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URGENTE: minacce attivista diritti umani in Ecuador
- Subject: URGENTE: minacce attivista diritti umani in Ecuador
- From: Cristiano Morsolin <morsolin at yahoo.it>
- Date: Sat, 28 Jul 2001 03:16:01 +0200 (CEST)
AGGIORNAMENTO N.11 - ECUADOR NEWS COMUNICATO STAMPA DENUNCIA VESSAZIONI E MINACCE SUBITE DA ALEXIS PONCE , ATTIVISTA PER I DIRITTI UMANI IN ECUADOR, CHE LO COSTRONGONO A LASCIARE IL PAESE “L’ennesima vessazione di cui e’ stato vittima ALEXIS PONCE, portavoce dell’Assemblea Permanente dei Diritti Umani APDH, da parte della policía all’aeroporto di Quito la scorsa domenica per evitare che viaggiasse in Spagna dove avrebbe dovuto denunciare la strategia di guerra del PLAN COLOMBIA, conferma lo stato di ostilita’ e di minaccia contro le organizazióni dei diritti umani in Ecuador” , dichiara Morsolin Cristiano – educatore italiano che lavora con ragazzi lavoratori di strada dell’Ecuador nell’ambito di alcuni progetti di cooperazione appoggiati dal movimento internazionale “Noi Ragazzi del Mondo”. Alexis Ponce, figura di spicco a livello nazionale e internazionale nella difesa e nell’attivismo per i Diritti Umani da oltre un decennio e coordinatore del Grupo Civile di Monitoraggio dell’impatto del Plan Colombia in Ecuador (nel cui Comitato Consultivo annovera personalita’ della levatura di Noam Chomsky e Heinz Dieterich), aveva gia’ subito intimidazioni da parte della Intelligencia Militar e lunedi scorso ha subito pesanti minacce di morte che l’hanno costretto a lasciare il Paese Andino per protegeré la propria incolumita’. Esprimo la mia indignazione per i gravi fatti accaduti all’amico Alexis Ponce, denunciando e diffondendo all’opinione pubblica e ai mass-media italiani questo dossier citato parzialmente dall’agenzia di stampa MISNA - Missionary Service News Agency, qui allegato. Cristiano Morsolin, Ibarra (ECUADOR), venerdi 27 luglio 2001 ---------- Morsolin Cristiano, e-mail: utopiamo at yahoo.it Fundacion “CRISTO DE LA CALLE”, Calle Maldonado 14-119 y Guillermina Garcia Ibarra - Ecuador Telefono (00593) 6.641056 ( 7 ore di differenza dall’Italia) Directora: Claudia Ibadango, e-mail: cristodelacalle at yahoo.com Telefono : (00593) 6.953955 ----------- ECUADOR, 27 LUG 2001 (15:51) INDIGNAZIONE E CONDANNA PER FERMO DIFENSORE DIRITTI UMANI ALEXIS PONCE (STANDARD, PEACE/JUSTICE) Ha destato un’ondata di indignazione tra le associazioni umanitarie e i movimenti indigeni ecuadoriani il fermo di Alexis Ponce, portavoce dell’Assemblea nazionale permanente dei diritti umani (Apdh), bloccato domenica scorsa all’aeroporto di Quito, mentre stava per partire per la Spagna. Ponce stava per imbarcarsi per le Canarie per partecipare al II Incontro solidale internazionale “Mostra dei Popoli”, quando la polizia aeroportuale lo ha trattenuto, senza fornire spiegazioni. È stato sottoposto ad una radiografia allo stomaco, prassi normalmente utilizzata per i narcotrafficanti che ingeriscono gli ovuli in cui trasportano stupefacenti, e per colmo d’ironia della sorte ha dovuto anche pagare per il “servizio medico” prestatogli. Dopo circa un’ora è stato rilasciato senza alcuna accusa a suo carico. La Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (Conaie) ha espresso sdegno in merito all’accaduto sottolineando “la totale mancanza di motivazioni per giustificare questo sopruso”. “L’ennesima vessazione di cui è stato vittima Alexis Ponce – ha dichiarato alla MISNA Cristiano Morsolin, educatore italiano impegnato in progetti di cooperazione con ‘Noi Ragazzi del Mondo’ – conferma lo stato di ostilità esistente contro le organizzazioni umanitarie in Ecuador”. Figura di spicco a livello nazionale ed internazionale nella tutela dei diritti umani, Ponce è anche coordinatore del ‘Gruppo civile di monitoraggio’ del Plan Colombia nel Paese andino. Di recente Ponce aveva denunciato che il sistema informatico dell’Apdh era stato attaccato da hackers presumibilmente per conto della cosiddetta “Unità di intelligenza tecnica” dello Stato. ECUADOR, 28 LUG 2001 (0:1) DIFENSORE DIRITTI UMANI COSTRETTO ALL’ESPATRIO DOPO MINACCE DI MORTE (BRIEF, PEACE/JUSTICE) Alexis Ponce, portavoce dell’Assemblea permanente per i diritti umani (Apdh), è stato costretto a lasciare l’Ecuador dopo aver ricevuto minacce di morte. Fonti dell’Apdh hanno reso noto che dopo il fermo ingiustificato subito dalla polizia all’aeroporto di Quito domenica scorsa, Ponce è stato oggetto di gravi intimidazioni. L’Apdh ha denunciato il fatto attraverso un comunicato in cui ha ricordato una telefonata minatoria giunta nella sede dell’organismo a poche ore dalla mancata partenza di Ponce per la Spagna, dove avrebbe dovuto denunciare le strategie belliche del ‘Plan Colombia’ al II Incontro solidale internazionale "Mostra dei Popoli". Un uomo adulto, con accento ecuadoriano, ha parlato con Ponce insultandolo pesantemente e minacciando di ucciderlo entro questa settimana. Negli ultimi mesi sono state numerose le intimidazioni rivolte all’Apdh e ai suoi collaboratori, impegnati a denunciare il fenomeno dilagante del ‘paramilitarismo’ in Ecuador, l’atmosfera di ostilità nei confronti delle associazioni a tutela dei diritti umani e le ripercussioni negative del ‘Plan Colombia’. Proprio del pericolo rappresentato dai paramilitari Ponce parla in un’intervista rilasciata recentemente e che sarà disponibile entro pochi minuti sulla pagina della MISNA. (FB) ECUADOR, 28 LUG 2001 (0:6) INTERVISTA AD ALEXIS PONCE, PORTAVOCE ASSEMBLEA PERMANENTE DIRITTI UMANI/PARTE1 (STANDARD, PEACE/JUSTICE) Alexis Ponce, portavoce dell’Assemblea permanente per i diritti umani (Apdh) dell’Ecuador, da tempo denuncia il rafforzamento delle cosiddette "milizie private" che rischiano di trasformarsi in movimenti paramilitari, come nel caso della vicina Colombia. Tra le maggiori preoccupazioni degli organismi a tutela dei diritti umani impegnati nel Paese andino, infatti, c’è quella relativa alla possibilità che l’esigenza di una maggiore sicurezza da parte dei cittadini sfoci nella legittimazione di violenze e abusi contro civili. La MISNA è lieta di pubblicare un’intervista a Ponce, realizzata recentemente da Cristiano Morsolin, educatore italiano che lavora con ragazzi di strada nell'ambito di progetti di cooperazione appoggiati dal movimento