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Argentina: Sfida allo stato d'assedio
- Subject: Argentina: Sfida allo stato d'assedio
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it>
- Date: Thu, 20 Dec 2001 08:55:32 +0100
(repubblica.it) l'Argentina caccia Cavallo Alla fine il ministro dell'economia ha dato le dimissioni Saccheggi nei supermarket: sei morti negli scontri BUENOS AIRES - L'Argentina si è svegliata in stato d'assedio, come ai tempi della dittatura. Nella turbinosa notte in cui il paese è precipitato nel caos si è dimesso Domingo Cavallo, il superministro dell'economia, che si è chiuso nella sua casa presidiata da decine di poliziotti. La gente lo considera il responsabile del disfacimento economico della nazione, che non può più pagare i suoi debiti con l'estero e a farne le spese sono i poveri e la classe media. Così, nell'ora esatta in cui scattava lo stato d'assedio deciso dal presidente Fernando De La Rua, migliaia di cittadini di Buenos Aires sono scesi in piazza sfidando la polizia e chiedendo le dimissioni di Cavallo e del governo. E i manifestanti, che hanno invaso i luoghi "sacri" della politica argentina come Plaza de Mayo, hanno ottenuto quello che volevano. Poche ore dopo l'annuncio delle dimissioni. Oltre Cavallo, hanno lasciato altri membri del governo del presidente Fernando de la Rua. Il presidente De La Rua, ieri sera ha annunciato in Tv lo stato di emergenza, per fermare l'ondata di saccheggi nei supermercati che da giorni andava avanti in tutto il Paese, compresa Buenos Aires. A partire dalla mezzanotte di ieri, lo stato d'assedio doveva durare per 30 giorni. L'esigenza, ha detto de la Rua è di "mettere un freno alle violenze", perpetrate secondo lui "da alcuni gruppi nemici dell'ordine" che attuano "manovre per raggiungere fini che non raggiungerebbero per via elettorale". Ha infine assicurato, dai teleschermi della "Cadena Nacional" che la polizia "saprà distinguere tra bisognosi e violenti". La decisione dovrà essere approvata dal Parlamento. L'ultimo bilancio dei morti negli scontri tra assalitori dei negozi e forze dell'ordine, è di sei vittime. L'instaurazione dello stato di emergenza è stato accolto con sdegno dalla popolazione. Al termine del messaggio del presidente è esplosa la protesta in tutta l'Argentina. La gente, sostenuta dai sindacati, ha deciso di sfidare lo stadio d'assedio, a Buenos Aires migliaia di persone si sono riversate nelle strade, sia in periferia e sia in centro: cortei, file di auto che suonavano il clacson, gente che gridava dai balconi nei dintorni del "Congreso", il parlamento, della Casa Rosada, della residenza presidenziale di Olivos, dell'Obelisco e nel quartiere di Palermo. Il coro era: "Que se vayan", che se ne vadano. E anche dopo le dimissioni di Cavallo, la protesta non si è fermata. In Plaza de Mayo sono state lanciate molotov nella sede del ministero dell'economia dove si è sviluppato un incendio, e bruciano le palme nella piazza che ha ospitato per anni la protesta delle madri dei desaparecidos. Per oggi il sindacato di sinistra Cta ha proclamato lo sciopero generale, contro le misure del governo e per il risanamento. Nella notte si sono avute assemblee spontanee di quartiere, con le persone radunate in tutte le piazze della città. Sono partiti i "cacerolazos", le rumorose proteste con le pentole, e i picchetti agli incroci. Il bavaglio sta già avvolgendo i media: il Comfer, l'ente regolatore delle trasmissioni radiotelevisive, ha emesso un comunicato in cui ricorda che durante lo stato di assedio "l'informazione dovrà essere autentica, obiettiva e opportuna" e "non dovrà mettere in pericolo la sicurezza nazionale, né implicare l'elogio dei attività illegali o favorire la violenza. Una condotta che violi i succitati codici sarà punita in base alla legge 22285, approvata durante l'ultima dittatura militare". La prima reazione degli Usa è arrivata dal ministro del Tesoro Paul O'Neill: ha ridimensionato la gravità dello stato d'assedio proclamato in Argentina, dicendosi sicuro che il governo di Buenos Aires riuscirà in breve tempo a riportare la calma. O'Neill ha commentato che i problemi finanziari dell'Argentina non peseranno sui mercati internazionali, ormai preparati all'evenienza. Nello change the world before the world changes you www.peacelink.it/tematiche/latina/latina.htm
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