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caso elian: l'ultima battaglia
- Subject: caso elian: l'ultima battaglia
- From: PIER LUIGI GIACOMONI <rhenus at libero.it>
- Date: Sat, 15 Apr 2000 17:09:21 -100
Online L'America litiga su Internet NEW YORK - .Rimandiamo a casa il bambino.. .Teniamolo negli Usa. Facciamo qualunque cosa., .Ma quanto costa tutta questa storia a chi paga le tasse?.. L'America discute, prega, litiga e si arrabbia intorno al piccolo Elian. Sommersi da ore e ore di diretta tv su tutti i canali, gli americani si siedono davanti al Pc e riversano su Internet una valanga di passioni. Una marea di commenti dalla quale sembra emergere una sempre maggiore simpatia per il padre naturale di Elian e, di conseguenza, uno schieramento a favore del ritorno del piccolo a Cuba. Polemiche ------------------------------------------------------------------------------ Un piano segreto per Elian la Casa Bianca prepara il blitz Gli Usa decisi a rimandare il bambino a CubaIl padre rifiuta un'offerta miliardaria degli esuli: .Mio figlio non ha prezzo. dal nostro inviato LITTLE HAVANA (Miami) (ar.zam.) - Il governo americano ha predisposto un piano segreto per prelevare a casa degli zii il piccolo Elian e consegnarlo al padre Juan Miguel Gonzalez. Nella speranza di minimizzare la resistenza dei militanti cubani e i contraccolpi sull'opinione pubblica, l'azione sarebbe affidata a un gruppo di agenti in borghese (e disarmati) del servizio di immigrazione, che, senza dar troppo nell'occhio, accederebbero a casa di Lazaro Gonzalez da una strada laterale. Ma prima di dare un ordine cosi' rischioso, il ministro della Giustizia Janet Reno ha fatto un ultimo tentativo, ieri, per trovare una soluzione pacifica e dipanare la matassa giuridica. A questo si aggiunge lo sprezzante rifiuto del padre di Elian dell'offerta degli esuli di Little Havana di 4 miliardi di lire, un lavoro e una casa per rimanere a Miami: .Mio figlio Gia' complicata sotto il profilo politico e psicologico la vicenda di Elian e' anche al centro di una dura battaglia tra avvocati e dirigenti del governo. Giovedi' gli zii di Elian erano riusciti a ottenere da un giudice dalla corte d'appello di Atlanta il divieto temporaneo del trasferimento piccolo a Cuba: una decisione che deve essere ratificata o annullata dai tre magistrati della corte, che potra' essere contestata presso la Corte suprema e che in ogni modo non impedisce il ricongiungimento del piccolo con il padre. Un altro giudice federale di Washington, Henry Kennedy, ha informato ieri le parti che non si pronuncera' prima di mercoledi' sull'istanza di bloccare il ritorno all'Avana per la presunta violazione di diritti umani da parte del regime di Castro. e' chiaro che il governo americano non puo'; tollerare a lungo una situazione cosi' confusa, che si presta a critiche non solo da parte dell'Avana ma anche all'interno degli Usa, e che mette in dubbio la capacita' di far rispettare lo stato di diritto. Per sbloccare l'impasse nel modo piu' sereno possobile, la Reno ha dato ieri un secondo ultimatum alla famiglia per la consegna de bambino, dopo che quello di giovedi' alle 14 non era stato rispettato. Si e' poi rivolta alla corte d'appello d'Atlanta, chiedendo di emettere una sentenza per imporre allo zio Lazaro di ridare il bambino, e assicurando che non autorizzera' il ritorno a Cuba fino al completamento dell'iter giudiziario. L'obiettivo del ministro e' chiaro: separare le due questioni del ricongiumento con il padre e del rimpatrio, che le autorita' federali considerano molto diverse, e che invece i familiari di Miami tendono a unificare nella speranza di tenere il bambino. La legge parla chiaro: in un caso come quello di Elian, che ha solo 6 anni, il padre ha diritto ad avere il figlio e a fare ogni scelta per lui. E lo zio Lazaro, nonostante gli sforzi, non e' mai riuscito a convincere alcun giudice di pronunciarsi in modo diverso. A Washington, intanto, con l'aiuto di alcuni membri di congregazioni relgiose e dell'avvocato Greg Craig, il padre di Elian ha continuato a far pressioni sul governo per un'azione piu' energica. .Gli Usa non possono essere ostaggio di alcuni facinorosi di Miami, che hanno violato un ordinde federale., ha detto Craig. ------------------------------------------------------------------------------- Rhum, insulti e preghiere la veglia di Little Havana Tra i cubani di guardia alla casa di Miami dove Elian attende il suo destino dal nostro inviato ARTURO ZAMPAGLIONE LITTLE HAVANA (Miami) - Con le sigle di chiusura del telegiornale della notte si spengono anche le luci di casa Gonzalez. Elian, piccolo simbolo della grande discordia tra Stati Uniti e Cuba, tra esuli e castristi, dorme da tempo: .Gesu' fammi stare in America., gli ha fatto dire la cugina Marisleyes prima del bacio della buonanotte. Anche lo zio Lazaro, rimasto fino a tardi in cucina a discutere con i capoccia della comunita' cubana, tra profumi di fagioli e banane fritte, ha deciso di andare a letto. Ma a destra della casetta bianca, dietro a reti di ferro e cordoni di polizia, una banda di militanti rabbiosi