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TuttoscuolaNEWS n. 77
Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola.
La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per
insegnanti, genitori e studenti.
http://www.tuttoscuola.com
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N. 77, 18 novembre 2002
SOMMARIO
1. Il troppo stroppia anche per un ministro di ferro
2. Come scacciare l'incubo Tremonti?
3. E se la Moratti la buttasse in politica?
4. Il Senato propone e Tremonti dispone
5. Obbligo ritardato e ammissione anticipata
6. I numeri del disegno di legge delega di riforma
7. Il limite minimo di frequenza: occhio alle assenze
8. I Sissini all'attacco
9. Ma e' proprio necessario che il prof sappia anche insegnare?
10. Alternanza scuola-lavoro sugli scudi a Job-Orienta. Ma quale?
1. Il troppo stroppia anche per un ministro di ferro
Silenziosa e riservata (ha il primato del piu' basso numero di
interviste tra ministri e politici di alto rango), parca negli impegni
pubblici (l'opposizione le ha contestato la scarsa frequentazione
delle aule parlamentari), Letizia Moratti diventa ìlady di ferroî in
Consiglio dei Ministri, dove ormai non si contano i suoi scontri con
il ministro dell'economia a causa dei tagli e dei veti finanziari di
cui sono oggetto l'istruzione, l'universita' e la ricerca.
Nell'ultimo Consiglio dei ministri la Moratti, stretta da ogni parte e
con un bilancio all'attivo non brillante, ha dettato dopo la seduta un
comunicato stampa brevissimo e durissimo nel quale si afferma che in
materia di finanziamento di scuola, universita' e ricerca ìsi rende
indispensabile una sensibilita', finora non mostrata su questi temi,
da parte del ministro dell'Economiaî.
Insensibilita' dovuta a una scarsa considerazione del valore
strategico dell'investimento nel capitale umano, o - chissa' -
irritazione per promesse di risparmio della Moratti finora non
mantenute?
Forse per capire cosa passi nella testa del ministro dell'Economia
puo' essere utile fare qualche passo indietro. Per esempio tornare
all'agosto del 2001, quando il ministro Moratti prima parlo' (al
meeting di Rimini) di fine del monopolio della scuola pubblica, poi si
impegno' in una famosa lettera di intenti inviata a Tremonti ad
intervenire su alcuni ìmoltiplicatori di spesaî dell'organizzazione
scolastica, con una compressione della spesa del personale in rapporto
alla spesa totale del 10%.
Che ci sia anche questo nell'atteggiamento del ministro Tremonti, che
ora chiede il rispetto degli impegni assunti, forse con leggerezza,
dal ministro Moratti?
2. Come scacciare l'incubo Tremonti?
Giulio Tremonti sta ormai diventando un incubo per il ministro
dell'istruzione. Come si ricorda, non ha voluto finanziare la riforma,
ha sospeso le assunzioni in ruolo di 21 mila insegnanti, ha bloccato
il concorso per l'assunzione di 3.500 dirigenti scolastici, ha anche
congelato per parecchio tempo i fondi per le scuole paritarie. La dura
realta' del bilancio (e forse di troppe promesse elettorali).
Quali che siano le cause dell'ostruzionismo di Tremonti (a tutto
discapito del mondo della scuola), difficilmente la Moratti riuscira'
a spuntare qualcosa dal collega. Lo dimostrano le dichiarazioni del
premier Berlusconi (lo stesso che pochi mesi fa - neanche in campagna
elettorale, dove ogni falsa promessa vale - aveva ribadito l'impegno a
un piano pluriennale per la scuola da 8-10 miliardi di euro) a difesa
del ministro dell'economia.
Del resto la Moratti, da ministro tecnico, ha la grande debolezza di
non poter contare sull'apparato di un partito, su uno schieramento
amico. E non sempre le sue invocazioni estreme verso il premier
ottengono l'effetto desiderato.
Moratti comunque non ci sta. E potrebbe anche pensare di uscire dalla
palude della vischiosita' finanziaria con un gesto di orgoglio.
3. E se la Moratti la buttasse in politica?
Un altro gesto clamoroso da parte del ministro dell'istruzione
potrebbe essere quello di diventare la testa d'ariete di tutti coloro
che all'interno della maggioranza e dell'opposizione hanno visto
vanificati tutti gli sforzi per ottenere investimenti su questioni di
particolare rilevanza sociale.
