CINQUE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA



From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
Sent: Wednesday, January 29, 2003 10:53 AM
Subject: La nonviolenza e' in cammino. 491


> LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
>
> Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
> Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
> Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E,
01100
> Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
>
> Numero 491 del 29 gennaio 2003
>
>
> PROPOSTE. PEPPE SINI: CAPARBIAMENTE CINQUE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA
> Tutte le iniziative che vadano nel senso dell'opposizione alla guerra,
alle
> dittature, al terrorismo, alla violenza, sono apprezzabili: ma perche'
esse
> siano tali devono essere contemporaneamente contro la guerra, le
dittature,
> il terrorismo e la violenza: poiche' altrimenti si rischia che in nome
> dell'opposizione a uno di quei mali se ne favoreggino o promuovano o
> realizzino altri.
> Tutte le iniziative che vogliono opporsi alla guerra (e alle dittature, al
> terrorismo, alla violenza) devono essere altresi' costruttrici di pace e
di
> riconciliazione, nel metodo e nel merito.
> Perche' sia efficace l'azione contro la guerra (e contro le dittature, il
> terrorismo, la violenza), e quindi essa sia effettuale azione per la pace
e
> di pace, occorre che sia qualificata dalla scelta della nonviolenza.
> Abbiamo gia' scritto con caldo apprezzamento di come molti amici si vadano
> orientando verso la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta
> nonviolenta per difendere la legalta' costituzionale e il diritto
> internazionale, per salvare innumerevoli vite umane e contrastare una
> minaccia gravissima all'intera famiglia umana e all'unica terra che
abbiamo,
> per contrastare la guerra (e le dittature, il terrorismo, la violenza). E
> questa e' cosa buona.
> Ma la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta nonviolenta
> richiedono chiarezza e rigore intellettuale e morale; e la pratica della
> nonviolenza richiede un impegno che non si improvvisa, richiede una scelta
> nitida e persuasa, criticamente vagliata, consapevole, sperimentale ed
> aperta.
> *
> E' certo utile - e  lo abbiamo gia' detto - "scrivere e telefonare a tutti
i
> decisori politici ed i rappresentanti istituzionali per ricordare loro che
> il potere che amministrano in tanto e' legittimo in quanto e' inteso a
> salvare le vite e non a distruggerle, e che la guerra e' un crimine
sempre,
> e di tutti i crimini il piu' grande. Scrivere a tuti i mezzi
d'informazione
> affinche' diano notizia della volonta' di pace e non dimentichino che pace
> significa vita, e guerra morte. Promuovere informazione, riflessione,
> discussione, coscientizzazione insomma, ovunque e fra tutti, con la
pazienza
> e l'umilta' necessarie a tal fine: la pace si costruisce ascoltando le
> altrui ragioni, riconoscendo l'umanita' di tutti e di ognuno, avendo a
cuore
> la vita e la dignita' di ogni essere umano. Render visibile l'opposizione
> alla guerra anche attraverso le forme comunicative meno ovvie e piu'
> creative: le bandiere di pace sono un esempio, ogni giorno altre nuove e
> ritrovate se ne aggiungono".
> *
> Ma occorre anche qualcosa di piu', e vorremmo riassumerlo ancora una volta
> come segue (e ci scusiamo per la ripetitivita'):
> a) occorre l'accostamento alla nonviolenza, perche' solo la nonviolenza
puo'
> contrastare la guerra in modo limpido ed intransigente; e per questo
occorre
> la formazione e l'addestramento alla nonviolenza di quanti alla guerra
> vogliono opporsi;
> b) occorre preparare l'azione diretta nonviolenta con cui contrastare
> operativamente, sul terreno, la macchina bellica: per noi qui in Italia
> significa mettere in scacco e rendere inoperanti le strutture militari
> italiane, Nato e Usa che nella guerra illegale e criminale operativamente
> venissero coinvolte: in primo luogo le basi aeree militari; abbiamo una
sola
> esperienza storica significativa di riferimento: l'azione diretta
> nonviolenta delle mongolfiere per la pace, con cui occupare lo spazio
aereo
> antistante e sovrastante le basi dell'aviazione militare ed impedire i
> decolli dei bombardieri;
> c) occorre preparare una campagna di disobbedienza civile di massa che
miri
> a  paralizzare la catena di comando e il potere operativo dei criminali
> golpisti e stragisti che alla guerra illegale e criminale aderissero;
> d) occorre preparare lo sciopero generale ad oltranza contro la guerra,
che
> in caso di scatenamento della guerra contrasti i golpisti stragisti e ne
> imponga la cacciata dal potere;
> e) occorre denunciare alla magistratura i golpisti stragisti che violando
la
> legge l'Italia in guerra precipitassero: occorre denunciarli, ed occorre
> chiedere l'intervento delle forze dell'ordine affinche' siano messi in
> condizioni di non nuocere, siano "assicurati alla giustizia", siano tratti
> in giudizio, siano giudicati e puniti secondo la legge.