internazionale "Noi ragazzi del mondo". Morsolin: "Qual è la situazione attuale dei diritti umani in Ecuador?" Ponce: "Esiste un progressivo deterioramento che inizia ad acuirsi nel 1999 e prosegue nel 2000, parallelamente alla crisi sociale, che è accompagnata da un aumento di autoritarismo e abusi di potere. Se fino al ’99 avevamo registrato almeno 148 casi tra esecuzioni arbitrarie, torture e intimidazioni, nel 2000 i casi sono saliti a 300, tutti rimasti impuniti. L’impunità è infatti l’elemento che purtroppo contraddistingue il panorama attuale, l’impunità delle forze di sicurezza e della violenza privata". D.: "Cosa si intende per ‘violenza privata’?" R.: "A Santo Domingo de los Colorados, ad esempio, imprenditori e proprietari terrieri vittime della delinquenza hanno annunciato pubblicamente di aver organizzato gruppi di difesa privati. Un’esperienza simile segnò l’inizio dei movimenti paramilitari in Colombia. Dagli anni ’90 vengono segnalati casi sempre più numerosi di ‘milizie private’ in altre località come Esmeraldas, Guayas, Los Rios, La Manà, Imbabura. Né le autorità né le forze dell’ordine possono dimenticare un principio centrale della legge: il monopolio della forza è esclusivamente dello Stato, i privati non devono servirsene". (CO) ECUADOR, 28 LUG 2001 (0:8) INTERVISTA AD ALEXIS PONCE, PORTAVOCE ASSEMBLEA PERMANENTE DIRITTI UMANI/PARTE2 (STANDARD, PEACE/JUSTICE) "Bisogna inoltre impedire questo tipo di violenza organizzata – prosegue Alixis Ponce - che una volta unita a quella di elementi corrotti delle forze dell’ordine, può originare fenomeni come quello colombiano". D.: "Il governo ritiene, tuttavia, che i casi di violazioni dei diritti umani siano isolati". R.: "Il governo si è impegnato a divulgare l’idea che in Ecuador i diritti umani vengano rispettati, che gli abusi siano casi eccezionali e che la società civile sia d’accordo con l’esecutivo sull’approvazione del ‘Programma statale per i diritti umani’. Il rischio concreto è che i diritti umani vengano banalizzati e ‘burocratizzati’. Se a livello nazionale si possono condannare violazioni e abusi pur lasciando che la situazione reale si deteriori, a livello internazionale l’Ecuador si mostra come un Paese ricco di normative per il rispetto dei diritti umani e quindi come "modello" del loro rispetto. In più va segnalato l’aumento di uffici governativi per la tutela dei diritti umani, che sembrano stati creati per tutto fuorché per svolgere indagini e condannare i responsabili di crimini. Lo scopo è mostrare alla comunità internazionale un’immagine pulita del nostro Paese che può allora permettersi di portare avanti progetti per la tutela dei diritti umani, anche di fronte ad organismi come l’Onu". D.: "Qual è la posizione del governo nei confronti delle organizzazioni per i diritti umani?" R.: "Quando il presidente ci tratta da sciocchi e caparbi, dicendo che arrechiamo danno al Paese, quando il vice presidente sostiene che l’estrema sinistra si fa scudo di noi e degli ambientalisti, si viene a creare un’atmosfera di ostilità che ricorda il linguaggio delle dittature degli anni ’70. Dalle autorità giungono un messaggio, un’ideologia, una linea di pensiero autoritari e ultraconservatori che se non si esprimono in ordini diretti, possono anche convertirsi in altre prese di posizione, come quella di ignorare gli abusi". (CO) DOSSIER IN SPAGNOLO Asunto: Hostigamiento policial a Alexis Ponce impide su viaje al exterior (APDH) Quito, Ecuador Domingo 22 de Julio de 2001 Abogado Juan Manrique MINISTRO DE GOBIERNO Y POLICIA, Doctor Ramiro Larrea PRESIDENTE DE LA COMISION ANTICORRUPCION, H. Bolívar Sánchez PRESIDENTE COMISION DE DD.HH. DEL CONGRESO NACIONAL, H. Carlos González PRESIDENTE COMISION DE FISCALIZACION DEL CONGRESO NACIONAL, H. Mariana Obando PRESIDENTA SUBCOMISION PARLAMENTARIA DE PLAN COLOMBIA, Doctor Marco Morales PRESIDENTE DEL TRIBUNAL CONSTITUCIONAL, Doctor Claudio Mueckay DEFENSOR DEL PUEBLO, Doctora Mariana Yépez FISCAL GENERAL DE LA NACION, General Jorge Molina COMANDANTE GENERAL DE LA POLICIA NACIONAL DEL ECUADOR, Licenciado Wilson Mayorga DIRECTOR NACIONAL DE DD.HH. DEL MINISTERIO DE GOBIERNO. Con copia a: - Don Juan José Espino del Toro, ALCALDE-PRESIDENTE DEL I. AYUNTAMIENTO DE LA VILLA DE INGENIO LAS PALMAS DE GRAN CANARIA, ESPAÑA (Entidad Anfitriona) - Don Francisco Bravo Laguna, I. AYUNTAMIENTO DE LA VILLA DE INGENIO, LAS PALMAS DE GRAN CANARIA. - Amigos Residentes Ecuatorianos en Las Palmas de Gran Canaria - AMNISTIA INTERNACIONAL / OFICINA EN LONDRES - ORGANIZACIONES DE DERECHOS HUMANOS DEL PAIS Y DEL EXTERIOR - PERSONALIDADES, PERIODISTAS AMIGOS Y MEDIOS DE COMUNICACION SOCIAL. - Despacho de la Presidencia de la República. - Ing. Pedro Pinto R., Sr. Vicepresidente de la República - Despacho del Ministerio de Defensa Nacional. De mi consideración: Alexis Ponce, vocero nacional de la Asamblea Permanente de Derechos Humanos, APDH del Ecuador, con indignación y estupor expongo y denuncio lo siguiente: 1. Cumpliendo una generosa invitación suscrita por el Ayuntamiento de la Villa de Ingenio de las Palmas de Gran Canaria, España, y de su Alcalde y Presidente, don Juan José Espino del Toro, para participar -en calidad de expositor por Ecuador- en el II Encuentro Solidario Internacional "Muestra de los Pueblos", a cumplirse entre el 26 del presente y el 5 de agosto en dicha localidad; el día de hoy, Domingo 22 de julio, siendo las 15H15 ingresé completamente solo al Aeropuerto internacional Mariscal Sucre de Quito para abordar el avión Iberia Vuelo 6634 que saldría a las 17H00 con destino a España. 2. Mientras hacía fila detrás de algunos pasajeros ante el mostrador de Iberia, fui abordado -como otras personas más- por una mujer de baja estatura, robusta, de pelo negro, vestida de civil, con chompa (campera) de tela color negro, que llevaba una credencial en reverso puesta en su pecho que impedía identificar su nombre y que, minutos más tarde, pude saber que era agente, quien pedía los papeles y el pasaje y que preguntaba a todos los pasajeros en espera su destino final (la ciudad) y el motivo del viaje. Al acercárseme y preguntarme tales asuntos, le extendí mi pasaporte, mi pasaje y el documento oficial de invitación, y procedi a responderle que viajaba a la Villa de Ingenio de las Palmas y que mi viaje obedecía a una invitación de la Alcaldía de esa localidad. Le entregué mis papeles personales, cédula, pasaporte, credencial de defensor de DDHH, libreta y permiso militar, el salvoconducto de Migración de la Policía para salir del país y el documento donde constaba por escrito (sumillada por el Alcalde del I. Ayuntamiento de Villa Ingenio y certificada por el Cónsul General ad hoc de Ecuador en Canarias, Don Joaquín Nantes Costa) la Invitación Oficial donde constaba incluso la garantía de que los gastos de transporte y alojamiento emanados de ella serían asumidos por dicha localidad en la invitación extendida a mi persona "como presidente de la APDH para asistir al Encuentro" antes citado. 