ARGENTINA su LaRepubblica



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Misura estrema per fermare gli assalti ai negozi e le rivolte
Si sarebbe dimesso il ministro dell'Economia, Cavallo

Argentina, De la Rua
proclama lo stato d'assedio

  
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BUENOS AIRES - Torna lo stato d'assedio in Argentina: a più di venti anni
dall'instaurazione della dittatura nel Paese, il presidente democraticamente
eletto Fernado De la Rua ha deciso di ricorrere alla più estrema delle
misure per fermare le rivolte e gli assalti ai negozi che si sono
moltiplicati in tutto il Paese in seguito alla crisi economica. L'annuncio
dello stato d'assedio non è ancora stato dato ufficialmente, ma è confermato
da fonti vicine alla presidenza - che preferiscono rimanere anonime -
all'agenzia Reuters.

La decisione è stata presa al termine di una riunione di emergenza del
governo convocata oggi nella Casa Rosada a Buenos Aires: al centro del
dibattito la politica economica restrittiva voluta dal ministro
dell'Economia Domingo Cavallo per arginare il debito pubblico nazionale,
pari a 132 miliardi di dollari. Cavallo, secondo voci non confermate,
potrebbe essersi dimesso: al suo posto subentrerebbe un triumvirato di
responsabili economici di ispirazione nettamente neoliberale.

Ieri il presidente De la Rua aveva negato di avere intenzione di dichiarare
lo stato d'assedio: ma gli assalti ai supermercati in tutto il paese, le
decine di feriti in seguito agli spintoni e ai proiettili di gomma sparati
dalla polizia, e i sassi lanciati contro la sua auto nel pieno centro della
capitale nel pomeriggio gli hanno fatto cambiare idea.

Fra ieri e oggi la gente è scesa in piazza in tutto il paese dando l'assalto
ai negozi e prendendo tutto quello che era possibile: cibo, vestiario, mezzi
di trasporto, beni per la casa. Scene simili a quelle viste nel 1989, quando
una rivolta cacciò l'allora presidente Raul Alfonsin. De la Rua ha deciso
una distribuzione di aiuti per sette milioni di dollari, ma questo non è
bastato a fermare la rabbia di un paese che vede ogni giorno le liste di chi
vive sotto la soglia della povertà allungarsi di 2000 persone.

L'economia argentina è in cattive acque da anni: quella che era una delle
maggiori promesse dei mercati emergenti alla negli anni '90, è stata
costretta ad ancorare la sua moneta al dollaro per arginare la svalutazione.
Ma la misura non ha funzionato. Ultimo a prendersi carico della drammatica
situazione è stato Domingo Cavallo, già autore negli anni passati di un
piano di ripresa economica che aveva raccolto i consensi degli economisti di
mezzo mondo. Questa volta il superministro dell'Economia ha presentato al
Parlamento misure che implicavano tagli alla spesa pubblica per il 2002 di
quasi il 20 per cento. Ma in un Paese che ha alle spalle quattro anni di
recessione e dove la disoccupazione è al 18,3 per cento, questa politica ha
provocato una durissima reazione popolare.

(19 dicembre 2001)


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Martin E.Iglesias     martinerrico at libero.it
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³Cadauno de nosotros somos el ladrillo de nuestra futura casa....²
³Ciascuno di noi è il mattone della nostra casa futura....²
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(Dalla Campagna NoNobel - http://www.peacelink.it/tematiche/latina/nobel/)