TuttoscuolaNEWS n. 97



Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola.
La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per
insegnanti, genitori e studenti.

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N. 97, 31 marzo 2003


SOMMARIO

1. Ata ex-dipendenti comunali: valutato tutto il servizio
2. Voglia di bocciatura annuale
3. Tempo scuola all'elementare, a Trento l'orario sara' leggero
4. A  Milano  fanno  i  conti:  il  45%  del  ciclo  secondario  sara'
regionale?
5. Diplomati in liuteria allo ìStradivariî: 12 su 15 sono stranieri
6. Parte da Acireale l'altro sindacato della dirigenza scolastica
7. Spezzata la catena di S.Antonio dei giorni festivi da retribuire
8. TuttoscuolaFOCUS: una nuova newsletter, per chi  vuole  saperne  di
piu'



1. Ata ex-dipendenti comunali: valutato tutto il servizio

60 mila collaboratori scolastici, passati dai  Comuni  allo  Stato  in
base alla legge 124/1999, potrebbero avere  titolo  ad  incamerare  un
buon gruzzolo di arretrato per la revisione  dei  loro  inquadramenti,
stimabile tra i 2.500 e i 4.500 euro lordi.
L'Aran, sentiti i sindacati di categoria, ha fornito una  precisazione
circa il riconoscimento, nell'attuale carriera statale,  del  servizio
prestato    come    dipendenti    comunali.   L'interpretazione   (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_97-1.doc   )  dell'Agenzia  per  la
contrattazione nazionale si  e'  resa  necessaria  per  rispondere  ad
alcuni quesiti posti da giudici del lavoro che, di fronte a  centinaia
di  ricorsi  dei  collaboratori  scolastici,  avevano  bisogno  di  un
chiarimento preliminare sulla questione.
Riepiloghiamo l'antefatto. Sulla base dell'accordo del 20 luglio  2000
tra    sindacati    e   amministrazione,   era  stato  previsto  che
l'inquadramento nei ruoli dello Stato avvenisse  con  il  procedimento
della ìtemporizzazioneî che, di fatto, aveva  garantito  solamente  il
mantenimento    della  precedente  retribuzione  o  poco  piu',  senza
un'ulteriore valutazione della pregressa anzianita' di  servizio  come
dipendente comunale.
L'Aran ha precisato di ìnon dover procedere ad  ulteriori  pronunce  o
interpretazioniî, in quanto l'accordo  ha  consentito  solo  il  primo
inquadramento  e  la  materia  su  cui  si  chiedevano  lumi  andrebbe
esaminata alla luce dell'art.8 della legge n.124/1999, che sembrerebbe
ipotizzare una ricostruzione della carriera basata sull'anzianita'  di
ciascuno. Da qui i numerosi ricorsi per la  completa  valutazione  del
servizio.
Per la maggior anzianita' che potrebbe essere riconosciuta per effetto
delle decisioni dei giudici  del  lavoro  (che  ancora  una  volta  si
sostituirebbero    all'amministrazione),   i  60  mila  collaboratori
ex-scolastici potrebbero compiere, come minimo, un  salto  di  gradone
(livello stipendiale) o forse due, con un aumento annuo  compreso  tra
1.620.000 e 2.830.000 di vecchie lire, che, sotto forma  di  arretrato
dal 2000 ad oggi, equivale ad un importo pro capite tra i  2.500  e  i
4.500 euro lordi.
Per l'Amministrazione scolastica la ricostruzione di carriera  dei  60
mila    ex-dipendenti   comunali   comporterebbe  un  maggior  costo,
comprensivo degli oneri riflessi, oscillante tra i 190 e i 340 milioni
di euro (373/650 miliardi di vecchie lire):  una  mazzata,  contro  la
quale e'  immaginabile  una  difesa  a  tutto  campo  per  impedire  o
attenuare l'effetto delle sentenze.
Se si pensa che, per garantire i primi tre  anni  degli  anticipi,  la
riforma ha stanziato meno di  120  milioni  di  euro,  si  puo'  avere
un'idea del peso dei nuovi inquadramenti sui costi dell'istruzione,  e
forse sullo stesso processo di attuazione della riforma (se  si  tiene
conto che la legge finanziaria 2003 non contiene  alcuno  stanziamento
utilizzabile, non sono  certo  da  escludere  slittamenti  di  aspetti
significativi della riforma all'anno scolastico 2004/2005).