promette di vigiliare fino all'alba. .Forse sara' l'ultima notte di Elian a Miami, vogliamo essergli vicino., dice - anzi urla - Alex, un ventiseienne tarchiato, che da giorni bivacca qui, all'angolo della seconda strada e della ventitreesima Avenue, dimenticando di avere un figlio .companero. Clinton., interviene Francisco, che invece del cognome ci da' il numero di matricola del carcere dov'e' rimasto sette anni per droga: 32111. Intorno, i bidoni della spazzatura sono pieni di bottiglie di birra. Tra le signore che sfidano la noia e l'umidita' sembra riconoscere qualche eroina di quando l'Avana era la capitale della lussuria caraibica. Non c'e' dubbio che sia tutta gente umile, modesta, questa con cui trascorriamo la notte di fronte al santuario di Elian. Arrivati da Cuba da poco, molti hanno trovato lavori precari, malpagati. Altri sono disoccupati. Del resto l'intero quartiere ha un aspetto molto povero, le macchine sono sgangherate, i villini bianchi di legno e lamina, tutti a un piano, con grandi scritte di sostegno a Elian, costano sui 100 milioni di lire: una inezia rispetto ai prezzi immobiliari della Florida e ai camioncini con le antenne satellitari, sistemati dai network in ogni angolo di Little Havana, in ogni giardinetto e su ogni marciapiede. Il contrasto tra l'approccio hi-tech dei media e la passione proletaria degli esuli e' sconcertante. Se a destra del villino sono confinati i poveracci, di fronte e' stato creato un immenso studio televisivo. I giornalisti arrivano da ogni parte del mondo con computer portatili, telefoni satellitari, telecamere potentissime in grado di sbirciare nella privacy, di trasformare quella dei Gonzalez in una casa di vetro, di fare di Elian il protagonista di un nuovo .Truman Show.. A Miami sono le due di notte, le otto di mattina ora italiana, quando un mezzobusto della Fox News informa in diretta in telespettatori insonni che: .Tutto lascia pensare che almeno fino a domani non ci sara' una prova di forza degli agenti federali.. La notizia rimbalza, via etere, a pochi metri di distanza, facendo esultare la folla di cubani, che, al di la' dei mugugni e degli insulti a Fidel Castro, non perdono mai il buon umore. Qualcuno fa il segno della croce. .Hanno avuto paura della nostra reazione., azzarda un amico di Alex, con la camicia sbottonata fino all'ombelico e l'alito che puzza di rhum. Paura? E cosa avrebbe potuto fare questa gente per impedire un'azione di forza degli agenti federali? Basta trascorrere una notte nella zona, aggirarsi tra i posti di blocco, perlare con gli officers, gli agenti delle chevrolet bianche, per rendersi conto di quanto sia velleitario il sogno di qualsiasi resistenza. Dei due accessi possibili a casa Gonzales, infatti, uno e' .a disposizione. dei cubani, che pero'; sono incastrati in un cul de sac; l'altro e' presidiato dalla polizia che ha vietato il traffico e che in ogni momento puo'; accedere alla casetta bianca senza trovare intralci. Anche la logistica, forse, ha avuto un ruolo nel calmare gli animi dei cubani di Miami. Fino a due settimane fa assicuravano di essere .pronti a morire. pur di impedire il ritorno di Elian all'Avana. Il sindaco della contea Alex Penales aveva ammonito il governo federale dei rischi di una sommossa popolare. .Non ho i mezzi per mantenere l'ordine pubblico., aveva spiegato il giovane politico. Ma qualcosa e' cambiato nelle ultime settimane. I toni dei leader sono piu' sereni. Sembrano rassegnati all'inevitabile, alla consegna del bambino dal padre Juan Miguel. Lo stesso Penales assicura adesso che .la nostra comunita' e' sempre stata rispettosa della legge, la violenza farebbe solo comodo a Fidel Castro.. Perche' questo mutamento di rotta? Che cosa e' successo? .Dopo il voltafaccia di Al Gore - spiega un reporter del Miami Herald, il quotidiano locale - che si e' schierato contro Bill Clinton e ha chiesto di far restare Elian, la vicenda ha perso incisivita' nella lotta politica, con il rischio di un isolamento della comunita' cubana.. La quale e' forte, compatta, con 800 mila persone su 2 milioni di abitanti di Miami, ma non costituisce la maggioranza della popolazione ispanica, che invece da' segni di impazienza. All'alba comincia a esserci piu' movimento di fronte a casa Gonzalez, arrivano i tecnici dei network per i collegamenti con i telegiornali del mattino, a conferma che questa saga ha una precisa cadenza televisiva. Inizia anche a piovere: prima qualche goccia, poi l'impietosa doccia tropicale. .Me ne vado., annuncia Alex. Dietro alla barricata restano in quattro gatti protetti dagli ombrelli. .E come la mettiamo con le immagini in diretta della fiera protesta dei cubani di Miami?., chiede il producer di una tv con un tono mezzo ironico e mezzo preoccupato. ------------------------------------------------------------------------------ FONTE: LA REPUBBLICA - SAB. 15/3/2000 http://www.repubblica.it EDIZIONE ELETTORONICA DEL GIORNALE PIER LUIGI GIACOMONI rhenus at libero.it Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova ------040150200016034041NTI--
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