Galimberti: Parini, i genitori gli studenti e la sconfitta della scuola



da: Associazione Partenia
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La persona saggia mette in dubbio se stessa;
quella sciocca, gli altri.
 Henri Arnold
* * * *

Umberto Galimberti:
Parini, i genitori gli studenti e la sconfitta della scuola
"la Repubblica", 21/1/2006

Gli studenti del Parini presentano centinaia di firme per chiedere la
revoca dei provvedimenti disciplinari previsti per alcuni studenti
responsabili di atti violenti durante l'occupazione della loro scuola. I
rappresentanti degli studenti, con la loro assenza, fanno mancare ai
consigli di classe il numero legale necessario per prendere decisioni. I
genitori, per la maggior parte sempre pronti a difendere i loro figli,
accusano la scuola di non averli convocati prima della riunione dei
consigli di classe. Il preside ritiene che le decisioni dei consigli di
classe dovranno in ogni caso essere applicate, e poi gli studenti, se
vorranno, potranno ricorrere agli organi di garanzia per un riesame dei
provvedimenti. Io, che dal '64 al '79, ho insegnato nei licei, sono contro
le occupazioni e contro le sospensioni. Le occupazioni sono il sintomo di
un disagio e di un collasso nella comunicazione tra studenti e professori.
Radicalizzano le posizioni, dividono gli studenti e non aiutano la ripresa
del dialogo. Le sospensioni sono il sintomo dello smarrimento, da parte
della scuola, della sua finalità primaria che è l'educazione, e in alcuni
casi la ri-educazione. E allora delle due l'una: o la scuola apre i suoi
battenti solo ai ragazzi educati e disciplinati, limitando il suo compito
alla sola "istruzione", oppure accoglie tutti quelli che ne fanno domanda,
educati e disciplinati che siano o che non siano, e allora in questo caso
deve alzare il livello del *suo compito, non limitandolo all'istruzione, ma
elevandolo all'educazione.* Per questo è necessario che la scuola si popoli
di professori (e in molti casi già ce ne sono) che sanno *parlare non solo
con la classe, ma con i singoli studenti, che sanno seguirne i percorsi di
vita, che non si appellano all'indolenza o alla cattiva volontà dei
ragazzi, perché sanno che *la volontà non esiste al di fuori
dell'interesse, che l'interesse non esiste separato dal legame emotivo,*
che il legame emotivo non si costruisce quando il rapporto tra professore e
studente è un rapporto di reciproca diffidenza, quando non di assoluta
incomprensione.* Se questi professori non esistono o sono troppo pochi, le
occupazioni saranno sempre più frequenti, e la normativa non è
assolutamente una risposta al disagio della scuola, perché la freddezza
burocratica non è il linguaggio giusto per parlare con l'esuberanza o
addirittura la violenza giovanile. E allora che fare? Perdonare? Punire?
No, educare. Si obblighino gli studenti che hanno infranto le regole della
civile convivenza a frequentare nella scuola per un mese due ore di lezioni
supplementari di educazione civica, da condurre non sui manuali, ma
invitando i ragazzi a leggere e a relazionare su libri che hanno la
violenza per oggetto. Ne indico alcuni: W. Sofsky, Saggio sulla violenza
(Einaudi), ancora Sofsky, Il paradiso della crudeltà (Einaudi), G.
Strummiello, Il logos violento (Dedalo), J. Butler, Vite precarie
(Meltemi), F. De Zulueta, Dal dolore alla violenza (Cortina), A. Torno, La
moralità della violenza (Mondadori) e altri ancora che i professori del
Parini senz'altro conoscono. Vogliamo provare questo esperimento di
educazione? Il compenso economico per gli insegnanti, che si accollano
quest'ulteriore opera di educazione, a carico delle famiglie, che saranno
ben contente che la scuola dia loro una mano a far crescere i loro figli,
non solo nella condotta, ma, proprio a partire dalla condotta, nella
consapevolezza e nel sapere.


Ci  scusiamo se qualcuno di voi è finito per sbaglio nella  rubrica
dell'Associazione Partenia.Se non avete gradito il messaggio e se non
volete più riceverne, potete inviare una mail con su
scritto"cancellami".Provvederemo immediatamente.Cordiali saluti.
ASSOCIAZIONE PARTENIA
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