Nell'attuale maggioranza si fronteggiano in effetti due diverse
filosofie di governo dell'economia, facenti capo probabilmente a due
diverse strategie politiche: la prima, ispirata da Tremonti, tesa a
tagliare la spesa pubblica e a ridimensionare i grandi apparati
pubblici preposti ai servizi fondamentali, compresa l'istruzione, e
poco disposta a mediare con l'opposizione parlamentare, e ancor meno
con i sindacati. La seconda strategia e' quella di coloro che, invece,
preferirebbero un minor grado di conflittualita' politica e sociale, e
sarebbero disposti a mediazioni per ottenere questo risultato, che
ovviamente avrebbe un prezzo in termini di continuita' degli apparati
e del volume della spesa pubblica.
Per ora Berlusconi ha scelto Tremonti. Il ministro Moratti si trova
ora davanti a un bivio: o riesce a far cambiare idea - per quanto
riguarda i fondi per la scuola - al presidente del consiglio, oppure
potrebbe dar seguito in Parlamento alla sua dichiarata disponibilita'
ad accogliere apporti dell'opposizione parlamentare, e cercare un
dialogo piu' aperto con i sindacati. Cio' darebbe consistenza allo
schieramento degli anti-tremontiani, e favorirebbe il consolidamento
del partito trasversale dei sostenitori di soluzioni bipartisan sulle
questioni dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca.
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4. Il Senato propone e Tremonti dispone
Non solo il ministro Moratti batte cassa (inutilmente) al ministero
dell'economia.
Anche il Senato, in occasione dell'approvazione del disegno di legge
delega di riforma scolastica, ha messo nero su bianco le richieste per
finanziare il nuovo sistema d'istruzione.
Non potendo inserire nel testo le previsioni di impegno finanziario,
che pur erano state sollecitate come indispensabili dalla commissione
Bilancio, i senatori si sono accontentati di abbaiare alla luna,
impegnando il Governo, con apposito ordine del giorno (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_77-1.doc ), a prevedere specifiche
risorse finanziarie per il periodo 2003-2007 addirittura gia'
all'interno della Finanziaria in discussione alla Camera e comunque
senza attendere l'approvazione finale della stessa legge di riforma.
Servono, nel quinquennio considerato, dai 15 mila ai 20 mila miliardi
delle vecchie lire che ben difficilmente Tremonti riuscira' a mettere
a disposizione della scuola. Di sicuro, non lo fara' da subito.
Con l'approvazione di questo ordine del giorno la maggioranza sembra
voler mettere a tacere le numerose critiche venute dall'opposizione
sulla presunta mancanza di risorse per realizzare la riforma, ma in
effetti, analogamente a quanto succede al ministro Moratti nel braccio
di ferro con Tremonti, tutto finisce per confermare che la riforma del
sistema di istruzione nazionale e' a tutt'oggi senza sostegno
finanziario per essere pienamente attuata.
5. Obbligo ritardato e ammissione anticipata
Si puo' andare a scuola prima ma si e' obbligati ad andarci dopo. Non
e' un gioco di parole.
Il disegno di legge delega approvato dal Senato prevede (e prevedeva
gia' nella sua stesura iniziale) che l'obbligo scolastico cominci
quattro mesi piu' tardi di quello che e' avvenuto per mezzo secolo.
Fino all'anno scorso infatti avevano l'obbligo di iscriversi in prima
elementare i bambini che avevano compiuto i sei anni o che li
avrebbero compiuti entro il 31 dicembre, perche' la norma generale
sull'obbligo ha sempre parlato di sesto anno di eta' (cioe' gia'
compiuto), ma la sua applicazione e' stata estesa anche ai quasi
seienni (sei anni entro il 31 dicembre).
Ora invece l'obbligo scatta quando i sei anni sono stati
effettivamente compiuti, cioe' entro il 31 agosto: in prima avranno
quindi l'obbligo di iscriversi solamente i seienni fatti.
Gli altri, che avevano l'obbligo di iscriversi ancora cinquenni
perche' nati tra il 1ƒ settembre e il 31 dicembre, ora non avranno
piu' l'obbligo, ma solo la facolta' di farlo, cosi' come verra'
consentito a quelli che compiranno i sei anni entro il 30 aprile
successivo (in prima applicazione entro il 28 febbraio).
