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Bush: la mia vittoria (di Stefano Benni)



Title: BUSH

BUSH

La mia vittoria

STEFANO BENNI

 

Sono George Wermacht Bush, presidente della più grande ex-democrazia del mondo.

Prima di partire per il week-end nel mio chalet, dove mi distrarrò pescando le

trote col mitra, vorrei tenere una breve e vittoriosa conferenza stampa. Saluto

i giornalisti presenti: riportate fedelmente le mie parole e non spaventatevi se

vi parlo dalla torretta di un carro armato. Mi piace stare quassù: niente come

le armi eccita chi ha schivato il militare, come ha fatto il sottoscritto, e

quasi tutti i senatori Usa. Il primo passo verso la liberazione dell'Iraq, del

Medio Oriente, e del mondo è compiuto, ma il campionato è lungo e molto resta da

fare. Abbiamo abbattuto la statua del rais, simbolo di una tirannia obsoleta.

Quando hai i B 52, non hai bisogno di una grande statua perché la gente ti

guardi dal basso. In Iraq lo scontro è stato preventivo ma duro. Sapevamo di

avere di fronte un avversario preponderante, con un'aviazione micidiale, missili

di ottima annata, armi chimiche e di sterminio totale. Ed ecco la prima subdola

mossa del nemico. Esso ha nascosto il suo terrificante potenziale militare

causandoci non poche difficoltà.Le centinaia di caccia iracheni non sono

decollati, mettendo in crisi la nostra aviazione che li cercava giorno e notte.

I missili che molto astutamente avevamo fatto distruggere dagli ispettori Onu

non sono partiti. I tank avevano la targa babilonese. Le armi chimiche non

c'erano, abbiamo trovato solo atropina, calzini vecchi e magnesia. Adesso ci

toccherà di trasportare un po' di schifezze sul posto. La Bayer ci manderà

medicine tossiche come il lipobay, McDonald's il suo famoso Blob Burger.

Berlusconi ci ha promesso la discarica di suo fratello. Soldati in mutande si

sono arresi ai nostri tank che li hanno spalmati sulla sabbia del deserto. Non

siamo venuti qui per caricare autostoppisti. Il grande esercito iracheno ha

astutamente finto di essere male armato, affamato, antiquato.

 

A questo punto, come potevamo combattere una guerra 

senza nemico? Avremmo dovuto

dare ragioni ai nostri detrattori, quelli che dicevano che Saddam poteva essere

disarmato in pochi mesi dall'Onu. Non ho niente contro l'Onu, anche se

preferisco il Rotary. Credo anzi che il lavoro degli ispettori sia stato molto

utile: gli abbiamo fregato le mappe delle caserme e dei depositi, e abbiamo

sparato sul sicuro.

 

Ma questa guerra aveva bisogno di un po' di suspence, e per fortuna c'era

Saddam. Lui è servito a dare dignità di operazione militare a questo tiro al

bersaglio. Bisognava eliminare il rais, e poiché si spostava come una talpa,

dovevamo cacciarlo. Nel corso di questa caccia abbiamo colpito: Tre mercati, due

ospedali e una televisione. Un albergo, una scuola e due quartieri residenziali.

Un tot di civili e soldati iracheni. Cento soldati inglesi a piedi e in

elicottero. Cinquanta soldati americani. Un imprecisato numero di curdi, tanto

quelli non li conta mai nessuno. Un gruppo di giordani. Undici afghani. Un

cameraman ukraino e uno spagnolo. Un camion di mamme e bambini. Cinque addetti

d'ambasciata russi (l'ambasciatore ci è scappato... pardon si è salvato). Una

suora in motorino. Un'ambulanza della Croce Rossa. Diversi villaggi sospetti di

essere siti chimici. Così imparano a cucinare i peperoni. Abbiamo ucciso Alì il

chimico, Fatima la tossica, Mohamed il velenoso e Selim il boleto. Siamo rimasti

vivi solo noi: George l'ubriacone, Rumsfeld il cocainomane, Osama il dialitico e

Saddam il clonato. Per ultimo, abbiamo tentato di colpire Lilli Gruber,

scambiata per il rais. E' vero, non gli somiglia molto, ma era a trecento metri

e aveva un microfono in mano.

