La Follia è una Condizione Umana
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- From: "laura tussi" <tussi.laura at tiscali.it>
- Date: Tue, 24 Feb 2009 17:40:24 +0100
Cara Amica, Caro Amico,
“La follia è
una condizione umana. In noi la
follia esiste ed è presente come lo è la ragione.
Il problema è
che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la
follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in
malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere” Franco Basaglia
Che ne pensi? laura
tussi POLITICHE E SERVIZI PER LA SALUTE
MENTALE. Il complesso lavoro dell’analisi di
gruppo di LAURA TUSSI “La follia è una condizione umana.
In noi la follia esiste ed è presente come lo è la
ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe
accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la
psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla.
Il manicomio ha qui la sua ragion
d'essere” Franco
Basaglia La legge 180, Accertamenti e trattamenti sanitari
volontari e obbligatori, del 13 maggio 1978, meglio nota come legge Basaglia (dal suo promotore in
ambito psichiatrico, Franco Basaglia) è una nota e importante legge quadro che impose la chiusura
dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i
servizi di igiene mentale pubblici. Successivamente la legge confluì nella legge 833/78 del 23 dicembre 1978, che
istituì il Servizio Sanitario Nazionale. La legge
fu una vera e propria rivoluzione culturale e medica, basata sulle nuove e più
"umane" concezioni psichiatriche, promosse e sperimentate in Italia da Franco
Basaglia. Prima di allora i manicomi erano poco più che luoghi di
contenimento fisico, dove si applicava ogni metodo di contenzione e pesanti
terapie farmacologiche e invasive, o la terapia elettroconvulsivante (che per
alcuni casi viene tuttora utilizzata). Le intenzioni della legge 180 erano quelle di ridurre le terapie
farmacologiche ed il contenimento fisico, instaurando rapporti umani rinnovati
con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di
una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati da ambulatori
territoriali. Le discipline psicologiche e psichiatriche si basano su
presupposti e modelli teorici, come lo sviluppo della personalità, la relazione
tra i rapporti famigliari e gli scompensi clinici, le fluttuanti delimitazioni
fra normalità e disturbi nevrotici e psicotici che si verificano per fattori
biologici, psicologici, sociali. Il DSM Diagnostic Statistical Manual of Mental definisce
l'omosessualità come deviazione sessuale e nel 1974 i membri della commissione
stabilirono di togliere l'omosessualità dalle patologie, dimostrando la
relatività dei giudizi psichiatrici e l'incertezza delle
diagnosi. La ricerca di Harris dimostra l'influenza dei fattori
sociali sulle situazioni patologiche che interagiscono nella genesi delle
depressioni, delle psicosi e delle schizofrenie, come elementi di vulnerabilità
e agenti causali, quali separazioni, perdite e delusioni. Warner individua
variabili che incidono sulla patologia schizofrenica, come lo stress economico e
la disoccupazione e indica fattori protettivi per rendere le psicosi più accolte
nella società, fornendo al paziente un posto di lavoro, trattando la malattia
nel setting psicoanalitico, con supporto clinico e
psicologico. Ciompi individua un modello esplicativo della
schizofrenia con fasi premorbose, acuti scompensi psicotici ed un'evoluzione
della patologia a lunga scadenza. Con questo modello, la schizofrenia viene concepita come
un processo nosografico intermittente e non come disordine cronico, per cui
anche l’etnopsichiatria si è occupata delle variabili culturali nel manifestarsi
della patologia. Il paziente schizofrenico vive intensi momenti e piene
fasi di lucidità estremamente creativi e produttivi, in cui il disagio mentale
viene vissuto come risorsa e ricchezza valoriale e creativa, dove anche , grazie
ai progressi della farmacologia, le estreme condizioni di sofferenza individuale
ed esistenziale sono contenute e controllate, tramite la somministrazione dosata
dei nuovi ritrovati farmacologici che spaziano dai neurolettici, agli
antipsicotici, come l’aloperidolo. Per evitare gli effetti collaterali tipici
degli antipsicotici tradizionali, i ricercatori hanno sviluppato, negli ultimi
anni, una serie di nuovi farmaci neurolettici con azione più specifica e
selettiva sul sistema
dopaminergico. Saraceno individua fattori macrosociali, differenze
culturali, eventi esterni, condizioni socioeconomiche e contesti microsociali e
familiari che influenzano la multidimensionalità della patologia, come segnale
psichico di conflitti interni, di fenomeni di devianza e di grande e grave
sofferenza individuale e scompenso psichico, fisico ed esistenziale.
La teoria psichiatrica moderna si costituisce con la
caduta dell'interpretazione magica e religiosa della follia.