2. Voglia di bocciatura annuale

Tra i primi decreti legislativi per l'attuazione della riforma Moratti
vi sara' anche quello relativo alla  valutazione,  i  cui  criteri  di
fondo    sono    contenuti   nell'   art.  3  della  legge  delega  (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_97-2.doc ).
Si trattera' di definire i due livelli  fondamentali  di  valutazione:
quella esterna all'istituzione scolastica e quella interna.  La  prima
affidata sostanzialmente all'Invalsi, l'istituto che dovra'  costruire
il nuovo sistema nazionale di valutazione,  e  l'altra  affidata  alle
singole scuole e ai docenti.
Ed e' proprio questa interna quella che da  tempo  fa  discutere,  non
tanto per la previsione della autovalutazione affidata agli organi  di
istituto    per    controllare   l'efficacia  dell'azione  scolastica
complessiva, quanto  per  la  valutazione  degli  alunni  affidata  ai
singoli docenti.
Si dice infatti nella legge che ìagli stessi docenti  e'  affidata  la
valutazione dei periodi didattici ai fini  del  passaggio  al  periodo
successivoî. Una frase  che  fa  intendere  che  nei  bienni  previsti
all'interno di ciascun  settore  scolastico  (primaria,  secondaria  I
grado e licei) la bocciatura e' prevista solamente per il passaggio al
successivo periodo. Il che esclude la bocciatura nel  primo  anno  del
biennio.
Ma questa previsione, ritenuta poco severa, non e' condivisa da  molti
parlamentari della maggioranza ed in particolare dal  sen.  Valditara,
responsabile scuola di Alleanza Nazionale. Il dissenso ha preso  corpo
nei diversi ordini del giorno presentati alla Camera  ed  accolti  dal
Governo che ipotizzano la bocciatura da un anno all'altro.
Il ministro Moratti e' presa ora tra l'incudine e  il  martello:  dare
attuazione rigorosa alla legge mantenendo intatta l'unita' dei  bienni
anche   sotto  l'aspetto  valutativo  (altrimenti  a  cosa  servono  i
bienni?), ribadendo cosi' la valenza  non  giuridica  dell'ordine  del
giorno, oppure dare seguito agli ordini del giorno prevedendo, se  pur
in forma di eccezione, la bocciatura annuale, ma correndo in tal  modo
il rischio di emanare un atto viziato da eccesso di delega  e  percio'
impugnabile?


3. Tempo scuola all'elementare, a Trento l'orario sara' leggero

In questi giorni al ministero  dell'Istruzione  si  sta  lavorando  ai
contenuti dei  decreti  legislativi  per  l'attuazione  della  riforma
Moratti, che dovrebbe partire a settembre  con  le  prime  due  classi
della scuola primaria (ex-elementare).
Uno dei decreti dovra' stabilire anche  il  monte  ore  annuale  delle
lezioni, assumendo, con ogni probabilita', la proposta contenuta nelle
"Indicazioni nazionali" di 891 ore in prima (27 ore  settimanali)  e
di 990 ore (30 settimanali) nelle altre quattro classi della primaria.
Ma andiamo a  vedere  cosa  accade  nella  provincia  di  Trento:  pur
nell'autonomia di decisione che le  viene  in  ragione  dello  statuto
speciale, ha deciso di adeguarsi alla linea  nazionale  della  riforma
scolastica. Tuttavia sull'orario di lezione e' orientata ad una scelta
diversa: tutte le classi a 27 ore settimanali.
Ma come si calcola il tempo scuola nell'elementare? Il  dibattito  mai
chiuso torna d'attualita', sara' bene chiarirlo una volta per tutte.
La posizione assunta dalla provincia trentina riapre una questione mai
chiaramente    definita   sul   tempo  scuola  nell'elementare,  dove
attualmente, oltre al tempo pieno a 40 ore settimanali, vi e' un tempo
dei moduli generalizzato  a  30  ore  (con  problemi  di  rientri,  di
trasporti e di mense): un tempo scuola  che  si  vorrebbe  confermare,
vista anche la levata di scudi che ha accompagnato un anno e mezzo  fa
la proposta della commissione Bertagna di ridurne complessivamente  la
durata. Il decreto legislativo per l'attuazione della riforma potrebbe
tener conto della scelta  di  Trento,  chiarendo  piu'  nettamente  la
distinzione tra tempo pieno e tempo  "normale",  contribuendo  anche
alla soluzione di molti problemi irrisolti dei servizi di mensa  e  di
trasporto a carico dei Comuni. In poche parole,  oltre  alla  conferma
del modello a tempo pieno, potrebbe esserci una riduzione  oraria  del
modello normale o, quanto meno, una flessibilita'  di  scelta  rimessa
all'autonomia delle scuole.

