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In ricordo del profeta della liberazione Mons. Leonidas Proaņo - Ecuador
- Subject: In ricordo del profeta della liberazione Mons. Leonidas Proaņo - Ecuador
- From: Cristiano Morsolin <morsolin at yahoo.it>
- Date: Wed, 3 Oct 2001 17:20:14 +0200 (CEST)
AGGIORNAMENTO ECUADOR N. 17 Hola Peacelink, Oggi vorrei raccontarvi qualcosa della profezía di Taita Proano, di cui abbiamo festeggiato l’anniversario il 30 agosto scorso con una messa indígena nella comunita’ di Pucauaico, ricordando che la teologia della liberazione non e’ morta ma cammina nelle Chiese dei Poveri. Mons. Leonidas Proaño e’ un profeta che ha aperto nuovi cammini nella storia dell’Ecuador e di tutta l’America Latina. In un’epoca dove gli indigeni erano considerati come oggetti, come animali da soma che erano inclusi nel prezzo delle fattorie come gli animali e i mobili, la sua opzione per gli indios ha un gran valore, che ora continua con le organizzazioni come la CONAIE (Confederazione delle nazionalita’ indigene dell’Ecuador) e Pachacutik (il riferimento politico presente nel Parlamento Nazionale) e anche attraverso le manifestazioni popolari, che attualizzano il suo pensiero. La riforma agraria sperimentata con la terra di proprieta’ della diocesi, l’educazione popolare, la teologia india, la non-violenza attiva, l’opposizione al sistema capitalista, la valorizzazione delle diversita’ rappresentano alcune frontiere della sua azione e riflessione, simbolo di liberazione e di coscientizzazione non solo del mondo ancestrale indigeno ma per tutta la societa’. Allego i seguenti documenti: - INSEGNARE APPRENDENDO di Nidia Arrobo sull’educazione liberatrice, - GRIDO DI RIOBAMBA , documento storico - NEL SEGNO DELLA CHIESA INDIA, di Mons. Samuel Ruiz, gia vescovo del Chiapas. - IL SOGNATORE SE N’E’ ANDATO MA IL SOGNO RIMANE NELLA LOTTA DEI POPOLI INDIGENI, riflessione di Nidia Arrobo sul leviantamento popular e la lotta dei popoli indigeni. - RICORDANDO TAITA PROANO DIFENDENDO LA VITA, una riflessione finale della Fondazione Pueblo Indio. Saluti latinoamericani Cristiano Morsolin Ibarra, (Ecuador) martedi 2 ottobre 2001 INSEGNARE APPRENDENDO Nella prassi educativa, il cammino di Mons. Proaño mette al centro dell’attenzione dei punti che la testimonianza di Nidia Arrobo – Fondazione Pueblo Indio dell’Ecuador, ci riassume: § Fedelta’ alle origini, § Saper ascoltare, § Il respetto per l’altro § Lo studio di attualizzazione § Restituire la dignita’ FEDELTA’ ALLE PROPRIE ORIGINI “ Credo che un importante apporto al processo di insegnamento e apprendimento dell’opera pedagógica di Monsignor Proaño e’ il principio dell’ essere povero e farsi povero. Era sempre fedele alle proprie origini che continuamente ricordava e gli permetteva di essere completamente accettato dai poveri e dagli indigeni. Riflettendo sugli attuali schemi educativi non incontriamo quest’umilta’ visto che oggi il risultato del processo educativo e’ la formazione di un giovane arrivista che pensa all’educazione solo come mezzo per raggiungere posizioni migliori, per migliorare lo status sociale. Monsignor Proaño raggiunse una grande identificazione con i poveri e gli indigeni e fu un fedele seguace del messaggio di Puebla (la storica conferenza dell’episcopio latinoamericano del 1978), visto che parlava della necessita’ di fare un’opzione preferenziale, identificando gli indigeni come i piu’ poveri tra i poveri. Da questo punto di vista Mons. Proaño non ha mai avuto la tentazione della ricchezza, del denaro e per questo il povero lo riconosceva, prima come portavoce e poi come espressione stessa del proprio ideale di liberazione. INSEGNARE APPRENDENDO Il