3. La mujer agente procedió a devolverme los papeles, musitó mi nombre y mi apellido y me preguntó, de nuevo, para qué viajaba. Le volví a responder que fui invitado por el Ayuntamiento de la Villa de Ingenio de las Palmas. 4. Al tocarme el turno de pasar al mostrador, deposité mi pasaje y pasaporte ante el empleado de Iberia y le entregué mi maleta grande para el registro de peso, quedándome con mi maletero de mano. Cuando me entregó mis papeles y me indicó que "me acercara a pagar la tasa de salida y luego a la sala de pre-embarque por la puerta No. 1", al disponerme a caminar hacia esos lugares, fui interceptado por dos sujetos, vestidos de civil, de pelo corto, de estatura media, de contextura física fuerte, jóvenes y mal encarados, que llevaban comunicadores de radio, quienes ni siquiera procedieron a identificarse, empero de lo cual era evidente -a kilómetros luz, aunque se vistieran o hablaran de otra forma- que se trataba de agentes. 5. Mientras me decían que pasara atrás del mostrador, impidieron que mi maleta grande -que estaba lista para ser embarcada por el personal de Iberia- fuese trasladada al avión, y me indicaron solamente que les acompañara. Les pregunté quiénes eran y a dónde me llevaban y por respuesta obtuve su silencio. Delante de todos los demás pasajeros y empleados de Iberia fui llevado por este par de sujetos que, dada su total aversión a responder preguntas humanas lógicas como su identidad y el lugar al que me conducían, se comportaban como simios. En la puerta eléctrica de códigos del "counter", uno de ellos se quedó varios minutos conmigo pues no podía abrirla, al no conocer la clave de la puerta, teniendo que esperar que se acercara un empleado de Iberia y la abriese, para entonces hacerme entrar a un sitio desconocido. Tuve apenas unos segundos para voltear mi cabeza y vi cómo los demás pasajeros de la fila me miraban, con cautela unos, indiferentes otros, creyéndome -seguramente- un delincuente. La mujer agente permaneció parada con uno de los agentes que me interceptó en la mitad de la sala, mientras yo era llevado del lugar a unas oficinas internas apenas alumbradas con luces mortecinas que nunca antes había visto en el aeropuerto. Al mocetón y mal encarado agente que llevaba mi equipaje le pregunté la razón legal por la que me detenían y me llevaban a quién sabe qué lugar; pero no respondió nada y sólo refunfuñaba inentendibles monosílabos entre dientes. Respiré hondamente para evitar exasperarme y continué siguiéndole hasta que llegamos a una puerta. 6. Cuando nos detuvimos ante esa puerta de metal, divisé un dibujo en amarillo y negro y las palabras "¡Alto! Peligro, Radiación". Y al pasar al lugar, miré que estaban: dos agentes de civil más, iguales entre sí hasta en el físico, el peinado y la total carencia para hilvanar una frase larga; un médico ya de edad con mandil blanco -o agente de edad con mandil de médico- y dos muchachitos humildes y nerviosos que ese rato estaban siendo "investigados". El agente que llevaba mi maleta me dijo entonces, en medio de todos ellos: "papeles". Le entregué mi pasaporte, mi pasaje, mis documentos personales de identificación, la invitación del Ayuntamiento y, con especial énfasis silencioso, mi carnet credencial de defensor de DDHH, con mi nombre en mayúsculas como para que lo notara: "ALEXIS PONCE". Me preguntó "qué lleva en las maletas" y le respondí: ropa, carpetas de trabajo, afiches contra el canciller y el Plan Colombia, libros y vídeos sobre la situación del Ecuador y sellos del Quijote (símbolo de mi organización) para regalar en España. Me pidió la llave del candado con que tenía asegurada mi maleta mientras el otro agente revisaba uno por uno mis papeles. Ya ni siquiera se preocupaban por los muchachitos nerviosos, sino solo por mí, en tanto que el primer agente procedía a abrir mi maleta y a hurgar y sacar todas mis cosas, ropa, afiches, libros, útiles de aseo, etc. 7. Ese momento el médico de edad -o agente con mandil de médico- me indicó que me acerque al lugar donde sacaba radiografías y con el otro agente que permanecía retirado, me dijeron: "desvístase". Tomé aire, nuevamente, y procedí a acostarme en esa plancha metálica, sonriéndome con amarga ironía mientras les preguntaba: "¿me están buscando droga?". No respondían nada. Empezaba a desvestirme ya acostado y ese momento los dos agentes que rebuscaban mi maleta se apartaron más. Protesté por eso, diciendo "¿por qué ocultan mi maleta?, si quieren ponerme drogas, háganlo de frente y no a mis espaldas". Nadie respondía y el médico tirado a agente -o agente tirado a médico- ese rato me dijo: "cállese, no respire, un ratito que le estoy sacando la placa". Al decir esto me pidió que me levantara y me vistiera, todo ello delante de los otros simios y de los dos chiquillos detenidos, el uno por "ingresar bebido al aeropuerto" como dijo uno de los agentes, y el otro "por tener cara de sospechoso". Ambos muchachos veían callados cómo los agentes me trataban "privilegiadamente", es decir me investigaban primero a pesar de que ellos estaban en ese lugar antes que yo llegara "detenido". "Espere la placa, a ver qué sale" me dijo el médico-agente (o agente-médico) y le dije con amargura: "seguramente bilis, señor". 8. El un agente, hasta eso, había cerrado mi maleta grande y me devolvió la llave. El otro agente me preguntó hoscamente, como si no supiera leer mi credencial y documentación: "¿A qué se dedica, señor Ponce?". "A defender los DDHH de la gente que es agredida por la Seguridad política y la Interpol de la Policía" le contesté, ya sin ganas de seguir preguntándome a mí mismo qué estaba ocurriendo, pues era por demás obvio: se trataba de una abierta y burda provocación, torpe y alevosamente hecha por agentes de Interpol y de la Seguridad del aeropuerto. 