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TuttoscuolaNEWS n. 92
- Subject: TuttoscuolaNEWS n. 92
- From: Tuttoscuola <mailing at tuttoscuola.com>
- Date: Mon, 3 Mar 2003 09:35:00 +0100
Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola. La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per insegnanti, genitori e studenti. http://www.tuttoscuola.com ************************************************************ N. 92, 3 marzo 2003 SOMMARIO 1. Riforma Moratti/1: conto alla rovescia per l'attuazione 2. Riforma Moratti/2: il coinvolgimento di tutti, una scelta obbligata 3. Madre nubile e insegnamento della religione: possibili sviluppi 4. Posti di sostegno in deroga/1: e' boom 5. Posti di sostegno in deroga/2: Sicilia, Campania e Lombardia fanno il pieno 6. Per i disabili meno parita' nelle paritarie? 7. Anp - Apef, la strana coppia 1. Riforma Moratti/1: conto alla rovescia per l'attuazione Se non vi saranno al Senato colpi di scena, tra pochi giorni la delega in materia di norme generali sull'istruzione sara' legge dello Stato. La pubblicazione in Gazzetta ufficiale dovrebbe avvenire entro la meta' di marzo. Da quel momento, il ministro Moratti avra' 90 giorni di tempo per costruire il piano finanziario a sostegno della ìsuaî riforma e poi farlo approvare dal Governo prima dell'inizio del nuovo anno scolastico. Dovra' anche definire i decreti legislativi (almeno quelli che servono per far partire il nuovo sistema), ma sara' proprio il piano programmatico di interventi finanziari il vero test di credibilita' politica del Governo, perche' lo stesso condizionera' tutto il processo d'attuazione della riforma. La questione riforma richiede dunque un quadro organico d'interventi. Le materie oggetto del piano sono elencate nel primo articolo della legge. Per ognuna di esse dovra' essere quantificato il costo in termini di personale e di strumenti. Facciamone un rapido elenco: i costi dei nuovi ordinamenti (nuove discipline, riconversione dei docenti, formazione in servizio ed iniziale del personale), per lo sviluppo e la valorizzazione dell'autonomia scolastica; per l'istituzione del Servizio nazionale di valutazione del sistema e per lo sviluppo e l'alfabetizzazione nelle tecnologie informatiche; le spese per la valorizzazione di tutte le professionalita' impegnate nella scuola; per ripristinare il rimborso delle spese di autoaggiornamento dei docenti; per l'orientamento contro la dispersione scolastica; per lo sviluppo dell'istruzione e formazione tecnica superiore; per la promozione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Infine, materia di attualita', la spesa per gli interventi di adeguamento delle strutture di edilizia scolastica. Con il piano programmatico finanziario, destinato a impegnare risorse cospicue forse per almeno un quinquennio, il Governo a giugno dovra' dimostrare con i fatti quanto senta effettivamente ìsuoî questo impegnativo progetto di riforma del sistema di istruzione e di formazione. Il ìredde rationemî e' vicino. 2. Riforma Moratti/2: il coinvolgimento di tutti, una scelta obbligata Ma l'attuazione della riforma non dipende solo dall'aspetto finanziario. Investe prioritariamente il rapporto tra maggioranza ed opposizione, che dovrebbe caratterizzarsi per il futuro per un comportamento non tattico, ma trasparente ed esplicito, da parte del Governo. D'altra parte un evento cosi' importante per il Paese non si puo' consumare in un clima di estraneita' del mondo della scuola, dell'universita' e della cultura. Molto insomma resta da fare, soprattutto in termini di coinvolgimento della comunita' educativa e sociale. Il ministro si dovrebbe adoperare per realizzare attenzione e condivisione intorno al progetto. Andrebbero insomma costruite le condizioni perche' i punti deboli della riforma possano essere superati o attenuati con il confronto delle idee e delle proposte. In altri termini, nel governo della riforma va favorito l'approccio dinamico, va garantita e preservata la responsabilita' dei diversi soggetti coinvolti (Amministrazione centrale e regionale, enti locali, famiglie, studenti, istituzioni scolastiche, docenti, organismi sociali etc.), in una cornice di finalita' condivise. Questo e' il respiro strategico richiesto da una riforma che nascendo debole (e' stata approvata a colpi di maggioranza e di ordini del giorno) ha bisogno di acquisire credibilita' ed efficacia attraverso un forte processo di implementazione. 