In ricordo del profeta della liberazione Mons. Leonidas Proaņo - Ecuador



AGGIORNAMENTO ECUADOR N. 17

Hola Peacelink,
Oggi vorrei raccontarvi qualcosa della profezía di
Taita Proano, di cui abbiamo festeggiato
l’anniversario il 30 agosto scorso con una messa
indígena nella comunita’ di Pucauaico, ricordando che
la teologia della liberazione non e’ morta ma cammina
nelle Chiese dei Poveri.
Mons. Leonidas Proaño e’ un profeta che ha aperto
nuovi cammini nella storia dell’Ecuador e di tutta
l’America Latina. In un’epoca dove gli indigeni erano
considerati come oggetti, come animali da soma che
erano inclusi nel prezzo delle fattorie come gli
animali e i mobili, la sua opzione per gli indios ha
un gran valore, che ora continua con le organizzazioni
come la CONAIE (Confederazione delle nazionalita’
indigene dell’Ecuador) e Pachacutik (il riferimento
politico presente nel Parlamento Nazionale) e anche
attraverso le manifestazioni popolari, che
attualizzano il suo pensiero.
La riforma agraria sperimentata con la terra di
proprieta’ della diocesi, l’educazione popolare, la
teologia india, la non-violenza attiva, l’opposizione
al sistema capitalista, la valorizzazione delle
diversita’ rappresentano alcune frontiere della sua
azione e riflessione, simbolo di liberazione e di
coscientizzazione non solo del mondo ancestrale
indigeno ma per tutta la societa’.
Allego i seguenti documenti:
-	INSEGNARE APPRENDENDO di Nidia Arrobo
sull’educazione liberatrice,
-	GRIDO DI RIOBAMBA , documento storico
-	NEL SEGNO DELLA CHIESA INDIA, di Mons. Samuel Ruiz,
gia vescovo del Chiapas.
-	IL SOGNATORE SE N’E’ ANDATO MA IL SOGNO RIMANE NELLA
LOTTA DEI POPOLI INDIGENI, riflessione di Nidia Arrobo
sul leviantamento popular e la lotta dei popoli
indigeni.
-	RICORDANDO TAITA PROANO DIFENDENDO LA VITA, una
riflessione finale della Fondazione Pueblo Indio.

Saluti latinoamericani
Cristiano Morsolin
Ibarra, (Ecuador) martedi 2 ottobre 2001


INSEGNARE APPRENDENDO

Nella prassi educativa, il cammino di Mons. Proaño
mette al centro dell’attenzione dei punti che la
testimonianza di Nidia Arrobo – Fondazione Pueblo
Indio dell’Ecuador, ci riassume:
§	Fedelta’ alle origini,
§	Saper ascoltare,
§	Il respetto per l’altro
§	Lo studio di attualizzazione
§	Restituire la dignita’

FEDELTA’ ALLE PROPRIE ORIGINI
“ Credo che un importante apporto al processo di
insegnamento e apprendimento dell’opera pedagógica di
Monsignor Proaño e’ il principio dell’ essere povero e
farsi povero. Era sempre fedele alle proprie origini
che continuamente ricordava e gli permetteva di essere
completamente accettato dai poveri e dagli indigeni.
Riflettendo sugli attuali schemi educativi non
incontriamo quest’umilta’ visto che oggi il risultato
del processo educativo e’ la formazione di un giovane
arrivista che pensa all’educazione solo come mezzo per
raggiungere posizioni migliori, per migliorare lo
status sociale.
Monsignor Proaño raggiunse una grande identificazione
con i poveri e gli indigeni e fu un fedele seguace del
messaggio di Puebla (la storica conferenza
dell’episcopio latinoamericano del 1978), visto che
parlava della necessita’ di fare un’opzione
preferenziale, identificando gli indigeni come i piu’
poveri tra i poveri.
Da questo punto di vista Mons. Proaño non ha mai avuto
la tentazione della ricchezza, del denaro e per questo
il povero lo riconosceva, prima come portavoce e poi
come espressione stessa del proprio ideale di
liberazione.