Insomma: in via teorica i bambini che compiranno sei anni di eta' tra
il 1ƒ settembre e il 31 dicembre 2003 avranno l'obbligo di iscriversi
in prima l'anno dopo, cioe' dal settembre 2004. Ma se vogliono,
possono iscriversi facoltativamente gia' per l'anno 2003-04.
Francamente il ritardare l'obbligo al sesto anno compiuto e' una
puntualizzazione di cui non si sentiva il bisogno; sul piano logico
contraddice la stessa norma che liberalizza l'accesso.
Forse voluta per contenere l'ondina anomala delle iscrizioni
anticipate, rischia di generare invece solo confusione tra le
famiglie.
6. I numeri del disegno di legge delega di riforma
Dopo una lunga gestazione, la riforma della scuola della Moratti ha
raggiunto una tappa significativa. Ma non ha ancora visto la luce.
Dovra' ora riprendere il cammino alla Camera, e non e' affatto detto
che sara' un passaggio veloce e privo di conseguenze. Ma vediamo di
dare un po' di numeri sul testo uscito da Palazzo Madama:
200 giorni di tempo al Senato per approvarlo
571 emendamenti presentati;
11 emendamenti approvati;
124 senatori che hanno votato a favore per l'approvazione finale del
ddl 1306;
90 senatori che hanno votato contro;
3 senatori che si sono astenuti;
7 articoli che compongono il ddl 1306;
4537 parole che compongono il testo finale del ddl approvato;
8 ordini del giorno approvati dal Senato insieme all'approvazione del
ddl;
125 milioni di euro previsti dal ddl per finanziare i primi anni di
anticipo di iscrizione;
10.283 milioni di euro chiesti in un ordine del giorno dal Senato per
finanziare la riforma.
7. Il limite minimo di frequenza: occhio alle assenze
Attualmente nella scuola italiana non e' previsto per gli studenti un
minimo di giorni di frequenza, al di sotto del quale l'anno non e'
valido.
Ci provo' circa 35 anni fa il ministro Malfatti a introdurre nella
legge 517 un limite minimo di giorni di frequenza, al di sotto del
quale l'alunno non poteva ottenere la valutazione finale; ma il
Parlamento non accolse la richiesta e la legge non fisso' limiti
minimi di frequenza.
Ora invece si ritorna sull'argomento e la bozza delle Indicazioni
nazionali per la scuola media fissa in 825 ore all'anno il minimo di
frequenza per gli studenti. Che vuol dire in termini pratici?
Visto che la scuola media disegnata nella bozza di riforma funziona
obbligatoriamente per 900 ore di lezione all'anno e puo' aggiungere
fino ad altre 200 ore aggiuntive, ogni ragazzo dispone di un bonus di
assenze compreso tra un minimo di 75 e un massimo di 275 ore all'anno.
Un quantitativo di ore equivalente a 15 giorni nei corsi ordinari e a
circa 36 giorni nei corsi a tempo prolungato.
Ovviamente la frequenza e' obbligatoria, ma malattie, assenze per
famiglia ed altro sono dietro l'angolo per chiunque. Si puo' sperare
che almeno le assenze non imputabili all'alunno (chiusura della scuola
per sciopero, per inagibilita', ecc.) non siano comprese nel computo.
L'on. Valditara di AN aveva criticato quel limite, ma sembra che per
ora sia confermato.
C'e' da chiedersi se in tal modo, con questa formula un po' meccanica,
non venga esautorato il consiglio di classe nella sua valutazione
autonoma degli studenti.
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8. I Sissini all'attacco
Venerdi' 15 novembre davanti al ministero dell'Istruzione erano in
tanti, venuti da tutta Italia, a chiedere di non ìsqualificareî la
qualificazione.
Sissini tenacemente decisi a difendere il loro diritto al
riconoscimento speciale che l'ordine del giorno del Senato vuole
cancellare con la ìparita' di trattamentoî con gli altri precari.
Sissini che stanno inondando di e-mail i parlamentari per sfatare la
ìleggenda metropolitanaî che li vorrebbe favoriti da un trattamento
facile e pieno di sconti.
Sissini che stanno mettendo a nudo ancora una volta la patologia tutta
italiana del precariato eterno nella scuola, in un momento in cui
sembra che, con il disegno di legge delega di riforma approvato dal
Senato, si prospetti, forse, un radicale cambiamento del sistema di
formazione di base degli insegnanti (chissa' per quando realizzabile).
