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Secondo messaggio dall'Ecuador di Cristiano Morsolin
- Subject: Secondo messaggio dall'Ecuador di Cristiano Morsolin
- From: ainram at tin.it
- Date: Sun, 10 Jun 2001 23:34:57 +0200
ECUADOR NEWS – DIARIO N. 2 Dal vostro corrispondente in Ecuador, ecco il secondo diario di bordo... Giovedi Claudia Ibadango (directoria della comunita’ “Cristo de la calle” di Ibarra, dove vivo) mi accompagna a Quito a salutare Gianni e Nadia Tarquini (coordinatori della Comunita’ Capodarco-Ecuador): e’ una grande gioia incontrarli; la comunione e’ profonda. Fra poco rientrano in Italia e mi piacerebbe fosse riconosciuto fino in fondo il valore del modello di cooperazione dal basso, di protagonismo della base che hanno costruito insieme ai vari gruppi locali. Monica mi ha invitato al suo paese d’origine LAUCI, 6 ore da Quito, approfittando del ponte per la festa dell’Indipenza. Trascorro il pomeriggio con i ragazzi lustrascarpe del nostro progetto “Muchachos Solidarios”: oggi c’e’ la visita mensile di una copia di giovani medici: regalano farmaci sopratutto per curare le infezioni della pelle causate dalle pattine gras per lustrare le scarpe. Prima di partire scriviamo gli auguri di buon compleanno per don Franco Monterubbianesi, il nostro patriarca; Monica Silva,la coordinatrice, scrive: “Saludos a nuestros companeros italianos que los llevamos en el corazon. Muy contenta de que Cristiano esta’ ahora con nosotros en el camino solidario con nuestros chicos, nos motiva y motiva a los chicos a salir adelante. La situacion ecuatoriana es critica pero el camino se hace mas liviano si estamos juntos unidos en nuestra filosofia solidaria y de liberación. Les auguramos el mejor de los exitos en la actividad que llevaran adelante y nosotros tambien estaremos alli junto a ustedes con nuestras oraciones y amistad. Que Dios bendiga sus labores y que siempre esten con nosotros. Un abrazo solidario y les esperamos en nuestro pais chiquito pero con una grandeza de amor.” In autobús ho tutto il tempo per leggere il quotidiano El Hoy, centrosinistra, che quotidianamente dedica 2 pagine alle notizie internazionali e mi tiene collegato al mondo. Sembra che 20 anni fa (proprio quel 24 maggio che la storia festeggia la vittoria del Pichincha dove l’esercito ribelle capitanato da Antonio Sucre ha colpito di sorpresa l’esercito spagnolo, passando attraverso la roccaforte del maestoso vulcano; sono aggiornato grazie ad una telenovela che racconta la liberazione dell’oppressione spagnola) a far cadere l’aereo che accompagnava Jaime Roldos, primo presidente democratico e di sinistra dopo la dittatura, sia stato il goberno Usa attraverso la Cia. ...la solita guerra a bassa intensita’ contro il comunismo... un filo rosso che continua fino a oggi. Proprio la settimana scorsa il Washington Times del reverendo Moon ha parlato di un possibile golpe nel Venezuela, orchestrato contro il Presidente Chavez per eliminare un amico di Fidel Castro che possiede quel petrolio che serve agli Usa... A Lauci un trenino da far-west scende a zig-zag tra le gole profonde del famoso luogo turístico: il naso del diavolo. Saliamo sul tetto del vagone per ammirare il paesaggio naturale. Passando per il ponte il macchinista fischia rumorosamente per ricordare il sacrificio dei tanti schiavi provenienti dalla Giamaica, morti per costruire questo trenino ottocentesco. Gli indios non seguono il copione da far-west, dell’assalto al “cavallo che sputa fumo”... Superando i cliche’ turistici, la realta’ dei popoli indigeni e’ davvero desolante. Mi accompagna Antonio, un indio della citta’ che parla quechua e Monica porta banane, pane e formaggio da distribuire. Saliamo con una jeep scassatissima in alto, fino al paramo a quasi 3,000 m. di altitudine. Tra queste montagne sperdute incrociamo gruppi di mucche e pecore che pascolano sotto la direzione di piccoli indios che giocano con i cani. Le Ande sono tappezzate di zolle colorate, gialle per il mais, marron per la terra arata con buoi che si inerpicano lungo pendenze rigide, verdi per quel poco bosco rimasto a fermare l’erosione; sono fazzoletti di terra colorata che nascondono la fatica di lavorare sotto un sole che ti brucia. Saliamo in cima fino alla comunita’ indígena di Oquay... Frotte di bambini che parlano solo quechua ci danno il benvenuto rincorrendo la jeep, mi accompagnano nelle loro chose, capanne di paglia davvero misere dove convivono con polli e galline. A lato il governó ha costruito la casa in cemento ma preferiscono