Piro individua diversi periodi di considerazione della
psichiatria: il periodo conservatore, di modernizzazione, di mutamento e di
difficile riforma come gli anni 80 e 90. Gli anni 60 vedono un clima politico e culturale nuovo,
con proposte riformistiche, nella lotta antiistituzionale con il progetto di
settorializzazione psichiatrica al fine di accogliere i malati in una certa
parte del territorio con dispensari, ambulatori, istituti intermedi, favorendo
il decentramento territoriale al fine di agevolare l’inserimento e
l’integrazione del paziente nel tessuto sociocomunitario, abolendo la funzione
istituzionale, repressiva e restrittiva, del manicomio, proponendo invece la
cura e l’igiene mentale in un’ottica sociale più ampia, dove il diverso deve
essere accolto dalla comunità e dalla società, assumendo come presupposto la
“follia” quale imprescindibile condizione umana e ricchezza creativa e valoriale
e abolendo il grave stato di sofferenza traumatica dell’individuo al presentarsi
dei sintomi gravi delle malattie mentali. Jones auspica l'organizzazione di comunità terapeutiche
per sostituire alla gestione violenta del manicomio, una pratica
sociocomunitaria, con l'eliminazione di rapporti autoritari, per lo sviluppo
della comunicazione e della risocializzazione del malato psichiatrico.
Tale prospettiva vede un'applicazione pratica con gruppi
psichiatrici intorno alla figura di Basaglia. La riflessione sulla gestione concreta del malato è
messa in discussione da differenti culture e approcci medici e terapeutici come
per esempio l’antipsichiatria di Laing. Il tema dell'istituzionalizzazione pone all'attenzione
pubblica le considerazioni sul complesso dei danni psichici inferti al paziente
per il lungo soggiorno coatto nelle istituzioni, con principi di autoritarismo e
coercizione, che inducono nel degente una progressiva perdita di interessi, in
un processo di repressione, regressione e restringimento della personalità che
ingenera vuoto emozionale ed esistenziale. La tesi di Basaglia si fonda sul presupposto che
l'istituzione manicomiale deforma la malattia mentale, la nasconde e impedisce
la presa di visione e di considerazione del problema sociale e
istituzionale. L'introduzione dei neurolettici e degli antipsicotici,
come il Serenase e l’Haldol, crea negli ospedali un'azione di recupero del
rapporto e della relazione basati sulla narrazione e l'analisi delle storie di
vita da parte degli psicoterapeuti e degli psicanalisti, perché tali sostanze
inibiscono e tengono a bada le fasi allucinatorie e deliranti delle psicosi e di
conseguenza inibiscono e controllano le gravi condizioni di sofferenza
esistenziale e di scompenso psicomotorio del paziente. Tale processo e progresso medico e farmacologico si
manifesta come un imprescindibile supporto all'ipotesi organizzativa moderna,
come punto di riferimento della Organizzazione Mondiale della Sanità
OMS. Partendo dalla psichiatria, viene ripensata la categoria
socioculturale dell’esclusione, per la cura del malato che si attua nella paura,
nella repressione e occorre invece la riconquista della libertà, nella tutela
del degente, nella difesa dell’integrazione e dell’accoglienza del diverso nella
comunità e nella collettività, in un processo collettivo di integrazione e
inserimento sociocomunitario del paziente. La legge 180 contiene la legittimazione giuridica
dell'umanesimo psichiatrico di Basaglia. I principi della legge considerano la malattia mentale
inclusa in una rete di servizi territoriali, ambulatoriali e ospedalieri, come i
centri psicosociali di cura e assistenza. La legge 180 prevede l'assistenza
psichiatrica come parte del Sistema Sanitario Nazionale SSN, la chiusura dei
manicomi e l'organizzazione di decentramento della cura e dell'assistenza a
livello territoriale, in servizi psichiatrici dislocati e decentrati nel tessuto
sociocomunitario, nell'ambito del territorio. Con la riforma psichiatrica prevista dalla legge 180, il
ricovero del malato è volontario e non più obbligatorio e coercitivo e si
intravede una nuova fase per lo sviluppo dei servizi di cura e assistenza con
reti di servizi psichiatrici che prevedono dipartimenti per la salute mentale,
lo sviluppo della riabilitazione psichiatrica, la regolamentazione dei processi
per la chiusura degli ospedali psichiatrici stessi. È presente una classificazione dei servizi per la salute
mentale secondo modelli tipici: servizi forti, ospedali psichiatrici, servizi
deboli e servizi con forte caratterizzazione organizzativa, con tecniche
intervento sistemico, psicodinamico e farmacologico. Sussistono diversi sistemi
organizzativi del sistema psichiatrico, come il dipartimento di salute mentale,
il sistema dipartimentale con reti di servizi, i centri di salute mentale con
