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14/06 Torino: Comunicato su presidio insegnanti di sabato 14giugno a Torino
- Subject: 14/06 Torino: Comunicato su presidio insegnanti di sabato 14giugno a Torino
- From: "cubscuola torino" <cubscuola.torino@tin.it>
- Date: Thu, 12 Jun 2003 16:49:36 +0200
La CUB Scuola sostiene il presidio indetto del Coordinamento delle Scuole
in Lotta contro il decreto sfasciacattedre per sabato 14 giugno alle 16,30
in Piazza Castello a Torino.
Hanno dato la loro adesione al presidio gruppi di colleghi, studenti e
genitori mobilitati contro il buono scuola, colleghi della scuola
elementare che si oppongono al taglio del tempo pieno e all'introduzione
del maestro tutor, insegnanti tecnico pratici preoccupati dalla distruzione
dei laboratori prevista dalla riforma Tremonti Moratti.
Nel corso della manifestazione verranno distribuiti i diplomi in stile
Tremonti per la scuola azienda e si coordineranno le prossime iniziative
contro la riduzione della maturitˆ ad un atto formale.
Alleghiamo documentazione
Per la CUB Scuola
Cosimo Scarinzi
Per info 3298998546
ESAMI DI STATO, NON DIPLOMIFICI
DIFENDIAMO LA QUALITÀ DELLA SCUOLA PUBBLICA
La scuola pubblica, da qualche tempo a questa parte, sta subendo dei duri
colpi. In quanto operatori del settore - in quanto insegnanti - vogliamo
denunciare all'opinione pubblica una modifica nello svolgimento delle prove
dell'esame di stato introdotta dalla Legge Finanziaria dello scorso anno,
che segna un pesante passo verso la dequalificazione della scuola pubblica.
Dal 2001/'02 è stata cambiata, ufficialmente per motivi economici, la
composizione delle COMMISSIONI DEGLI ESAMI DI STATO: sia nelle scuole
statali che in quelle private paritarie i docenti sono tutti interni.
Il provvedimento, formalmente, è teso a risparmiare sui compensi degli
esaminatori: dallo scorso anno, dunque, sono gli stessi insegnanti delle
classi ad esaminare gli allievi. In realtà, l'abolizione dei commissari
esterni va ben al di là di un semplice risparmio sulle indennità di esame,
perché inciderà profondamente sullo stesso carattere della scuola pubblica
e sui titoli da essa rilasciati. Così come la misura di "riconduzione di
tutte le cattedre a 18 ore", stabilita dall'ultima Legge Finanziaria, andrà
ben al di là del semplice risparmio sulla pelle dei colleghi precari, le
cui cattedre scompariranno per sempre, in quanto l'intero sistema delle
scuole superiori verrà destrutturato, a scapito della qualità
dell'insegnamento, in primo luogo della continuità didattica degli allievi.
Di seguito denunciamo alcuni dei pericoli delle nuove modalità di esame.
1) Abolendo la componente esterna dei Commissari di esame è stato abolito
l'unico strumento di controllo incrociato che può impedire alle scuole
private di trasformarsi in diplomifici e mantenere nelle scuole pubbliche
un minimo di verifica della serietà dell'insegnamento; a questo punto il
passo verso l'eliminazione del valore giuridico (ed economico) del titolo
di studio è consequenziale.
In effetti, storicamente, lo Stato, attraverso i docenti della scuola
pubblica (che non a caso sono in questa veste dei pubblici ufficiali,
mentre quelli delle paritarie rimangono dei privati cittadini), ha sempre
esercitato un potere di sovranità che consisteva nell'esprimere un giudizio
sull'esito scolastico e nel conferire titoli di studio con valore legale,
cioè validi erga omnes. Così, chi era in possesso di un titolo di studio
(il famoso "pezzo di carta") ha sempre potuto far valere specifici diritti
e trarre vantaggi economici, proprio perché lo Stato si rendeva garante
della legalità nell'acquisizione dei diplomi. A tale fondamento giuridico è
collegato l'altro importante compito dello Stato, quello della gestione
dell'istruzione pubblica, perseguita in primo luogo come interesse generale
all'elevazione del livello culturale dei cittadini, ma anche come interesse
generale ad accertare competenze specifiche e professionali acquisite. Ecco
perché l'istruzione pubblica e il diritto all'istruzione sono tutelati da
norme costituzionali.