monsignore fu un grande maestro pero’, a sua volta, un alunno eccellente, insegnava apprendendo. Questa caratteristica di insegnare apprendendo rappresenta una nuova visione pedagógica. Non dimostrava cio’ che sapeva. Quando gli dicevano che era il maestro, ripeteva le parole di Gesu’:”Io non sono il maestro, solo Dio e’ il Maestro”. Per Mons. Proaño era importante mantenere questa relazione di eguaglianza con gli indigeni, non gli interesaba creare distanze tra chi sapeva e chi no, e neanche barriere. SAPER ASCOLTARE Un altro elemento che possiamo analizzare nella sua pedagogía e’ il saper ascoltare con una pazienza infinita, con una attitudine di valorizzazione di quello che l’altro dice che puo’ essere una persona, un gruppo, un’organizzazione. Ed ascoltando il suo propósito centrale era quello di far sentire la voce dei senza-voce. IL RISPETTO PER L’ALTRO Un altro elemento che mi piacerebbe far risaltare della sua opera educative e’ il rispetto per l’altro, un elemento importante per poter avanzare nel processo di insegnamento e apprendimento. Mons. Proaño rispettava i tempi, il ritmo delle persone e delle organización. Non si sentiva mai in diritto di interferire per imprre il suo ritmo e neanche si sentiva in diritto di giudicare, non giudicava nessuno. LO STUDIO Un altro elemento importante del lavoro del Monsignore fu l’interesse per aggiornarsi in tutti i settori legati all’attivita’ quotidiana. Incontrava del tempo per leggere, per aggiornarsi, per studiare, per stare al passo con le notizie, le opinióni, le proposte, gli avances scientifici e tecnologici, sopratutto nella conoscenza della realta’. Mons. Proaño ha donato tutto il tempo alla gente, sacrificando il suo spazio di riposo. Era sicuro di seguire il Vangelo. RESTITUIRE LA DIGNITA’ DEGLI INDIGENI In quella epoca gli indigeni erano considerati come oggetti, come animali da soma che erano inclusi nel prezzo delle fattorie come gli animali e i mobili. In questo contesto feudale dell’Ecuador, specialmente nel Chimborazo, dove c’erano situazioni di schiavitu’ nei confronti degli indigeni, Monsignor Proaño inizio’ un lavoro significativo e allo stesso tempo faticoso e lento per riscattare la dignita’ degli indigeni affinche’ si sentano persone, che conoscano e riconoscano i loro diritti sia individuali che collettivi. Il lavoro liberatore e di evangelizzazione asunto da Monsignor Proaño e’ diverso da quello svolto tradicionalmente nel nostro continente perche’ il Monsignore si preoccupo’ di vivere il Vangelo dalla parte degli indigeni; lavoro’ affinche’ nasca, a partire dagli indigeni, una propria espressione del Vangelo.” GRIDO DI RIOBAMBA Come l’educazióne liberatrice e’ una novita’ per il popolo nella dimensione locale, anche la prospettiva globale della Chiesa popolare, della Teologia India, ha un punto di vista pedagógico a livello ecclesiale, unendo la Parola di Dio con la vita di ogni giorno. Questo documento “il grido di Riobamba” (preparato nell’ incontro internazionale per il 10º anniversario della morte e resurrezióne di Leonidas Proaño, dove partecipo’ anche d. Franco Monterubbianesi, presidente internazionale del movimento “Noi ragazzi del mondo”) riassume alcune attualizzazioni del mensaggio liberatore di Taita Proaño. “Dalle alture luminose del Chimborazo, dove ci siamo riuniti per il 10 anniversario della morte e risurrezione di Leonidas Proaño, buon pastore di Riobamba, desideriamo associarci al “Grido degli Esclusi” e alle speranze dei Popoli del nostro Continente. Ci convoca ecuménicamente il Dio dell’Esodo e della Pasqua, che sempre ascolta il clamore del suo popolo nei processi di Liberazione e di Vita. Ci accoglie, con fraterna generosita’, la