INSEGNARE APPRENDENDO
Il monsignore fu un grande maestro pero’, a sua volta,
un alunno eccellente, insegnava apprendendo. Questa
caratteristica di insegnare apprendendo rappresenta
una nuova visione pedagógica. Non dimostrava cio’ che
sapeva. Quando gli dicevano che era il maestro,
ripeteva le parole di Gesu’:”Io non sono il maestro,
solo Dio e’ il Maestro”.
Per Mons. Proaño era importante mantenere questa
relazione di eguaglianza con gli indigeni, non gli
interesaba creare distanze tra chi sapeva e chi no, e
neanche barriere.

SAPER ASCOLTARE
Un altro elemento che possiamo analizzare nella sua
pedagogía e’ il saper ascoltare con una pazienza
infinita, con una attitudine di valorizzazione di
quello che l’altro dice che puo’ essere una persona,
un gruppo, un’organizzazione. Ed ascoltando il suo
propósito centrale era quello di far sentire la voce
dei senza-voce.

IL RISPETTO PER L’ALTRO
Un altro elemento che mi piacerebbe far risaltare
della sua opera educative e’ il rispetto per l’altro,
un elemento importante per poter avanzare nel processo
di insegnamento e apprendimento. Mons. Proaño
rispettava i tempi, il ritmo delle persone e delle
organización. Non si sentiva mai in diritto di
interferire per imprre il suo ritmo e neanche si
sentiva in diritto di giudicare, non giudicava
nessuno.

LO STUDIO
Un altro elemento importante del lavoro del Monsignore
fu l’interesse per aggiornarsi in tutti i settori
legati all’attivita’ quotidiana. Incontrava del tempo
per leggere, per aggiornarsi, per studiare, per stare
al passo con le notizie, le opinióni, le proposte, gli
avances scientifici e tecnologici, sopratutto nella
conoscenza della realta’.
Mons. Proaño ha donato tutto il tempo alla gente,
sacrificando il suo spazio di riposo. Era sicuro di
seguire il Vangelo.

RESTITUIRE LA DIGNITA’ DEGLI INDIGENI
In quella epoca gli indigeni erano considerati come
oggetti, come animali da soma che erano inclusi nel
prezzo delle fattorie come gli animali e i mobili.
In questo contesto  feudale dell’Ecuador, specialmente
nel Chimborazo, dove c’erano situazioni di schiavitu’
nei confronti degli indigeni, Monsignor Proaño inizio’
un lavoro significativo e allo stesso tempo faticoso e
lento per riscattare la dignita’ degli indigeni
affinche’ si sentano persone, che conoscano e
riconoscano i loro diritti sia individuali che
collettivi.
Il lavoro liberatore e di evangelizzazione asunto da
Monsignor Proaño e’ diverso da quello svolto
tradicionalmente nel nostro continente perche’ il
Monsignore si preoccupo’ di vivere il Vangelo dalla
parte degli indigeni; lavoro’ affinche’ nasca, a
partire dagli indigeni, una propria espressione del
Vangelo.”



GRIDO DI RIOBAMBA

Come l’educazióne liberatrice e’ una novita’ per il
popolo nella dimensione locale, anche la prospettiva
globale della Chiesa popolare, della Teologia India,
ha un punto di vista pedagógico a livello ecclesiale,
unendo la Parola di Dio con la vita di ogni giorno.
Questo documento “il grido di Riobamba” (preparato
nell’ incontro internazionale per il 10º anniversario
della morte e resurrezióne di Leonidas Proaño, dove
partecipo’ anche d. Franco Monterubbianesi, presidente
internazionale del movimento “Noi ragazzi del mondo”)
riassume alcune attualizzazioni del mensaggio
liberatore di Taita Proaño.