9. Cuando me dijeron: "ya está lista la placa", el médico tirado a agente o policía tirado a médico, al oír que dije que era defensor de DDHH, manifestó en voz alta: "¡está limpio, salió todo bien!". Y espeté: "¿acaso querían encontrarme fundas de clorhidrato de cocaína en el estómago o droga en los afiches contra el Plan Colombia?". Los agentes, por respuesta, me dijeron: "pague cuatro dólares al doctor". "¿Y encima quieren qué les pague? si yo no pedí esas radiografías!". "Es un requisito para salir, señor" contestaron. Volví a reclamar: "Pero entonces déme mi radiografía" y el médico-policía o policía-médico me indicó: "No, la placa se queda aquí". "Pero si usted no sabe ni a quién le pertenece, si no está ni el nombre". "No importa", volvió a decirme. Los miré con amargura o asco, todo a la vez, y los agentes -sonriéndose de su propia estupidez y corrupción, o de la poca seriedad de su "investigación"- me devolvieron los documentos y la maleta de mano, disculpándose uno de ellos por haber tenido que poner algunas cosas de la maleta grande en la pequeña. Ese momento reclamé que quería revisar la maleta grande y me dijeron "no señor, ya se puede ir, su maleta la dejaremos nosotros para embarque". Discutimos varios segundos pero el primer agente cogió mi maleta grande y empezó a salir del lugar. Allí les reclamé el por qué me trataban así y me dijeron: "Es un chequeo de rutina señor, a todos los pasajeros se les revisa igual". "Pero solamente a mí me trajeron acá de entre todos los que hacían fila", volví a reclamar. Y ya no contestaron nada. 10. Al salir tras el agente, con sorpresa miré que no regresábamos al lugar de donde me sacó, es decir al mostrador y la sala pública de Iberia, sino por atrás. Caminamos unos cuantos metros y miré que estábamos en las afueras del aeropuerto. Me hizo entrar acompañado de otro agente de civil y, entre ambos, escoltado con sus aparatos de radio comunicación, volví a pasar por entre la gente como un peligroso delincuente, hasta el lugar de ingreso. Entramos hasta el mostrador de Iberia y entre los agentes y los empleados obreros encargados de las maletas se hacían señas, entregándoles mi maleta grande. Reclamé otra vez que quería revisar mi maleta antes que la embarquen y el que me detuvo primero me dijo que todo estaba bien, que para qué quería revisarla. Le respondí: "conozco demasiado sus métodos, señor, si son capaces de meter droga a gente inocente para extorsionarla, o de meterle droga a un ex-presidente, no se diga a mí que me adoran tanto". No me respondió nada, como siempre, y se marchó del lugar. Pedí al empleado del mostrador mi maleta pero ya estaba siendo despachada para embarque. 11. Totalmente contrariado y solo en medio de tanta gente, consciente de que tratarán peor a los ciudadanos más humildes, pagué el impuesto de salida y pasé por la sala especial de Migración. Al internarme en la sala de pre-embarque No. 1, divisé a uno de los agentes mal encarados que conversaba con el empleado del mostrador. Le pedí que quería revisar mi maleta y me dijo que era ya tarde, que cómo así quería revisarla. Entonces le dije que si no me hacía caso, me dejara salir para hablar con los empleados civiles de Iberia y tampoco lo aceptó. Pedí, finalmente, un teléfono para hacer una llamada a mi familia y mis compañeros, pero tampoco tuve fortuna. Entonces pedí a una humilde mujer encargada del aseo del lugar, que me diera comprando afuera unas monedas para el teléfono. Regresó y llamé a mi familia contándole lo sucedido y pidiéndoles que se comunicaran de inmediato con mi organización, con los medios y mis amistades en España. 12. Luego de la conversación, decidí volver a donde estaba el empleado en el mostrador de pre-embarque con uno de los agentes, ambos mal encarados, y les dije que si primero no me dejaban revisar mi maleta, no me montaba en el avión. Al final me dijo el empleado: "puede cancelar su viaje, si quiere". "Sí, lo cancelo señor, pero déjenme revisar mi maleta delante de toda la gente", respondí contrariado. Me hicieron pasar varios minutos, mientras el grueso de los pasajeros ya habían entrado a la sala de pre-embarque, eran casi las 17H00, y entonces se comunicaron por radio entre ellos y me escoltaron afuera, hasta el mostrador de Iberia. Ahí un empleado de la compañía me preguntó los motivos de la cancelación de mi viaje y le dije: "motivos personales de seguridad, señor". "Pero era de que cancele con 24 horas de anticipación", a lo que le dije: "jamás pensé que el motivo de la cancelación serían los agentes que me interceptaron frente a sus narices, señor, pero no se preocupe que esto no es responsabilidad de la compañía de aviación, sino un asunto entre la Policía ecuatoriana y yo". Esperé unos minutos y me entregaron mi maleta. Ese momento empezaron a caminar hacia mí los mismo agentes de hace una hora atrás pero como ya estaba totalmente indignado, recibiendo mi equipaje y caminando hacia la puerta de salida dije, agachándome para abrir la maleta: "¡aquí yo mismo reviso públicamente si ustedes no me metieron droga!". La gente agolpada y curiosa no sabía qué ocurría, y al oír la palabra "droga" algunos abrían los ojos como pensando qué clase de delincuente sería el que tenían al frente. Mortificado, alcé la vista delante de los agentes y dije en voz alta como para que oyeran quienes me veían como a un ratero: "soy Alexis Ponce, defensor de derechos humanos, y estoy revisando mi maleta porque los agentes de Seguridad y de Interpol de la Policía me detuvieron para revisarme como a delincuente. Soy dirigente de DDHH por más de 10 años y conozco perfectamente de lo que son capaces, estoy revisando mi maleta y todas mis cosas, mis afiches contra el Plan Colombia, mis carpetas con información de las "maravillas" que hace el gobierno y que me estoy llevando a España para denunciar. No se preocupen, ya acabo de revisar". Y entonces salí del lugar y me subí al primer taxi con el que me topé. 12. Nada más. Pero nada menos tampoco. Espero que las autoridades policiales no se tomen la molestia de contestar, con la demora de siempre, la muletilla de siempre: Que "investigarán hasta