VISITA DI CARDOSO IN ITALIA



 
Sacchetti di terra al presidente Cardoso
Oggi alle 18.30, di fronte all'abitazione dell'ambasciatore del  Brasile presso la Santa Sede, in occasione di una cerimonia dedicata alla prima santa brasiliana Madre Paulina,  piccoli sacchetti di terra sono stati offerti agli invitati all'incontro con Fernando Henrique Cardoso- perché li consegnassero al Presidente - da alcuni rappresentanti del Comitato di appoggio romano al MST, come ironico contributo alla riforma agraria. Nell’occasione è stato distribuito un volantino di denuncia del carattere propagandistico dei dati diffusi dal governo, e ampiamente contestati dalla stessa stampa brasiliana, sul numero degli insediamenti realizzati durante il governo Cardoso.
E’ stata inoltre  distribuita una nota di commento della Commissione Pastorale della Terra , della CJP della Conferenza dei Vescovi e della Caritas brasiliane  sul Processo per la strage di Eldorado dos Carajas.

Seguono:
- volantino "La riforma agraria di Cardoso: un passo avanti e due indietro" (Comitato di appoggio MST)
- volantino " Lo scandaloso processo per il massacro di Eldorado" (CPT Para e Nazionale, Pastorale della Gioventù della CNBB e Caritas Norte 2)

COMITATO DI APPOGGIO AL MST, www.citinv.it/associazioni/MST/
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La riforma agraria di Cardoso:
un passo avanti e due indietro
 

              Fernando Henrique Cardoso viene in Italia a testa alta, forte delle sue dichiarazioni ad effetto: il governo, dice, ha distribuito 22 milioni di ettari di terre a 600.000 famiglie di lavoratori rurali. Come al solito, il Presidente ai fatti preferisce la propaganda.
             La verità è che durante il suo governo 583.000 agricoltori, ogni anno,   hanno dovuto abbandonare la campagna (840.000 famiglia solo tra il 1995 e il 1999).
             La verità è che in Brasile un’inchiesta della Folha de São Paulo afferma: l’ex-ministro per la riforma agraria, Raul “Pinocchio” Jungmann, già noto nel mondo per le sue bugie, “ha gonfiato i bilanci della riforma agraria e li ha utilizzati a fini pubblicitari”: migliaia di insediamenti sono tali solo sulla carta, sono insediamenti fantasma. A chi gli chiedeva la lista delle terre assegnate, l'ex-ministro Pinocchio ha risposto: “non c’è legge che mi obblighi a divulgare questi dati”. Secondo uno studio dell’Instituto de Pesquisa Econômica Aplicada, finanziato dal governo stesso, manca all’appello il 44% delle famiglie che il governo dice insediate. Secondo i dati dell'Incra, le famiglie insediate sono state 280.000 e non 600.000. La relazione tra l'abbandono delle terre e le statistiche governative è quasi un paradosso. L'insediato lascia la terra perché non ottiene credito dallo stato e poi il governo usa la stessa tessa per insediare un'altra famiglia e così gonfiare le statistiche (L.Souza/Folha).
             Intanto, un seminario internazionale a Washington ha concluso che la riforma agraria di mercato voluta da Cardoso e promossa dal Banco Mondiale non sta alleviando la povertà nelle aree rurali. Anzi, “finisce per beneficiare i grandi proprietari”. Questi progetti contraddicono il processo costituzionale di riforma agraria che stabilisce l'esproprio delle terre improduttive.  (Jornal do brasil - 7/5/2002).
           La riforma agraria di Cardoso è ancora una volta pubblicità ingannevole, d'altra parte il ministero dello sviluppo agrario mentre diminuisce i finanziamenti all'Incra accresce le spese per la pubblicità: + 31,35% nel 2001, + 66,32% nel 2002.

- 50  milioni di brasiliani vivono con meno di un dollaro al giorno.
- Da 25 anni il Brasile è il paese con la peggiore distribuzione del reddito (Fonte: IPEA).
- L'1% dei proprietari possiede circa il 46% delle terre.  .L'immensa maggioranza delle terre è inutilizzata o sottoutilizzata.

Non c'è futuro per  il Brasile senza una vera riforma agraria.