Tuttoscuola fu la prima a dare notizia dell'ordine del giorno del
Senato che impegna il Governo ad intervenire con parita' di
trattamento tra precari storici e sissini. Fu tanta,
comprensibilmente, l'incredulita' (alcuni ne fecero addirittura a noi
una colpa).
La manifestazione dei sissini davanti al ministero piu' che una
protesta e' stata una richiesta: quella di essere considerati
adeguatamente per l'impegno e lo studio aggiuntivo.
Il cerino e' passato ora in mano del ministro Moratti.
9. Ma e' proprio necessario che il prof sappia anche insegnare?
Didattica? psicologia? pedagogia? Tutte variabili indifferenti nel
curricolo professionale del futuro prof italiano? La cosa essenziale -
cosi' sembra - e' che conosca la disciplina.
Il prof. di italiano non utilizza una metodologia di insegnamento
efficace? Sa poco della psicologia dell'adolescente del 2000? Non
importa, purche' conosca tutto di Dante e di Pavese e riconosca i
significati traslati o i campi semantici nella letteratura del ë900.
Questo sembra emergere dall'emendamento all'art. 5 del testo del
disegno di legge delega di riforma (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_77-2.doc ), introdotto in sede di
approvazione al Senato con un'aggiunta che modifica radicalmente
l'intero impianto di riforma della formazione iniziale degli
insegnanti italiani. Prioritario per i futuri docenti della secondaria
sembra che sia la conoscenza della disciplina da insegnare.
Il Senato, per essere sicuro del cambiamento introdotto, ha anche
approvato contestualmente un ordine del giorno (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_77-3.doc ) che impegna il Governo
in tal senso, rafforzando il concetto che la formazione universitaria
dei docenti della secondaria dovra' avere come preminente finalita'
l'approfondimento disciplinare.
Ancora una volta assistiamo allo stesso film: i nuovi arrivati
disconoscono le esperienze pregresse e si ricomincia daccapo. La
scuola-penelope continua a tessere la propria telaÖ
10. Alternanza scuola-lavoro sugli scudi a Job-Orienta. Ma quale?
L'approvazione da parte del Senato della riforma Moratti avvicina il
momento delle verifiche sulla fattibilita' di alcune tra le
innovazioni piu' rilevanti contenute nel disegno di legge. Una delle
piu' significative, particolarmente discussa in questi ultimi mesi, e'
quella che riguarda l'alternanza scuola-lavoro, alla quale e' dedicato
l'intero art. 4 della legge.
Se ne discute a Verona, nell'ambito della manifestazione
ìJOB-ORIENTAî, che si svolge nei giorni 21-22 e 23 novembre (
www.veronafiere.it/joborienta/; l'ingresso e' gratuito). Un'apposita
sessione, nel pomeriggio del giorno 21, sara' dedicata al tema
ìIstituzioni formative e imprese: quale alternanzaî, con introduzione
di Pasquale Capo, capo del dipartimento Istruzione del MIUR. Un titolo
problematico e quasi interrogativo (quale alternanza) che lascia
intendere che sugli effettivi contenuti della norma non si e' ancora
raggiunto un sufficiente grado di chiarezza e di univocita'.
Da parte sindacale - CGIL soprattutto - se ne teme un'interpretazione
penalizzante per le fasce deboli della popolazione scolastica, la cui
forza-lavoro verrebbe ìregalataî alle imprese (per le quali la legge
prevede anche incentivi). Da parte di queste ultime (Confindustria,
Associazione Treelle), al contrario, si offre un'interpretazione
estensiva e sistemica del concetto di alternanza, che dovrebbe
coinvolgere tutto il sistema formativo, compresi i percorsi liceali.
Quella dell'alternanza e' in effetti un'idea guida che ha attraversato
le politiche e le prassi formative dei maggiori Paesi industrializzati
dell'area OCSE almeno a partire dalla meta' degli anni ottanta, ma che
ha dato luogo ad una vasta gamma di versioni e di traduzioni
operative, legate alla specificita' dei contesti nazionali e
regionali.
Dello stesso tema di discutera' anche pochi giorni dopo a Roma, nei
giorni 25 e 26 novembre, nell'auditorium dell'Istituto Massimo (via
Massimiliano Massimo n. 1, ingresso gratuito). Anche qui una delle
sessioni principali della manifestazione, promossa da ìFareScuolaî,
avra' per titolo ìLa via italiana all'alternanza scuola-lavoroî. Per
informazioni, www.ilsole24ore.com/farescuola .
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