las últimas consecuencias", y que "luego de las indagaciones preliminares e investigado a los agentes de la interpol y seguridad del aeropuerto, se determinó su total inocencia y que se trataba de un operativo de rutina con que el señor Ponce no quiso colaborar, endilgando acusaciones infundadas a la noble institución policial que por luchar contra la delincuencia y el narcotráfico, el denunciante mantiene su conocida animadversión". No se preocupen en contestar, pues sabemos de sobra la incuestionable verdad estadística: de cinco mil casos tratados en las cortes de justicia policial sobre abusos policiales durante diez años, tan solo CINCO fueron sentenciados con sanción. Ustedes saben que no han pasado ni dos semanas desde que un altísimo jefe de la Policía, sin concederme el derecho constitucional y legal a la réplica en los mismos espacios de los medios de comunicación, con mala fe y distorsionando las cosas, cuando murieran dos policías en Lago Agrio víctimas del regionalizado conflicto del país hermano y producto del Plan Colombia, públicamente dijera: "¿Y dónde está ahora el señor Alexis Ponce?", como si fuera el autor, o el cómplice o encubridor de esas dolorosas y primeras muertes de policías debido al Plan Colombia; o como si tuviera que estar en todo lado donde mueren uniformados o suceden hechos graves a consecuencia de las irresponsables aventuras que las máximas autoridades políticas ecuatorianas arrastran al país, y que -ellas sí- no aparecen por ningún lado cuando esas cosas suceden... 13. Todo tiene una explicación, por supuesto. Después de esa pública alocución policial y de mi dura respuesta publicada en un solo medio del país donde señalé: "¿quién ha oído hablar de un cabo Moeller, o un sargento Mahuad?, ¿por qué solo mueren los humildes en esta guerra y no los generales y altos mandos?", la Policía -inexplicablemente- sin fundamentar verbalmente o por escrito nada, me despojó del escolta de seguridad que me había otorgado ella misma por orden del anterior Ministerio de Gobierno debido a las amenazas de muerte y al atentado sufrido en mi domicilio dos años antes, en marzo de 1999, hechos que provocaron una Ación Urgente y la publicación de mi caso en el Informe anual de Amnistía Internacional. Parece ser que en todo hay una explicación: no gusta, a mucha gente del Poder, nuestra actividad y nuestra palabra. Así que se "desquitan" con estas provocaciones o con burdos operativos como el realizado el 4 de mayo contra nuestro fax y correo electrónico propio (quijote at porta.net), hecho que aún permanece impune. Claro que volveré esta misma semana al aeropuerto y viajaré como sea a España, para denunciar todo lo que está ocurriendo en nuestro país. La próxima vez, para evitarme un nueva "sorpresa" que puede llegar a más lejos o ser mucho más grave, tendré que ir acompañado al aeropuerto, de personalidades públicas amigas y de amigas cámaras de televisión o de amigos fotógrafos de periódicos y agencias. Así, por lo menos, los celosos canes guardianes de la D.E.A. van a tener que cuidarse de olfatear erróneamente y de detener ilegalmente a un necio opositor a los abusos del poder y a su tan querido Plan Colombia. 14. A las hermanas organizaciones de DDHH y sociales del país y el mundo les pido pronunciar su valiente y solidaria voz. Lo que pase con uno solo de nosotros, pasará con todos los demás, tarde o temprano. Gracias por defender lo justo, por defender la vida: A las autoridades judiciales, fiscales, políticas y parlamentarias, les solicito lo que la ley les obliga en estos casos: hacer justicia. Alexis Ponce Vocero nacional APDH C.I. 170884944-1 Dir: Lizardo García 235 y Andrés Xaura. Piso 4. Quito-Ecuador Telefax: 505129 _________________________________________________________________ Asunto: 1.- AMENAZAN DE MUERTE A ALEXIS PONCE, VOCERO DE LA APDH / 2.- CRONOLOGIA DE LA HOSTILIDAD OFICIAL CONTRA LOS DEFENSORES DE DDHH EN ECUADOR Fecha: Tue, 24 Jul 2001 01:56:41 -0500 (CDT) Quito, Ecuador - Lunes 23 de julio de 2001 1.- AMENAZAN DE MUERTE A ALEXIS PONCE: La Asamblea Permanente de Derechos Humanos, miembro del Grupo Civil de Monitoreo de los Impactos del Plan Colombia en el Ecuador, denuncia a la comunidad nacional e internacional: * El día de hoy, Lunes 23 de julio, siendo aproximadamente las 10H35 de la mañana, en circunstancias en que desde nuestras oficinas se comunicaba vía telefónica con algunos dirigentes de DDHH, sociales, periodistas y personalidades del país, informándoles de los vejámenes y atropellos sufridos el día anterior (Ver mensaje previo: "HOSTIGAMIENTO POLICIAL IMPIDE SU SALIDA AL EXTERIOR"), nuestro vocero y dirigente del Grupo de Monitoreo, Alexis Ponce, recibió la llamada telefónica de un hombre, mayor de edad, de acento serrano (ecuatoriano), el mismo que para lograr que le pasen la llamada a nuestro vocero, manifestó que era "de la agencia de viajes". * Cuando nuestro compañero tomó el teléfono, escuchó como un eco o fondo de resonancia, y entonces el individuo dijo: "somos de tu agencia de viajes al otro mundo, hijo de puta", y procedió a seguir insultándolo y amenazarlo con términos soeces: "¡mira izquierdista hijo de puta, esta vez te vas directo al cementerio, te vamos a matar, no quedarás vivo, te vamos a cerrar el hocico, morirás en esta misma semana hijo de puta!... sigue jodiendo que te quedan pocos días, a plena luz del día y de frente te vamos a liquidar, comunista hijo de puta". * Esta llamada y el cruce verbal sostenido entre el individuo inidentificado y nuestro vocero de los "izquierdos humanos" (o "extremista de izquierda" en el argot macarthista local inaugurado por el Gobierno de turno) duró aproximadamente unos cuatro minutos. Se intentó rastrear la llamada pero no fue posible localizarla o detectarla. Durante el transcurso de la mañana se siguieron recibiendo llamadas telefónicas con el mismo sonido o resonancia de fondo, que cortaban después de breves segundos. * Al peligroso vejamen recientemente hecho a nuestro compañero el día Domingo 22 de julio en el aeropuerto internacional de Quito, se suma el presente caso. A la vez que repudiamos los hostigamientos y atropellos sufridos, exigimos a las autoridades del Gobierno nacional investigar y sancionar a los culpables de la detención temporal y del vejamen sometido a Alexis Ponce en el aeropuerto de Quito el Domingo 22 de julio, así como exigimos PLENAS GARANTÍAS de respeto y seguridad a la labor que desarrollamos los trabajadores de DDHH en el país, especialmente en el caso de nuestro hermano Alexis Ponce, vocero fundador de la APDH, quien se ha destacado nacional e internacionalmente en su trabajo de denuncia y de información contra el Plan Colombia, la base de EEUU en Manta, la Iniciativa Andina y sus impactos en el Ecuador y la región. 