> Naturalmente sperando che non occorra arrivare a  questo, sperando cioe'
di
> riuscire a impedire che la guerra scoppi (ed e' possibile, e possiamo
> riuscirci). Ma fin d'ora e' bene chiarire, a noi stessi, alla pubblica
> opinione, ai decisori politici, ai comandi militari, che se la guerra
> dovesse scoppiare noi agiremo per contrastarla (e contrastare altresi'
> dittature, terrorismo, violenza) con la forza della nonviolenza. Senza
> illusioni, senza pusillanimita', senza subalternita': in difesa della vita
> umana, della civilta' umana, del diritto internazionale, della legalita'
> costituzionale, della nostra stessa dignita' di esseri umani.
>
> *
> Contro la violenza: sette argomenti piu' uno
> Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente
> contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA.
> VV., Dizionario di politica, Tea, Milano 1992:
> I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica
> della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha
> sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che
ha
> condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire
nella
> distruzione dell'intero genere umano";
> II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e
> brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa
> progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio
di
> vite che provoca;
> III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego
> di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche
> quello piu' buono";
> IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca
> l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della
societa',
> di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza
organizzata
> conduce prima o poi sempre al militarismo";
> V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le
istituzioni
> necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso
> organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e
> integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). 'La
> scienza della guerra porta alla dittatura' (Gandhi)".
> A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due:
> VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la
> violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e
> nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza
per
> imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati;
> VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e'
> irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili
> soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati).
> Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un
ultimo
> decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono
coscienti
> che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia
di
> diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una
> seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro
> proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva,
in
> base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di
massa
> e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come
strumento
> di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita'
della
> persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente.
> - La nonviolenza non e' un corpus dogmatico, ma e' una teoria-pratica
> sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la
> violenza.
> Un bel libro per una prima conoscenza e' la raccolta ragionata (a cura di
> Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica
> della nonviolenza, Einaudi, Torino.
> *
> La nonviolenza e' lotta
> E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la
> menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua
> dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di
> liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione
> della diversita' di ognuno.
> E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle
> questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone
> nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di
> riprodurre violenza.
> Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi.
Tra
> la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e
> la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi
> coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano
> usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto
> della verita' e della giustizia.
> E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e
> liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare
> altre persone.
> E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non
> si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il
male.
> E' lotta per l'umanita'.
> La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire
> l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di
> me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la
> verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di
> solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione.
> *
> L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti
> Per una prima informazione una utile sintesi e' offerta dal fondamentale
> lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp.
> 132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta
> possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, piu' lunghi di
> quelli necessari alla lotta violenta. Cio' puo' essere vero in alcuni
casi,
> ma non e' necessariamente sempre cosi' (...). Esaminando e correggendo i
> pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di
> farne risaltare con piu' evidenza le caratteristiche positive:
> I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passivita', la
> sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte,
> proprio come in un'azione violenta.
> II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della
> persuasione verbale o puramente psicologica (...); e' una sanzione e un
> metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e
politico
> e il confronto delle forze in conflitto.
> III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia
> fondamentalmente 'buono', ma riconosce le potenzialita' umane sia al
'bene'
> che al 'male' (...).
> IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente
> pacifisti o santi; l'azione nonviolenta e' stata praticata il piu' delle
> volte e con successo da gente 'qualsiasi'.
