Blues del treno della morte



Ad alcuni amici e ad alcuni mezzi d'informazione

Vi inviamo questo testo tradotto dal nostro collaboratore Benito D'Ippolito
(che e' anche l'estensore della seguente breve nota di presentazione).

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 VIterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Viterbo, 23 febbraio 2003

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BLUES DEL TRENO DELLA MORTE

[Raccontava nella presentazione parlata l'anonimo autore di questo blues che
aveva cominciato il suo impegno politico quando aveva quattordici anni,
bloccando treni occupando binari in nome della dignita' di ogni essere
umano; e aggiungeva che da allora non aveva piu' smesso di lottare, e sempre
piu' si era accostato alla nonviolenza all'ascolto di Mohandas Gandhi, di
Martin Luther King, del movimento delle donne; e affermava di pensare che se
in Europa nella prima meta' del Novecento tanta piu' gente si fosse messa
sui binari, tante stragi e tanti orrori sarebbero stati evitati; poi
tossiva, si schiariva la voce, cominciava a maltrattare la chitarra, e
diceva, accennando una subito soffocata intonazione, all'incirca le parole
seguenti]

E tu fermalo il treno della morte
col tuo corpo disarmato sui binari
con la voce che si oppone all'urlo roco
delle bombe, delle fruste al vile schiocco.

E tu fermalo il treno della morte
sono pochi gli oppressori, innumerevoli
le vittime, non possono arrestarci
se tutti insieme ce li riprendiamo i diritti, la terra, la vita.

E tu fermalo il treno della morte
con la tua persona fragile sconfiggi
gli apparati e gli strumenti della guerra
e salva il mondo con la tua persona fragile.

E tu fermalo il treno della morte
perche' tu, cosi' indifeso, puoi fermarlo
col tuo corpo, la tua voce, la speranza
che sa unire tante braccia, e sa fermarlo

maledetto il treno nero della morte.

E tu fermalo e cosi' ferma la guerra.


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