“Dalle alture luminose del Chimborazo, dove ci siamo
riuniti per il 10 anniversario della morte e
risurrezione di Leonidas Proaño, buon pastore di
Riobamba, desideriamo associarci al “Grido degli
Esclusi” e alle speranze dei Popoli del nostro
Continente.
Ci convoca ecuménicamente il Dio dell’Esodo e della
Pasqua, che sempre ascolta il clamore del suo popolo
nei processi di Liberazione e di Vita.
Ci accoglie, con fraterna generosita’, la chiesa di
Riobamba, con il suo pastore Monsignor Victor Corral.
Con la memoria del Patriarca di Riobamba celebriamo
anche il 30’ aniversario di Medellín, il 25’
aniversario del Consiglio Latinoamericano delle Chiese
CLAI e il 50’ anniversaio del Consiglio Mondiale delle
Chiese CMI.
E con tutte le chiese del mondo ci prepariamo a
celebrare il Giubileo della venuta di Gesu’Cristo.
Durante questi giorni di aniversario abbiamo visitato
le comunita’ e partecipato a vari incontri di
indigeni, afroamericani, agenti di pastorale e CEBs,
constatando in tutti questi contatti la vitalita’ di
questa chiesa tanto proféticamente coltivata dai suoi
pastori e tanto resa protagonista dal poplo dei
poveri.
In quest’ora giubilare, vogliamo fare nostre le grandi
cause che forgiano l’anima e l’azione di Monsignor
Proaño:
§	L’opzione per i poveri, mai come oggi d’attualita’,
perche’ sono il 70% degli esclusi della nostra
America, da parte del sistema neoliberista.
§	Le lotte e i contributi alternativi dei popoli
indigeni ( e anche dei popoli afroamericani),
sopratutto nella difesa della terra e nell’esperienza
della propria identita’ culturale e di autonomia
sociale.
§	La comunita’, come espressione della “comunione e
partecipazione” fraterna nella chiesa e nella
societa’.
§	La solidarieta’ tra i popoli e le Chiese della
nostra Grande Patria e con le Chiese e i popoli di
altri continenti, soprattutto del terzo mondo.

1.A partire dall’opzione dei poveri:
Ø	Denunciamo instancabilmente l’iniquita’ del
neoliberismo come mercato totale, sistema di
esclusione, idolatria del lusso ed ecocidio
incontrollato, cosi’ come il crescente armamento e la
militarizzazione e il paramilitarismo repressivo.
Ø	Insieme alle voci che provengono da varie parti del
mondo, annunciamo la bestiale perversita’
dell’annunciato Accordo Multilaterale di Investimento
AMI.
Ø	Lottiamo permanentemente per l’abolizione del debito
estero e per il pagamento del debito sociale,
accumulati contro la vita e la dignita’ dei nostri
popoli.
Ø	Rivendichiamo la riforma delle istituzioni
internazionali (ONU, FMI, BM, G-8) che privilegiano i
paesi sfruttatori e rivendichiamo anche la riforma
delle istituzioni politiche, giuridiche e sociali dei
nostri stati.
Ø	Appoggiamo con una solidarieta’ effettiva i processi
di liberazione e di pace contro l’impunita’ e la
violenza istituzionalizzata del nostro Continente,
particolarmente in Guatemala, Messico, Colombia e
Haiti.
Ø	Stimoliamo la partecipazione corresponsabile del
Popolo nella politica e nelle varie manifestazioni del
movimento popolare e della cittadinanza.

2. Passeremo dall’ecumenismo delle intenzioni e dei
discorsi,dei gesti isolati,  al riconoscimento mutuo
delle Chiese, depositarie complementariamente della
verita’ e santita’ dell’unico mistero di Cristo:
·	Cercando di superare le ambizioni storiche fino alle
disqisizioni dottrinali che non sempre hanno a che
vedere con i Vangelo;
·	Servendo profeticamente la diaconia della
“giustizia, pace e integrita’ del creato”;
·	Dialogando macroecomunicamente, con tutte le
religioni, indigene e afroamericane, a partire dalla
fede di un solo Dio e una sola famiglia umana, dentro
di uno spirito di accoglienza e conversione,
autocritico e critico;
·	Aiutando a superare l’accentramento e
l’autoritarismo della Chiesa Cattolica e di atomizzare
le chiese evangeliche;
·	Riconoscendoci tutti e tutte iguali per il battesimo
e per il servizio al Regno, potenziando la
partecipazione adulta del laicato, e particolarmente
della donna, nella chiesa, esercitando questa
partecipazione nei vari ministeri e nei posti di
decisione;
·	Inculturando alla luce del Vangelo e con la liberta’
dello Spirito, la liturgia, la teologia e tutta la
pastorale.
·	Costruendo giorno dopo giorno la chiesa che sogniamo
come popolo di Dio, con la Bibbia fatta vita, nelle
comunita’ ecclesiali di base, nelle pastorali sociali,
nella creativita’ fedele al Vangelo e  al nostro tempo
e alla nostra America...

