Generale Cecchi versus Generale Mini



Settembre 19, 2007 Repubblica 
A proposito di vie e modi
di Filiberto Cecchi*

Il gen. Cecchi risponde alla replica del gen. Mini al
primo intervento dell'ex capo di Stato maggiore sulle
operazioni militari italiane. Sono di guerra o di
pace? L'approccio italiano è merito dei vertici o
della base? I rapporti con gli Stati Uniti e il
primato della politica.
Ho letto con attenzione le riflessioni di Mini sul
peacekeeping e, pur conoscendo la sua “bersaglieresca”
irruenza, sono rimasto sinceramente sorpreso
dell’attacco diretto alla mia persona, a cui tuttavia
non voglio rispondere pubblicamente perché
rappresenterebbe una caduta di stile imperdonabile,
soprattutto se consideriamo il fatto di essere stati
entrambi ufficiali generali in servizio attivo fino a
qualche giorno fa, ma a cui sono pronto a replicare
privatamente.

Mi stimola invece il dibattito. Ho provato a vedere le
divergenze rispetto al mio intervento e con l’aiuto di
un programma di scrittura, quello che sto usando ora,
ho sostituito nel suo testo “via” con “modo”: il
risultato è stato sorprendente. Ho trovato l’immagine
speculare di ciò che va affermando con la
demonizzazione del “modo” italiano di esprimere il
peacekeeping e l’elogio della “via” italiana
nell’attuarlo. Cosa che non contraddice assolutamente
i concetti da me espressi. Gli consiglio di provare.

Accertato, dunque, che entrambi concordiamo sul fatto
che i soldati italiani sanno fare il peacekeeping
veniamo al resto.

Possiamo argomentare sul significato che attribuiamo
alle parole e possiamo esigere – da tecnici –
precisione nell’uso di quella terminologia che ci
appartiene per professione, ma quando sconfiniamo
nello spazio riservato al linguaggio dei media, tutto
assume un significato diverso. Così arriviamo alla
palese contraddizione, come Mini stigmatizza, di
chiamare “operazioni di peacekeeping” quelle che in
realtà sono “operazioni di guerra”. La differenza c’è
…. è ovvio, ma attenzione perché usando quel
linguaggio anche ciò che lui scrive si presta ad
un’altra interpretazione.

Ad esempio, che differenza c’è tra quei ragazzi –
militari spagnoli – morti in un attentato in Iraq e
quelli morti nell’attentato in Libano? Non erano
questi ultimi impegnati in una “conclamata” missione
di peacekeeping? E’ possibile, dal punto di vista
pratico, cioè quello del militare che esce in
pattuglia in Libano, Afghanistan o nei Balcani,
tracciare una linea di demarcazione che collochi in
modo inequivocabile le due attività agli antipodi,
senza possibilità alcuna di contatto?

La verità è che, al di là delle disquisizioni
semantiche che lasciamo ad altri, noi militari,
Vertici in testa, sappiamo bene cosa si nasconde
dietro ad ogni operazione etichettata “di pace” e ci
attrezziamo sempre, moralmente e fisicamente, per
fronteggiare il peggio. Ne è prova il fatto che, in
qualsiasi teatro operativo, le nostre unità non hanno
nulla da invidiare a nessun altro contingente militare
in quanto a rigore delle regole d’ingaggio, qualità di
armamenti ed equipaggiamenti, sistemi di protezione,
determinazione e capacità di reazione.
.Polemica sulle operazioni militari italiane
il dibattito sul nuovo sito di Limes

<B>Polemica sulle operazioni militari italiane<br>il
dibattito sul nuovo sito di Limes</B>

ROMA - Botta e risposta sulle operazioni militari
italiane tra l'ex capo di Stato maggiore dell'esercito
e l'ex comandante della Nato in Kosovo sul nuovo sito
di Limes, la rivista italiana di geopolitica (www.
limesonline. com).

All'intervento del generale Filiberto Cecchi (in quel
momento ancora capo di Stato maggiore) pubblicato
questa estate sulla "via" italiana al peacekeeping ha
replicato il generale Fabio Mini, ora collaboratore di
Limes e di diversi giornali, criticando i vertici
militari cui si deve "il rigetto sistematico di tutto
il capitale di prestigio accumulato in anni di
peacekeeping", in particolare nelle missioni in Iraq e
Afghanistan e ricordando l'esclusivo merito dei
militari impegnati sul campo per l'affermazione di un
"modo" italiano di condurre le operazioni.

A sua volta il gen. Cecchi ha risposto, innescando un
polemico dibattito, ricordando il primato della
politica e intervenendo sulla distinzione tra
operazioni di pace e di guerra.

Tutti gli interventi, e relativi ulteriori commenti,
sono consultabili sul sito di Limes. Il prossimo
volume ("La Palestina impossibile") sarà in edicola e
in libreria a partire da venerdì 28 settembre.

(20 settembre 2007)



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