Traduzione dell'articolo relativo allo spazio della spiritualità al forum di Porto Alegre



Altri mondi sono possibili

Il secondo Forum Social Mundial ha riunito più di 51.000 persone di 131 paesi a Porto Alegre. Secondo gli organizzatori si è trattato di un successo per partecipazione, qualità   dei dibattiti e delle proposte. Non una babele, ma un grande laboratorio di idee e esperienze concrete che stanno dimostrando che è possibile costruire mondi nuovi nel rispetto della diversità di tutti i popoli.

Paulo Pereira Lima, inviato  a Porto Alegre di SEM FRONTEIRAS

   Porto Alegre, 4 febbraio. Sono quasi le 8 del mattino e lunghe file si formano all'entrata dell'auditorio 2 del Centro Congressi  della  Pontificia Università Cattolica. E' l'ultimo giorno del Secondo Forum Social Mundial. Contemporaneamente   altri cinque incontri riuniscono migliaia di persone in diversi luoghi  di Porto Alegre, affrontando argomenti differenti, come: "Le organizzazioni internazionali e l'architettura del potere mondiale", "I diritti economici, sociali e culturali", la "Democrazia partecipativa", "Globalizzazione e militarismo" e "Sovranità, nazione e Stato".
Poco a poco le persone occupano i 2.000 posti della sala 2 dell'Università per assistere alla conferenza "Principi e valori" con la partecipazione di Frei Betto, che fa parte di una delle organizzazioni che hanno promosso il dibattito ("Fede e politica")

   Si sentono mormorii in platea fino a che un signore con barba e capelli grigi prende il microfono per chiedere scusa per il ritardo di mezzora. Si tratta di  Francisco Whitaker, membro del comitato organizzatore e anche animatore del dibattito che sta per cominciare. Oltre al teologo brasiliano, annuncia che parteciperanno all'incontro il francese   Michael Löwy, la spagnola Celia Amorós e gli indiani  Vijat Patrape Siddhartha (è così, senza cognome, che è conosciuto in India).

   Qualche istante dopo si fa silenzio. Gli occhi e le orecchie sono attenti; le mani non impugnano bandiere ma penne; spille con l'immagine di Che Guevara  sono attaccate al lato del  crocifisso  su  camicie e borse di stoffa; quaderni invece di petizioni. Non solo di economia e politica si è parlato a Porto Alegre. Il forum ha aperto uno spazio per discutere anche del sacro.
 "Questa è stata una delle grandi novità di quest'anno. Proseguiamo in avanti e verso l'alto" commenta  Whitaker, anche segretario della Commissione Brasiliana di  Justiça e Paz, della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB).
"Gran parte dei militanti che sono venuti qui sono mossi da differenti fedi. Si tratta di una presenza di impegno che parte dalla fede".
 Frei Betto completa il discorso dicendo che tra lotte politiche e spiritualità non c'è contraddizione, "Avremo strutture nuove solo con cuori nuovi"
Per il teologo, un forum che affronta varie dimensioni e settori della società non può ignorare il fenomeno religioso. "Soprattutto in un continente e in un paese dove questo fenomeno è centrale. Certamente, almeno in  Brasile, tutta la costruzione di un progetto popolare è passata attraverso le pastorali sociali delle Chiese, soprattutto quella cattolica, che è maggioritaria", ricorda Frei Betto.
Secondo lui, per costruire una civiltà nuova bisogna considerare le relazioni dell'essere umano con il suo simile, con la natura e con Dio. "Altrimenti corriamo il rischio di trasformare  gli shopping center in cattedrali stilizzate che sono i templi di una dottrina nella quale l'inferno è non poter consumare e il purgatorio è non poter utilizzare la carta di credito". Il teologo della liberazione aggiunge ancora "L'uomo nuovo e la nuova donna nasceranno dal matrimonio tra Santa Teresa d'Avila (leader spirituale del XVI secolo) e il rivoluzionario argentino   Che Guevara.

