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La profezia di Agamben
- Subject: La profezia di Agamben
- From: "Laboratorio Eudemonia" <eulab at hyperlinker.com>
- Date: Tue, 27 Jul 2010 17:38:39 +0100
“... se è lecito avanzare una profezia sulla politica che viene, essa non sarà più lotta per la conquista o il controllo dello Stato da parte di nuovi o vecchi soggetti sociali, ma la lotta fra lo Stato e il non-Stato (l’umanità), disgiunzione incolmabile delle singolarità qualunque e dell’organizzazione statale”. da “Mezzi senza fine”, 1996, di Giorgio Agamben Sono semplicemente commosso. Stavo leggendo ed apprezzando un intervento di Leopoldo Bruno dal titolo "Pace Nostra" quando ho letto, citate, le parole di Agamben riportate qui sopra, le quali mi pare spieghino con magica sintesi la situazione d'indebita sudditanza globale dell'umanità ad una politica, corrotta ed incapace, che si mantiene in auge solo per il fedele sostegno fornito dagli statali, indicando quindi la naturale via per uscirne. A mio avviso gli eventi stanno pian piano convogliando verso una terza guerra mondiale che stavolta non avverrà tra popoli diversi bensì, proprio come dice Agamben, tra l'umanità e lo Stato, ad essere più specifici aggiungo: tra esseri umani e statali, poiché non vi può essere Stato senza statali e chiunque si ponga al di sopra di un altro per spadroneggiarlo perde automaticamente ogni carattere di umanità. Compito prioritario è dunque quello di far sì che questo processo di liberazione degli umani dagli statali si attui su un piano rigorosamente pacifico, legale e civile. Per ottenere ciò nulla di meglio vi è che produrre materiale letterario ed artistico in qualità e quantità tale da rendere più che evidente a chiunque la meravigliosa e nuda realtà delle cose: in una democrazia non vi è posto per l'autoritaria e bruta figura dello statale. Internet è il posto giusto dove avviare questo percorso evolutivo. Internet siamo noi ed a noi spetta compiere questo lavoro iniziale. Gli statali che sono qui, in questa stessa Lista, non tardino a prendere coscienza del loro essere complici di questa oppressione e riduzione in semi-schiavitù operata nei confronti del genere umano dalla truppa di statali di cui sono parte integrante. Oggi è tempo di ammettere le proprie responsabilità nel costituire questo fronte compatto che separa i cittadini dal potere. Oggi è tempo di dispiacersi, di scusarsi e di impegnarsi ad essere parte del cambiamento. Oggi è tempo di dire: sì, la Funzione Pubblica è un primario bene comune. Essa non può essere considerata come dispensatrice di meri posti di lavoro bensì è un necessario luogo d'incontro sociale dove costruire la comunità attraverso la partecipazione. Danilo D'Antonio
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