Vogliamo che questo sia il modo di vivere e di aiutare
a vivere, nelle nostre rispettive chiese e paesi, il
vero Giubileo permanente che instauro’ Gesu’ di
Nazareth. Oltre qualsiasi commemorazione
trionfalistica e occasionale, vogliamo concretizzare
il significato del Giubileo Biblico nei nostri
contesti sociali e religiosi: per una conversione
personale e strutturale delle nostre chiese e
societa’, nell’esperienza di fede inculturamente e con
coerenza, con l’esperienza fraterna di una pace con la
giustizia e la dignita’, nella soddisfazione delle
rivendicazioni della terra, salute, cibo, educazione,
comunicazione e lavoro...
Vogliamo salvaguardare la memoria storica delle nostre
chiese e dei nostri popoli, sentendoci responsabili
dei secoli di lotta e di martirio che non si possono
cancellare. Camminiamo con molti fratelli e sorelle in
America, in tutto il terzo mondo e anche nel primo
mondo solidale, contestando con speranza il fatalismo
del sistema unico che ci vogliono imporre. E
confidando nell’amorosa presenza del Dio di Gesu’,
liberatore dei poveri, Padre-Madre della famiglia
umana.”

    Per la Chiesa cattólica: Samuel Ruiz
    Poer le Chiese Protestanti ed evangéliche:
Federico Pagura
    Per i teólogi: José Comblin
    Per i pastoralisti: José Oscar Beozzo
    Per la vita religiosa: Magdalena Vandenheen
    Per il laicato: Adolfo Pérez Esquivel

    Riobamba, Ecuador, 30 agosto 1998



NEL SEGNO DELLA CHIESA INDIA

Il cammino promosso da Mons. Proaño porta al
rinnovamento profondo dell’organizzazione e della
teologia della chiesa promuovendo il protagonismo dei
popoli indigeni alla costruzione della chiesa, nella
realizzazione della liturgia, della lettura biblica,
la teologia, la pastorale, ecc.
Significa optare seriamente  per rinascere dal popolo,
rompendo le alleanze con i poteri imperiali e
ritornando a essere chiesa dei poveri, la chiesa del
sovversivo di Nazareth, condannato a morte
dall’impero.
La “rivoluzione del poncho” annuncia un rinnovamento
nel senso ecclesiale, condivisa con il cammino di
altre chiese popolari storiche come quella di Sao
Felix de Araguaia (Brasil) insieme al suo vescovo dom
Pedro Casaldaliga, di El Quiche’ (Guatemala) insieme
al suo vescovo Mons. Julio Cabrera Ovalle, di San
Cristóbal de las Casas, Chiapas (México) insieme al
suo vescovo Mons. Samuel Ruiz Garcia, che ci indica
questo cammino:

 “(...) Mons. Proaño fu’ l’attore chiave di una
profonda revisione ed evoluzione dell’azione della
Chiesa con i popoli indigeni, che avanzava grazie alla
sua conoscenza ed esperienza. (..)
Va ricordato che camminavamo insieme ai poveri,
specialmente agli indigeni, i piu’ poveri tra i
poveri. Insieme abbiamo dovuto portare la croce della
reazione dei potenti di fronte alle nostre posizioni
pastorali.
Basta ricordare l’episodio della nostra detenzione da
parte della polizia nazionale e dell’esercito
dell’Ecuador (detenzione durata 30 ore di 17 vescovi e
piu’ di 40 sacerdoti, religiose e laici , tra cui
Adolfo Perez Esquivel, Premio nobel per la pace). Fu
in occasione dell’incontro pastorale che la Diocesi di
Riobamba organizzo’, a partire dall’esperienza
pastorale di Riobamba, riflettendo insieme ai 17
vescovi di vari paesi, inclusi 4 statunitensi, sul
nostro cammino a fianco dei poveri.
Questa detenzione che abbiamo sofferto, lontano dal
desolamento, ci uni’ maggiormente nel nostro impegno
con i poveri e cosi’ ogni anno abbiamo continuato a
riunirci in diversi paesi per valutare, riflettere e
approfondire questo impegno.
Riassumendo: il Concilio Vaticano II, la preparazióne
e la realizzazióne della II Conferenza Generale dell’
Episcopato Latinoamericano di Medellín, la
partecipazióne in diversi Dipartimenti del CELAM, i
diversi incontri pastorali, di solidarieta’, di
teologia india, dei diritti umani, furono occasioni di
amicizia, di mutuo arricchimento e stimolo fraterno
nel cammino pastorale di tre decadi a fianco del
fratello maggiore Leonidas Proaño.
Mi rimangono chiare alcune linee teologico-pastorali
nelle quali Mons. Proaño fu pioniere e sperimentato
realizzatore, come ad esempio:

§	Pastorale Indígena
§	Pastorale d’insieme
§	Diritti umani
§	Solidarieta’
§	Inculturazione e teología india
§	Comunita’ Ecclesiali di Base
§	Identita’ Latinoamericana, ecc.

Tutto cio’ rimane nei vari scritti che ci arrivarono;
pero’ la migliore definizione della sua spiritualita’,
della sua sensibilita’ umana, della sua forza
teologica e della sua opzione per i poveri, fu’ il
“volto di Cristo sofferente nei settori piu’ sfavoriti
ed esclusi”, come citato nella conclusione di Puebla
di cui fu’ presidente del gruppo di lavoro sulla
realta’ latinoamericana.
Per tutto cio’ e soprattutto per la sua testimonianza
esemplare, Mons. Proaño e’ giustamente incluso
nell’elenco della nuova Patristica Latinoamericana
insieme a figure come Dom Helder Camara, D. Sergio
Mendez Arceo, M.Oscar Arnulfo Romero, per citarne
alcuni, e che se Dio un giorno vorra’, inserira’
nell’elenco dei santi. (21 gennaio 1998).


IL SOGNATORE SE N’E’ ANDATO MA IL SOGNO CONTINUA NELLA
LOTTA DEI POPOLI INDIGENI

La “rivoluzione del poncho” continua nella lotta dei
popoli indigeni. Per esempio i ragazzi lustrascarpe
del progetto “Muchachos Solidarios” hanno partecipato
alle rivolte popolari del febbraio scorso presso
l’Universita’ Salesiana. Di questo percorso
socio-politico-economico ci parla Nidia Arrobo –
Fondazione Pueblo Indio dell’Ecuador:

“La crisi economica, etica e sociale che colpisce gli
equatoriani ha connotación drammatiche e minaccia di
deteriorare sempre piu’ l’esistenza dei popoli
indigeni e la sopravvivenza degli impoveriti. Minaccia
anche di accellerare l’incontenibile éxodo di migliaia
di tristi compatrioti che cercano disperatamente
“giorni migliori” in Europa e negli USA. Il quadro di
fondo e’ costituito dalle esigenze
fondo-monetaristiche ,  imposte dagli anni ottanta,
della globalizzazione e delle politiche neoliberali
che con la loro sete di guadagno stanno cercando
qualcuno da divorare.
In questo contesto, a partire dalla decada degli anni
novanta, il movimento indigeno ecuatoriano si e’
costituito come referente delle mobilitazioni che
affrontano questo progetto di morte. La sua azione non
solo interroga il carattere neocoloniale escludente
dello stato uninazionale, ma anche si e’ convertito
nella guida di tutte le domande sociali, di tutti i
problemi vigenti, di tutte le grida di giustizia.
Per la sua capacita’, tenacia e forza organizzativa,
il movimento indigeno e’ entrato nello scenario
político e si e’ convertito in attore sociale
principale. Il progresso piu’ trascendentale del
pensiero político dei popoli indigeni si esprime nella
proposta rivolta allo stato ecuatoriano affinche’ si
riconoscano le condizioni di nazionalita’, categoría
storica che rafforza e indica l’orizzonte della
propria lotta e rivela la carenza democratica dello
stato.
Pero’ la lotta indígena non si limita a questioni
specifiche. I popoli ancestrali dell’Ecuador,
constatando gli effetti perversi e le devastanti
conseguenze della globalizzazione, si sono convertiti
nel Robinson Crusoe della societa’ equatoriana e hanno
optato per affrontare la crisi nella sua globalita’.
Nelle manifestazioni del febbraio scorso con il grido
“niente solo per gli indios” i popoli hanno scritto
una delle migliori pagine di storia nelle lotte
sociali dell’Ecuador: obbligarono il gobernó a sedersi
in un tavolo di dialogo – da pari a pari – e a
rubricare un acordó nazionale in sui si riconosce “
l’esistenza di conflitti storicamente non risolti
nella relazione Stato-Popoli indigeni, e che il
processo di aggiustamento strutturale genera impatti
negativi nei popoli indigeni e nei settori poveri del
paese”.
Alcuni aspetti rilevanti di questo accordo di 23
punti, per essere risolti nel tavolo di dialogo e
concertazione, sono legati al prezzo del combustibile
e del trasporto, all’aggiustamento economico, alla
riattivazione dell’apparato produttivo, con domande
concrete di fronte alle politiche fiscali, sociali,
migratorie, finanziarie, commerciali e monetarie, con
esigenze definite per la riforma tributaria e della
sicurezza sociale, con la regionalizzazione del Plan
Colombia e della presenza della base statunitense di
Manta, con proposte alternative di fronte alla
privatizzazione, alla decentralizzazione dello Stato e
con le legittime rivendicazioni di fronte alle
pressanti esigenze delle nazionalita’ e di popoli
indigeni.
I popoli indigeni dell’Ecuador hanno cercato di
promuovere “un processo di attenzione e dialogo
nazionale permanente, orientato a trattare e a
generare politiche di stato per superare la storica
esclusione dei popoli e le iniquita’ generate
dall’aggiustamento”. Si sono creati tavoli di dialogo
che aprano spazi di partecipazione cittadina, a
partire  dai quali si ricerchi una costruzione
collettiva delle soluzioni che il paese domanda per
stabilire un nuovo tipo di relazioni tra stato e i
popoli indigeni.
Dopo quattro mesi di ricerche nel tavolo del dialogo
non si percepisce da parte del gobernó ecuatoriano ne’
sensibilita’, ne’ volonta’ política per compiere gli
accordi firmati, che dimostra la debolezza e la poca
capacita’ di azioni di fronte alla crisi nazionale.
Quindi i popoli indigeni hanno manifestato che non
vogliono dialogare in ginocchio perche’ esiste la
giustizie e il diritto e hanno capacita’ e forza
morale per ricostruire creativamente le strategie
della loro lotta di fronte al gobernó e al caos
generato dalla globalizzazioe e dal neoliberismo” ( 3
luglio 2001) .

CELEBRIAMO TAITA PROAÑO DIFENDENDO LA VITA

Concludiamo questo capitolo sottolineando che teniamo
la responsabilita’ di celebrare Taita Proaño
difendendo la vita. E’ una coscienza che hanno
maturato anche i ragazzi: per esempio la comunita’
“Cristo de la calle” ha partecipato all’anniversario
di Pucahuaico nell’agosto del 1999 e del 2001; la
fondazione “Mano Amiga” ha festeggiato
l’11’anniversario insieme a P. Agustin Bravo, vicario
generale di Mons. Proaño.