collegamenti ai servizi sanitari e sociali, i servizi psichiatrici di diagnosi e
cura, le strutture semiresidenziali come i day hospital, i centri diurni e le
strutture residenziali. Nel 1994 il governo Ciampi ha approvato un
progetto/obiettivo di tipo nazionale riguardante la tutela della salute mentale
con l'apertura presso le ASL di reti di strutture territoriali psichiatriche,
residenziali e semiresidenziali con operatori dalle comprovate competenze
professionali, nella concezione complessiva di superamento della struttura
dell'ospedale psichiatrico, dell’istituzione a regime coatto e repressivo,
fondata invece sul concetto di esclusione e di separazione del malato dalla
società, dove si escludeva il principio di integrazione della diversità nel
tessuto sociale. L’analisi di gruppo Nell'analisi di gruppo subentrano elementi concomitanti,
le persone, le relazioni interpersonali e il rapporto tra le persone e il
gruppo. Nell'analisi di gruppo è posta enfasi sulle relazioni di
transfert individuali, come la risonanza, l'effetto a specchio con ripercussioni
sulla fantasia e i sentimenti. La catena associativa gruppale è il modo in cui vengono
espresse le fantasie dei singoli nel gruppo, con fenomeni transpersonali che si
evolvono nell'atmosfera gruppale, nella sinestesia di vissuti, emozioni e
sensazioni tra i partecipanti. Nello stato gruppale nascente si evolve una
fenomenologia che manifesta attesa messianica e illusione gruppale e collettiva
che risponde ad un desiderio di sicurezza e di preservazione dell'unità
individuale che sfocia in fenomeni di narcisismo gruppale con eventi di
depersonalizzazione, derealizzazione e di individualizzazione, ossia perdita dei
confini del sè e cambiamento, in una condizione di transito verso altre fasi.
La funzione alfa consiste nella capacità dell'analista
di recepire le comunicazioni preverbali e verbali del paziente, con competenze
di ricezione in attività di elaborazione. Lo spazio comune del gruppo risulta dal superamento
dello stato gruppale nascente allo stadio di gruppo come soggetto collettivo,
con uno spazio e tempo, e ambito mentale relazionale, legato al sentimento di
appartenenza. Animare l'identità del gruppo significa collegare il
processo gruppale con la sua base affettiva, evitando l'istituzionalizzazione e
la sclerotizzazione collettiva. La diade paziente e terapeuta genera un campo
bipersonale con diversi livelli. Il setting di transazione verbale presenta fantasie
inconsce bipersonali e multipersonali, in un gioco incrociato di identificazioni
proiettive che coinvolgono i membri del gruppo e l'analista stesso.
Il campo dello stato mentale consiste in un sistema
complesso di fantasie, emozioni e idee, in un sistema di sincronicità e
interdipendenza. La semiosfera è l'ambito della determinazione di senso
di ciò che accade nel gruppo come continuum ed insieme di sistemi elaborativi di
senso. La semiosfera è il corrispettivo a livello semiotico
dell'unità del gruppo e della comune area sensoriale ed emotiva, come spazio
comune del gruppo stesso. La semiosfera è un insieme di sistemi di
autorappresentazione e determinazione all'interno del gruppo come un continuum
semiotico o semeiotico in cui operano sistemi gruppali. Nel 1970 Bion intuisce un collegamento stretto tra
cervello, brain e mente, mind. Secondo Bion il cervello inizialmente, nel
processo di evoluzione umana, svolge compiti diversi e successivamente si è
adattato ad albergare i pensieri. L'onere di pensare i pensieri. Questa operazione ingenera angoscia di contenuti e
provoca il distacco dal gruppo. Infatti con l'onere del pensiero, l'individuo
animale si trova solo. Questo suggella il passaggio dal cervello come il
proprio cervello, al cervello come mind, mente, ossia contenitore ed elaboratore
di pensieri. Secondo Bion non sussiste distinzione tra cognitivo e
affettivo. Il pensiero è affetto. Si presenta una differenziazione tra pensiero
tecnologico e pensiero con responsabilità di pensiero, in fase operativa ed
operatoria. I pensieri hanno la capacità di promuovere lo sviluppo
della mente con emozioni, comunicazioni, sentimenti ed esperienze.
Le caratteristiche del pensiero di gruppo non sono la
somma di qualità individuali, ma la complessità di fattori del collettivo come
entità pensante, del pensare insieme. La funzione terapeutica del pensiero di gruppo consiste
nella capacità di metabolizzare l'ansia e l'angoscia. Il gruppo disintossica la mente dell'individuo dalle
tensioni, con la funzione di metabolizzare l'angoscia. Nel 1981 Corrao definisce la funzione gamma simile alla
funzione alfa con la capacità di pensiero del gruppo di metabolizzare le
emozioni, le tensioni e gli elementi sensoriali. Laura Tussi
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