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4. A  Milano  fanno  i  conti:  il  45%  del  ciclo  secondario  sara'
regionale?

Secondo   l'assessore  alla  formazione  della  provincia  di  Milano,
Giuseppe Marzullo, quasi la meta' del futuro ciclo secondario,  quella
corrispondente al canale professionale, "dovra'  essere  regionale",
funzionera' cioe' sulla base della  "legislazione  esclusiva"  delle
Regioni.
Il calcolo e' presto fatto: al 5.5% dei  giovani  di  15-18  anni  che
seguono i corsi regionali di formazione  professionale  si  aggiungono
tutti gli studenti di scuola secondaria iscritti agli attuali Istituti
professionali di Stato (20%), e  la  meta'  di  quelli  iscritti  agli
Istituti tecnici a vocazione piu' professionalizzante (39%), cioe'  un
altro 19.5%. Il totale fa 45%.
Il  ragionamento  dell'assessore  milanese  e'  lineare,  ma  da'  per
scontata la continuita' degli attuali flussi  di  iscrizione  anche  a
riforma attuata, il che richiederebbe due condizioni di  fattibilita':
la conferma del presente assetto della scuola secondaria  (che  invece
la legge modifica: i percorsi professionali  saranno  quadriennali,  e
daranno qualifiche e diplomi, non la "maturita'"), e la rinuncia, da
parte del 45% delle famiglie,  ad  iscrivere  i  giovani  ai  percorsi
liceali, in particolare a quello economico e a quello tecnologico, che
potrebbero invece "attrarre" buona parte della domanda  sociale  che
si  rivolge  attualmente  all'istruzione  tecnica  e  anche  a  quella
professionale.
Quel che si puo' dire al momento, a riforma ancora tutta  da  attuare,
e' che le future scelte delle famiglie dipenderanno  largamente  dalla
effettiva    "pari    dignita'",   cioe'  dalla  qualita'  e  dalla
competitivita' del canale professionale rispetto a quello liceale:  un
traguardo che le Regioni, compresa la Lombardia, dovranno  conquistare
sul campo.
Assume un'importanza  cruciale  a  questo  punto  la  definizione  del
decreto legislativo che dovra' definire gli standard minimi  formativi
su scala nazionale e i titoli professionali utili anche  al  passaggio
dal sistema dei licei a  quello  dell'istruzione  e  della  formazione
professionale e viceversa.


5. Diplomati in liuteria allo ìStradivariî: 12 su 15 sono stranieri

5 francesi, 3 coreani, 1 spagnolo, 1 croato, 2  giapponesi  e  solo  3
italiani. Potrebbe essere la formazione dell'Inter, o di qualche altra
squadra zeppa  di  calciatori  stranieri.  Sono  invece  gli  studenti
dell'Istituto    professionale  internazionale  di  liuteria  ìAntonio
Stradivariî di Cremona che, dopo aver conseguito  la  ìmaturita'î  nel
2002, hanno seguito con successo un tirocinio di quattro mesi (ottobre
2002-gennaio 2003) presso le botteghe di liutai  professionisti,  come
previsto da una apposita Intesa tra il MIUR e la Regione Lombardia.
L'Istituto di Cremona, frequentato da allievi (alcuni gia' diplomati e
perfino laureati) provenienti da tutto il  mondo,  e'  formalmente  un
Istituto professionale di Stato, e come tale dovrebbe essere  inserito
nel canale dell'istruzione e formazione professionale istituito  dalla
riforma Moratti. Ma per molti aspetti (piano di studi, eta' media  dei
diplomati, che e' di 27 anni, titoli di studio gia' posseduti da molti
di essi, notorieta' internazionale) lo ìStradivariî si  presenta  come
un indirizzo di studi  fortemente  atipico,  a  meta'  strada  tra  la
formazione   liceale  e  quella  professionale,  in  direzione  di  un
artigianato artistico d'eccellenza. Quale collocazione trovera' questo
istituto, famoso in tutto il mondo?