2.- BREVE CRONOLOGIA DE LA HOSTILIDAD A LOS DEFENSORES DE LA APDH DEL ECUADOR: Hemos advertido durante meses, por diversos mecanismos, escritos y fuentes, que en el Ecuador se han agravado la situación de hostilidad y los hostigamientos y amedrentamientos contra los defensores y activistas de los derechos humanos en general y contra la APDH en particular. En nuestro caso y el de nuestro vocero registramos múltiples hechos, y entre los más relevantes sintetizamos los siguientes: - El 19, 20, 21 y 22 de enero del 2001 nuestras oficinas fueron rodeadas por agentes de Inteligencia Militar. Amigos de la comunidad internacional que nos visitaban en esas fechas: Coronel (r) Guillermo Lora de Colombia y profesor Heinz Dieterich de Alemania-México, fueron sometidos a seguimientos por agentes de civil, al igual que nuestro vocero y su compañera, nuestra hermana Anaité Vargas. El auto de la APDH fue objeto de daños (bombazo lacrimógeno y ponchada de las cuatro llantas) y en la noche del 20 de enero hubo una persecución automovilística de varios carros de Inteligencia hasta el domicilio de Alexis Ponce y al hotel donde estaba hospedado el colombiano Coronel Lora. Este último, al salir escoltado por ex-soldados del 21 de Enero y defensores de DDHH al aeropuerto, fue abordado en la sala de pre-embarque por dos agentes de civil que le amenazaron con términos soeces si regresaba al Ecuador. Estos hechos tuvieron como contexto dos cosas: la publicación del libro "La Cuarta vía" de Heinz Dieterich, con la que la APDH coadyuvó para el acto de lanzamiento, y las actividades sociales recordatorias de la rebelión indígena-social-militar del 21 de Enero del 2000, que puso fin al régimen del Sr. Jamil Mahuad. - En febrero del 2001 nuestro compañero Jimmy Coronado Tello, miembro de la Dirección Nacional, fue herido en su pierna debido a los golpes y patadas que varios uniformados de la Policía le propinaron en el transcurso de las manifestaciones indígenas en Quito, mientras monitoreaba y registraba fotográficamente los atropellos cometidos por la Fuerza Pública en la Universidad Salesiana, cercada por orden del gobierno en aquel entonces. - Durante el levantamiento indígena de enero/febrero del 2001, la línea telefónica de la APDH -que servía para enlazarnos con la comunidad nacional e internacional y mantenerla informada de los sucesos en Ecuador vía internet y fax- fue suspendida, tal como ocurrió en esos mismos días con las líneas telefónicas de la CONAIE, la Coordinadora Nacional Política de Mujeres y la UPS (esta última, de manera momentánea). - Desde marzo a abril del 2001 nuestro correo electrónico (quijote at porta.net) empezó a presentar defectos y fallas inexplicables que ocasionaron la momentánea parálisis de nuestro servicio de difusión al exterior. El 4 de mayo del 2001 este e-mail de la APDH fue puesto "fuera de combate", debido a una operación tecnológica ("hackers") hecha por una unidad especializada, según testimonio de nuestros compañeros Coroneles y militares en servicio pasivo del 21 de Enero, quienes tienen amplio conocimiento en Inteligencia. Aquella operación dio como resultado el que no podamos usar hasta hoy nuestro servidor, y habría sido realizada por una recientemente creada y denominada Unidad de Inteligencia Técnica, según nos informaran los citados compañeros Coroneles del 21 de Enero. - Ese mismo 4 de mayo, numerosas organizaciones sociales y medios de comunicación del país y del exterior recibieron por fax un apócrifo supuestamente enviado desde nuestra matriz telefónica, que incluía nuestro sello y la firma de nuestro vocero, donde presuntamente la APDH acusaba a uno de nuestros amigos Coroneles, integrante del Grupo de Monitoreo, de ser "un agente de las AUC". Este hecho permitió develar la magnitud de las operaciones que empezaban a ejecutarse en el país en torno a las organizaciones sociales, populares y personalidades democráticas, con énfasis en el Grupo de Monitoreo y la APDH, por su trabajo y denuncia en el tema "Plan Colombia". - En los primeros días de julio un alto jefe policial en los canales de televisión públicamente inculpó a los defensores de DDHH, nombrando expresamente a Alexis Ponce, "por su ausencia" en el velatorio por el asesinato de dos policías en la zona de frontera norte con Colombia. A este hecho se sumó el inmediato retiro, sin que medie una argumentación verbal o escrita, del escolta policial de seguridad otorgado a nuestro Vocero por el Ministerio de Gobierno desde 1999 a raíz de una violenta incursión a su domicilio y de las propias denuncias de la Policía acerca de "un plan de las AUC de Colombia para asesinar a Alexis Ponce y a otros dirigentes civiles", asunto que jamás fue probado por la Policía ecuatoriana. - A lo citado habría que agregar las numerosas y distintas campañas negativas en contra de la labor de los defensores de DDHH, orquestadas por las elites del poder político, económico y armado. Junto a ello, habría que citar las secuelas ocasionadas por una amplia entrevista publicada en un diario del país a Alexis Ponce con ocasión de conocerse el Informe anual de Amnistía Internacional, donde nuestro vocero denunciaba la creciente paramilitarización en el Ecuador, hoy reconocida por un amplio sector de la prensa nacional, y el ambiente de impune hostilidad contra los activistas de DDHH desde las más altas esferas del Gobierno. - Ese ambiente hostil generado desde las alturas, estaba contenido en las cavernarias declaraciones del Vicepresidente de la República, Ing. Pedro Pinto ("los derechos humanos y el ecologismo son la nueva faz de la extrema izquierda del país"), del Presidente de la República, Dr. Gustavo Noboa ("no voy a permitir que cuatro majaderos jodan este país") y de funcionarios de menor jerarquía ("Quienes se oponen a la Base de Manta podrían tener negocios o ser cómplices con