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12 aprile: per la scuola pubblica, contro la guerra
- Subject: 12 aprile: per la scuola pubblica, contro la guerra
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Sun, 30 Mar 2003 14:53:26 +0200
Messaggio inviato da:
CGD Taranto
Via Nettuno, 52
74100 Taranto
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e-mail:
cgdtaranto@libero.it
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ROMA, 12 APRILE
2003
"Scuola
pubblica: TU per pochi, IO per tutti"
L'istruzione pubblica è
questione che riguarda tutto il Paese.
La scuola pubblica, laica, aperta a
tutti, orientata alla promozione di ciascuna e di ciascuno è una delle
più importanti conquiste della nostra Repubblica.
Conservarla ed innovarla nel segno dei valori fondamentali della
Costituzione, in primo luogo libertà ed eguaglianza, è oggi un impegno
irrinunciabile a fronte del rischio di un suo svuotamento.
La scuola pubblica è parte viva dell'unità nazionale, di quella
cittadinanza senza la quale non c'è ponte verso l'Europa e verso il
mondo.
Nel mondo globalizzato la conoscenza è l'unica vera grande risorsa su cui
può contare un Paese moderno: istruzione, innovazione e ricerca sono
fondamentali per il suo futuro e il suo sviluppo.
Occorre mettere in campo un'azione generale che, dopo le grandi
mobilitazioni e gli scioperi contro le politiche del Governo dei mesi
scorsi, e accanto alle tante iniziative attualmente in corso nelle
scuole, rappresenti il rinnovato impegno civile di un vasto
schieramento.
Le battaglie e le lotte per i diritti di questi mesi parlano
all'istruzione pubblica. E viceversa.
Per la scuola di tutti
e di ciascuno, riformare la scuola guardando ai diritti.
La scuola pubblica, che ha
rappresentato un luogo d'incontro importante fra la cultura laica e
quella cattolica, ha consentito di aprire un processo di mobilità sociale
per milioni di persone e ha contribuito alla crescita della democrazia e
dello sviluppo del Paese.
Essa deve essere riformata, per adeguarla al nuovo contesto nel quale
opera, per superare ritardi e limiti (rappresentati dalle migliaia di
abbandoni e dai bassi livelli di apprendimento), che rendono il diritto
allo studio non garantito per fasce ancora consistenti di popolazione.
I principi di fondo devono essere netti: assicurare a ciascuno le
competenze fondamentali per orientare la propria vita e il proprio
lavoro; formare individui liberi ed autonomi; elevare il livello
culturale delle persone; concorrere in modo decisivo al rilancio dello
sviluppo e dell'occupazione nel Paese, sempre più alle prese con una
crisi che evidenzia in modo drammatico il deficit di investimenti in
formazione e istruzione, innovazione e ricerca.
La scuola deve essere riformata perché senza un'istruzione di base di
qualità, viene a mancare alla persona la risorsa fondamentale per
continuare ad apprendere nei tanti e diversi percorsi integrati di
istruzione, formazione e lavoro.
La riforma della scuola deve considerare bambini e ragazzi persone
titolari di diritti e non semplicemente minori.
Gli studenti devono vedere garantiti e rispettati i loro diritti, in
primis quello ad una partecipazione attiva alla vita della scuola, come
parte integrante del percorso educativo. Solo con l'esercizio dei diritti
si può costruire la cultura della partecipazione democratica e della
cittadinanza attiva.
Bisogna scrivere un nuovo patto tra scuola e società quale assunto
irrinunciabile per non tradire le giovani generazioni: grande, infatti, è
responsabilità degli adulti e dei genitori garantire ad ogni bambino ed a
ogni ragazzo percorsi autonomi di crescita, nel rispetto di valori
condivisi e di un'etica pubblica da riaffermare e rilanciare.
Riformare la scuola significa porre con grande forza il tema della
qualità del sapere.
Non certo per praticare percorsi tradizionali, che vedono il primato
della quantità sulla qualità, delle nozioni sulle conoscenze, ma per fare
fino in fondo dell'apprendimento un processo che si alimenta per tutto il
corso della vita.
Il sapere di cui la scuola ha bisogno è capace di confrontarsi con le
nuove discipline e con le tecnologie dell'informazione; è capace, al
tempo stesso, di vivere della forza e della ricchezza della nostra
tradizione culturale.
E' un sapere che forma persone in grado di pensare criticamente, di avere
conoscenze e strumenti di interpretazione, di conquistare una disciplina
mentale che rifiuti le certezze affrettate ed il pensiero semplificato.
