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Discorso di Fidel
- Subject: Discorso di Fidel
- From: "ASCARI CLARENZIO" <c.ascari at tin.it>
- Date: Tue, 5 Feb 2002 14:47:02 +0100
Discorso del Presidente della Repubblica di Cuba Fidel Castro Ruz, presso la Tribuna Aperta della Rivoluzione a San Antonio de los Baños, La Habana, 22 Settembre 2001. Compatrioti, quali che siano le cause profonde, i fattori di ordine economico e politico e i grandi colpevoli che lo hanno portato nel mondo, nessuno potrà negare che il terrorismo costituisce oggi un fenomeno pericoloso, indifendibile dal punto di vista etico, che deve essere sradicato. É comprensibile lo stato d'irritazione unanime in relazione al danno umano e psicologico causato al popolo nordamericano per la morte improvvisa e insolita di migliaia di cittadini innocenti, le cui immagini hanno fatto rabbrividire il mondo. A beneficio di chi? Dell'estrema destra, delle forze più retrograde e di destra e dei seguaci, di schiacciare la crescente ribellione mondiale e radere al suolo tutto ciò che rimane di progressista nel mondo. E' stato un errore enorme, una colossale ingiustizia e un grande crimine, a prescindere da chi siano stati gli organizzatori e i responsabili di tale azione. Ma, nel nome della giustizia e a fronte del particolare e strano titolo di "Giustizia Infinita", non si deve usare tale tragedia per iniziare irresponsabilmente una guerra che in realtà potrebbe convertirsi in una carneficina infinita di persone anch'esse innocenti. Le basi, la concezione, i propositi veritieri, gli animi e le condizioni per tale guerra si sono andate stabilendo precipitosamente negli ultimi giorni. Nessuno può affermare che è stata una cosa pensata in breve tempo, che aspettava un'opportunità. Coloro che, dopo quella che fu chiamata la fine della guerra fredda, hanno continuato ad armarsi fino ai denti, sviluppando i più sofisticati mezzi per uccidere e sterminare esseri umani, erano coscienti che la conversione di favolose somme in spese militari gli avrebbe dato il privilegio di imporre un dominio completo e totale sulla maggioranza dei popoli del mondo. Gli ideologi del sistema imperialista sapevano bene ciò che facevano e per quale motivo lo facevano. Dietro alla commozione e al dolore sincero di tutti i popoli della Terra davanti all'atroce e demenziale attacco terrorista contro il popolo degli Stati Uniti, gli ideologi più estremisti e i falconi più bellicosi, già situati in posizioni privilegiate di potere, hanno preso il comando del paese più potente del pianeta, le cui possibilità militari e tecnologiche parevano essere infinite. La loro capacità di distruggere ed uccidere è enorme; il loro modo di essere equanime, sereno, riflessivo e di sostegno è, in rapporto, minimo. La congiunzione di fattori - dove non sono esclusi la complicità e lo sfruttamento comune di privilegi di altri paesi potenti e ricchi - l'opportunismo, la confusione e il panico regnanti ne fanno una quasi inevitabile soluzione sanguinosa e imprevedibile. Quali che siano le azioni militari che si scateneranno, le prime vittime saranno le migliaia di milioni di abitanti del mondo povero e sottosviluppato con i suoi incredibili problemi economici e sociali, i suoi debiti insolvibili e il prezzo rovinoso dei suoi prodotti di base; le sue crescenti catastrofi naturali ed ecologiche, la sua fame e la sua miseria, la denutrizione di massa di bambini, adolescenti e adulti; la sua terribile epidemia dell'AIDS, della malaria, della tubercolosi, le sue malattie infettive che minacciano di sterminio intere nazioni. La grave crisi economica mondiale era già un fatto reale e irrefutabile che riguardava tutti i grandi poli del potere economico senza eccezione alcuna. Tale crisi si approfondirà irrimediabilmente a fronte delle nuove circostanze e, facendosi insopportabile per l'immensa maggioranza dei popoli, porterà caos, ribellione e ingovernabilità ovunque. Il prezzo sarà insolvibile anche per i paesi ricchi. Per anni non si potrà parlare con tutta la forza necessaria di ambiente e di ecologia, delle idee e delle ricerche realizzate e comprovate né dei progetti per proteggere la natura, perché lo spazio e le possibilità concesse saranno occupati da azioni militari, guerre e crimini tanto infiniti come la "Giustizia Infinita", titolo con il quale si pretende scatenare l'operazione bellica. Può rimanere qualche speranza dopo aver ascoltato, da sole 36 ore, il discorso del Presidente davanti al Congresso degli Stati Uniti? Non userò aggettivi, giudizi né parole offensive verso l'autore del discorso, che sarebbero completamente non necessarie e inopportune in istanti tesi e gravi come questi che richiedono di essere riflessivi ed equanimi. Mi limiterò a sottolineare alcune brevi frasi che esprimono il tutto: "Utilizzeremo qualsiasi arma di guerra che sarà necessaria". "Il paese non deve aspettarsi una sola battaglia ma una campagna prolungata, una campagna senza eguali nella nostra storia". "Qualsiasi nazione, in