dormire per terra nelle chose perche le frasche spesse trattengono il caldo e difendono dal freddo pungente della notte; i loro piccoli ponchi colorati e sporchi nascondono la timidezza e forse la diffidenza per il gringo. Ogni gruppo di chose ha un gabinetto a parte come quello dei nostri vecchi contadini delle contrade; la mortalita’ infantile continua ad essere alta. Mi passa come un flash la sensazione amara di questa miseria-esclusione che uccide la dignita’ di popoli ricchi di storia, di saggezza, di culture ancestrali. Bisognerebbe pensare ad un progetto per questi bimbi lavoratori, campesinos, che pascolano greggi di lama, che lustranoscarpe e vendono bibite ai turisti anche in cima al trenino. Lasciamo il villaggio e incontriamo un rifugio abbandonato, in parte lesionato, una cattedrale nel deserto costruita dal gobernó centrale per la riserva naturale della laguna di Coroqua senza l’appoggio della comunita’ locale. Arriviamo alla laguna di Coroqua, di origine glaciale. L’acqua ha eroso la terra fino ad un metro e mezzo, incontrando sabbia come una piccola spiaggia. Il vento pungente agita l’acqua che corre lungo piccole onde. A dieci metri dalla riva un gabbiano tutto bianco (a 3.000 m. di quota !) mi osserva silenciosamente, quasi mi volesse annunciare che questa pace e’ un dono di Pachamama, Madre Terra, che dobbiamo continuamente riscoprire in noi stessi per continuare a “globalizzare la speranza”, malgrado tutto... Passo anche per Riobamba, terra di Mons. Leonidas TAITA Proano, vescovo degli indios, tra i padri della teologia della liberazione dal volto indio. Incontro l’amica Amelia Morocho, 24 anni, si sta laureando in psicologia: mi colpisce la sua tenacia nel resistere, malgrado tutto... Era l’educatrice coordinatrice della comunita’ “Mano Amiga” per ragazzi infrattori un’alternativa al carcere. Due mesi fa e’ fuggito un ragazzo sospettato di homicidio e la presidente Margarida Guevara se ne e’ lavata le mani e la policía la voleva arrestare. Poi il ragazzo e’ ritornato indietro ma Amelia ha preferito dare le dimissioni. Ora sta aiutando Antonio per fondare una nuova comunita per minori con l’aiuto di Confie, coordinamento nazionale di ong che lavorano con minori. Ritorno nel frastuono della citta’, che sembra lontana anni luce... Addirittura il Presidente del Parlamento Hugo Quevedo ha mandato in vacanza per un mese il Parlamento Nazionale per evitare il rischio della sfiducia a causa del sospetto di essere il mandante dell’attentato all’allenatore della Nazionale di Calcio Hernan Dario Gomez (che si e’ rifiutato di convocare il figlio dell’ex Presidente Abdala Bucaram, al centro di interessi “mafiosi” di parte...), di essere corrotto e di compiere altre illegalita’ in doppiopetto. Mons. Luis Alberto Luna Tobar, gia’ Arcivescovo di Cuenca e esponente della Teologia della Liberazione, ha commentato : “El grado de impudor moral y cívico que este hecho constituye en si mismo duele a la nación consciente; es un peso mas y determinante contra la dignidad de un poder del Estado y eso afecta a todos lo que, en cuanto ciudadanos electores, somos parte de la autoridad moral y fundamento del poder gobernativo de quienes dirigen la vida de la nación. Por eso nos sentimos obligados a toda forma digna de protesta, no podemos asumir impávidamente la condicion vergonzosa de complices. Crece en el sentido social comunitario esta molestosa constancia. Nuestra comun pasividad tolerante, ese dejar que el tiempo cubra miserias inaceptables, ese esperar que manana sea mejor dia que hoy y que de todas formas nos resignemos a un presente que nos sobreviene, es una derrota moral que no cabe en seres libres. Por esa libertad en la que esta’ esencialmente nuestra dignidad, la protesta de todos debe descalificar a quien la merece.” (El Hoy, 2/6/2001) Il Presidente della Repubblica Gustavo Noboa si e’ scagliato contro ong e gruppi ecologisti che si oppongono alla costruzione di un faraónico oleodotto di 500 kilometri che attraversera’ l’Ecuador, dalla foresta amazónica fino alla costa del Pacifico, lungo un percorso di grande valore ecológico:”Non lascero’ che fottano il paese, l’oleodotto si fara” ha detto Noboa che ha dato dell’ipocrita a chi “adesso si chiama verde e prima si identificava con l’estrema sinistra”. Accion Ecológica, un’organizzazione ecologista radicale, sta organizando l’opposizione insieme alla ong italiana Cric- Centro Regionale d’intervento per la cooperazione (per approfondimenti www.carta.org, e-mail del CRIC a Quito: amazonia at