chiesa di Riobamba, con il suo pastore Monsignor Victor Corral. Con la memoria del Patriarca di Riobamba celebriamo anche il 30’ aniversario di Medellín, il 25’ aniversario del Consiglio Latinoamericano delle Chiese CLAI e il 50’ anniversaio del Consiglio Mondiale delle Chiese CMI. E con tutte le chiese del mondo ci prepariamo a celebrare il Giubileo della venuta di Gesu’Cristo. Durante questi giorni di aniversario abbiamo visitato le comunita’ e partecipato a vari incontri di indigeni, afroamericani, agenti di pastorale e CEBs, constatando in tutti questi contatti la vitalita’ di questa chiesa tanto proféticamente coltivata dai suoi pastori e tanto resa protagonista dal poplo dei poveri. In quest’ora giubilare, vogliamo fare nostre le grandi cause che forgiano l’anima e l’azione di Monsignor Proaño: § L’opzione per i poveri, mai come oggi d’attualita’, perche’ sono il 70% degli esclusi della nostra America, da parte del sistema neoliberista. § Le lotte e i contributi alternativi dei popoli indigeni ( e anche dei popoli afroamericani), sopratutto nella difesa della terra e nell’esperienza della propria identita’ culturale e di autonomia sociale. § La comunita’, come espressione della “comunione e partecipazione” fraterna nella chiesa e nella societa’. § La solidarieta’ tra i popoli e le Chiese della nostra Grande Patria e con le Chiese e i popoli di altri continenti, soprattutto del terzo mondo. 1.A partire dall’opzione dei poveri: Ø Denunciamo instancabilmente l’iniquita’ del neoliberismo come mercato totale, sistema di esclusione, idolatria del lusso ed ecocidio incontrollato, cosi’ come il crescente armamento e la militarizzazione e il paramilitarismo repressivo. Ø Insieme alle voci che provengono da varie parti del mondo, annunciamo la bestiale perversita’ dell’annunciato Accordo Multilaterale di Investimento AMI. Ø Lottiamo permanentemente per l’abolizione del debito estero e per il pagamento del debito sociale, accumulati contro la vita e la dignita’ dei nostri popoli. Ø Rivendichiamo la riforma delle istituzioni internazionali (ONU, FMI, BM, G-8) che privilegiano i paesi sfruttatori e rivendichiamo anche la riforma delle istituzioni politiche, giuridiche e sociali dei nostri stati. Ø Appoggiamo con una solidarieta’ effettiva i processi di liberazione e di pace contro l’impunita’ e la violenza istituzionalizzata del nostro Continente, particolarmente in Guatemala, Messico, Colombia e Haiti. Ø Stimoliamo la partecipazione corresponsabile del Popolo nella politica e nelle varie manifestazioni del movimento popolare e della cittadinanza. 2. Passeremo dall’ecumenismo delle intenzioni e dei discorsi,dei gesti isolati, al riconoscimento mutuo delle Chiese, depositarie complementariamente della verita’ e santita’ dell’unico mistero di Cristo: · Cercando di superare le ambizioni storiche fino alle disqisizioni dottrinali che non sempre hanno a che vedere con i Vangelo; · Servendo profeticamente la diaconia della “giustizia, pace e integrita’ del creato”; · Dialogando macroecomunicamente, con tutte le religioni, indigene e afroamericane, a partire dalla fede di un solo Dio e una sola famiglia umana, dentro di uno spirito di accoglienza e conversione, autocritico e critico; · Aiutando a superare l’accentramento e l’autoritarismo della Chiesa Cattolica e di atomizzare le chiese evangeliche; · Riconoscendoci tutti e tutte iguali per il battesimo e per il servizio al Regno, potenziando la partecipazione adulta del laicato, e particolarmente della donna, nella chiesa, esercitando questa partecipazione nei vari ministeri e nei posti di decisione; · Inculturando alla luce del Vangelo e con la liberta’ dello Spirito, la liturgia, la