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recensioni libro marco mayer: una guida non retorica
- Subject: recensioni libro marco mayer: una guida non retorica
- From: Marco Mayer <mayerkos at yahoo.it>
- Date: Wed, 5 Oct 2005 10:13:00 +0200 (CEST)
> Oggetto: Intervento umanitario e missioni di pace: > una guida non retorica. Recensione. > > > > > Per chi è interessato all'argomento. > > un caro saluto > > marco mayer > > > > > > > > > > Recensioni, segue intervista. > > > > > > > > > Marco Mayer > Intervento umanitario e missioni di > pace.Una guida non retorica > Carocci, 2005 pp. 198, euro 12,30 > ---------------------------------- > > > da: > > > > > Galileo net - 19-09-2005 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Sei un operatore di pace che muove i primi > passi > > > nel > > > > settore? Vuoi prepararti al contatto diretto > con > > > la > > > > realtà in cui dovrai operare? Inizia a creare > > una > > > > rete > > > > di fiducia attraverso le persone più vicine, > per > > > > esempio con il vicino di casa o con il > venditore > > > del > > > > mercato, per poi passare a interlocutori > > > > privilegiati. > > > > E guai a barricarsi in ufficio dietro una > > > scrivania. > > > > È > > > > uno dei tanti consigli che si possono trovare > > nel > > > > volume di Marco Mayer edito da Carocci, un > vero > > e > > > > proprio "vademecum" del vasto universo delle > > > > operazioni di pace che prende spunto > > > dall'esperienza > > > > sul campo. L'autore, infatti, come funzionario > > > delle > > > > Nazioni Unite è stato dal 1999 al 2002 in > > Kosovo, > > > > dedicandosi a temi sensibili presso le > > > > amministrazioni > > > > regionali Onu di Pec/Peja e Mitrovica. Non per > > > > questo > > > > il suo intento è solo didattico, perché oltre > a > > > > essere > > > > una guida per i giovani che vogliono o hanno > già > > > > intrapreso questa avventura, il libro è > > un'analisi > > > > critica che offre una panoramica sulle > attività > > di > > > > peacekeeping di ultima generazione > analizzandone > > > > anche > > > > i difetti. > > > > Come si legge nella premessa "il filo > conduttore > > è > > > > cercare di smitizzare i luoghi comuni intrisi > di > > > > retorica che circondano il settore, proponendo > > > > immagini realistiche in modo da rafforzare le > > > > capacità > > > > critiche dei futuri operatori". Mentre i primi > > due > > > > capitoli offrono al lettore dei suggerimenti > su > > > come > > > > accostarsi all'attività sul campo e agli > attori > > > > locali, e descrivono le figure professionali > con > > > cui > > > > ci si troverà a collaborare, con i due > capitoli > > > > successivi si entra nel vivo del discorso. > Qui, > > > > infatti, Mayer spiega come funzionano e si > > > > sviluppano > > > > i percorsi di mediazione, che sono la parte > più > > > > rilevante delle operazioni di pace. Tra quelli > > > > gestiti > > > > e promossi da attori ufficiali, cioè Stati o > > > > organizzazioni internazionali, emerge la > > > > predominanza > > > > a livello internazionale degli Stati Uniti, il > > cui > > > > tentativo di esportare indifferentemente in > > > > qualsiasi > > > > contesto una 'democrazia multietnica' è molto > > > > contestata nel volume. Come anche l'eccessiva > > > > attenzione dell'opinione pubblica mondiale > alla > > > > lotta > > > > al terrorismo dell'amministrazione Bush, che > > > oscura > > > > gli altri conflitti etnici del pianeta, veri > > > focolai > > > > di rischio per la sicurezza globale. > > > > Infine, il volume analizza le specificità dei > > > > diversi > > > > settori del peacekeeping: il lavoro delle fasi > > > > postbelliche, la fornitura di aiuti, la > garanzia > > > > dell'ordine, della sicurezza e della libertà, > la > > > > ricostruzione di un governo democratico, del > > > tessuto > > > > amministrativo ed economico e la tutela dei > > > diritti > > > > umani. Tutti questi ambiti sono strettamente > > > > correlati > > > > tra loro, spiega Mayer, ma la comunità > > > > internazionale > > > > sembra non capirlo e procedere a compartimenti > > > > stagni. > > > > A dispetto del gran parlare di "interagency > > > > coordination", cioè di interazione tra gli > > attori > > > > internazionali per assicurare un'efficace > > > strategia > > > > di > > > > approccio ai problemi, sono i conflitti tra le > > > > organizzazioni o con gli Stati nazionali a > farla > > > da > > > > padrone. Un limite strutturale e burocratico > che > > > può > > > > compromettere seriamente l'immagine > complessiva > > > > delle > > > > operazioni di pace. > > > > > > > > Roberta Pizzolante > > > > > > > > ------------------------------------------- > > > > > > > > 25 Luglio 2005 > > > > > > > > UN LIBRO, per cominciare Autore: Marco Mayer > > > Titolo: > > > > INTERVENTO UMANITARIO E MISSIONI DI PACE > Carocci > > > ed. > > > > > > > > Una guida per orientare consapevolmente chi > > decide > > > > di > > > > lavorare nei teatri di guerra > > > > > > > > Manuale di pace > > > > > > > > Recensione di Eugenia Palazzetti > > > > > > > > Dalla distribuzione degli aiuti umanitari alla > > > > promozione dei diritti umani, uno sguardo sui > > > > meccanismi interni alle organizzazioni > > > > internazionali > > > > > > > > Bastano un esame e la curiosità per fare il > > > > giornalista? L'amore per gli animali per > > scegliere > > > > veterinaria?. E una laurea in diritto > > > internazionale > > > > per diventare operatori di pace? No. Lo ha ben > > > > chiaro > > > > Marco Mayer che nel suo "Intervento umanitario > e > > > > missioni di pace" affronta la delicata > questione > > > > della > > > > formazione di quanti desiderano intraprendere > > una > > > > delle tante professioni legate alle operazioni > > di > > > > pace. Appurato che l'entusiasmo non basta, che > > > > l'idealismo il più delle volte, rischia di > > rendere > > > > troppo intransigenti, che anche un corso di > > studi > > > > specialistici non è sufficiente, l'autore > > disegna > > > il > > > > suo "itinerario" virtuale e virtuoso del > moderno > > > > operatore. > > > > Utilizzando la sua vasta esperienza sul campo > > (in > > > > particolare nei Balcani) ed esponendo > > l'andamento > > > > delle più recenti missioni (Somalia, Timor > Est, > > > > Afghanistan, Iraq), Mayer chiama in causa > > errori, > > > > modelli, visioni, a volte "vittorie", che più > di > > > > tanti > > > > discorsi sono in grado di accompagnarci > > > all'interno > > > > di > > > > meccanismi complicati e ambigui. Non un > > processo, > > > ma > > > > uno sguardo lucido su scenari estremamente > > > delicati. > > > > Al centro dell'attenzione i conflitti inter e > > > > intra-etnici, i più difficili da gestire ma > > anche > > > > quelli che negli ultimi anni sono stati alla > > base > > > di > > > > circa novanta guerre, dalle più note a quelle > > > > dimenticate. > > > > Già perché dalla caduta del muro di Berlino > > tante > > > > cose > > > > sono cambiate e ciò che un tempo si richiedeva > > ai > > > > professionisti del settore oggi non basta più. > > > > "Durante il bipolarismo chi lavorava per le > > > > organizzazioni internazionali aveva alle > spalle > > > una > > > > formazione rigidamente orientata all'esercizio > > di > > > > funzioni 'notarili', di osservazione > > 'imparziale', > > > > di > > > > 'inerte' interposizione tra le parti, di > > controllo > > > > di > > > > aspetti puramente procedurali e protocollari". > > > > Viceversa, negli anni Novanta "si viene > > > affermando, > > > > sia pure in forme molto confuse e spesso > > > incoerenti, > > > > una maggiore propensione a un intervento > attivo > > di > > > > carattere esterno" accompagnata "da una > varietà > > di > > > > fenomeni che vanno dalla proliferazione dei > > > soggetti > > > > - > > > > internazionali, regionali, intergovernativi, > > > > governativi e non governativi - che premono > per > > > > l'azione, peraltro in perenne competizione tra > > di > > > > loro, al forte ampliamento dei settori e delle > > > aree > > > > di > > > > intervento, alla nascita di nuove funzioni e > > > figure > > > > professionali, all'aumento esponenziale della > > > quota > > > > di > > > > personale internazionale, umanitario, civile e > > > > militare, dislocato sul terreno". > > > > Insomma un orizzonte del tutto cambiato. Del > > resto > > > > prima "chi avrebbe pensato alla possibilità > che > > un > > > > funzionario di carriera Onu, addetto al > > > protocollo, > > > > si > > > > ritrovasse a doversi improvvisare sindaco o > > > > assessore > > > > al Bilancio di un comune dei Balcani o a Timor > > > > Est?". > > > > Ovvio, di conseguenza, che "alla complessità > dei > > > > nuovi > > > > percorsi professionali debba simmetricamente > > > > corrispondere una struttura poliedrica e > > > innovativa > > > > del 'paniere formativo'". > > > > "Se la confidenza con l'inglese e con il > > computer > > > > sono > > > > supporti essenziali", assumono importanza > > > > fondamentale > > > > "la ricezione e la decodificazione dei segnali > > non > > > > verbali", la familiarità con le tradizioni > > > etniche, > > > > la > > > > storia, la psicologia degli attori coinvolti. > > > Oltre > > > > ad > > > > una buona formazione in diritto > internazionale, > > > > l'attenzione deve rivolgersi soprattutto > > > > all'apertura > > > > mentale, alla flessibilità, alla diplomazia, > > agli > > > > aspetti politici, psicologici, investigativi e > > ad > > > un > > > > certo grado di disincanto. Soprattutto per non > > > > restare > > > > ostaggio delle logiche che muovono le opposte > > > > fazioni, > > > > per evitare "da un lato l'eccesso di > > comprensione > > > e > > > > solidarietà, dall'altro la tentazione di > > > demonizzare > > > > le comunità locali" e per essere pronti a > > > misurarsi > > > > quotidianamente con l'inevitabile "binomio > > > > onnipotenza/impotenza". > > > > A organizzazioni internazionali altamente > > > > burocratizzate e in parte impreparate, dopo > anni > > > di > > > > congelamento, al lavoro sul campo, si > > > contrappongono > > > > oggi scenari che pretendono interventi rapidi, > > > > agili, > > > > di ingerenza. Non è un caso, del resto, che i > > > > maggiori > > > > problemi emergano non tanto nella (rodata) > fase > > > > dell'elargizione di aiuti umanitari in casi > > > > emergenziali, quanto la gestione del > dopoguerra, > > > > quando si impongono impellenti necessità di > > > > ricostruzione (delle case, dei confini, delle > > > > istituzioni), di pacificazione delle fazioni > in > > > > lotta, > > > > di bonifica del territorio. > > > > Interessante, e imprescindibile ai fini della > > > > comprensione del contesto politico in cui ci > si > > > > muove, > > > > anche l'esposizione del diverso approccio di > > Stati > > > > Uniti ed Europa rispetto alle problematiche > > > > sollevate > > > > dai conflitti di natura etnica, laddove > > > > all'imperativo > > > > statunitense dell'integrazione, del "modello > > > melting > > > > pot" (cui consegue un'eccessiva > semplificazione > > > > della > > > > situazione ed il carattere prettamente > residuale > > > > delle > > > > azioni a favore delle minoranze oppresse) si > > > > contrappone la "dimensione valoriale" europea, > > in > > > > cui > > > > prevalgono maggiormente "le componenti > > umanitarie > > > e > > > > dell'aiuto allo sviluppo, della non violenza e > > > della > > > > ricostruzione". > > > > Mayer non si sottrae neanche al dilemma > principe > > > che > > > > accompagna ogni intervento: è sempre > necessario > > > > l'uso > > > > della forza? O meglio, "ogni azione non > violenta > > > > (diplomazia realistica in primis) che tenta di > > > > indebolire, spiazzare e isolare i sostenitori > > > della > > > > guerra è sicuramente benvenuta, ma può bastare > > da > > > > sola? E, allo stato dei fatti, "l'unica > > > valutazione > > > > che possiamo esprimere è che è difficile > > escludere > > > > per > > > > principio il dispiegamento di una forza > > > > multinazionale > > > > di stabilizzazione, quanto meno quella > > necessaria > > > a > > > > predisporre un ombrello di sicurezza e a > > condurre > > > > funzioni che potremmo definire (anche se con > un > > > po' > > > > di > > > > ipocrisia) 'operazioni di polizia > > > internazionale'". > > > > Difficile tentare di esporre gli infiniti > spunti > > > di > > > > riflessione che questa "guida non retorica" > > > suscita. > > > > I > > > > tanti suggerimenti (da un maggiore > coordinamento > > > tra > > > > civili e militari, all'invito ad una maggiore > > > > valorizzazione della creatività), le mille > > > > angolazioni > > > > da cui osservare i teatri di guerra, le > > > appassionate > > > > polemiche contro la superficialità dei media, > > > > l'imprudenza delle ONG, gli errori di > > > organizzazione > > > > (vedi l'elevato turn over degli operatori) e > di > > > > gestione di casi tristemente noti (Somalia). > > > > Quello che lascia è forse un panorama ancora > più > > > > confuso, ma anche un'intensa voglia di > conoscere > > > di > > > > più e meglio. E per un libro con dichiarati > > > intenti > > > > di > > > > formazione è questo il risultato migliore. > > > > > > ---------------------------------------------------- ___________________________________ Yahoo! Mail: gratis 1GB per i messaggi e allegati da 10MB http://mail.yahoo.it
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- Comunicato Giovani Acli Benevento II Forum Europeo 2005 UNA VITA PER
- From: Vfamani <vamafrpeace at yahoo.it>
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