Il disegno di legge di
controriforma della scuola è inaccettabile
Questo Governo ha dedicato molte
delle sue energie ad azzerare tutti i tentativi di riforma avviati negli
anni precedenti.
La logica che emerge è quella della riduzione: dai diritti alle risorse,
dal tempo scuola alla partecipazione e alla democrazia.
Tutte le ragioni che fin dalla presentazione della legge delega ci hanno
portato a chiederne il ritiro sono ampiamente confermate.
L'approvazione di quella devastante proposta produrrà infatti
l'arretramento del livello di istruzione complessivo del Paese; la
privatizzazione dell'istruzione; l'iscrizione precoce alla scuola
dell'infanzia ed elementare; il declino del protagonismo degli studenti;
la cancellazione dell'obbligo scolastico, in nome di un generico e
ambiguo diritto-dovere all'istruzione; la scelta, a poco più di 12 anni
di età, tra scuola ed addestramento al lavoro; la mercificazione del
sapere.
E' evidente che siamo di fronte ad una controriforma che ripropone
vecchie e nuove logiche di classe, che favorisce i pochi a danno dei
molti, che danneggerà tutti.
Milioni di ragazze e ragazzi saranno esclusi da una formazione culturale
indispensabile per scegliere, lavorare, vivere consapevolmente.
Inoltre nella proposta di riforma degli organi di governo delle
istituzioni scolastiche, avanzata dall'attuale maggioranza, non c'è
spazio per la partecipazione dei lavoratori della scuola, degli studenti,
dei genitori, del territorio.
Ridurre la nostra scuola pubblica, potenziare la scuola privata, è
funzionale all'attacco in corso sul versante dei diritti, dei principi e
delle libertà costituzionali, della giustizia.
Le politiche del Governo Berlusconi e del Ministro Moratti sono inique e
mirano a separare le persone, a cancellare la funzione democratica,
solidale e progressista della scuola e dell'istruzione nel nostro
Paese.
Tagli gravi e scriteriati del personale e delle risorse, l'uso
spregiudicato dell'amministrazione, che centralizza ogni decisione e
mette costantemente in difficoltà il funzionamento delle scuole,
completano il quadro.
L'educazione pubblica è
fondamentale per costruire un altro mondo possibile.
In una fase caratterizzata dalla
globalizzazione, il diritto alla conoscenza deve diventare diritto
universale di cittadinanza.
In un mondo in cui cresce la ricchezza disponibile ma aumentano le
disuguaglianze sociali, i soggetti economici forti ritengono funzionale
alla loro idea di sviluppo e di globalizzazione l'istruzione per pochi.
Guardare, invece, ad un'istruzione di qualità per tutti, è condizione
irrinunciabile per costruire un mondo equo, solidale e
sostenibile.
In un mondo che cambia sempre più velocemente, va garantita più
istruzione per tutti e per l'intero arco della vita, per far vivere e
crescere la democrazia ovunque nel mondo, per la realizzazione di
autonomi progetti di vita.
E'questa la funzione democratica fondamentale dell'istruzione: garantire
che ognuno, senza distinzione di reddito, sesso e razza sia un cittadino
protagonista del proprio futuro.
La mercificazione delle conoscenze avrebbe al contrario un effetto
distruttivo sulla scuola e sulle persone.
L'istruzione è un
diritto e non un bene disponibile per il mercato
L'educazione non può essere
considerata una delle materie disponibili per gli accordi GATS (General
Agreement on Trade and Services), che la ridurrebbero a "merce di
scambio", assoggettata quindi alle leggi del mercato, analogamente a
qualunque altro bene. La scuola deve essere protetta dalla
liberalizzazione dei commerci perché la riduzione del sapere a merce
condannerebbe ad una nuova povertà milioni di persone.
Per questo si deve aprire una grande vertenza, prima della ratifica,
nella primavera di questo anno, dei nuovi GATS, affinché l'Europa rifiuti
di sottoscrivere quegli Accordi, che produrrebbero esiti devastanti sui
sistemi di istruzione nazionali.
La qualità dei servizi pubblici di istruzione è fondamentale per uno
sviluppo sociale ed economico che vogliamo basato sulla qualità e sulla
sostenibilità.
Ogni loro privatizzazione, o riduzione, rappresenta un attacco ai diritti
fondamentali delle persone.