teologia e tutta la pastorale. · Costruendo giorno dopo giorno la chiesa che sogniamo come popolo di Dio, con la Bibbia fatta vita, nelle comunita’ ecclesiali di base, nelle pastorali sociali, nella creativita’ fedele al Vangelo e al nostro tempo e alla nostra America... Vogliamo che questo sia il modo di vivere e di aiutare a vivere, nelle nostre rispettive chiese e paesi, il vero Giubileo permanente che instauro’ Gesu’ di Nazareth. Oltre qualsiasi commemorazione trionfalistica e occasionale, vogliamo concretizzare il significato del Giubileo Biblico nei nostri contesti sociali e religiosi: per una conversione personale e strutturale delle nostre chiese e societa’, nell’esperienza di fede inculturamente e con coerenza, con l’esperienza fraterna di una pace con la giustizia e la dignita’, nella soddisfazione delle rivendicazioni della terra, salute, cibo, educazione, comunicazione e lavoro... Vogliamo salvaguardare la memoria storica delle nostre chiese e dei nostri popoli, sentendoci responsabili dei secoli di lotta e di martirio che non si possono cancellare. Camminiamo con molti fratelli e sorelle in America, in tutto il terzo mondo e anche nel primo mondo solidale, contestando con speranza il fatalismo del sistema unico che ci vogliono imporre. E confidando nell’amorosa presenza del Dio di Gesu’, liberatore dei poveri, Padre-Madre della famiglia umana.” Per la Chiesa cattólica: Samuel Ruiz Poer le Chiese Protestanti ed evangéliche: Federico Pagura Per i teólogi: José Comblin Per i pastoralisti: José Oscar Beozzo Per la vita religiosa: Magdalena Vandenheen Per il laicato: Adolfo Pérez Esquivel Riobamba, Ecuador, 30 agosto 1998 NEL SEGNO DELLA CHIESA INDIA Il cammino promosso da Mons. Proaño porta al rinnovamento profondo dell’organizzazione e della teologia della chiesa promuovendo il protagonismo dei popoli indigeni alla costruzione della chiesa, nella realizzazione della liturgia, della lettura biblica, la teologia, la pastorale, ecc. Significa optare seriamente per rinascere dal popolo, rompendo le alleanze con i poteri imperiali e ritornando a essere chiesa dei poveri, la chiesa del sovversivo di Nazareth, condannato a morte dall’impero. La “rivoluzione del poncho” annuncia un rinnovamento nel senso ecclesiale, condivisa con il cammino di altre chiese popolari storiche come quella di Sao Felix de Araguaia (Brasil) insieme al suo vescovo dom Pedro Casaldaliga, di El Quiche’ (Guatemala) insieme al suo vescovo Mons. Julio Cabrera Ovalle, di San Cristóbal de las Casas, Chiapas (México) insieme al suo vescovo Mons. Samuel Ruiz Garcia, che ci indica questo cammino: “(...) Mons. Proaño fu’ l’attore chiave di una profonda revisione ed evoluzione dell’azione della Chiesa con i popoli indigeni, che avanzava grazie alla sua conoscenza ed esperienza. (..) Va ricordato che camminavamo insieme ai poveri, specialmente agli indigeni, i piu’ poveri tra i poveri. Insieme abbiamo dovuto portare la croce della reazione dei potenti di fronte alle nostre posizioni pastorali. Basta ricordare l’episodio della nostra detenzione da parte della polizia nazionale e dell’esercito dell’Ecuador (detenzione durata 30 ore di 17 vescovi e piu’ di 40 sacerdoti, religiose e laici , tra cui Adolfo Perez Esquivel, Premio nobel per la pace). Fu in occasione dell’incontro pastorale che la Diocesi di Riobamba organizzo’, a partire dall’esperienza pastorale di Riobamba, riflettendo insieme ai 17 vescovi di vari paesi, inclusi 4 statunitensi, sul nostro cammino a fianco dei poveri. Questa detenzione che abbiamo sofferto, lontano dal desolamento, ci uni’ maggiormente nel nostro impegno con i poveri e cosi’ ogni anno abbiamo continuato a riunirci in diversi paesi per