uio.satnet.net ). La maggior parte del greggio (il bilancio statale dipende per il 46% dalle esportazioni di petrolio) trasportato proverra’ dal Parco Nazionale Yasuni, ovvero l’ultimo blocco petrolífero che ancora non e’ stato concesso all’industria petrolífera e che quindi rappresenta l’ultimo angolo vergine del Parco Nazionale piu’ importante dell’Ecuador continentale e che al tempo stesso e’ il territorio del popolo indigeno Huaorani; inoltre il nuovo oleodotto ampliera’ la frontiera petrolífera ai boschi amazzonici del sud ecuatoriano-finora lasciato quasi intatto- nei territori indegeni Quichua, Shuar y Achuar. L’impresa OCP ha la concessione come consorzio, di cui fa parte anche l’italiana AGIP-Eni. Mercoledi 30 maggio Amnesty Internacional ha diffuso il suo rapporto annuale, sottolineando violazióni dei diritti umani anche in Ecuador: torture e maltrattamenti per opera delle forze di sicurezza, in particolare nel carcere di Guayaquil e anche detenzioni arbitrarie di dirigenti sindacali e leader dell’opposizione durante il “leviantamente popular” del 21 gennaio 2000 che ha detronizzato l’ex presidente Jamil Mahuad. La prossima settimana dovrei passare per Quito ad incontrare anche i rappresentanti di ong e gruppi che lavorano per i diritti umani, per farvi sentire la loro diretta opinione nella prossima lettera-news. Il primo giugno 2001 abbiamo festeggiato anche a Ibarra la GIORNATA INTERNAZIONALE del NIÑO, con una marcia cittadina boicottata dalle autorita’ municipali, a causa della mala organizzazione dell’Infaa (presieduta dalla first-lady del presidente Noboa) che era interessata a inaugurare solo un parco per porre in evidenza il proprio patrocinio. Doña Esperanca è una mamma indígena di 28 anni che si ocupa di una delle sei case-famiglia che formano la comunita’ “Cristo de la calle”. Fin dall’eta’ di 8 anni lavora come domestica a servizio dei ricchi. Ai poveri genitori campesinos viene chiesto di “regalarla”=venderla e allora la mandano a Quito, dove cresce sola. Vent’anni dopo la realta dell’infanzia non e’ migliorata sostanzialmente, cosippure la giovane democracia (22 anni dalla fine della dittatura) non ha superato la fase adolescenziale. Il Ministro del Bienestar Social Raul Patino ha difuso l’allarmante dato del 78% de los ninos dell’Ecuador sono poveri. In questa giornata di celebrazione del dia internacional del NIÑO, l’incremento del lavoro minorile, le denunce di traffico di bambini verso l’estero e il nuovo Codice de la infancia e adolescenza, sono al centro del dibattito. Ad Ibarra manifestiamo per esigere che vengano rispettati tutti i diritti e in particolare il diritto a vivere in famiglia con amore e rispetto, il diritto ad una educazione gratuita, di qualita’ e senza discriminación e il diritto a vivere in un ambiente vivibile ed eco-sostenibile. Oltre a questo momento pubblico come comunita’ “Cristo de la calle” abbiamo organizzato sabato una gran festa al parque “Yucocha” con giochi di grupo; scontato riferire che la mia squadra “Las Estrellas” e’ arrivata prima nella graduatoria finale. Martedi mattina 5 giugno si e’ svolto l’incontro di verifica quindicinale dell’equipe degli educatori, soffermandosi sull’osservazione e nell’approfondimento di alcuni casi-situazioni-storie dei ragazzi/e dal punto di vista sociale, educativo e psicológico. Per esempio Irving e’ particolarmente irrequieto dopo che ha vissuto in carcere con la madre. Jonathan spesso mangia dolciumi o patatine: raccogliera i soldi chiedendo l’elemosina? Maria Belem quando ritorna dal weekend con la famiglia accogliente piange e chiama sempre mamma. ... I problemi, le situación difficili, le fatiche sono davvero tante eppure la storia di “Cristo de la Calle”, accompagnata dalla passionaria directoria Claudia, 29 anni, testimonia la crescita, il riscatto , la liberazione di tanti ragazzi di strada. Per esempio Pajo, 18 anni, ha cominciato a fumare a 8 anni e la sua carriera di piccolo tossicodipendente esperto in fughe dal carcere , oltre a essere stato un rinomato ladro, e’ incredibile. Oggi la sua fiducia e’ riconosciuta al punto che fa il guardiano, la notte, della comunita’ principale. Ora ti saluto perche’ sta cominciando il corso per imparare l’alfabeto dei gesti visto che la casa-famiglia di Giovanni e Licia ospita due sorelle sordo-muto, Luzmila e Transito. Aspetto tue notizie, scrivimi alla mia e-mail personale : utopiamo at yahoo.it Saluti di pace da CristianoMorsolin Ibarra, venerdi 8 giugno 2001
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