Il volto paramilitare della Coca Cola



Il volto paramilitare della Coca Cola
da "il manifesto" 15/07/02

I sindacalisti colombiani a Roma per la campagna di denuncia e boicottaggio
contro la multinazionale Usa
      di MARINA ZENOBIO
A un anno dal rinvio a giudizio della Coca Cola emesso dalla Corte suprema
di Miami - con l''accusa di attività antisindacali in Colombia - il
Sinaltrainal (l''organizzazione dei lavoratori dell''industria alimentare
fondata nell''82) rilancia: boicottaggio contro la multinazionale e un
processo pubblico popolare a livello internazionale. Anche se in un contesto
di conflitto militare così violento come quello che caratterizza da decenni
la Colombia, con l''arrivo alla presidenza della Repubblica del
rappresentante dell''ultradestra Alvaro Uribe Vélez, la cui famiglia avrebbe
avuto solidi rapporti col narcotraffico, è difficile pensare allo sviluppo
di lotte sindacali. Ma il Sinaltrainal continua per la sua strada e ieri è
arrivato in Italia uno dei suoi dirigenti, Edgar Paez, per presentare la
campagna internazionale contro la Coca Cola: una serie di eventi-denuncia
che si svolgeranno tra Belfast, Londra, Berlino, Madrid, Bruxelles,
Amsterdam, Parigi, Zurigo e Berna (tutte le informazioni su:
tmcrew.org\killamulti\cocacola). Prima ancora che sindacale, quella del
Sinaltrainal e degli operai che in Colombia imbottigliano la bibita più
bevuta del mondo è una lotta per la democrazia e ha significato denunciare
lo stato quale ispiratore di una politica criminale che ha portato alla
distruzione non solo del movimento sindacale ma dell''intero movimento
sociale colombiano. Le loro sedi sono blindate, i leader sindacali devono
girare armati o con le scorte dell''organizzazione; ma neppure questo è
sufficiente a garantir loro la vita.

La chiusura del processo di pace sancito dall''ex presidente Pastrana - con
la rioccupazione manu militari della zona di distensione concessa alla
guerriglia - è stato un pugno in faccia alla ricerca di una soluzione
politica del conflitto. Per il Sinaltrainal, però, la cosa più grave è il
cambiamento delle condizioni politiche, anche se non ritengono che ciò
alteri radicalmente il processo di guerra in atto nel paese; il sindacato,
infatti, ha da sempre dovuto lottare in una situazione di guerra e di forte
persecuzione. Solo nell''ultimo decennio sono stati assassinati 4.000
lavoratori, molti dei quali militanti e dirigenti sindacali, 193 l''anno
scorso, 65 in questo primo semestre, oltre ai 70 che risultano scomparsi. Il
nemico principale restano i gruppi paramilitari, definiti dall''Human Rights
Watch la «VI divisione dell''esercito regolare colombiano», ufficialmente
composto da cinque divisioni, tante quante le regioni che occupa in termini
geografici.

Il patrocinio dei gruppi paramilitari non è stata però una prerogativa del
solo governo; anche proprietari di aziende e di grandi gruppi economici
nazionali li usano regolarmente per minacciare o attentare alla vita dei
sindacalisti, o per distruggere le strutture dell''opposizione. E lo fanno,
infine, le trasnazionali. Quella che, secondo il Sinaltrainal, più di altre
ha minacciato permanentemente l''esistenza del sindacato in Colombia è stata
proprio la Coca Coca. La denuncia per violazioni dei diritti umani parte da
testimonianze raccolte nella fabbrica di imbottigliamento nella regione di
Urabà. Qui venne assassinato Isidro Seguno, il primo a denunciare la
presenza paramilitare all''interno della fabbrica, una presenza constante e
minatoria che nei primi anni `90 costrinse gli operai a firmare
lettere-moduli di rinuncia alla rappresentanza sindacale. Tutte le
testimonianze e le prove giudiziarie sull''assassinio di Isidro e sulla
condotta paramilitare adottata dall''impresa sono state presentate prima
alla Procura colombiana - che ha fatto decadere le istruttorie per
decorrenza di termini - e poi, l''estate scorsa, alla Corte suprema della
Florida, che ha invece rinviato a giudizio la Coca Cola.

Il Sinaltrainal però, pur soddisfatto di questo risultato unico nella storia
della lotta sindacale colombiana, non lo ritiene sufficiente per arrivare a
una condanna della trasnazionale nordamericana. I suoi leader hanno pensato
così di lanciare una campagna di boicottaggio e di organizzare, a livello
internazionale, un processo pubblico itinerante che toccherà il prossimo 22
luglio Atlanta (sede della casa madre della multinazionale).

A Roma si manifesterà davanti l''ambasciata colombiana, il 10 ottobre a
Bruxelles e il 5 dicembre, infine, a Bogotà. Nel corso degli incontri, cui
sono invitati associazioni, ong, sindacati e partiti, verranno rese
pubbliche le prove contro la Coca Cola, così che chiunque possa rendersi
conto della rapporto tra la sua politica economico-amministrativa e la
pratica di violazione dei diritti umani. La sfida è arrivare ad una condanna
sociale dell''impresa multinazionale, prima ancora che in un procedimento
giuridico vero e proprio.