2) L'accertamento da parte dello Stato degli esiti scolastici risponde così
ad un interesse generale, oltre che a quello particolare del cittadino. E,
in questo interesse generale, occorre far rientrare anche la formazione del
cittadino, che è cosa diversa dalla formazione del lavoratore: non a caso
nei curricoli scolastici obbligatori sono state, da sempre, inserite
discipline che mirano, specificamente, alla formazione culturale. Si tratta
di SAPERI GRATUITI, che devono servire ad allargare l'orizzonte delle
conoscenze e a sviluppare capacità critiche e di consapevolezza.
3) L'abolizione del valore legale del titolo di studio porterebbe
inevitabilmente alla capitolazione dello Stato di diritto e alla rinuncia a
gestire un sistema scolastico pubblico, dal momento che la validità di ogni
curriculum di studi dovrebbe trovare legittimazione solo sul mercato. A
questo punto, a riconoscere validità ai titoli di studio sarebbero le
grandi corporazioni delle professioni, le imprese e le Università,
attraverso il numero chiuso. La Bocconi e la LUISS, prestigiose e costose
università private, hanno già dichiarato che non considereranno, tra i
parametri per l'ammissione alla frequenza, l'esito dell'esame di stato. In
effetti, chi si fiderebbe della serietà del rilascio di patenti di guida
sulla base di prove effettuate dai proprietari delle autoscuole, cioè da
coloro che ricevono un compenso dai "propri" alunni?
Torino, 14 giugno 2003
GLI INSEGNANTI DELLE SCUOLE IN LOTTA CONTRO
IL DECRETO SFASCIACATTEDRE
SCUOLA PUBBLICA, ESAMI DI STATO,
VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO, BUONO SCUOLA
Diffondiamo un significativo intervento del Governatore della Lombardia
Formigoni (dell'area politica del Ministro Moratti) sull'abolizione del
"valore legale del titolo di studio" e sui rapporti tra "istruzione" e
"buono scuola". L'intervista risale al novembre 2001. Puntualmente, qualche
settimana dopo, nella Finanziaria 2002 sotto la voce "risparmio" è stato
introdotto un elemento che va nella direzione auspicata da Formigoni:
l'abolizione dei Commissari esterni agli esami di Stato, come primo passo
verso l'abolizione del valore legale del titolo di studio. Il "buono
scuola", a vantaggio di chi frequenta le scuole private, è già stato
introdotto da molte Regioni (in Piemonte la maggioranza lo sta varando in
questi giorni).
Corriere della Sera, 19/11/2001 "SCUOLE IN GARA, PREMI A CHI ATTIRA PIÙ
ALUNNI. Formigoni al Governo: la Regione scelga i programmi. Basta con il
valore legale di laurea e diplomi"
di Marco Cremonesi.
"Il valore legale del titolo di studio è un freno alla qualità: il
nostro obiettivo ultimo deve essere l'abolizione del pezzo di carta".
Scuola e poi ancora scuola. Sull'istruzione, suo antico pallino, il
presidente lombardo Roberto Formigoni continua a puntare molto. Il
provvedimento-simbolo è il contributo ai frequentatori degli istituti
privati, il cosiddetto buono scuola, che proprio in questi giorni approda
alla seconda edizione. Ma dal 9 novembre la Costituzione è cambiata. Non è
ancora la devolution promessa dalla Casa delle libertà, ma già oggi
parecchie materie che prima erano esclusiva prerogativa dello Stato sono
passate alle Regioni, oppure sono oggetto di legislazione concorrente:
Stato insieme alle Regioni. E Formigoni non intende lasciar passare troppo
tempo: "Ho chiesto al ministro Moratti di sederci attorno ad un tavolo e
affrontare l'argomento: cosa facciamo noi, e cosa fa lo Stato. Per esempio,
io non credo sia più pensabile la netta separazione che oggi esiste tra
formazione - che oggi è regionale - e l'istruzione, che fino a ieri era
soltanto statale. Rischiamo di dare una preparazione senza qualità e
scarsamente professionalizzante".
I PROGRAMMI - Difficile, allora, non parlare dei programmi. "Chiariamo
subito - dice Formigoni - non si tratta di insegnare il dialetto. Ma
certamente, una parte delle materie di insegnamento deve essere stabilita a
livello regionale. Del resto, lo prevede la nuova Costituzione".
L'obiettivo è quello di fissare "percorsi formativi legati alle esigenze
nel territorio, alle sue filiere produttive, alle sue aziende di
eccellenza. Significa anche garantire alla scuola nuove risorse in un
rapporto sano con il privato: penso ad aziende che investono nelle scuole,
che acquistano le ricerche fatte nei diversi istituti. In Lombardia qualche
esempio già esiste".