 

Naturalmente ora che è caduta Baghdad ci toccherà di accoppare anche Saddam,

anche se la Cia preferirebbe prenderlo vivo e surgelarlo insieme a Toro Seduto e

a Khomeini, magari torna buono tra qualche anno. Poi ci prenderemo il petrolio,

e gestiremo le faide e le vendette di questo paese. Correrà altro sangue, ma

pazienza. Siamo indifferenti sia alla gioia di alcuni iracheni per

della tirannia, sia alla resistenza disperata di altri: i primi li fotografiamo, i

secondi li massacriamo. Quello che ci rode è che, a onta dei molti megafoni

della nostra propaganda, sappiamo bene che alla fine non riusciremo a passare

per liberatori. Ahimè, questa volta siamo stati smascherati.

 

Ebbene sì, cari sudditi americani e alleati: siamo la razza eletta e l'esercito

più potente del mondo, ma abbiamo alcuni difetti. Combattiamo sempre cinquanta

contro uno, inventiamo i motivi delle guerre, torturiamo i prigionieri, spariamo

sui civili, e diciamo un sacco di bugie. Ma nell'inventare e riciclare Nemici

Terribili e Potentissimi siamo i migliori. E li scegliamo sempre capi di un

popolo impoverito e sofferente.

 

A questo punto sarebbe un peccato sprecare questa nostra abilità. Questa

invasione non ci basta, questo petrolio è poco, le fabbriche di armi non possono

fermare la produzione, Rumsfeld ha comprato gli anfibi nuovi, abbiamo bisogno di

un nuovo nemico, subito. Il mondo pagherà l'offesa di averci isolato, i

pacifisti di averci sputtanato, il papa di averci sgridato. Siamo un popolo

pacifico, ma nei prossimi anni triplicheremo la spese militari. Siamo un popolo

democratico, ma la Cia ha ripreso a schedare insegnanti, giornalisti e

intellettuali. Siamo un popolo multietnico ma in mano a un elìte di straricchi

bianchi.

 

Avete visto le prime nostre reazioni alla caduta di Baghdad? Cheney ha detto,

vaffanculo l'Onu, l'Iraq lo ricostruiamo noi. Rumsfeld ha detto, non cesseremo

il fuoco finché l'ultimo uomo di Saddam non sarà morto. Powell si è lamentato

perché Osama non si fa vivo. Bolton ha detto: l'Iraq serva di monito a Siria

Iran e Corea del Nord. Vi sembrano frasi che segnano l'inizio di un periodo di

pace? Io non mi aggiungerò a queste voci minacciose, a me i nteressa solo essere

rieletto e che la Esso mi dia il sette per cento sui barili. Però vi faccio

notare che in Cina sono spuntati questi scarafaggi portatori di polmonite. Ieri,

alla Casa bianca, ne è stato visto musi gialli vogliono iniziare la guerra

blatto-batteriologica, abbiamo abbastanza armi nucleari da disinfestare tutto il

loro obeso paese. Siamo un paese pacifico, ma l'igiene prima di tutto.

 

L'operazione guerra infinita è iniziata. Nessuno si stupisca. Vi interrogate,

giustamente, sul perché in tanti odiano l'America. Cominciate anche a chiedervi

perché tanti americani odiano il resto del mondo.

 

Perciò cari giornalisti e operatori, quando tornerete al vostro giornale o alla

vostra televisione, se li troverete ancora, diffondete al vostro pubblico questa

notizia: da oggi nessuno è al sicuro. Parafrasando un fottuto scrittore

americano filocubano comunista: non t! i chiedere mai per chi suona la sirena.

Essa suona per te. Arrivederci e andate con Dio. Il mio, non quello del papa.