“Ricodando la sua vita, le sue parole e la sua
testimonianza storica, ci ha portato la memoria dei
vecchi e dei nuovi faraóni che schiavizzano il popolo,
che tradiscono il piano amorevole di Dio che Leonidas
denuncio’ e chiamo’ a conversione.
In un contesto di globalizzazione neoliberale, di
tirannia financiaría internazionale, di idolatria del
mercato che provoca l’impoverimento massiccio e
accellerato, la morte dei nostri padri e nonni della
terza eta’, il suicidio di bambini abbandonati dai
loro genitori emigranti o per la violenza familiare
prodotto della crisi economica, sociale e morale.
Lo spirito di Leonidas si e’ alzato come un Fratello
buono, come profeta valoroso, come compagno del
viaggio del Regno.
Ricordarlo ci ha fatto fare memoria dei suoi inviti a
costruire la vera PACE, frutto della giustizia 
, chiamata che ora si fa’ piu’ urgente, quando sul
nostro continente e in particolare sulla regione
andina, emerge la minaccia di una nuova strategia di
intervento militare nordamericano chiamato Plan
Colombia e la nuova ofensiva economica, che pretende
di convertirci in un mercato imprigionato o nel grande
mondezzaio della sovraproduzione dell’economia,
conformata nell’Area di Libero Commercio delle
Americhe (ALCA).
Ricordarlo ci ha fatto far memeria delle abominevoli
conseguenze dell’applicazione di questi piani
neoliberali che distruggono le famiglie, che
incrementano vertiginosamente la massa degli
impoveriti e esclusi y ci ha fatto ricordare le radici
ultime di tutto questo attentato all’umanita’.
Il sistema capitalista  e’ organizzato per sfruttare,
per discriminare, per corrompere, per mentire, per
riprodurre morte, per generare popolazione inutile che
non serve al capitale per la sua riproduzione.
Ricordarlo ci ha fatto pensare anche ai piccoli del
Vangelo, agli impoveriti di ieri e di oggi, ai popoli
indigeni, alle donne, ai giovani, ai migranti, ai
bambini, ai pregiudicati dalle banche, ai vecchietti
che chiedono giustizia, ai movimenti sociali, alle
CEBs, ai difensori dei diritti umani, ai movimenti
ecologisti, a tutti gli esclusi... ai migliaia
manifestanti che si riuniscono ogni volta a Seattle,
Davos, Porto Alegre, Praga, Genova e in qualche luogo
dove si riunisce l’FMI, la Banca Mondiale o la OMC e 
tutte le organización sovranazionali che organizzano
il modo per imporre al mondo la globalizzazione
neoliberale
In quest’ora aggiorniamo la parola di Gesu’: “Perche’
tu Padre hai occultato queste cose ai ricchi e ai
potenti e le hai rivelate ai piccoli” (Luca 10,21), a
coloro che hanno sete e fame di giustizia, a coloro
che non hanno persona la fiducia nei poveri, la FEDE
in una nuova societa’ e in un mondo veramente giusto,
a coloro che non hanno perduto l’allegria malgrado il
dolore che provoca la crisi, a coloro che mantengono
un cuore sensibile per sentire come proprio il dolore
della gente e ad alzarsi per attivarsi insieme, per
combattere insieme, a coloro che non hanno imparato a
odiare malgrado tutta la perversita’ che uccide il
popolo,  e ubriacarsi dell’amore piu’ puro che
continua la lotta interminabile per il tuo Regno, a
coloro che con semplicita’ e umilta’ accettano la tua
parola e la mettono in pratica e costruiscono
generosamente il tuo Regno in famiglia, nel quartiere,
nella comunita’, nell’organizzazione sociale,
nell’organizzazione política.”


BIBIOGRAFIA

El EVANGELIO SUBSERSIVO, Leonidas Proaño, Salamanca,
Ediciones Sigueme 1987

MIRANDO A LOS OJOS, Testimonios de vida sobre Monseñor
Leonidas Proaño – Comision Permanente de Derechos
Humanos de Chimborazo – 1998, Riobamba

EL SOÑADOR SE FUE’ MAS SU SUEÑO SE QUEDA, - Agustín
Bravo Muñoz, Ed. Salesiana – 1999

CREO EN EL HOMBRE Y EN LA COMUNIDAD, Leonidas Proaño,
Corporacion Editora Nacional, 1989

EDUCACION LIBERADORA, Leonidas Proaño, Corporacion
Editora Nacional 1993

EL EVANGELIO SUBSERSIVO, Leonidas Proaño, Salamanca,
Ed. Sigueme 1987

CONCIENTIZACION, EVANGELIZACION Y POLITICA, Leonidas
Proaño, Salamanca, Ed. Sigueme 1987

RUPITO, Leonidas Proaño, Ed. El Conejo 1985

TEOLOGIA INDIA, Memorias, Experiencias y Reflexiones
de Encuentros Teologicos Regionales, Ed. Abya Yala
1993

LA REBELION DE LOS INDIOS, Kinto Lucas,  Ed. Abya Yala
2001

LA CUARTA VIA AL PODER, el 21 de enero desde una
perspectiva latinoamericana, Heinz Dieterich, Fidel
Castro, Hugo Chavez, Noam Chomsky, Ed. Abya Yala 2001





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