Il diritto si regge sul dovere






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Il diritto si regge sul dovere
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Non v'è dubbio che i tempi sono cambiati e che molti punti oscuri della nostra società stanno venendo illuminati con luce nuova e forte. Grandi cambiamenti s'appressano anche per i molti limiti fisici del nostro mondo ormai raggiunti e superati. La risultante è che cose che prima sembravano impossibili in capo a poco tempo saranno divenute realtà. Mentre cose prima estremamente facili poi non si verificheranno più. Una delle più importanti questioni che stanno così per giungere alla luce e far luce a sua volta su tutto quanto riguarda la nostra società è ciò che possiamo chiamare "il gran complotto degli statali".


Consapevolmente o meno, gli statali, in particolare i docenti universitari umanisti (filosofi, giuristi, politici, storici) hanno mantenuto il popolo italiano in una situazione di forte arretratezza. Ad essi era affidato il compito di fare evolvere il Paese culturalmente, socialmente, politicamente ad un livello che sarebbe certo potuto essere pari a quello dell'evoluzione tecnologica invece regolarmente avutasi. Al contrario i dotti che si occupavano della società hanno rigorosamente mantenuto la nostra Repubblica, pur essendo quello repubblicano un ideale ed una sostanza che si differenziano in modo chiaro e ben definito dalla precedente forma monarchica, in una espressione parziale.

Nonostante gli innumerevoli titolati onorati, riveriti e retribuiti dalla Collettività, ad onta degli infiniti convegni e delle caterve di pretenziosi "comitati scientifici" umanisti, l'Italia è rimasta una Repubblica, quindi una democrazia, a metà. Il sacro principio democratico, che vuole periodicamente restituiti al popolo i ruoli di proprietà collettiva, la Cosa Pubblica, è stato applicato soltanto agli incarichi di Governo mentre quelli di una Funzione Pubblica, che pure era cresciuta oltremodo rispetto ai tempi dei primi storici esperimenti democratici greci, sono rimasti assegnati a vita ad una minoranza della popolazione divenuta così "casta statale" metodicamente usata dai potenti per spadroneggiare sul "volgo".


Più dei politici, gran compratori di preferenze elettorali al costo di posti fissi in un "pubblico" mai reso tale, ad essere responsabili di tutto ciò sono stati proprio gli statali sacerdoti della cultura ufficiale. Non sono forse loro a formare da sempre i vari politici nei loro baronali Istituti? Quante volte in tutti questi decenni hanno ribadito un vetusto ordinamento che di democratico e repubblicano aveva ben più il nome che la sostanza piuttosto che sviluppare appieno i concetti di repubblica e democrazia? Di fronte a gente che ha spacciato per "scientifico" ed elevato a tale il loro interessato, fazioso parere, avremmo forse potuto fare qualcosa noi semplici cittadini, loro inevitabilmente sottoposti prima dell'avvento di Internet?


Si offre allora oggi agli augusti titolati delle Università italiane la più grande delle opportunità che mai più si potrà presentare davanti ai loro occhi. Voi docenti siete dei professionisti. Siete detentori di un metodo che avete chiamato scientifico. Voi pretendete essere e fare cultura, filosofia, giuridica, politica, storia. Ebbene: di grazia accomodatevi a fare ciò che avreste dovuto già da tanto tempo. Questa consapevolezza:

http://Il-Gran-Complotto-degli-statali.hyperlinker.org

si sta affermando da sola grazie al consistente peso della sua logica chiaramente e semplicemente espressa. Piuttosto che cercare di confutarla, di osteggiarla, cosa del resto ormai impossibile, gradite svilupparla seguendo i vostri migliori e più rigorosi metodi al fine di derivarne quella complessiva forma realmente democratica e repubblicana che l'Italia merita.


Così facendo avrete seguito il buon senso più puro. Perché dubbio non v'è che, una volta divenuta una Repubblica di senso compiuto, l'Italia considererà ben diversamente coloro i quali avranno aiutato tale consapevolezza e la nuova forma socio-politica che ne deriva ad affermarsi rispetto a coloro che avranno invece continuato a nasconderle entrambe. Detto con semplicità: si tratta di conservare o meno il diritto di equa partecipazione alla vita civile, economica, politica del Paese. Chi si sarà fatto un dovere di affermare questo diritto lo manterrà. Chi avrà continuato ad eludere tale dovere ne perderà il relativo diritto per l'eternità.


Danilo D'Antonio

Monti della Laga
Appennino Centrale

tel. 339 5014947
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