TITOLI DI STUDIO - Detto questo, il governatore lombardo punta
sull'abolizione del valore legale del titolo di studio. "Attenzione: io non
mi aspetto che scompaia con uno schiocco delle dita, ci vorranno tappe
intermedie. Ma l'orizzonte ultimo deve essere quello, è la strada della
qualità. Oggi vale il pezzo di carta, poco importa la scuola che lo ha
rilasciato. Domani deve valere la formazione vera ricevuta dai ragazzi.
Altrimenti, avremo sempre una scuola che nonostante gli sforzi colossali di
tanti, sarà sempre livellata al basso". Con la scomparsa del valore legale,
secondo il presidente del Pirellone, "si innescherà una competizione tra
scuole per la qualità e per la diversificazione. L'obiettivo è il non dover
dire più: quel ragazzo è laureato. Ma dire: quel ragazzo ha studiato in
quella scuola. Dunque lo prendo". Si tratta, nei progetti del presidente,
di un percorso a tappe: "Nessuno vuole mettere fuori gioco le scuole che
funzionano meno bene. Ma tutte devono andare avanti".
INSEGNANTI - Nel Formigoni-pensiero, hanno un ruolo centrale: "Abbiamo
bisogno degli insegnanti. Se con la devoluzione avessi quello che chiedo,
piena competenza e le corrispondenti linee di bilancio, farei una chiamata
degli insegnanti. Per concordare con loro meccanismi che esaltino la loro
professionalità e la qualità dell'insegnamento. Certo, bisogna cambiare il
concetto di produttività, che non può essere cosa troppo diversa dal numero
di ore trascorse in aula". L'esempio viene ancora una volta dalla
formazione, oggi slegata dall'istruzione: "Penso si potrebbe chiedere agli
insegnanti di affiancare l'attività nella scuola a quella nei corsi di
formazione. Ovviamente, con un adeguato riconoscimento economico. Perché
gli stipendi di oggi allontanano dall'insegnamento anche coloro per cui
sarebbe una vocazione profonda".
STATO E REGIONI - Insomma, che cosa chiederà il presidente lombardo a
Letizia Moratti? "Ciò che ho detto. Una redistribuzione delle competenze
sulla base della nuova Costituzione. Il confronto dovrebbe essere con tutte
le Regioni. Ma la sperimentazione potrebbe partire anche soltanto con
alcune Regioni, quelle che ritengono di essere pronte".
BUONO SCUOLA - Deve diventare il perno dell'intero sistema scolastico.
"Se fosse possibile, ma oggi non lo è, il buono lo darei direttamente alle
scuole. Si studia un sistema di parametri per misurare la qualità, e gli
istituti migliori vengono meglio finanziati". Perché non si tratta soltanto
di libertà di scelta, "ma di far accedere un numero più alto di studenti
alla qualità. Più si è liberi di scegliere, più le scuole sono costrette a
migliorarsi per conquistare gli allievi".
LETTERA AI GENITORI DELL'ITC "P. SRAFFA" di ORBASSANO
Quest'anno scolastico, come tutti hanno avuto modo di vedere, si è
concluso in modo particolare: gli insegnanti, una volta tanto, si sono
comportati come a volte fanno gli studenti. Assemblee, agitazioni,
autogestione, occupazione dell'Istituto. Siamo stati costretti a fare
un'azione estrema come quella dell'occupazione (senza, peraltro,
"disturbare" le lezioni al mattino) perché riteniamo che l'istruzione sia
un bene prezioso per la collettività e debba pertanto essere al centro
dell'attenzione dell'opinione pubblica. La scuola pubblica è sempre stata,
insieme alla sanità, terreno privilegiato dei tagli alla spesa. Il "Decreto
sulle cattedre a 18 ore" va in questo senso: peggiora la qualità, mettendo
a rischio la continuità didattica, per meri motivi contabili (fa scomparire
migliaia di cattedre occupate dai colleghi precari e quelle formate da
"spezzoni" di scuole diverse per assegnarle, spezzettate, ai colleghi di
ruolo a saturazione del loro orario).
La mobilitazione dei docenti e delle famiglie ha ottenuto qualche
risultato: a livello locale la Direzione Generale dell'Ufficio Scolastico
Regionale (questa è la nuova denominazione del vecchio Provveditorato) si è
impegnata a rivedere le situazioni di scuola che hanno prodotto guasti
perfino superiori rispetto a quelli previsti dal Decreto. In Parlamento è
stato richiesto formalmente da un partito il ritiro del "Decreto
sfasciacattedre". A questo punto occorrerà fare in modo che nella prossima
Finanziaria si inseriscano i necessari correttivi. Così a settembre si
dovrà riprendere la mobilitazione.