6. Parte da Acireale l'altro sindacato della dirigenza scolastica

Con il congresso costituente tenutosi ad Acireale il 14 e il 15  marzo
nasce il ìsindacato  nuovoî  della  dirigenza  scolastica.  Si  chiama
Snadis, e si prefigge di assicurare partecipazione e ruolo propositivo
agli aderenti, contro la logica  dei  cosiddetti  ìprofessionisti  del
sindacatoî.    In  poche  parole  il  nuovo  sindacato  dei  dirigenti
scolastici    si   propone  si  arrivare  alle  proposte  contrattuali
attraverso un collegamento tra pratica sindacale  ed  esercizio  della
professione.
Il primo obiettivo dello Snadis (www.snadis.it) , che conterebbe  piu'
di 300 adesioni, e' quello di arrivare al tasso di  rappresentativita'
che consente di sedere al tavolo della contrattazione.
Il traguardo, forse un po' ambizioso, e' quello di diventare il quinto
sindacato rappresentativo di settore, dopo Anp,  Cgil,  Cisl  e  Snals
(l'Uil non ha raggiunto i minimi livelli  di  rappresentativita').  In
effetti lo Snadis sembra  voler  contrastare  il  ruolo  dell'Anp  (il
sindacato piu' rappresentativo della dirigenza  scolastica),  accusato
di avere aperto alle alte professionalita' della docenza, ìsnaturandoî
la rappresentativita' specifica della dirigenza scolastica.
La ìpiattaforma rivendicativaî dello Snadis - presieduto  da  Cristina
Cascio - non e' dissimile da quella degli altri sindacati di  settore,
verso i quali  dichiara  un  atteggiamento  aperto  e  di  dialogo,  e
comprende la richiesta  della  rapida  indizione  del  primo  concorso
ordinario, per il quale in questi giorni il  Tar  del  Lazio  ha  dato
ragione alla Cgil-scuola per l'assenza di motivazione del  Miur  circa
la mancata emanazione del bando.

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7. Spezzata la catena di S.Antonio dei giorni festivi da retribuire

Da alcuni  anni  le  scuole  sono  invase,  a  ondate  ricorrenti,  da
fac-simile di moduli di richiesta  per  ottenere  il  pagamento  delle
festivita' coincidenti con la domenica.
Da dove nascerebbe la pretesa? Una disposizione della legge n. 260 del
1949 prevede il diritto alla corresponsione di un compenso  aggiuntivo
per le festivita' (25 aprile, 1ƒ maggio, ecc.) che coincidono  con  la
domenica. E, su quella base, i moduli di richiesta per  il  pagamento,
almeno per gli ultimi dieci anni, delle giornate di festivita' ìperseî
perche' coincidenti con la domenica.
Visto che, mediamente,  ogni  anno  una  di  queste  festivita'  viene
ìpersaî, si potrebbe contare su un recupero retributivo pari  a  circa
un terzo di mensilita'. Se si considera inoltre il fatto che  riempire
un modulo non costa niente, si puo' immaginare quante pratiche si sono
accumulate nelle segreterie  delle  istituzioni  scolastiche  che,  in
mancanza di indicazioni (e di  risorse  finanziarie  apposite),  hanno
ignorato le richieste. E ora le richieste - soprattutto con l'appoggio
di alcuni  sindacalisti  che,  a  buon  mercato,  volevano  ìtutelareî
diritti del personale - sono arrivate ai giudici del lavoro.
Proprio un giudice del lavoro  di  Torino  ha  richiesto  all'Aran  se
quella norma  doveva  ritenersi  tuttora  valida,  non  essendo  stata
compresa tra quelle disapplicate dal CCNL scuola 1994-1997.
L'Aran insieme ai sindacati confederali e allo Snals ha fornito, il 27
marzo scorso, interpretazione autentica della norma, precisando che il
CCNL ha disciplinato in via esaustiva la  materia  dei  compensi,  non
comprendendo quella della legge 260/1949, che deve  intendersi  quindi
incompatibile (e non applicabile) al personale della scuola.
La ìcatena di S.Antonioî si e' spezzata, ma si puo' essere  certi  che
altre catene riappariranno, soprattutto quando sono a costo  zero  per
un incasso facile e, a volte, sostanzioso.