valutare, riflettere e approfondire questo impegno. Riassumendo: il Concilio Vaticano II, la preparazióne e la realizzazióne della II Conferenza Generale dell’ Episcopato Latinoamericano di Medellín, la partecipazióne in diversi Dipartimenti del CELAM, i diversi incontri pastorali, di solidarieta’, di teologia india, dei diritti umani, furono occasioni di amicizia, di mutuo arricchimento e stimolo fraterno nel cammino pastorale di tre decadi a fianco del fratello maggiore Leonidas Proaño. Mi rimangono chiare alcune linee teologico-pastorali nelle quali Mons. Proaño fu pioniere e sperimentato realizzatore, come ad esempio: § Pastorale Indígena § Pastorale d’insieme § Diritti umani § Solidarieta’ § Inculturazione e teología india § Comunita’ Ecclesiali di Base § Identita’ Latinoamericana, ecc. Tutto cio’ rimane nei vari scritti che ci arrivarono; pero’ la migliore definizione della sua spiritualita’, della sua sensibilita’ umana, della sua forza teologica e della sua opzione per i poveri, fu’ il “volto di Cristo sofferente nei settori piu’ sfavoriti ed esclusi”, come citato nella conclusione di Puebla di cui fu’ presidente del gruppo di lavoro sulla realta’ latinoamericana. Per tutto cio’ e soprattutto per la sua testimonianza esemplare, Mons. Proaño e’ giustamente incluso nell’elenco della nuova Patristica Latinoamericana insieme a figure come Dom Helder Camara, D. Sergio Mendez Arceo, M.Oscar Arnulfo Romero, per citarne alcuni, e che se Dio un giorno vorra’, inserira’ nell’elenco dei santi. (21 gennaio 1998). IL SOGNATORE SE N’E’ ANDATO MA IL SOGNO CONTINUA NELLA LOTTA DEI POPOLI INDIGENI La “rivoluzione del poncho” continua nella lotta dei popoli indigeni. Per esempio i ragazzi lustrascarpe del progetto “Muchachos Solidarios” hanno partecipato alle rivolte popolari del febbraio scorso presso l’Universita’ Salesiana. Di questo percorso socio-politico-economico ci parla Nidia Arrobo – Fondazione Pueblo Indio dell’Ecuador: “La crisi economica, etica e sociale che colpisce gli equatoriani ha connotación drammatiche e minaccia di deteriorare sempre piu’ l’esistenza dei popoli indigeni e la sopravvivenza degli impoveriti. Minaccia anche di accellerare l’incontenibile éxodo di migliaia di tristi compatrioti che cercano disperatamente “giorni migliori” in Europa e negli USA. Il quadro di fondo e’ costituito dalle esigenze fondo-monetaristiche , imposte dagli anni ottanta, della globalizzazione e delle politiche neoliberali che con la loro sete di guadagno stanno cercando qualcuno da divorare. In questo contesto, a partire dalla decada degli anni novanta, il movimento indigeno ecuatoriano si e’ costituito come referente delle mobilitazioni che affrontano questo progetto di morte. La sua azione non solo interroga il carattere neocoloniale escludente dello stato uninazionale, ma anche si e’ convertito nella guida di tutte le domande sociali, di tutti i problemi vigenti, di tutte le grida di giustizia. Per la sua capacita’, tenacia e forza organizzativa, il movimento indigeno e’ entrato nello scenario político e si e’ convertito in attore sociale principale. Il progresso piu’ trascendentale del pensiero político dei popoli indigeni si esprime nella proposta rivolta allo stato ecuatoriano affinche’ si riconoscano le condizioni di nazionalita’, categoría storica che rafforza e indica l’orizzonte della propria lotta e rivela la carenza democratica dello stato. Pero’ la lotta indígena non si limita a questioni specifiche. I popoli ancestrali dell’Ecuador, constatando gli effetti perversi e le devastanti conseguenze della globalizzazione, si sono convertiti nel Robinson Crusoe della societa’ equatoriana e hanno optato per affrontare la crisi