                    Comitato di appoggio al Movimento dei lavoratori rurali Senza Terra
Per saperne di più: www.citinv.it/associazioni/MST
 
 
 

Lo scandaloso processo per il  massacro di  ELDORADO

  E' terminata giovedi mattina (16 maggio) a Belem, la prima sessione del processo per il Massacro di Eldorado do Carajás, avvenuto il 17 aprile del 1996, nel quale 19 lavoratori senza terra sono stati assassinati e più di settanta sono stati gravemente feriti dalla polizia militare di Parauapebas e Marabá, nel sudest del Pará.
               Il colonnello Mário Colares Pantoja, che comandava il battaglione della polizia militare di Marabá, è stato condannato  dalla giuria popolare a 228 anni di prigione (12 anni x 19 morti), ma è uscito dal tribunale libero e aspetterà in libertà il processo che avverrà in relazione al ricorso presentato dai suoi avvocati. Il Capitano Raimundo Almendra Lameiro che ha comandato, insieme a Pantoja, il battaglione della PM di Marabá, è stato assolto dai giurati. La condanna di Pantoja è in gran parte frutto delle pressioni esercitate da MST, CPT e altre organizzazioni popolari, con l'appoggio di organizzazioni internazionali nei confronti della Giustizia dello stato del  Pará, durante tutte le fasi  del processo.
               La sessione del processo è avvenuta in una sala quasi vuota. Non erano presenti infatti i familiari delle vittime, i movimenti sociali e religiosi, le organizzazioni dei diritti umani nazionali e internazionali e la stampa estera. L'assenza manifestava l'insoddisfazione e la sfiducia delle organizzazioni sociali rispetto al fatto che il processo, realizzato dal Tribunale di Giustizia dello stato del   Pará, potesse, realmente, fare giustizia.
               L'assenza della società civile organizzata riflette anche la solidarietà  al MST e ai suoi avvocati che non hanno partecipato al processo non essendo d'accordo sulle modalità con  cui il Tribunale di Giustizia del  Pará lo conduce e per sostenere l'idea che i crimini di questa natura devono essere giudicati a livello dello Stato Federale, dove ci sono maggiori possibilità che il processo possa essere realizzato con imparzialità
                 L'assoluzione del Capitano Almendra, che ha comandato la truppa insieme al Colonnello Pantoja e al Maggiore Oliveira, è vergognosa. Questa decisione indica una tendenza che potrà influire anche sulle altre sessioni del processo, una assoluzione in massa degli altri imputati, facendo prevalere l'impunità rispetto ai crimini avvenuti in Pará, come è successo nel processo sulla vicenda di Carandiru, a São Paulo.
                 Le dichiarazioni del Colonnello Mário Pantoja, durante il  processo, ancora una volta, hanno confermato quel che il MST e le organizzazioni dei diritti umani hanno già più volte denunciato: il governatore dello Stato  (Almir Gabriel - PSDB), il Segretario di Pubblica Sicurezza   (Paulo Sete Câmara) e l'allora comandante della polizia militare    (Fabiano Lopes), dovrebbero anche loro essere tra gli imputati.   Pantoja ha affermato davanti al giudice che l'ordine finale è partito dal governatore. Ha anche affermato che il governatore si è rifiutato di negoziare con i senza terra e gli ha ordinato di liberare immediatamente la strada. Ha aggiunto che, anche dopo il massacro, il governatore ha di nuovo affermato che, se ci fosse stata uno nuova occupazione da parte del MST  lui sarebbe dovuto tornare di nuovo là con la truppa e avrebbe dovuto procedere a un nuovo sgombero. In realtà, come hanno scritto allora i giornali locali, lo sgombero della strada era parte di un accordo tra il governatore e i grandi latifondisti della regione. L'accordo fatto dal governatore ha prodotto 19 morti e più di 70 persone gravemente ferite.
               Perché   Almir Gabriel, Sette Câmara e Fabiano Lopes sono stati esclusi dal processo?  Sarà forse per le pressioni politiche del governatore  unite a quelle del Pubblico Ministero dello Stato e del Tribunale di Giustizia? Sono questioni sulle quali la società civile chiede a gran voce una risposta.
              In realtà il processo di Eldorado è un esempio di ciò che viene succedendo in relazione agli innumerevoli massacri avvenuti in questo paese. La giustizia brasiliana non punisce mai le autorità più importanti che danno gli ordini di eseguire queste operazioni criminali. La condanna, quando arriva, colpisce soltanto alcuni ufficiali che non possono certo essere gli unici responsabili degli omicidi.

              Bisogna continuare a lottare fermamente per la giustizia nelle campagne e contro l'impunità che regna nello stato del   Pará e nel  Brasile tutto  e per la Federalizzazione dei crimini relativi ai diritti umani.

Belém, 17 de maio de 2002.  CPT Nacional, CPT Pará, CJP da CNBB e Caritas Norte 2