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Se Petrarca fa sciogliere un collegio docenti...
-- Se Petrarca fa sciogliere un collegio docenti... --- rm/Fi, 18.10.99
---> scuola@peacelink.it
Ricevo questa e-mail da un docente di un istituto professionale e la faccio
circolare in lista.
Ho avuto qualche indecisione perche' il collega mi ha chiesto di non
pubblicare il suo nome e tutti i riferimenti che possano far individuare il
contesto.
Mi ha convinto l'intenzione: non presentare una denuncia ma raccontare un
caso per verificarne l'emblematicita'.
E' un caso isolato oppure rapprenta una tendenza?
Cordiali saluti a tutti
--
Raffaele Mazzella
owner di SCUOLA
--- TESTO ---
In data ** ottobre 1999 si e' riunito il collegio dei docenti dell'Istituto
********** di ********.
I punti all'ordine del giorno erano 4:
1) approvazione della programmazione metodologica e didattica collegiale;
2) approvazione del POF (piano dell'offerta formativa);
3) approvazione aree e criteri per le funzioni obiettivo;
4) FIS (fondo istituzione scolastica)
Il preside ha introdotto i lavori con una relazione sulle relazioni
sindacali e la nuova concezione della programmazione nell'ambito
dell'autonomia, facendo riferimento a vari aspetti della normativa vigente.
Poi ha invitato una docente a illustrare la programmazione metodologica e
didattica collegiale.
Prima della votazione ho svolto un intervento per spiegare le ragioni della
mia astensione. Infatti, dopo aver esposto i principi su cui si fonda la
liberta' di insegnamento, ho voluto segnalare che in alcuni casi la
programmazione collegiale ha indicato anche specifici contenuti da
svolgere, sovrapponendosi o sostituendosi alla funzione della
programmazione individuale di competenza del singolo insegnante. Il caso
piu' paradossale e' quello delle terze classi, in cui e' stato previsto,
fra i vari autori, lo studio di Petrarca quando i programmi ministeriali
lasciano la piu' ampia liberta' di scelta da parte del docente e quando non
esiste una sola pagina antologica su Petrarca sui libri di testo in
adozione nella maggior parte delle terze.
Questa programmazione collegiale prescrittiva e' stata ideata quando io ero
ricoverato in ospedale per problemi di salute e non avevo di conseguenza la
possibilita' di esprimere un mio parere in merito. In realta' questa
impostazione a mio parere non discende dalla volonta' di tutti i docenti ma
da un sistema verticale di gestione dell'autorita' e delle direttive che
sara' meglio comprensibile nel seguito di questa esposizione dei fatti.
Dopo il mio intervento ha parlato uno stretto collaboratore del preside e
ha in sostanza detto: "E' vero, sul libro di testo adottato non c'e' una
sola pagina su Petrarca. Ma questo e' potuto accadere perche' e' stato
adottato un testo valido per il biennio e non idoneo ai programmi per le
terze stabiliti dal Progetto '92". E - per dare evidenza al proprio
discorso - ha mostrato a tutti i colleghi la Gazzetta Ufficiale con il
programmi del 1992.
Questo stretto collaboratore del preside evidentemente non sapeva che quei
programmi che aveva mostrato in pubblico erano stati sostituiti dai nuovi
programmi del 31 gennaio 1997. Con quel gesto evidenziava purtroppo che la
programmazione redatta per le terze si basava programmi non piu' in vigore.
Fortunatamente disponevo nella mia valigetta della Gazzetta Ufficiale con
il Decreto 31/1/97 del Ministero della Pubblica Istruzione intitolato
"Revisione dei programmi di storia per il triennio dei corsi di qualifica e
per il biennio dei corsi di post-qualifica e dei programmi di italiano per
il terzo anno dei corsi di qualifica dell'istruzione professionale". Tali
programmi avevano ampliato la possibilita' di scelta e progettazione
didattica del docente; in tale contesto la previsione di un modulo
didattico su Petrarca appariva come un'inutile e stravagante invasione
della liberta' di scelta del docente.
Mi sono quindi alzato con la Gazzetta Ufficiale in mano con l'intento di
far vedere che i nuovi programmi in vigore non erano quelli del 1992 ma
quelli del 1997 e cercando di spiegare che i testi in vigore (da me
proposti a suo tempo e approvati dal collegio) erano invece in regola con i
programmi del 1997. Sono andato al microfono.