3. Madre nubile e insegnamento della religione: possibili sviluppi Ha destato scalpore la decisione della Cassazione di respingere il ricorso contro il licenziamento subito da un'insegnante di religione cattolica di Firenze per la sua condizione di madre nubile. E potrebbe non restare un caso isolato, quello dell'insegnante fiorentina. Centinaia di maestre (che insegnano anche religione) divorziate, separate, madri nubili potrebbero rischiare di essere dichiarate inidonee all'insegnamento della religione cattolica. La questione riguarda la sola scuola elementare e dell'infanzia statale, e potrebbe toccare circa 100 mila insegnanti di ruolo, che attualmente insegnano (anche) religione. Spieghiamo perche'. A differenza della scuola secondaria, l'insegnamento della religione di regola non e' assegnato a uno ìspecialistaî, ma agli stessi docenti titolari di classe. Solo quando in una classe nessun docente si dichiara disponibile a quell'insegnamento, degli incaricati esterni subentrano ai docenti titolari. Dal momento che il diritto canonico richiede che i docenti di religione ìsi distinguano per retta dottrina, testimonianza di vita cristiana e competenza pedagogicaî, bisogna dedurne che tali requisiti riguardino tutti gli insegnanti di religione, titolari della classe o incaricati esterni. Entrano in gioco dunque - almeno teoricamente - pure le 100 mila, o giu' di li', maestre che insegnano anche religione, tra le quali e' presumibile che ce ne siano almeno qualche centinaia divorziate, separate, madri nubili o comunque in condizione di inidoneita'. Si verrebbe cosi' a creare una situazione anomala: lo Stato, da cui dipendono, riconosce la piena legittimita' della loro condizione personale, ma gli ordinari diocesani potrebbero negarne l'idoneita' all'insegnamento della religione: si troverebbero cosi' a poter insegnare le altre discipline, ma non la religione cattolica. Insomma una revisione delle situazioni in atto, qualora fosse usato lo stesso metro di giudizio del caso di Firenze, potrebbe portare alla revoca di molti nulla-osta, senza conseguenze - in tal caso - sul rapporto di lavoro, ma certamente dirompenti per il rapporto Stato-Chiesa. ____________________________________________________________ DOCET: PER LA SCUOLA DOCET, Idee e materiali per l'educazione e la didattica. 3-6 aprile 2003. Fiera riservata agli operatori; aperta al pubblico domenica 6 aprile. Orario: 9-18. Biglietto Ä 9,00; ridotto Ä 5,00. Bologna,Quart. Fieristico,051-282111, docet at bolognafiere.it ( http://www.docet.bolognafiere.it ) ____________________________________________________________ 4. Posti di sostegno in deroga/1: e' boom Il termine di 60 giorni stabilito dalla Finanziaria 2003 (art. 35 c.7 http://www.tuttoscuola.com/ts_news_92-1.doc ) per la definizione delle nuove modalita' di accertamento dell'handicap e' scaduto, ma del decreto che il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dei ministri dell'istruzione e della salute, avrebbe dovuto gia' emanare ancora non si sa nulla. Intanto il ministero dell'Istruzione ha fornito un primo contributo all'anno europeo del disabile, pubblicando ( www.istruzione.it ) i dati aggiornati della situazione scolastica dell'integrazione nelle scuole italiane. Il tema e' delicato, vista anche la questione degli ipotizzati tagli di organico ai posti di sostegno. L'allarme lanciato mesi fa dal Miur, secondo cui l'incremento di posti di sostegno stava andando fuori controllo e comunque era ben al di sopra della previsione di legge, risulta confermato: lo sfondamento c'e' stato a causa soprattutto del vertiginoso incremento dei posti in deroga. Mentre i posti di sostegno in organico di diritto sono rimasti sostanzialmente in quantita' immutata dal '99 ad oggi (erano 49.141 nel 99-00 e sono 49.285 nell'anno in corso), i posti in deroga ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_92-2.doc ) hanno subito nel quadriennio un incremento di quasi 16 mila unita', portando il numero complessivo dei posti di sostegno da 59 mila a circa 75 mila. Nell'ultimo anno, dal 2001 al 2002, i posti in deroga hanno fatto un incredibile balzo in avanti: quasi 11 mila posti in piu', e rappresentano ora piu' di un terzo del totale dei posti di sostegno funzionanti. Quali le ragioni del boom dei posti in deroga? La ragione di fondo sta proprio nella legge stessa (la n. 449/97, art. 40) che non ha posto limiti alla possibilita' di derogare dal rapporto di un posto di sostegno ogni 138 alunni. Dopo l'applicazione dei primi anni, le scuole hanno scoperto questa via d'uscita per far fronte a pesanti situazioni di inserimento, e se ne sono avvalse. 5. Posti di sostegno in deroga/2: Sicilia, Campania e Lombardia fanno il pieno I posti di sostegno in deroga sono cresciuti del 160% in quattro anni, passando da 9.717 del 1999-2000 a 25.341 di quest'anno, con un incremento in valori assoluti di quasi 16 mila posti. La Campania e' la regione che ha fatto registrare il maggiore incremento dei posti di sostegno in deroga ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_92-3.doc ) con il 377% di aumento, seguita dalla Lombardia (+ 307%), dalla Sardegna (+ 212%) e dalla Sicilia (+ 196%). In valori assoluti e' stata pero' la Sicilia ad avere il maggior aumento di posti di sostegno in deroga (quasi 3 mila), seguita dalla Lombardia (quasi 2.900) e dalla Campania (oltre 2.700 unita'). L'andamento della deroga e' stato molto differenziato tra regione e regione, con situazioni, come quella dell'Abruzzo, che ha visto nel