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"Pappagalli verdi", un libro di Gino Strada (Emergency)




Recensione del libro di Gino Strada “Pappagalli Verdi”

“Non essendo scrittore, ho cercato di percorrere l’unica via possibile, 
quella della memoria, e lasciare che fatti e persone, pensieri e 
sensazioni, si trasformassero in parole scritte”.
Sono queste le parole di Gino Strada che a pagina 11 del suo libro aprono 
con umiltà e modestia. Il discorso è sciolto e, nonostante il contenuto non 
abbia un preciso ordine cronologico, geografico o tematico, i ricordi 
suddivisi in racconti hanno un importante valore educativo e informativo. 
Dico questo in quanto Strada vive in prima linea tutte le cose che ci 
comunica. Ospedali di fortuna, nottate in bianco, pazienti in fin di vita e 
materiale inadeguato alle loro cure. Tutto questo non si può definire solo 
avventura. E’ un costante combattere per aiutare gli ultimi. Il più delle 
volte sono donne, anziani e bambini i protagonisti delle giornate 
paragonabili ad un mare in burrasca. Nel libro il chirurgo di guerra cerca 
spesso di placare questa tempesta quotidiana anche se non sempre è possibile.
Ma come mai il libro si intitola pappagalli verdi?
Pappagalli Verdi è il nome che è stato dato dagli afghani ad alcune 
mine-giocattolo che hanno delle ali come uccelli e sono di colore verde. 
Queste, attirano spesso l’attenzione dei bambini i quali le raccolgono. I 
pappagalli verdi non esplodono subito. Così i bambini hanno il tempo di 
mostrarli ai loro amici e poi… beh, è facile intuire quello che accade.
Ma il libro non contiene solo e soltanto episodi tristi. Sono presenti 
anche momenti che fanno sorridere. E fra un pensiero ed un altro Gino 
Strada continua il suo lavoro affiancato da Emergency, l’associazione che 
ha contribuito a fondare.
Già, il suo lavoro. Ma per quale motivo ha scelto di fare proprio questo 
lavoro?
Questa è una delle domande o meglio un “domandone” come lui stesso ha 
scritto al quale risponde nel suo libro.
“La cosa curiosa  scrive - è che, dieci anni dopo, ancora non lo so con 
precisione (…) Questo mestiere mi piace, anzi non riesco a immaginarne un 
altro che possa piacermi di più (…) Dimostrare che si può fare, che si può 
riuscire in qualcosa di utile anche quando sembra impossibile, quando le 
porte sembrano tutte chiuse. Accettare la sfida, misurarsi con le difficoltà”.
Cos’altro posso dire sul suo libro? Leggetelo, è molto meglio che leggere 
altre mie parole.
Rifacendomi un po’alla serie televisiva E.R. posso dire che nell’inferno 
della guerra lavorano gli angeli di Emergency.

Daniele Marescotti