el narcotráfico; y quienes se oponen al Plan Colombia es porque simpatizan con la narcoguerrilla colombiana"), en eventos públicos o cerrados. A la espera de su solidaridad y pronunciamiento. "No podrán atarnos. Les faltará cordel". (Radeck) POR EL COMITE EJECUTIVO DE LA APDH DEL ECUADOR: Mauricio Gallardo Jimmy Coronado Anaité Vargas Mauro Castillo Ana Carrera Daysi Burgos _________________________________________________________ CDH RECHAZA HOSTIGAMIENTO A DIRIGENTE DE DERECH HUMANOS El Comité Permanente por la Defensa de los Derechos Humanos rechaza enérgicamente la retención arbitraria, el hostigamiento y la amenaza de muerte que fue objeto el dirigente de derechos humanos Alexis Ponce en días pasados. El domingo 22 en el Aeropuerto Mariscal Sucre cuando el vocero del APDH se disponía a viajar a España, fue retenido por dos presuntos agentes vestidos de civil quienes lo condujeron a un lugar oculto dentro del Aeropuerto. Fue sometido a investigación en presencia de un médico quién le ordenó desnudarse para tomarle una radiografía, además le revisaron su equipaje sin recibir una explicación adecuada al trato recibido. Rato después quedó en libertad, pero en circunstancias que lo obligaron a cancelar su vuelo. El lunes 23 de julio, en la oficina de su organización, recibió una llamada telefónica en la que una voz no identificada lo insultó amenazándolo de muerte. El CDH interpreta estos hechos como una gravísima amenaza al trabajo de los defensores de los Derechos Humanos en el país, cuestión intolerable para toda la sociedad y principalmente para las autoridades del Gobierno, quienes están llamados a actuar de manera urgente. Pedimos al Ministro de Gobierno una exhaustiva investigación sobre estos hechos haciendo públicos los resultados y garantizando la integridad física de Alexis Ponce. Recordamos que la protección a la labor de los Defensores de los Derechos Humanos esta consagrado por nuestra Constitución y normas internacionales como la Declaración de los Defensores de los Derechos Humanos de la ONU suscrita por el Ecuador, que en su art. 12.2 señala "El Estado garantizará la protección por las autoridades competentes de toda persona, individual y colectivamente, frente a toda violencia, amenaza, represalia, discriminación, negativa de hecho o de derecho, presión o cualquier otra acción arbitraria resultante del ejercicio legítimo de los derechos mencionados en la presente Declaración". Ab Fernando Gutiérrez Vera Secretario Ejecutivo del CDH Sra. Nelly Moreno de Jaramillo Miembro del CDH Lcdo. Billy Navarrete Benavides Coordinador del CDH Quito, miércoles 25 de Julio de 2001-07-20 ------------------------------------------------------- Da: "CEDHU" <cedhu at ecuanex.net.ec> Data: 26/07/2001 22:57 Oggetto: [dh-informes] Carta al Presidente del Ecuador (amenazas contra Alexis Ponce) Quito 26 de julio de 2001 Dr. Gustavo Noboa Bejarano Presidente de la República del Ecuador Presente.- De mis consideraciones: Las personas que trabajamos en la defensa de los derechos humanos, Hemos sido, históricamente una molestia para ciertos personajes o grupos, especialmente relacionados con organismos de seguridad del estado, quienes no han entendido, o no han querido entender, que nuestro trabajo por el derecho a una vida digna para todos y todas no es una estrategia de poderes ni anti-poderes, de ataques o ambiciones, de resentimientos ni de cálculos políticos extremistas. Conocemos de las amenazas y hostigamiento de las que está siendo Víctima nuestro compañero Alexis Ponce. Por ello exigimos, como es nuestro derecho, asuma usted la responsabilidad de garantizar la vida y la integridad de los ecuatorianos y ecuatorianas y ordene, a quien corresponda, una investigación exhaustiva que permita sancionar a los agentes de los organismos de seguridad del estado, que el día domingo 22 de julio, en las instalaciones del Aeropuerto Internacional Mariscal Sucre de Quito, detuvieron de manera arbitraria a Alexis Ponce, cuando se disponía viajar a España. De igual manera exigimos que se investigue la amenaza de muerte ocurrida en la mañana del lunes 23 de julio, a través de una llamada telefónica a su oficina. Sr. Presidente, sabemos también que no es la primera vez que se hostiga Un trabajador en defensa de la vida y que, como dice Alexis, no bastarán Esas amenazas para callarlo ni callarnos. Por ello insistimos - y seguiremos insistiendo- en que se respete la vida y se vele bajo toda circunstancia, como es deber del Estado ecuatoriano por todos y cada uno de los derechos consagrados en la Constitución y en los Convenios nacionales e internacionales que el Ecuador ha firmado y ratificado. Derechos que tenemos todos los seres humanos y que, en el momento que son violados, la justicia debe actuar con absoluta equidad para repararlos y enmendar las faltas cometidas. Esperamos, por el bien del país, que usted intervenga de manera urgente Ante las personas responsables de estos atropellos y detenga de raíz lo que podría convertirse en una amenaza para el trabajo de los defensores y defensoras de derechos humanos en el país. Atentamente, Hna. Elsie Monge Directora Ejecutiva de la CEDHU --------------------------------------------- >Subject: [Conaie] Efectivos violan los derechos de Ponce. >Date: Wed, 25 Jul 2001 07:16:07 -0500 > >DEFENSOR DE LOS DERECHOS HUMANOS DETENIDO EN ECUADOR >Alexis Ponce, Vocero de la Asamblea Permanente de los >Derechos Humanos -APDH-, miembro del Comité Ecuatoriano >por la Paz y la Soberanía y connotado activista por la defensa >de los Derechos Humanos en Ecuador y Latinoamérica desde >hace más de una década, fue detenido, por unas horas, en el >Aeropuerto Internacional Mariscal Sucre de Quito el domingo >22 de julio a las 15:15 cuando se disponía a abordar el avión de >Iberia, Vuelo 6634, que saldría a las 17H00 H con destino a >España. > >Se disponía a viajar atendiendo una invitación del Ayuntamiento >de la Villa de Ingenio de las Palmas de Gran Canaria, España, y >de su Alcalde y Presidente, don Juan José Espino del Toro, >para participar en calidad de expositor por Ecuador- en el II >Encuentro solidario >Internacional "Muestra de los Pueblos", a cumplirse entre el 26 >del presente y el 5 de agosto en dicha localidad. > >A pesar de presentar todos los documentos en regla, inclusive la >Invitación Oficial, sumillada por el Alcalde del Ayuntamiento de >Villa Ingenio y certificada por el Cónsul General ad hoc de >Ecuador en Canarias, Don Joaquín Nantes Costa, documento >en el que la localidad de Villa Ingenio asume los costos de >transporte y alojamiento para que asista al Encuentro antes >citado, Alexis Ponce fue detenido. > >Sin mediar ninguna explicación, agentes de Seguridad de la >terminal aérea, en un operativo deseable para detener a >delincuentes y/o banqueros que fugan del país con el dinero, >inclusive de la propia Policía Nacional, detuvieron a Ponce para >investigación. > >Luego de un largo paseo por las instalaciones aeroportuarias, se >le realizó una placa radiográfica del estómago, según lo >acostumbrado para casos de narcotraficantes que ingieren >cápsulas con droga para transportarlas en su organismo. De >forma absurda, el agraviado tuvo que cancelar la suma de $4 >dólares por el "servicio médico" prestado por la Policía >Nacional para salir del lugar cuando el, se entiende Médico >responsable, dio su veredicto: "¡está limpio, salió todo bien!". > >Su equipaje fue retirado de la cinta de transporte de la compañía >de Aviación IBERIA y fue sometido a una rigurosa inspección, >obviamente, sin encontrar ningún indicio que pudiera inculparlo >criminalmente y que justificara su detención definitiva. > >Se suma a estos hechos la ofensa moral de la que fue objeto >Ponce ante el resto de pasajeros de la misma compañía de >aviación y la total falta de explicaciones suministradas por los >agentes de seguridad ante este atropello. > >Provoca reflexión que esta acción se produzca a los pocos días >del llamamiento que un alto oficial de la Policía Nacional hiciera >a Alexis Ponce, para que esté presente en el sepelio de los de >policías fallecidos en los incidentes, hasta ahora no aclarados, >suscitados en Lago Agrio, ciudad fronteriza con Colombia. ------------------------------------------------------------- ARCHIVIO dall’ECUADOR Diario n. 1, maggio 2001 : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01164.html Le prime impressioni all’arrivo nel paese andino Diario n.2 , 8 giugno 2001 : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01196.html Visita alle comunita’ indigene vicino a Lauci e Riobamba e giornata mondiale dell’infanzia Aggiornamento n.3, 11 giugno : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01212.html Proposta per l’Ass. “Noi Ragazzi del Mondo”-Ecuador e articolo di ALAI Aggiornamento n.4, 23 giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01247.html Intervista al sindaco indio Tauki Tituaña, al Presidente di Pachacutik Miguel Lluco sullo stato del dialogo con il governó dopo il leviantamento di febbraio e intervento del Parlamentare indigeno Luis Gilberto Talahua Paucar dal titolo: “construir sin discriminación ni racismo”. Aggiornamento n.5, 24 giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01249.html Speciale Diritti Umani dopo la relazione annuale di Amnesty Internacional con intervista a Alexis Ponce dell’Assemblea Permanente dei Diritti Umani. Diario n.6 , 28 giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01263.html La passione per la vita della comunita’ per ragazzi/e di strada “Cristo de la calle” Usa triplicano truppe in Ecuador, 2 luglio: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01277.html Traduzione di un articolo del Financial Times, diffuso da Equipo Nizkar della Spagna. Plan Colombia e impatto nell’Amazzonia, 3 luglio: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01281.html Articolo di Hugo Cabieses dell’agenzia alternativa ALAI. Aggiornamento n.7 , 4 luglio: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01284.html Valutazione globale del Plan Colombia nella regione andina e in Ecuador di Heinz Dieterich, professore mexicano autore del libro “La cuarta via al poder, el 21 de Enero desde una perspectiva latinoamericana” con interviste a Fidel Castro, Hugo Chavez e Noam Chomsky. Plan Colombia in Ecuador, 8 luglio : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01298.html Documenti della CONAIE e della “Comisión de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura” di Ibarra elaborati da Edison Jativa e Samir Salgado, in merito al Plan Colombia che sta regionalizando il conflitto in Ecuador e nell’area Andina. Plan Colombia en Ecuador, 11 luglio : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01312.html Stessi documenti in lingua spagnola Articolo Adista sull’Ecuador, 17 luglio : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01347.html La giornalista Claudia Fanti traduce una selezione di questi miei materiali per il numero di Adista di questa settimana. Aggiornamento n. 8, 18 luglio: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01348.html Articoli del giornalista Kintto Lucas sulla realta’ dei popoli indigeni nell’Amazzonia ecuatoriana e sui problemi che la fumigazione anticoca sta causando ai campesinos e la denuncia del partito Verde nei confronti della multinazionale REPSOL che sta distruggendo il bosco tropicale in Ecuador. Al G8 non dimentichiamoci del Plan Colombia, 18 luglio www.peacelink.it/webgate/latina/msg01349.html Norma Bertullacelli della Rete contro G8 cita il mio documento sul Plan Colombia in Ecuador. Diario n. 9 , 20 luglio : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01360.html Aggiornamento dei vari progetti per minori a Quito Globalización Colonizadora, 20 luglio: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01362.html Intervento di Mons. Luna Tobar, exponente della Teologia della Liberazione, su G8 a Genova. Aggiornamento n.10 , 27 luglio: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01398.html Congresso straordinario della CONAIE – Confederazione nazionalita’ indigene e messaggio al Paese ---------- Morsolin Cristiano, e-mail: utopiamo at yahoo.it Fundacion “CRISTO DE LA CALLE”, Calle Maldonado 14-119 y Guillermina Garcia Ibarra - Ecuador Telefono (00593) 6.641056 ( 7 ore di differenza dall’Italia) Directora Claudia Ibadango, e-mail: cristodelacalle at yahoo.com Telefono : (00593) 6.953955 ---------- ______________________________________________________________________ Do You Yahoo!? Il tuo indirizzo gratis e per sempre @yahoo.it su http://mail.yahoo.it
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