Mercoledì 18 giugno inizieranno gli esami di stato per le classi quinte.
È il secondo anno che si svolgeranno con la nuova modalità dei commissari
tutti interni. Anche questo provvedimento è stato stabilito attraverso la
legge Finanziaria, quella del 2002. Di nuovo, formalmente si tratta di una
misura di risparmio (sulle indennità da pagare ai commissari esterni). In
realtà, a parere di molti di noi il provvedimento va ben al di là di una
semplice misura contabile. In apparenza tutti - studenti, famiglie e
docenti - dovrebbero essere contenti di avere come esaminatori gli stessi
docenti che hanno seguito i ragazzi nel corso dell'anno. In realtà, una
simile "facilitazione" non è un bene per la scuola pubblica, perché
contribuisce a peggiorarne la qualità: da una parte c'è un calo di
"tensione" (quella "positiva", "giusta", che spinge ad operare al meglio;
quella che si deve avere di fronte ad una prova impegnativa della vita. Sia
ben chiaro, nessuno di noi vuole che gli studenti "soffrano" inutilmente).
Nel contempo, verranno favorite le scuole private (o "paritarie"), che
hanno un proprietario, ai quali chi le frequenta paga una retta; anche
queste scuole avranno come esaminatori gli insegnanti interni. Il passo
verso la trasformazione in "diplomifici" a pagamento è breve. Ma c'è di
peggio. Lo Stato, attraverso le Commissioni di esame, ha sempre avuto una
funzione di controllo e di garante della serietà degli studi e
dell'attribuzione dei diplomi (il famoso "pezzo di carta"), che si possono
far valere nel mercato del lavoro. Ora, indubbiamente gli esami fatti con
commissari tutti interni sono "meno impegnativi"; nelle scuole private per
motivi evidenti (ma anche in quelle pubbliche, in qualche misura) il voto
finale potrà non rispecchiare la vera qualificazione raggiunta
dall'allievo. Il pericolo, a questo punto, è che i titoli di studio perdano
il loro valore legale, cioè non si possano più "spendere" adeguatamente nel
mercato del lavoro. Ci sono alcune forze politiche che dichiarano
apertamente che l'abolizione del valore legale del titolo di studio deve
essere l'obiettivo di fondo della riforma della scuola superiore, per
mettere in concorrenza le varie scuole tra di loro e finanziare con un
"buono scuola" le "migliori". In modo che i datori di lavoro assumano "a
scatola chiusa" chi esce da determinate scuole. È un po' il sistema
americano, che prevede scuole prestigiose (e molto costose) per pochi, una
scuola pubblica, per lo più dequalificata e priva di mezzi, per molti.
Ci sono già alcuni segnali che vanno in tal senso (lo svilimento del
valore dell'esame di stato): le università Bocconi e LUISS (prestigiose e
costosissime università private) hanno già dichiarato che non terranno
conto, tra i parametri di ammissione, del voto conseguito all'esame di
stato. Il rischio è che seguano a ruota le università statali e i datori di
lavoro privati. D'altra parte, è vero: chi si fiderebbe dell'esito degli
esami di scuola guida, se questi fossero svolti unicamente dai proprietari
delle autoscuole? Non è un caso che lo Stato attribuisca il compito di
esaminatore a persone, qualificate e di fiducia, esterne alle scuole.
Invitiamo quindi tutti i genitori a riflettere sul significato di scuola
pubblica come bene collettivo (e a mobilitarsi, alla bisogna).
Orbassano, 14 giugno 2003
GLI INSEGNANTI DELL'ITC "P. SRAFFA" di ORBASSANO
SABATO 14 GIUGNO 2003
DALLE ORE 16,30 ALLE ORE 19
TUTTI IN PIAZZA CASTELLO, A TORINO
DOCENTI, GENITORI, STUDENTI
PRESIDIO
IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA
LA SCUOLA PUBBLICA È UN BENE PREZIOSO
CHE VA GARANTITO AL MEGLIO
A TUTTI I CITTADINI
Ë RITIRO DEL DECRETO SFASCIACATTEDRE
Ë NO AI FINANZIAMENTI ALLE SCUOLE PRIVATE
Ë DIFESA DEL VALORE LEGALE DEI
TITOLI DI STUDIO
Ë ESAMI DI STATO SÌ, "DIPLOMIFICI" NO