qualunque luogo, ora deve prendere una decisione: o stanno con noi o stanno con il terrorismo". "Ho chiesto alle Forze Armate di stare allerta e vi è una ragione: si avvicina l'ora per noi di entrare in azione ed essi ci faranno sentire orgogliosi". "Questa è una lotta di tutto il mondo, questa è una lotta della civilizzazione". "Vi chiedo di avere pazienza (...) per quella che sarà una campagna lunga. "Non sappiamo quale sarà il cammino di questo conflitto, ma sappiamo quale sarà la soluzione (...). E sappiamo che Dio non è neutrale." Chiedo a tutti i nostri compatrioti che riflettano con profondità e serenità sulle idee contenute in varie frasi menzionate: Stanno con noi o stanno con il terrorismo. Nessuna nazione del mondo è stata esclusa dal dilemma e nemmeno gli Stati grandi e potenti, nessuna nazione è stata trascurata dalla minaccia di guerre o attacchi. Utilizzeremo qualsiasi arma. Nessun procedimento, non importa quale dal punto di vista etico, nessuna minaccia per mortifera che sia - nucleare, chimica, biologica o altre - è stata esclusa. Non sarà un combattimento breve; sarà una guerra prolungata di molti anni, senza eguali nella storia. È la lotta di tutto il mondo, è la lotta della civilizzazione. Le conseguenze del nostro tempo e la speranza di tutti i tempi dipendono da noi. Infine, una confessione mai sentita in un discorso politico alla vigilia di una guerra, niente meno che in epoca di rischi apocalittici: "Non sappiamo quale sarà il cammino di questo conflitto, ma sappiamo quale sarà la soluzione. E sappiamo che Dio non è neutrale". L'affermazione è sorprendente. Meditando sulle parti reali o immaginarie di questa strana guerra santa che sta per iniziare, penso che sia impossibile distinguere da quale lato vi sia meno fanatismo. Giovedì, davanti al Congresso degli Stati Uniti, si è disegnata l'idea di una dittatura militare mondiale sotto l'egida esclusiva della forza, senza leggi né istituzioni internazionali di sorta. L'Organizzazione delle Nazioni Unite, assolutamente ignorata nella crisi attuale, non avrebbe autorità né nessuna prerogativa; ci sarebbe un solo capo, un solo giudice, una sola legge. Tutti abbiamo ricevuto l'ordine di allearci con il governo degli Stati Uniti o con il terrorismo. Cuba, con la morale che le conferisce l'essere stato il paese che ha ricevuto più attacchi terroristici durante lungo tempo, il cui popolo non trema davanti a nulla, né vi è minaccia o potere nel mondo capace di intimidirlo, proclama di essere contro il terrorismo e di essere contro la guerra. Anche se le possibilità sono remote, ribadisce la necessità di evitare una guerra con imprevedibili conseguenze, i cui autori hanno confessato di non avere nessuna idea di come si svilupperanno gli eventi. Ugualmente, ribadisce la sua disponibilità a cooperare con tutti gli altri paesi nello sradicamento del terrorismo. Qualche amico obiettivo e sereno dovrebbe consigliare al governo degli Stati Uniti di non lanciare i giovani soldati nordamericani in una guerra incerta in remoti, reconditi e inaccessibili luoghi, come una lotta contro fantasmi, dei quali non sanno dove si trovino e nemmeno se esistano oppure no e se le persone che uccidono abbiano o meno responsabilità nella morte dei loro compatrioti innocenti caduti negli Stati Uniti. Cuba mai si dichiarerà nemica del popolo nordamericano, oggi sottomesso ad una campagna senza precedenti per seminare odio e spirito di vendetta, a tal punto che si arriva ad impedire persino la musica che si ispira alla pace. Cuba, al contrario, farà sua questa musica e le sue canzoni per la pace saranno cantate persino dai bambini mentre sarà in atto la cruenta guerra che si annuncia. Succeda quel che succeda, mai si permetterà che il nostro territorio venga utilizzato per azioni terroriste contro il popolo degli Stati Uniti. E tutto quello che sarà alla nostra portata noi lo faremo per evitare azioni di questo tipo contro di loro. Oggi gli esprimiamo la nostra solidarietà, esortandoli alla calma ed alla pace. Un giorno ci daranno ragione. La nostra indipendenza, i nostri principi e conquiste sociali li difenderemo con onore fino all'ultima goccia di sangue, se saremo aggrediti! Non sarà facile strumentare dei pretesti per farlo. E, già che parliamo di guerra con l'uso di tutte le armi, è bene ricordare che nemmeno ciò sarebbe un'esperienza nuova. Sono passati circa quarant'anni da quando armi nucleari, tattiche o strategiche puntavano contro Cuba, e nessuno ricorda di aver visto un solo compatriota perdere il sonno per questo. Siamo gli stessi figli di quel popolo eroico, con una coscienza patriottica e rivoluzionaria più elevata che mai. È l'ora della serenità e del coraggio. Il mondo prenderà coscienza e farà ascoltare la propria voce davanti al dramma che lo minaccia e che sta per soffrire. Per i cubani è il momento preciso di proclamare con più orgoglio e decisione che mai: Socialismo o morte! Patria o morte! Vinceremo!
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