8. TuttoscuolaFOCUS: una nuova newsletter, per chi  vuole  saperne  di
piu'

La newsletter di Tuttoscuola da oggi ha una marcia  in  piu':  accanto
all'edizione    tradizionale,   che  da  quasi  100  settimane  arriva
puntualmente a casa di quasi 25 mila lettori, esce  in  parallelo  una
nuova newsletter di approfondimento con  piu'  notizie,  corredate  da
studi, tabelle, link e piste di ricerca.
Abbiamo fatto tesoro  dei  suggerimenti  di  molti  lettori,  raccolti
attraverso    la  consultazione  di  qualche  settimana  fa,  ed  ecco
TuttoscuolaFOCUS. Oltre alle  notizie  di  approfondimento,  la  nuova
newsletter    conterra'   una  rubrica  sulle  scadenze  della  scuola
(TuttoscuolaMEMORANDUM), per ricordare ai lettori tutte le scadenze in
corso: non la semplice data, ma una presentazione che contestualizza e
argomenta gli adempimenti e le procedure.
TuttoscuolaFOCUS, che ha una  grafica  a  colori,  e'  riservata  agli
abbonati. Ma il  primo  numero  della  nuova  newsletter  puo'  essere
ricevuto gratuitamente dai lettori di  TuttoscuolaNEWS.  Per  ricevere
automaticamente il n.1 di TuttoscuolaFOCUS  sulla  vostra  casella  di
posta elettronica (e' necessario essere  on  line  per  effettuare  la
richiesta),    cliccate    qui:
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TuttoscuolaFOCUS uscira' in parallelo alla tradizionale newsletter  di
Tuttoscuola, che continuera' in tutto e  per  tutto  la  sua  consueta
forma editoriale con invio gratuito ai lettori.
Ma c'e' di piu'. Come qualcuno  avra'  gia'  notato,  il  nostro  sito
tuttoscuola.com  da  qualche  settimana  fornisce  nuovi  servizi:  un
notiziario quotidiano, per essere tempestivamente informati  di  tutte
le novita' della scuola, che saranno poi approfondite nelle newsletter
settimanali    e   sul   mensile;  un  archivio  on  line  con  tutta
l'informazione    di  Tuttoscuola  e  la  normativa  piu'  importante,
consultabili    per  argomento.  E  presto  partiranno  nuovi  servizi
interattivi. Per saperne di piu' http://www.tuttoscuola.com

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Ed ecco le altre notizie di TuttoscuolaFOCUS n.1

Stop ai trasferimenti annuali per i docenti

Rivoluzione in vista in tema di mobilita' dei docenti. I trasferimenti
degli insegnanti cambieranno dal prossimo anno scolastico, e questi in
corso saranno gli ultimi che consentono a tutti di (Ö)


Gli stipendi europei? Un miraggio

C'e' ormai rassegnazione in casa  sindacale  per  quel  traguardo,  da
rimandare ad altro  contratto,  degli  stipendi  europei  dei  docenti
italiani. Non e' un caso che lo sciopero dello  scorso  24  marzo  non
rivendicasse quell'obiettivo, ma si e' limitato a chiedere risorse per
una chiusura che salvaguardi (Ö)


Gli studenti italiani passano piu' tempo a scuola dei coetanei europei

Le  proposte  di  ridurre  l'orario  delle  lezioni  in  Italia  hanno
suggestionato gli esperti di riforme fin dai primi studi. Per primo il
prof. Bertagna agli  Stati  generali  del  dicembre  2001  propose  di
ridurre l'orario settimanale obbligatorio delle lezioni dalle  attuali
30 ore medie settimanali a 25, (Ö)


I docenti europei stanno in cattedra piu' di quelli italiani

Il contratto degli insegnanti italiani,  il  cui  mancato  rinnovo  e'
stato al centro dello sciopero della settimana  scorsa,  difficilmente
sara' di livello europeo, sia per gli aspetti retributivi  sia  per  i
carichi (Ö)


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