nella sua globalita’. Nelle manifestazioni del febbraio scorso con il grido “niente solo per gli indios” i popoli hanno scritto una delle migliori pagine di storia nelle lotte sociali dell’Ecuador: obbligarono il gobernó a sedersi in un tavolo di dialogo – da pari a pari – e a rubricare un acordó nazionale in sui si riconosce “ l’esistenza di conflitti storicamente non risolti nella relazione Stato-Popoli indigeni, e che il processo di aggiustamento strutturale genera impatti negativi nei popoli indigeni e nei settori poveri del paese”. Alcuni aspetti rilevanti di questo accordo di 23 punti, per essere risolti nel tavolo di dialogo e concertazione, sono legati al prezzo del combustibile e del trasporto, all’aggiustamento economico, alla riattivazione dell’apparato produttivo, con domande concrete di fronte alle politiche fiscali, sociali, migratorie, finanziarie, commerciali e monetarie, con esigenze definite per la riforma tributaria e della sicurezza sociale, con la regionalizzazione del Plan Colombia e della presenza della base statunitense di Manta, con proposte alternative di fronte alla privatizzazione, alla decentralizzazione dello Stato e con le legittime rivendicazioni di fronte alle pressanti esigenze delle nazionalita’ e di popoli indigeni. I popoli indigeni dell’Ecuador hanno cercato di promuovere “un processo di attenzione e dialogo nazionale permanente, orientato a trattare e a generare politiche di stato per superare la storica esclusione dei popoli e le iniquita’ generate dall’aggiustamento”. Si sono creati tavoli di dialogo che aprano spazi di partecipazione cittadina, a partire dai quali si ricerchi una costruzione collettiva delle soluzioni che il paese domanda per stabilire un nuovo tipo di relazioni tra stato e i popoli indigeni. Dopo quattro mesi di ricerche nel tavolo del dialogo non si percepisce da parte del gobernó ecuatoriano ne’ sensibilita’, ne’ volonta’ política per compiere gli accordi firmati, che dimostra la debolezza e la poca capacita’ di azioni di fronte alla crisi nazionale. Quindi i popoli indigeni hanno manifestato che non vogliono dialogare in ginocchio perche’ esiste la giustizie e il diritto e hanno capacita’ e forza morale per ricostruire creativamente le strategie della loro lotta di fronte al gobernó e al caos generato dalla globalizzazioe e dal neoliberismo” ( 3 luglio 2001) . CELEBRIAMO TAITA PROAÑO DIFENDENDO LA VITA Concludiamo questo capitolo sottolineando che teniamo la responsabilita’ di celebrare Taita Proaño difendendo la vita. E’ una coscienza che hanno maturato anche i ragazzi: per esempio la comunita’ “Cristo de la calle” ha partecipato all’anniversario di Pucahuaico nell’agosto del 1999 e del 2001; la fondazione “Mano Amiga” ha festeggiato l’11’anniversario insieme a P. Agustin Bravo, vicario generale di Mons. Proaño. “Ricodando la sua vita, le sue parole e la sua testimonianza storica, ci ha portato la memoria dei vecchi e dei nuovi faraóni che schiavizzano il popolo, che tradiscono il piano amorevole di Dio che Leonidas denuncio’ e chiamo’ a conversione. In un contesto di globalizzazione neoliberale, di tirannia financiaría internazionale, di idolatria del mercato che provoca l’impoverimento massiccio e accellerato, la morte dei nostri padri e nonni della terza eta’, il suicidio di bambini abbandonati dai loro genitori emigranti o per la violenza familiare prodotto della crisi economica, sociale e morale. Lo spirito di Leonidas si e’ alzato come un Fratello buono, come profeta valoroso, come compagno del viaggio del Regno. Ricordarlo ci ha fatto fare memoria dei suoi inviti a costruire la vera PACE, frutto della giustizia , chiamata che ora si fa’ piu’ urgente, quando