Qualità, perché ricerca, innovazione ed investimenti devono
rappresentare il fondamento di uno sviluppo che rifiuta la riduzione dei
diritti come volano economico; sostenibilità, perché sapere
significa assumere i vincoli imposti dalla limitatezza delle risorse e
dalla fragilità del territorio, che è un bene collettivo ed un contesto
da rispettare.
L'istruzione è una
questione che va affrontata a partire da un'ottica europea.
E' necessario arrivare alla
costruzione di una carta dei saperi fondamentali, correlata al diritto di
cittadinanza europea, e deve essere assunto un piano straordinario di
investimenti, coordinato a livello europeo, sulla scuola e sulla
ricerca.
Rivendichiamo un Trattato fra i Paesi membri per costruire l'Europa
dell'istruzione e della cultura.
E' necessario che la formazione abbia un suo spazio specifico negli esiti
della Convenzione Europea e che costituisca uno dei temi strategici, con
adeguate risorse, per costruire una Europa dell'istruzione, della ricerca
e della cultura, e non solo della moneta; una Europa che guarda a donne e
uomini.
L'Italia deve impegnarsi a praticare gli obiettivi fissati dal Consiglio
Europeo di Lisbona per il 2010: dal dimezzamento del numero dei giovani
che non continuano gli studi dopo la scuola obbligatoria, a un forte
aumento percentuale degli adulti che partecipano ad attività formative,
al potenziamento delle occasioni di mobilità in Europa per docenti e
studenti.
L'Europa in questi ultimi anni ha svolto un ruolo autonomo e positivo su
temi particolarmente rilevanti, analogo ruolo deve essere assunto anche
sui temi dell'istruzione.
Per questo l'Europa deve allargare sempre più il suo impegno
internazionale, rafforzare programmi e investire risorse per la
cooperazione formativa, soprattutto in direzione delle aree più disagiate
del mondo.
La scuola pubblica per
la pace, la legalità, la coesione sociale.
L'istruzione per tutti può e deve
rappresentare un presidio di pace e di legalità contro ogni ipotesi di
mondo basato sulla "forza" e l'arroganza di pochi, sulla
legittimazione di egoismi e illegalità diffuse. La "forza" è
anche sopraffazione culturale, negazione del diritto all'istruzione,
distribuzione diseguale del sapere, privatizzazione
dell'istruzione.
Investire nei sistemi di istruzione, pensare
in modo globale, vuol dire costruire un futuro di pace, nel quale
l'integrazione diventi sinonimo di pari opportunità e pari
dignità.
L'istruzione è presidio dei diritti delle persone, quegli stessi diritti
che oggi le politiche del governo negano: dalla espulsione dei cittadini
extracomunitari alla progressiva emarginazione delle persone
disabili.
La scuola è il luogo dove si valorizza la cultura della solidarietà
sociale e della coesione, dove si confrontano bisogni, interessi e
visioni del mondo diversi, dove, attraverso modalità cooperative, si
produce nuova cultura e convivenza democratica
Una scuola che si caratterizzi per la qualità della relazione educativa,
per la democraticità dei processi decisionali, per la co-costruzione del
sapere.
Scuola come luogo di libertà e responsabilità, a partire dalla decisa
riaffermazione che " l'arte e la scienza sono libere e libero ne
è l'insegnamento" contro ogni risoluzione censoria, contro ogni
odioso controllo politico nei confronti dei docenti, dell'insegnamento e
della libertà di apprendimento.
La scuola unitaria
guarda al mondo ma ha solide radici nel territorio.
La devolution spezza l'unità
culturale del Paese, assoggetta l'istruzione alle diverse maggioranze
regionali, rende l'esercizio di diritti fondamentali una variabile
territoriale.
La dimensione unitaria e nazionale della scuola deve intrecciarsi
positivamente con le peculiarità del territorio.
L'autonomia delle singole scuole, riconosciuta dalla Costituzione,
rappresenta una risorsa per il territorio, il suo sviluppo civile,
sociale ed economico ed è presidio di democrazia e di partecipazione.
L'autonomia deve configurarsi come una nuova idea di scuola che si
rivolge alle persone e non ai soggetti astratti delle circolari
ministeriali, capace di parlare ai bisogni educativi e formativi degli
alunni, di interloquire con le istituzioni ed i soggetti del territorio
per dare forza ed efficacia al proprio progetto educativo e per acquisire
autorevolezza anche nella progettazione dello sviluppo locale.
