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I: Urgente dall'Ecuador con preghiera di pubblicazione
- Subject: I: Urgente dall'Ecuador con preghiera di pubblicazione
- From: "Marina Beccuti" <marina.b at inrete.it>
- Date: Mon, 25 Feb 2002 01:13:46 +0100
> SPETTABILE REDAZIONE, > Sono un giornalisa militante che lavora in Ecuador > accompagnando i movimenti sociali, indigeni e > popolari.Chiedo cortesemente al pubblicazione di > questo articolo per raccontare la mobilitazione > nazionale dei giorni scorsi. Ringrazio anticipatamente > per l'attenzione che vorrete concedermi. > Saluti latinoamericani > cristiano morsolin da quito > > ECUADOR: mobilitazione popolare a livello nazionale > > A cura di Cristiano Morsolin da Quito > > Ieri si sono riaccese le proteste popolari contro > l'annunciata privatizzazione delle imprese che > distribuirebbero l'energia elettrica nel paese andino. > Nella Selva come nella Sierra, nella Costa come nelle > zone metropolitane le principali citta' dell'Ecuador > sono state bloccate da pacifiche manifestazioni. I > lavoratori dell' impresa elettrica, i sindacati delle > imprese petrolifere e i movimenti sociali sono > ritornati in strada convocando una mobilitazione > nazionale evitando scontri violenti. > Si e' scelta una strategia diversa dopo la brutale > repressione della manifestazione del 7 febbraio scorso > che ha raccolto la massiccia partecipazione di oltre > 10.000 rappresentanti dei movimenti indigeni e > sociali. > Allora il corteo colorato, con le bandiere dei > movimenti indigeni, delle organizzazione per i diritti > umani, dei sindacati, degli studenti, degli > ecologisti, dei migranti aveva riempito la centrale > avenida 10 agosto; migliaia di ponchi variopinti sono > stati fermati dalla violenza delle forze di sicurezza > che ha disperso la folla con l'uso di lacrimogeni. > Per evitare disordini a Quito gli automezzi > dell'impresa elettrica hanno bloccato il traffico > lungo lo stesso itinerario e il Ministro > dell'Educazione ha decretato la chiusura delle scuole > per due giorni. > Avvicinandosi al Palazzo Carondet, sede del Governo > Noboa, le ingenti misure di sicurezza hanno creato un > cordone di protezione, addirittura con la presenza di > un carro armato blindato davanti alla centralinissima > Piazza Indipendenza, simbolo eloquente di una > democrazia a sovranita' limitata. > > Questa mobilitazione generale esprime un dissenso su > vari fronti: l'opposizione > al sistema neoliberale che sta distruggendo la vicina > Argentina, contro il Plan Colombia che riduce la > sovranita' nazionale con la base militare statunitense > di Manta e provoca la regionalizzazione del conflitto, > contro la dollarizzazione e il debito estero, contro > l'FMI che taglia la spesa sociale e impone severi > aggiustamenti alla gia' fragile economia con il > risultato di aggravare la crisi di un Paese dove l'80% > della popolazione e' impoverito, e sulla soglia della > miseria. > "Noboa escucha, el pueblo esta' en la lucha" (Noboa > ascolta, il popolo e' in lotta), "la privatizacion es > corrupcion" (la privatizzazione e' corruzione), "no > queremos y no nos da la gana de ser una colonia > norteamericana" (non vogliamo e non abbiamo voglia di > essere una colonia nordamericana) sono alcuni degli > slogan lanciati. > > Leonidas Iza, Presidente della Confederazione delle > Nazionalita' indigene dell'Ecuador CONAIE ha > dichiarato che "nell'arco di quest'anno abbiamo > organizzato grandi marce pacifiche in varie citta' > come messaggio deciso che ci conferma vigilanti di > fronte a qualsiasi risoluzione del Governo, > proclamando fin dal dicembre 2000 > l'incostituzionalita' dell'articolo 30 della legge di > "promozione per l'investimento e la legge cittadina" > denominata Trole II, che viola l'art. 250 della > Costituzione Ecuatoriana che non permette di > privatizzare le azioni del settore pubblico, come ha > sottolineato recentemente anche il Tribunale > Costituzionale". > > Ieri sono scesi a Quito anche i rappresentanti del > popolo di Mindo, a nord-est di Quito, che da 40 giorni > sono incatenati agli alberi per evitare il passaggio e > la distruzione dell'Oleodotto OCP. > Anche