sul nostro continente e in particolare sulla regione andina, emerge la minaccia di una nuova strategia di intervento militare nordamericano chiamato Plan Colombia e la nuova ofensiva economica, che pretende di convertirci in un mercato imprigionato o nel grande mondezzaio della sovraproduzione dell’economia, conformata nell’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA). Ricordarlo ci ha fatto far memeria delle abominevoli conseguenze dell’applicazione di questi piani neoliberali che distruggono le famiglie, che incrementano vertiginosamente la massa degli impoveriti e esclusi y ci ha fatto ricordare le radici ultime di tutto questo attentato all’umanita’. Il sistema capitalista e’ organizzato per sfruttare, per discriminare, per corrompere, per mentire, per riprodurre morte, per generare popolazione inutile che non serve al capitale per la sua riproduzione. Ricordarlo ci ha fatto pensare anche ai piccoli del Vangelo, agli impoveriti di ieri e di oggi, ai popoli indigeni, alle donne, ai giovani, ai migranti, ai bambini, ai pregiudicati dalle banche, ai vecchietti che chiedono giustizia, ai movimenti sociali, alle CEBs, ai difensori dei diritti umani, ai movimenti ecologisti, a tutti gli esclusi... ai migliaia manifestanti che si riuniscono ogni volta a Seattle, Davos, Porto Alegre, Praga, Genova e in qualche luogo dove si riunisce l’FMI, la Banca Mondiale o la OMC e tutte le organización sovranazionali che organizzano il modo per imporre al mondo la globalizzazione neoliberale In quest’ora aggiorniamo la parola di Gesu’: “Perche’ tu Padre hai occultato queste cose ai ricchi e ai potenti e le hai rivelate ai piccoli” (Luca 10,21), a coloro che hanno sete e fame di giustizia, a coloro che non hanno persona la fiducia nei poveri, la FEDE in una nuova societa’ e in un mondo veramente giusto, a coloro che non hanno perduto l’allegria malgrado il dolore che provoca la crisi, a coloro che mantengono un cuore sensibile per sentire come proprio il dolore della gente e ad alzarsi per attivarsi insieme, per combattere insieme, a coloro che non hanno imparato a odiare malgrado tutta la perversita’ che uccide il popolo, e ubriacarsi dell’amore piu’ puro che continua la lotta interminabile per il tuo Regno, a coloro che con semplicita’ e umilta’ accettano la tua parola e la mettono in pratica e costruiscono generosamente il tuo Regno in famiglia, nel quartiere, nella comunita’, nell’organizzazione sociale, nell’organizzazione política.” BIBIOGRAFIA El EVANGELIO SUBSERSIVO, Leonidas Proaño, Salamanca, Ediciones Sigueme 1987 MIRANDO A LOS OJOS, Testimonios de vida sobre Monseñor Leonidas Proaño – Comision Permanente de Derechos Humanos de Chimborazo – 1998, Riobamba EL SOÑADOR SE FUE’ MAS SU SUEÑO SE QUEDA, - Agustín Bravo Muñoz, Ed. Salesiana – 1999 CREO EN EL HOMBRE Y EN LA COMUNIDAD, Leonidas Proaño, Corporacion Editora Nacional, 1989 EDUCACION LIBERADORA, Leonidas Proaño, Corporacion Editora Nacional 1993 EL EVANGELIO SUBSERSIVO, Leonidas Proaño, Salamanca, Ed. Sigueme 1987 CONCIENTIZACION, EVANGELIZACION Y POLITICA, Leonidas Proaño, Salamanca, Ed. Sigueme 1987 RUPITO, Leonidas Proaño, Ed. El Conejo 1985 TEOLOGIA INDIA, Memorias, Experiencias y Reflexiones de Encuentros Teologicos Regionales, Ed. Abya Yala 1993 LA REBELION DE LOS INDIOS, Kinto Lucas, Ed. Abya Yala 2001 LA CUARTA VIA AL PODER, el 21 de enero desde una perspectiva latinoamericana, Heinz Dieterich, Fidel Castro, Hugo Chavez, Noam Chomsky, Ed. Abya Yala 2001 ______________________________________________________________________ Do You Yahoo!? Il tuo indirizzo gratis e per sempre @yahoo.it su http://mail.yahoo.it
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