Va avviato un processo di maggiore partecipazione democratica che,
mediante leggi adeguate, riconosca che la democrazia e la cittadinanza
attiva sono il fondamento del crescere nella scuola. Particolare
attenzione va, quindi, dedicata agli studenti, attraverso il
riconoscimento delle istanze espresse dal movimento studentesco, così
come vanno valorizzate tutte le altre componenti.
Occorre, contemporaneamente, garantire un processo di partecipazione
sociale attorno alla scuola che, rispettoso delle sue prerogative,
valorizzi l'intervento ed il contributo delle forze sociali e della
società nel suo complesso.
Il valore della scuola si misura anche con la sua diffusione nel
territorio, in particolare laddove le condizioni difficili richiedono la
presenza della scuola, intesa come presidio di istruzione che garantisce
l'identità e lo sviluppo culturale e sociale delle persone e delle
comunità.
I tagli riducono i diritti, chiudono le classi e le scuole, non risanano
il bilancio, scaricano costi aggiuntivi enormi sulle persone.
Il valore del lavoro
degli insegnanti.
La funzione di grande responsabilità
dei docenti, ai quali è affidato lo sviluppo delle conoscenze e
competenze individuali e collettive, deve essere sostenuta e
valorizzata.
Per il futuro della scuola pubblica bisogna investire con decisione sugli
insegnanti.
La scuola ha bisogno di insegnanti competenti, responsabili, liberi, con
un alto senso della propria funzione.
Le politiche del Governo, invece, stanno determinando un peggioramento
inaccettabile delle condizioni sociali e materiali dei docenti.
Pesanti riduzioni degli organici, precarizzazione dei rapporti di lavoro,
cessione a privati di funzioni pubbliche, sistematica cancellazione di
ogni flessibilità nella didattica: queste sono le principali scelte del
MInistro.
Decisioni analoghe si abbattono pesantemente anche sulle condizioni di
lavoro dei dirigenti e di migliaia di lavoratori ata.
Rifiutiamo con decisione queste scelte e rivendichiamo una politica di
investimenti sulla scuola, sugli insegnanti, su tutto il personale,
perché un Paese deve investire in ciò che ritiene prioritario.
Rivendichiamo
investimenti per la scuola, la ricerca, l'innovazione.
Per la nostra scuola si è speso
troppo poco, in rapporto agli altri paesi europei, e il Governo ha fino
ad ora prodotto tagli nel bilancio per oltre 2.000 miliardi di vecchie
lire.
Noi rivendichiamo che una quota consistente della ricchezza prodotta dal
nostro Paese venga destinata allo sviluppo ed al potenziamento
dell'istruzione pubblica, della ricerca e dell'innovazione.
Rivendichiamo il raggiungimento del 6% del PIL speso in istruzione nei
prossimi due anni ed un consistente investimento in un settore come
quello della ricerca per il quale siamo all'ultimo posto in
Europa.
Riprendiamoci il
diritto all'istruzione per tutti e per tutte.
La scuola pubblica, a partire dal
disegno di legge di controriforma e dalle politiche economiche ed
istituzionali, è oggetto di un'aggressione senza precedenti che rischia
di riscrivere, stravolgendoli, i principi ed i diritti fondanti del
nostro Paese.
A questo attacco vogliamo rispondere continuando a stare in campo con
i nostri valori e le nostre proposte.
Per questo, e per sostenere le ragioni di una scuola pubblica, laica e di
tutti, promuoviamo una grande manifestazione nazionale per sabato 12
Aprile a Roma.
Per la sua riuscita ci rivolgiamo a tutta la società civile e a quanti
(persone, associazioni, organizzazioni, istituzioni) hanno a cuore i
diritti nel nostro Paese.
Vogliamo arrivare alla manifestazione, che rappresenta un appuntamento
senza precedenti, mediante un cammino condiviso con tante forze e tante
persone.
Per questa ragione stiamo già organizzando ampi momenti di confronto, che
sviluppino il massimo di partecipazione e di confronto e che diano
sostanza alla necessità di costruire un nuovo pensiero sulla scuola e
sullistruzione.
Riprenderci il diritto all'istruzione, come questione che riguarda tutto
il Paese, vuol dire aprire una nuova stagione democratica di protagonismo
sociale di cui questo Paese ha bisogno.
Questo è l'impegno che con determinazione mettiamo in campo.
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CGIL, UDS, CIDI, MCE,
CGD, ARCI, Associazione 31 ottobre, CRS, Gruppo Abele, Legambiente, Pax
Christi