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CINQUE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA
- Subject: CINQUE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA
- From: "Maria Teresa Tarallo" <mt.tarallo at tin.it>
- Date: Wed, 29 Jan 2003 15:36:40 +0100
- Organization: Aifo
From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it> Sent: Wednesday, January 29, 2003 10:53 AM Subject: La nonviolenza e' in cammino. 491 > LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO > > Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di > Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza > Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 > Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it > > Numero 491 del 29 gennaio 2003 > > > PROPOSTE. PEPPE SINI: CAPARBIAMENTE CINQUE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA > Tutte le iniziative che vadano nel senso dell'opposizione alla guerra, alle > dittature, al terrorismo, alla violenza, sono apprezzabili: ma perche' esse > siano tali devono essere contemporaneamente contro la guerra, le dittature, > il terrorismo e la violenza: poiche' altrimenti si rischia che in nome > dell'opposizione a uno di quei mali se ne favoreggino o promuovano o > realizzino altri. > Tutte le iniziative che vogliono opporsi alla guerra (e alle dittature, al > terrorismo, alla violenza) devono essere altresi' costruttrici di pace e di > riconciliazione, nel metodo e nel merito. > Perche' sia efficace l'azione contro la guerra (e contro le dittature, il > terrorismo, la violenza), e quindi essa sia effettuale azione per la pace e > di pace, occorre che sia qualificata dalla scelta della nonviolenza. > Abbiamo gia' scritto con caldo apprezzamento di come molti amici si vadano > orientando verso la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta > nonviolenta per difendere la legalta' costituzionale e il diritto > internazionale, per salvare innumerevoli vite umane e contrastare una > minaccia gravissima all'intera famiglia umana e all'unica terra che abbiamo, > per contrastare la guerra (e le dittature, il terrorismo, la violenza). E > questa e' cosa buona. > Ma la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta nonviolenta > richiedono chiarezza e rigore intellettuale e morale; e la pratica della > nonviolenza richiede un impegno che non si improvvisa, richiede una scelta > nitida e persuasa, criticamente vagliata, consapevole, sperimentale ed > aperta. > * > E' certo utile - e lo abbiamo gia' detto - "scrivere e telefonare a tutti i > decisori politici ed i rappresentanti istituzionali per ricordare loro che > il potere che amministrano in tanto e' legittimo in quanto e' inteso a > salvare le vite e non a distruggerle, e che la guerra e' un crimine sempre, > e di tutti i crimini il piu' grande. Scrivere a tuti i mezzi d'informazione > affinche' diano notizia della volonta' di pace e non dimentichino che pace > significa vita, e guerra morte. Promuovere informazione, riflessione, > discussione, coscientizzazione insomma, ovunque e fra tutti, con la pazienza > e l'umilta' necessarie a tal fine: la pace si costruisce ascoltando le > altrui ragioni, riconoscendo l'umanita' di tutti e di ognuno, avendo a cuore > la vita e la dignita' di ogni essere umano. Render visibile l'opposizione > alla guerra anche attraverso le forme comunicative meno ovvie e piu' > creative: le bandiere di pace sono un esempio, ogni giorno altre nuove e > ritrovate se ne aggiungono". > * > Ma occorre anche qualcosa di piu', e vorremmo riassumerlo ancora una volta > come segue (e ci scusiamo per la ripetitivita'): > a) occorre l'accostamento alla nonviolenza, perche' solo la nonviolenza puo' > contrastare la guerra in modo limpido ed intransigente; e per questo occorre > la formazione e l'addestramento alla nonviolenza di quanti alla guerra > vogliono opporsi; > b) occorre preparare l'azione diretta nonviolenta con cui contrastare > operativamente, sul terreno, la macchina bellica: per noi qui in Italia > significa mettere in scacco e rendere inoperanti le strutture militari > italiane, Nato e Usa che nella guerra illegale e criminale operativamente > venissero coinvolte: in primo luogo le basi aeree militari; abbiamo una sola > esperienza storica significativa di riferimento: l'azione diretta > nonviolenta delle mongolfiere per la pace, con cui occupare lo spazio aereo > antistante e sovrastante le basi dell'aviazione militare ed impedire i > decolli dei bombardieri; > c) occorre preparare una campagna di disobbedienza civile di massa che miri > a paralizzare la catena di comando e il potere operativo dei criminali > golpisti e stragisti che alla guerra illegale e criminale aderissero; > d) occorre preparare lo sciopero generale ad oltranza contro la guerra, che > in caso di scatenamento della guerra contrasti i golpisti stragisti e ne > imponga la cacciata dal potere; > e) occorre denunciare alla magistratura i golpisti stragisti che violando la > legge l'Italia in guerra precipitassero: occorre denunciarli, ed occorre > chiedere l'intervento delle forze dell'ordine affinche' siano messi in > condizioni di non nuocere, siano "assicurati alla giustizia", siano tratti > in giudizio, siano giudicati e puniti secondo la legge. > Naturalmente sperando che non occorra arrivare a questo, sperando cioe' di > riuscire a impedire che la guerra scoppi (ed e' possibile, e possiamo > riuscirci). Ma fin d'ora e' bene chiarire, a noi stessi, alla pubblica > opinione, ai decisori politici, ai comandi militari, che se la guerra > dovesse scoppiare noi agiremo per contrastarla (e contrastare altresi' > dittature, terrorismo, violenza) con la forza della nonviolenza. Senza > illusioni, senza pusillanimita', senza subalternita': in difesa della vita > umana, della civilta' umana, del diritto internazionale, della legalita' > costituzionale, della nostra stessa dignita' di esseri umani. > > * > Contro la violenza: sette argomenti piu' uno > Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente > contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA. > VV., Dizionario di politica, Tea, Milano 1992: > I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica > della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha > sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che ha > condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella > distruzione dell'intero genere umano"; > II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e > brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa > progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di > vite che provoca; > III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego > di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche > quello piu' buono"; > IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca > l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della societa', > di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata > conduce prima o poi sempre al militarismo"; > V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni > necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso > organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e > integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). 'La > scienza della guerra porta alla dittatura' (Gandhi)". > A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due: > VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la > violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e > nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza per > imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati; > VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e' > irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili > soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati). > Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo > decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti > che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di > diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una > seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro > proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in > base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di massa > e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento > di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita' della > persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente. > - La nonviolenza non e' un corpus dogmatico, ma e' una teoria-pratica > sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la > violenza. > Un bel libro per una prima conoscenza e' la raccolta ragionata (a cura di > Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica > della nonviolenza, Einaudi, Torino. > * > La nonviolenza e' lotta > E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la > menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua > dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di > liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione > della diversita' di ognuno. > E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle > questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone > nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di > riprodurre violenza. > Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra > la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e > la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi > coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano > usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto > della verita' e della giustizia. > E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e > liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare > altre persone. > E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non > si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il male. > E' lotta per l'umanita'. > La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire > l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di > me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la > verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di > solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione. > * > L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti > Per una prima informazione una utile sintesi e' offerta dal fondamentale > lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp. > 132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta > possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, piu' lunghi di > quelli necessari alla lotta violenta. Cio' puo' essere vero in alcuni casi, > ma non e' necessariamente sempre cosi' (...). Esaminando e correggendo i > pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di > farne risaltare con piu' evidenza le caratteristiche positive: > I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passivita', la > sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte, > proprio come in un'azione violenta. > II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della > persuasione verbale o puramente psicologica (...); e' una sanzione e un > metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico > e il confronto delle forze in conflitto. > III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia > fondamentalmente 'buono', ma riconosce le potenzialita' umane sia al 'bene' > che al 'male' (...). > IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente > pacifisti o santi; l'azione nonviolenta e' stata praticata il piu' delle > volte e con successo da gente 'qualsiasi'. > V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente > (sebbene possa esserne facilitato) basi e principi comuni o un alto grado di > comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta > (...). > VI. L"azione nonviolenta e' un fenomeno occidentale almeno quanto orientale > (...). > VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si > astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover > operare, se necessario, contro la violenza. > VIII. Non c'e' nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata > tanto per cause 'buone' quanto per cause 'cattive', sebbene le conseguenze > sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla > violenza impiegata per lo stesso scopo. > IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi > democratici, ma e' stata largamente praticata contro regimi dittatoriali, > occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari". > * > Le tecniche della nonviolenza > Il piu' ampio repertorio di tecniche della nonviolenza e' costituito dal > secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione > nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp > descrive 198 tecniche di azione nonviolenta. > L'elenco proposto da Sharp e' organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di > protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali, > forme di comunicazione rivolte a un pubblico piu' vasto, rimostranze di > gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui, > spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche, > abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti > ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi, > consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche > di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici: > azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori, > azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti, > azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi, > tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di > gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati, > scioperi di piu' industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici > (tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione > politica, comprendenti rifiuto dell'autorita', noncollaborazione di > cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da > parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni > governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento, > comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale, > intervento economico, intervento politico. > Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza e' ancora quello classico di > Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea > d'Ombra Edizioni, Milano. > * > L'addestramento alla nonviolenza > Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte > del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento > alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte > sono queste: > I. l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un > individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale; > II. la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c''e' maggior rilievo per i > modi usati, per le qualita' del carattere che si mostra; > III. una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un > addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante; > IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna gia' > sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso > improvvisamente con tutto il loro peso; > V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora > da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in > minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia". > * > Alcune schede da Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza > Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'e' un buon manuale, a cura > di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice, > Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai > metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di > esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada, > ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza. > Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate. > * I quattro principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1. > definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onesta' ed ascoltate bene; > 3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita. > * Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate; > educate; manifestate; resistete; siate pazienti. > * Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri > partecipanti; comunicate; controllate gli eventi. > * Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai > fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni > piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creativita', spirito, amore; 5. > mirare a cambiamenti incisivi. > * Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i > vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non > abbiate timore di affermare cio' che e' ovvio; 5. non comportatevi da > vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalita' del > vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8. > continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione e' il fulcro della > nonviolenza. > * Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1. > nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le > abilita' e praticate la rotazione delle responsabilita'; 3. valorizzate i > sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche > separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del > consenso nel prendere le decisioni. > * > Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta > Preliminarmente: chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta > deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e > la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi > fin nei minimi dettagli affinche' sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna > e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai > partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e > condivisione, coerenza e disciplina, capacita' critica e creativa, rispetto > per gli altri. > I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare. > II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi > dell'iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti; > interlocutori da coinvolgere; strumenti di verifica periodica e di eventuale > ridefinizione degli obiettivi. > III. iniziative e loro gradualita': rendere note le proprie > richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere > l'informazione alla societa' in generale; protestare contro l'ingiustizia; > agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione. > * > Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker > Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato e' il breve testo di > Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del > Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1. > Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del > metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi > dell'azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una > disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno > dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le > rappresaglie. 13. Mantenere la vitalita' del movimento. 14. I dirigenti. 15. > Quando la lotta si prolunga. [Segnaliamo che il testo integrale del manuale > di Walker e' stato riprodotto a puntate su questo notiziario alcuni mesi > fa - ndr -]. > > > PER SAPERNE DI PIU' > * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per > contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it > * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della > Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: > www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; > angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it > * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista > Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati > per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per > contatti: info at peacelink.it > > LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO > > Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di > Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza > Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 > Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it > > Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio > con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it > > Numero 491 del 29 gennaio 2003 >
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