Incontro spirituale
   La spiritualità non è stata solo argomento di conferenze e dibattiti. Ha occupato anche spazi nella programmazione ufficiale dell'evento. Nell'atto di apertura, per esempio, che è avvenuto nell'Anfiteatro 'Tramonto del sole' , uno dei momenti forti, è stata la Missa Luba, che ha gareggiato, per la quantità di applausi ricevuti, con quelli attribuiti agli anfitrioni del Forum, il sindaco di Porto Alegre Tarso Genro e il governatore dello stato, Olívio Dutra. Questa celebrazione, approvata dal papa Paolo VI negli anni 70, è nata dal desiderio di fondere le tradizioni africane e cristiane.
Il 3 febbraio, in questo stesso anfiteatro è avvenuto  "L'incontro Spirituale per un mondo migliore". Poco divulgato e fissato ad un'ora impossibile (le 5.30 del mattino) ha visto comunque una grande affluenza di pubblico a questo atto interreligioso che ha sorpreso gli stessi organizzatori. Centinaia di persone si sono alzate all'alba e si sono mosse da diversi punti della città per meditare al suono dei mantra, dei canti religiosi cattolici, di cetre e atabaques. Tra i quindici gruppi religiosi che hanno promosso l'evento, c'erano le Comunità Ecclesiali di Base, il Monastero dell'Annunciazione del Signore, il Centro di Yoga e Meditazione  Ananda Marga,  l'Organizzazione Brahma  Kumaris e il Comitato  Afro del  FórumSocial Mundial.
 Dada Maheshvarananda, monaco della  Ananda Marga, ha detto: "Ci siamo riuniti per condividere una visione spirituale di un mondo nuovo, basato sulla cooperazione e la tolleranza, la giustizia, la pace e la solidarietà". Per   Maheshvarananda, "l'etica e la fede ci arricchiranno e ci rafforzeranno in questa lotta".
 Secondo il monaco benedettino  Marcelo Barros, anche lui uno degli ideatori dell'evento, questo incontro spirituale vuole dimostrare che le religioni sono legate ai movimenti sociali più impegnati per le trasformazioni del mondo. "Se non riusciamo a fare in modo che le religioni si uniscano per lavorare alla trasformazione sociale, molto difficilmente questo grande movimento avrà successo".
Anche l'Accampamento della Gioventù, al Parco dell'Armonia, è stato toccato da questo spirito di fraternità. Un esempio di questo è stato il "fuoco della pace", costruito dal messicano  Oscar Ijunanero, che ha attraversato le Americhe per 9 mesi fino ad arrivare a Porto Alegre. A piedi. Il suo fuoco è divenuto punto di incontro di centinaia di giovani tra i più di 15.000  che hanno partecipato ai laboratori e seminari all'interno del Forum.
 "Di fronte al fuoco della guerra, abbiamo presentato il fuoco della pace" spiega Ijunanero,  che aveva partecipato al Forum anche l'anno passato.

Proteste e proposte
Molte cose buone sono state prodotte in questo gigantesco laboratorio di idee e esperienze che è stato il Secondo Forum. 27 conferenze, più di 800 laboratori e seminari di studio che hanno discusso diversi temi, dal commercio mondiale al debito estero e alla produzione di medicinali  fino alla relazione tra Africa e Brasile, i popoli indigeni, i diritti umani.
Per Whitaker, il forum è cresciuto in numeri e qualità. In questa seconda edizione ci sono stati più di 51.000 partecipanti tra delegati e uditori, in rappresentanza di circa 5.000 organizzazioni della società civile di 131 paesi. In relazione all'evento dello scorso anno, è cresciuta anche la partecipazione di personalità come il linguista americano Noam Chomsky, la canadese  Naomi Klein e i premi Nobel per la pace Adolfo
Perez Esquível e Rigoberta Menchú. "Il forum è nato per questo: essere uno spazio aperto per l'approfondimento, la riflessione e lo scambio di esperienze".

   E' in questa stessa linea la valutazione di  Frei Betto, che sottolinea le proposte che sono nate a partire da questo ampio dibattito. "Non è stato un esercizio teorico, poiché si è fondato su esperienze reali. Non stiamo parlando di utopia. Le centinaia di laboratori realizzati in questo forum hanno mostrato esperienze concrete di forme alternative di organizzazione".
   Proposte e proteste. Questi due ingredienti erano ben mescolati nella programmazione. Tanto è vero che l'evento è stato aperto da una manifestazione per la pace, che ha riunito 50.000 persone ed è finito con un'altra manifestazione, contro l'ALCA (Area del libero commercio delle Americhe), promossa da Via Campesina, organizzazione che riunisce movimenti sociali di 64 paesi.
   João Pedro Stédile, del  Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST), considera queste grandi concentrazioni di persone "una specie di pedagogia delle masse in cui il popolo impara a lottare, andando nelle strade, non solo assistendo a conferenze all'università".
   Di fronte alla possibilità di repressione militare, esempi  della quale sono stati  la morte di un manifestante a Genova, in Italia, e quella di una trentina di persona durante le manifestazioni di protesta in Argentina, Stedile ritiene che si tratti di una reazione naturale: "I privilegiati reagiranno sempre. In certi luoghi usano metodi più civili; in alcuni tentano di cooptare i dirigenti delle proteste e in altri tentano di reprimerli".
 Secondo lui, tuttavia, non si deve cadere nella "paranoia" che ora, con la guerra su scala mondiale, promossa dagli USA, i servizi segreti controlleranno tutto. "La nostra preoccupazione non deve essere se dovremo sopportare qualcosa da parte del nemico, ma come organizzare i più poveri. Questo è il compito dei movimenti sociali". Osserva Stedile.