A questo punto il preside ha detto che non potevo intervenire perche' non
mi ero prenotato. Ho chiesto di parlare. Mi ha deto di no. Ho cercato di
spiegare che dovevo mostrare la Gazzetta Ufficiale perche' era stata data
un'informazione errata circa i programmi in vigore. Non mi e' stato
possibile pronunciare parola perche' il preside ha alzato senza motivo la
voce mentre io parlavo pacatamente; gridando sempre piu' forte mi ha
ordinato di andare a sedermi perche' lui era il presidente dell'assemblea e
non mi concedeva la parola. Io non mi sono seduto, sono rimasto in piedi
con il microfono in mano chiedendo pacatamente e senza alzare la voce di
poter esporre le mie ragioni. Visto che non tornavo al mio posto e che non
obbedivo ai suoi ordini, il preside, in un crescendo di ira, si e' alzato e
si e' avventato contro di me afferrando la parte posteriore del colletto
del mio giubbotto, ma e' stato bloccato da alcuni docenti. Date le mie
convinzioni gandhiane non ho reagito a questo gesto sconsiderato e sono
rimasto impassibile in piedi, in silenzio, con il microfono in mano,
meditando che nel caso fosse riuscito a raggiungermi fisicamente avrei
attuato il principio nonviolento del "porgere l'altra guancia" in pubblico
per rendere manifesta l'origine della prepotenza.
A questo punto il preside, in stato di evidente alterazione, ha urlato di
telefonare al 112 per chiamare i Carabinieri, minacciando conseguenze sul
piano disciplinare per quanto avevo fatto. Ma nessuno ha telefonato ai
Carabinieri. Quindi, rivolto ai docenti, ha detto di andare via perche'
scioglieva il collegio dei docenti in quanto io non avevo rispettato la sua
volonta' di presidente dell'assemblea. Per circa una mezzora io sono
rimasto in piedi chiedendo con tono pacato e rispettoso che venisse ripreso
il collegio dandomi pero' trenta secondi per parlare, tanti bastavano per
mostrare la Gazzetta Ufficiale e chiarire l'equivoco. Il preside non ha
voluto sentire ragione e mi ha ripetuto che lui e' l'autorita' e che io non
avevo capito chi e' che comandava. Io gli ho pacatamente e rispettosamente
detto che a mio parere sbagliava a farne una questione di principio su un
principio che mi dava ragione. Ma e' stato irremovibile. A questo punto e'
intervenuta la compassione. Dato che alcuni colleghi venivano da comuni
lontani, e poiche' mi rendevo conto del loro disagio, mi sono convinto (a
malincuore) a rinunciare a parlare, pensando che in ogni caso avrei avuto
diritto di intervenire nella discussione sui successivi punti all'ordine
del giorno. Il collegio e' allora ripreso e si e' passati alla votazione
del primo punto (approvato da tutti con la mia astensione).
Si e' passati poi all'illustrazione del POF (piano dell'offerta formativa)
dentro il quale - lo ho appreso solo in quel momento - era compreso anche
il Regolamento di Istituto. Quindi oltre al POF dovevamo votare anche il
Regolamento, e questo non c'era scritto nell'ordine del giorno di
convocazione del collegio. Poiche' io temevo che nel Regolamento di
Istituto ci potessero anche essere clausole restrittive per la liberta' di
comunicazione dei docenti, la mattina avevo chiesto copia del regolamento,
ma mi era stato detto che non la potevo avere perche' era ancora in fase di
elaborazione e non era stato approvato dal collegio dei docenti: non sapevo
che la sera lo avremmo dovuto votare senza poterne conoscere
preventivamente il testo integrale.
Ma quando ho fatto richiesta di parlare sul POF (la cui redazione e' stata
effettuata non so da chi e comunque senza mandato del collegio) e sul
Regolamento di Istituto (di cui volevo prendere visione prima del voto), il
preside non mi ha dato la parola. Ha detto: "Dopo". E ha fatto votare.
Tutti hanno approvato. Io mi sono astenuto in quanto non posso votare pro o
contro documenti di cui non conosco preventivamente il testo complessivo.
Ho chiesto allora nuovamente di poter parlare, anche per mettere a verbale
la motivazione della mia astensione, ma il preside ha detto: "No, non c'e'
tempo, proseguiamo". E cosi' e' successo che, cosi' come era accaduto per
il POF, i punti successivi sono stati approvati senza dibattito, nonostante
la mia richiesta di intervenire, richiesta che e' stata fatta sempre in
modo pacato e alzando la mano.
In questo clima molto pesante e di agibilita' democratica fortemente
compressa e' difficile non rimanere soli in pubblico, ma diversi colleghi
in privato mi hanno comunicato la loro solidarieta'.
Se questa e' la nuova era della scuola dell'autonomia, nella mia scuola
essa non nasce bene.
********** ********** - docente di materie letterarie