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Capitini: la nonviolenza e' lotta



                 LA NONVIOLENZA E' LOTTA

... E' un errore credere che la nonviolenza sia pace, ordine, lavoro e sonno 
tranquillo ... la nonviolenza non e' l'antitesi letterale e simmetrica di 
guerra: qui tutto infranti li' tutto intatto. La nonviolenza e' guerra 
anch'essa, o, per dir meglio, lotta, una lotta continua contro le situazioni 
circostanti, le leggi esistenti, le abitudini altrui e proprie, contro il 
proprio animo e il subconscio, contro i propri sogni, che sono pieni,
insieme, 
di paura e di violenza disperata.
La nonviolenza significa essere preparati a vedere il caos intorno, il 
disordine sociale, la prepotenza dei malvagi, significa prospettarsi una 
situazione tormentosa. La nonviolenza fa bene a non promettere nulla del
mondo,
tranne la croce.E gli uomini che dicevo prima non vogliono la croce:
disfatti o
disorientati preferirebbero ritagliarsi una parte anonima della vita, con uno 
stipendio immancabile, e frequenti "bicchierini" per tirare avanti. Gli
uomini,
la civilta' infine del "bicchierino" per reggere; e il bicchierino puo'
essere 
liquore, fumo, vincita di lotteria, vita sensuale, un appoggio insomma che ci 
sia realmente un qualcosa di sensibile, che dica all'uomo attraverso un 
piacere: tu sei.
Questi uomini furono ingannati perfettamente dal fascismo, il quale di rado
era
scomodo, ma nell'insieme ordinato e piacevole; e quando divenne pieno di
punte 
problematiche quegli uomini gli si ribellarono contro con una sincerita' tale 
come se gli fossero stati avversi dall'inizio. Per scoprire l'inganno del 
fascismo sarebbe bisognato non prendere l'ordine per cosa assoluta; e per
reagire sarebbe bisognato non prendere per cosa assoluta il comodo proprio e 
circostante ..  per reagire al fascismo bisognava scegliere tra il comodo e
la 
croce ..

.. La nonviolenza non e' soltanto rifiuto della violenza attuale, ma e' 
diffidenza contro il risultato ingiusto di una violenza passata ..

.. il nonviolento deve essere attivissimo sia per conoscere le ragioni della 
violenza, per individuare la violenza implicita che si ammanta di legalita' e 
smascherarla impavidamente; sia per supplire all'efficacia dei mezzi violenti 
con il moltiplicarsi dei mezzi nonviolenti .. il nonviolento deve portarsi
alla
punta di ogni azione, di ogni causa giusta, appunto per curare il proprio 
sentimento che potrebbe stagnare e per farsi perdonare dalla societa' la 
propria singolarita' ..

.. Violenza e' un concetto relativo all'oggetto sul quale si esercita una
certa
azione. Quanto meno io considero quell'oggetto in cio' che esso e' per se 
stesso, tanto piu' mi avvio alla violenza contro di esso. La nonviolenza e'
una
presa di contatto col mondo circostante nella sua varieta' di cose, di esseri 
subumani, e di esseri umani, e' un destarsi DI ATTENZIONE ALLE SINGOLE 
individualita' di tutti questi oggetti circostanti per porsi un problema:
"Che 
cosa e' questo singolo oggetto? Qual'e' la sua caratteristica, la sua vita,
la 
sua liberta', il suo formarsi dal di dentro?" .. ...

.. Riguardo ad esseri umani la nonviolenza e' l'appello continuo ed intenso 
alla comprensione, alla spontaneita', alla capacita' che ha l'altro essere 
umano di giungere ad una decisione razionale ..

.. La nonviolenza, porgendo l'appello alla razionalita' altrui, e' anche un 
potenziamento del _Tu_, e dell'interesse a che l'altro viva, si svolga, e
come 
un generarlo dall'intimo nostro, una gioia perche' l'altro esiste, un 
appassionamento alla radice ..

.. [la societa' di oggi] non e' che un tipo della societa' della vita, 
corrisponde ad una scelta che l'uomo  di oggi fa: il che non escude che si 
possa fare un'altra scelta, presentare un altro tipo. Il significato
religioso 
della nonviolenza sta proprio nel preparare un altro tipo, un'altra realta'
.. 
accanto ad una societa' che usa la guerra come via alla pace, la violenza
come 
via all'amore, la dittatura come via alla liberta', la religione mi porta ad 
anticipare di colpo il fine nel mezzo; e ad attuare comunque, qui e subito, 
pace, amore, liberta'. La religione e' impazienza dell'attendere il fine ..

.. mentre nel caso delle civilta' elevate la nonviolenza presenta il fine 
perche' l'altro elemento, quello politico civile, lo tenga presente e se ne 
stimoli; nel caso delle civilta' torbide, la nonviolenza presenta l'atto 
religioso di portare a proprio sacrificio il male altrui: tu metti il male 
nella storia, ed io metto il bene. Cosi' nelle rivoluzioni, nelle quali
quanto 
piu' esse tengono presente il fine a cui tendono, tanto piu' riducono l'uso
della violenza, la nonviolenza aggiunge l'attuazione di un metodo 
rivoluzionario diverso che mira meno all'eliminazione degli ostacoli
esteriori 
che alla formazione di un animo migliore, e alla pressione che da questo
deriva
nella persuasione del nuovo e nella noncollaborazione con le forze vecchie ..

.. la nonviolenza riconosce che la situazione e' quasi sempre drammatica, e
ne 
accetta le conseguenze. Pero' porta con se' una fede .. la fede che tutto
cio' 
che e' un dato non e' un CONTINUUM senza interruzione, ma e' come a respiri
con
intervalli, nei quali e' possibile inserire altro .. cosi' ee' per quella 
natura che e' la psiche, alla quale si vorrebbe applicare solidita' e costanza
invece di un ritmo di respiri e di tentativi con intervalli e possibilita' di 
inserzione di temi e forze e prospettive diverse.
La nonviolenza e' fede in questa possibilita' di intromissione miracolosa e 
rinnovatrice, per lo meno a suggerire e far rivivere una certa realta'
diversa 
.. Lo so, si puo' perdere tutto; ma si puo' approfondire la conferma che la 
vita da un punto di vista religioso e' eterna presenza aperta nel mondo,
quanto
piu' vivendo nell'intimo i valori e la loro pace, tanto piu' incontrando 
asprezze, disagi nelle cose e nel corpo, colpi simili alla morte ..

.. Ad un tratto potrebbe avvenire, e avviene, che si sospende la
razionalita' e
la democrazia con un atto di violenza. Il metodo religioso, invece,
contrappone
l'atto e l'esempio di nonviolenza, aggiunto ad arricchire la razionalita' e
la 
democrazia. Rendiamo la societa' sempre piu' democratica promovendo la 
razionalita', l'autogoverno, lo scambio razionale, il controllo e lo sviluppo
etico, civile, economico di tutti; e in questa societa' aggiungiamo persone o 
gruppi che costituiscano centri religiosi.

in:  ALDO CAPITINI "IL PROBLEMA RELIGIOSO ATTUALE" Parma 1948