Intervento in Palestina
  Il medico italiano  Vittorio Agnoletto,  è d'accordo con il dirigente brasiliano e vuole sottolineare una delle principali proposte uscite da Porto Alegre. "Il movimento ha deciso che può intervenire nelle aree calde del mondo, come la Palestina, il Chiapas, e l'Argentina. Il forum diviene quindi un soggetto sociale che fa politica a livello internazionale".
 L'idea è realizzare una sessione straordinaria del forum. Questa proposta è partita dalla delegazione italiana (la seconda per numero, con quasi 1000 persone, dopo, è ovvio, quella brasiliana), ed è stata approvata dal Comitato internazionale formato da più di settante entità.

  Ma non tutto è stato  perfetto. Una critica unanime c'è stata nei confronti della     rappresentatività dei delegati. "In realtà, il forum non è ancora mondiale, è molto occidentale e cristiano", osserva Stedile. "E' questa la grande sfida che abbiamo di fronte a noi. Sono rappresentati molti paesi, ma dalla maggior parte di essi arrivano solo pochi delegati. E nel caso di Africa e Asia, la situazione è ancora più grave".
 Per Agnoletto "si deve decentralizzare e coinvolgere i movimenti locali. In questo senso prende corpo la proposta di intensificare ancora la preparazione al forum mondiale, che l'anno prossimo sarà di nuovo a Porto Alegre (che offre al momento le migliori infrastrutture disponibili).
   "Vogliamo organizzare anche forum continentali", spiega Stedile, che fa parte del Comitato nazionale. "Questo permetterà una maggiore partecipazione di delegati. La strategia è anche quella di cominciare a fare forum sociali tematici, come quello sull'educazione, che è stato fatto l'anno passato a Porto Alegre".
 Nella sala 2 della PUC, l'indiano  Siddhartha ha raccontato una parabola che, certo, riassume lo spirito che abbiamo vissuto al forum. E' più o meno così: "Le formichine stavano andando in giro e una disse che non aveva nessun obiettivo nella vita, che non sapeva che fare. Essa vide che c'erano moltissime formichine che stavano salendo una collina e sentì una voce che diceva: 'Vai là in cima, là in cima!'. Sentì varie volte questa voce che la stimolava ad andare sempre più avanti, travolgendo qualsiasi cosa vedesse di fronte a sé. Quando arrivò in cima alla collina disse: 'Ma non c'è niente qui!' E un'altra formichina disse: 'Non raccontarlo a nessuno!' "
Morale della favola: "Non siamo individui che lottano per un proprio spazio, ma siamo persone in relazione tra loro e con la natura, orizzontalmente, tutti uniti in lotta per un mondo migliore".

 Tribunale del debito
"Il debito estero è ingiusto, illegittimo e insostenibile", dice il verdetto.
 "Il debito estero dei paesi del Sud, essendo nato fuori dalle leggi nazionali e internazionali  e senza l'autorizzazione delle società, poiché ha favorito esclusivamente le élite e danneggiato la maggioranza della popolazione, e poiché viola la sovranità nazionale, è illegittimo, ingiusto e insostenibile sia dal punto di vista etico, che giuridico che politico. Gli accusati sono le banche e le transnazionali, i governi del Nord, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, le altre istituzioni finanziarie internazionali e i loro collaboratori nel Sud". Questo è il verdetto del tribunale del debito che è stato realizzato nell'ambito del Forum Social e ha riunito centinaia di persone di più di 50 paesi. Il verdetto sarà inviato al FMI e alla Banca Mondiale ad aprile, quando queste istituzioni si riuniranno a  Washington,  negli USA.
Durante le tre sessioni, i giurati hanno ascoltato una quindicina di testimoni che hanno denunciato le condizioni di miseria nei loro paesi, originate dal debito che è stato contratto dai governanti. Questi non hanno utilizzato i soldi a beneficio del popolo.
Il corpo dei giurati era costituito dal premio Nobel per la pace   Adolfo Perez Esquível, Yvone Yanez, dell' Equador, Sekhou Diarra e Tamba Tembile, del Mali, Dennins Brutus, dell'África del Sud, Shelly Emalyn Rao, delle  Fiji, Pedro Ross, di Cuba, Marie Frantz Joachim, di Haiti, Rosemary Nyere e Rogate Mshana, della Tanzânia.
L' argentina Nora Cortinãs, che faceva parte della presidenza, dice che il tribunale è stato simbolico, ma rivela un sentimento di insoddisfazione diffuso in molte parti del mondo. L'iniziativa andrà avanti con altre modalità. "Abbiamo approvato la realizzazione di udienze indipendenti relative ai debiti esteri nei vari paesi perché venga fatta una verifica contabile e giuridica, con l'intenzione di stabilire se esiste un debito da pagare. E' importante anche coinvolgere il maggior numero di persone in queste iniziative".