quadriennio addirittura la flessione dei posti (-48 unita'). E' interessante confrontare l'andamento degli organici di sostegno con le situazioni di handicap riconosciute. E si scopre, ad esempio, che nel quadriennio considerato vi e' stato anche incremento, costante, del numero di alunni riconosciuti portatori di handicap (passati da 124.385 nel 99-00 a 146.389 in quest'anno scolastico, con un incremento di oltre 22 mila unita'), ma che, in proporzione, questo incremento, pari all'18%, e' stato molto piu' contenuto dell'incremento dei posti (+160%), con punte di oltre il 31% in Lombardia e il 27% in Emilia Romagna ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_92-4.doc ). Insomma e' stato piu' intenso l'aumento dei posti che quello degli alunni da sostenere, tanto che il rapporto alunni H/docenti, pur passando da 211 alunni disabili inseriti ogni 100 docenti di sostegno del 1999 a 196 ogni 100 nell'anno in corso, ha fatto registrare un abbassamento contenuto di circa il 7%. Ricordiamo che alcuni mesi fa in parlamento il sottosegretario Aprea aveva avanzato dei dubbi sulla correttezza delle procedure di accertamento delle situazioni di handicap, sospettando in particolare una certa larghezza di giudizio da parte di alcune Asl. 6. Per i disabili meno parita' nelle paritarie? La percentuale di alunni disabili nelle scuole paritarie e' tre volte piu' bassa di quella nelle scuole statali. Un dato piuttosto sorprendente, se si considera che dal 2000, con la parita' scolastica sancita dalla 10 marzo 2000, n. 62, tutte le scuole che appartengono al sistema nazionale integrato d'istruzione sono tenute ad offrire parita' di servizi a tutti gli studenti, compresi i portatori di handicap. Infatti la legge prevede che ìLe scuole paritarie, svolgendo un servizio pubblico, accolgono chiunque, accettandone il progetto educativo, richieda di iscriversi, compresi gli alunni e gli studenti con handicapî. La condizione di parita' nei confronti degli alunni disabili pertanto da quell'anno costituisce un impegno legale per garantire un'offerta di servizio alla pari per tutti, ma, dai dati pubblicati dal ministero dell'Istruzione relativamente all'anno scolastico 2001-2002 ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_92-5.doc ), risulta che, in rapporto alla totalita' degli alunni accolti nelle proprie scuole, le istituzioni paritarie hanno una presenza di portatori di handicap pari allo 0,67%, contro l'1,81% delle scuole statali. Si tratta di un'incidenza di disabili rispetto all'intera popolazione scolastica accolta, appunto tre volte inferiore a quella analoga delle scuole statali. A giustificazione del gap registrato, le scuole paritarie possono forse addurre il fatto che, oltre a trovarsi da pochissimo tempo nella condizione di obbligata parita' nei confronti dell'accoglienza di alunni disabili, dispongono di risorse economiche non adeguate a sostenere le spese per il personale docente di sostegno. Non vi e' dubbio tuttavia che questo dell'inserimento degli alunni disabili rappresenta un indicatore di effettiva parita' che le istituzioni scolastiche paritarie, il piu' presto possibile, dovranno cercare di conseguire in modo adeguato. ____________________________________________________________ FACCIAMO UN GIORNALE La prima guida al giornalismo scolastico. Un manuale per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori. Vademecum per scrivere e titolare un articolo, per impaginare etc.: tutto cio' che bisogna sapere prima di ideare un giornale a scuola. Gia' utilizzato con successo in centinaia di scuole. 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Dunque al prossimo rinnovo contrattuale per i docenti, se l'alleanza dovesse funzionare, attorno al tavolo di negoziazione potrebbero sedere anche questi due soggetti (l'Anp gia' partecipa a quello per i dirigenti scolastici). Per ora l'iniziativa delle due organizzazioni sembra interessare un limitato numero di docenti: quelli che hanno ricevuto l'incarico di presidenza (circa 3500) e i collaboratori vicari (10.000), per i quali si apre una prospettiva non tanto di consolidamento nella funzione esercitata quanto di riconoscimento di crediti professionali ai fini della carriera come dirigenti scolastici. Le altre ìalte professionalita'î per ora sono di incerta individuazione: l'Apef sostiene che esse dovrebbero essere definite su base normativa, evitando procedure di tipo elettivo-contrattuale come quelle oggi previste per i docenti ìfunzione-obiettivoî, ai quali, in effetti, l'iniziativa non sembra rivolta. L'operazione e' di portata potenzialmente assai rilevante: in Gran Bretagna, dove la carriera degli insegnanti si articola in numerose figure professionali, si calcola che circa un terzo dei docenti concluda la propria esperienza di lavoro come capo di istituto o avendo occupato una delle posizioni intermedie ìad alta professionalita'î alle quali guarda l'iniziativa Anp-Apef. 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