnare deliziose e inquietanti metamorfosi, mettendo a profitto le
suggestioni del dadaismo e le lezioni di grandi maestri della letteratura
guatemalteca come Miguel Angel Asturias e Augusto Monterroso.
Il testo è seguito da una postfazione ("I rebus onirici di Eugenia
Gallardo") di Raul Schenardi, che ha curato anche la traduzione.

"... Perché il boia non lascia mai eredi, se ne va con il sacco della vita
ben chiuso senza spargere semi e così è più libero della sua vittima che
lascia una vedova, che lascia un orfano, che lascia un seme affinché
fioriscano nuove vittime e collezionino foto e rendano testimonianze e
cantino sofferenze e lottino contro l'oblio e innalzino monumenti e si
riuniscano in commemorazioni strazianti. Dov'è la vedova del boia? Dove
sono i suoi nipoti, dove sono gli eredi, dov'è la memoria, chi alza la voce
per dire fu mio padre ad accendere gli odi, fu mio nonno a tracciare il
percorso della polvere da sparo, fu mia madre quella che... L'assassino
seriale non è mai una madre: opera della natura o difetto della memoria?
Volano i boia inquinando il cielo, questo spazio indefinito della resa dei
conti..."

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