una delegazione di Greenpeace della Germania e > della Campagna italiana contro il finanziamento > dell'OCP da parte della Banca Nazionale del Lavoro BNL > ha denunciato i gravi rischi socio-ambientali che > colpiscono l'economia locale, la biodiversita' e la > sopravvivenza dei popoli indigeni dell'amazzonia, che > risulterebbe gravemente danneggiati dalla costruzione > dell'Oleodotto che dovrebbe far duplicare la > produzione del petrolio per pagare il debito estero. > Una delle manifestazioni di protesta di ieri > nell'ambito dello sciopero nazionale ha avuto luogo > davanti alla sede dell'OCP, organizzata da militanti > da Accion por la Vida di Mindo e da Accion Ecologica. > La signora Adela Lopez, che da 17 anni lavora > nell'Amazzonia, ha presentato denuncia pubblica dopo > che la sua azienda agricola e' stata occupata dai > militari per consentire il passaggio dell'Oleodotto. > Il dirigente del popolo Shuar (gli antichi tagliatori > di teste) di Macas, a sud di Pastaza, Juan Bosco > Kasent, ha denunciato lo scempio e la rapina che si > sta perpetrando sulla Pachamama - la Madre Terra: "Noi > Shuar siamo un popolo pacifico e tranquillo ma non > accetteremo mai l'invasione delle multinazionali del > petrolio e la distruzione della nostra Amazonia". > > Con l'acutizzarsi della crisi colombiana con i > bombardamenti autorizzati dal Governo Pastrana, la > frontiera nord con la Colombia diventa una zona > "calda", a rischio di conflitto militare, provocando > preoccupazione nel popolo ecuatoriano. > I contadini e gli indigeni sono pero' gia' colpiti da > un'altra guerra a bassa intensita': la fumigazione > delle coltivazioni illegali di coca nel Putumayo che > provoca malattie, infermita', danneggia le campagne. > Con l'appoggio dell'Ong ambientalista Accion > Ecologica, i contadini di Sucumbios hanno presentato > la scorsa settimana una domanda per danni contro > l'impresa Dyn Corp che realizza le fumigazioni per > conto del Governo USA, di fronte al giudice Richard > W. Roberts di Washington. > Si pretende ottenere un'indenizzazione per > l'utilizzazione del Round Up Ultra, un herbicida ad > alto potere tossico che ha danneggiato la salute degli > abitanti della zona, gli animali e le piantagioni. I > rappresentanti dell'impresa Dyn Corp hanno chiesto al > giudice Roberts di abbandonare la querela argomentando > che non e' abilitato a giudicare un atto legato "alla > sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati > Uniti visto che si tratta di tematiche che sono di > competenza dei poteri esecutivi e legislativo degli > USA". > I militanti di Accion Ecologica segnalano che > l'accettazione della domanda da parte del giudice di > Washington rappresenta un precedente importante "per > impedire l'uso di strategie crudeli come parte della > politica estera degli Stati". > "Si pretende di impedire l'uso indiscriminato delle > armi chimiche in nome della lotta contro il > narcotraffico, per stabilire le responsabilita' dei > danni affinche' non regni l'impunita", osservo' Lucia > Gallardo, dirigente di Accion Ecologica, aggiungendo > che "la strategia degli Stati Uniti e dell'impresa.Dyn > Corp va oltre la Colombia visto che il suo raggio > d'azione comprende varie nazioni della regione. Si > pretende avere un controllo in quest'area dove il vero > interesse e' di precautelare l'economia statunitense, > specialmente per quanto concerne la produzione > petrolifera", analizzo' la militante ambientalista. > Con la rottura del dialogo di pace tra governo > Pastrana e la FARC, vari settori politici e sociali di > entrambi i paesi temono che la pressione di Washington > provochi l'espulsione verso l'Ecuador di guerriglieri > e contadini, estendendo il conflitto ben oltre la > frontiera. > "Il Plan Colombia, l'utilizzazione della base > americana di Manta da parte di forze statunitensi e le > attivita' militari di questo paese nella frontiera > colombiana con l'Ecuador e il Peru' potrebbero > provocare un tipo di guerra come quella sviluppata nel > '99 in Kossovo", argomenta Lucia Gallardo. > > A cura di Cristiano Morsolin > > Quito, sabato 22 febbraio 2002
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