> V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente
> (sebbene possa esserne facilitato) basi e principi comuni o un alto grado
di
> comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta
> (...).
> VI. L"azione nonviolenta e' un fenomeno occidentale almeno quanto
orientale
> (...).
> VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si
> astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover
> operare, se necessario, contro la violenza.
> VIII. Non c'e' nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata
> tanto per cause 'buone' quanto per cause 'cattive', sebbene le conseguenze
> sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla
> violenza impiegata per lo stesso scopo.
> IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi
> democratici, ma e' stata largamente praticata contro regimi dittatoriali,
> occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari".
> *
> Le tecniche della nonviolenza
> Il piu' ampio repertorio di tecniche della nonviolenza e' costituito dal
> secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica
dell'azione
> nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp
> descrive 198 tecniche di azione nonviolenta.
> L'elenco proposto da Sharp e' organizzato nel modo seguente: 1. tecniche
di
> protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali,
> forme di comunicazione rivolte a un pubblico piu' vasto, rimostranze di
> gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui,
> spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche,
> abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale,
comprendenti
> ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi,
> consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3.
Tecniche
> di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici:
> azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e
produttori,
> azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti,
> azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi,
> tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di
> gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati,
> scioperi di piu' industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici
> (tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di
noncollaborazione
> politica, comprendenti rifiuto dell'autorita', noncollaborazione di
> cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da
> parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni
> governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento,
> comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento
sociale,
> intervento economico, intervento politico.
> Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza e' ancora quello classico di
> Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da
Linea
> d'Ombra Edizioni, Milano.
> *
> L'addestramento alla nonviolenza
> Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una
parte
> del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta
all'addestramento
> alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte
> sono queste:
> I. l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un
> individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale;
> II. la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c''e' maggior rilievo per i
> modi usati, per le qualita' del carattere che si mostra;
> III. una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un
> addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante;
> IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna gia'
> sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso
> improvvisamente con tutto il loro peso;
> V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi,
talora
> da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in
> minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia".
> *
> Alcune schede da Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla
nonviolenza
> Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'e' un buon manuale, a
cura
> di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice,
> Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai
> metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie
di
> esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada,
> ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza.
> Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate.
> * I quattro principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1.
> definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onesta' ed ascoltate
bene;
> 3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita.
> * Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate;
> educate; manifestate; resistete; siate pazienti.
> * Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri
> partecipanti; comunicate; controllate gli eventi.
> * Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati
ai
> fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni
> piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creativita', spirito, amore; 5.
> mirare a cambiamenti incisivi.
> * Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza
i
> vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non
> abbiate timore di affermare cio' che e' ovvio; 5. non comportatevi da
> vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalita'
del
> vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8.
> continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione e' il fulcro della
> nonviolenza.
> * Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1.
> nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le
> abilita' e praticate la rotazione delle responsabilita'; 3. valorizzate i
> sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche
> separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del
> consenso nel prendere le decisioni.
> *
> Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta
> Preliminarmente: chi vuole partecipare ad una campagna di lotta
nonviolenta
> deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e
> la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente
discussi
> fin nei minimi dettagli affinche' sia chiaro a tutti per cosa ci si
impegna
> e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai
> partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e
> condivisione, coerenza e disciplina, capacita' critica e creativa,
rispetto
> per gli altri.
> I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare.
> II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi
> dell'iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti;
> interlocutori da coinvolgere; strumenti di verifica periodica e di
eventuale
> ridefinizione degli obiettivi.
> III. iniziative e loro gradualita': rendere note le proprie
> richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere
> l'informazione alla societa' in generale; protestare contro l'ingiustizia;
> agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione.
> *
> Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker
> Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato e' il breve testo di
> Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del
> Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1.
> Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali
del
> metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi
> dell'azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una
> disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10.
Raduno
> dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le
> rappresaglie. 13. Mantenere la vitalita' del movimento. 14. I dirigenti.
15.
> Quando la lotta si prolunga. [Segnaliamo che il testo integrale del
manuale
> di Walker e' stato riprodotto a puntate su questo notiziario alcuni mesi
> fa - ndr -].
>
>
> PER SAPERNE DI PIU'
> * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
> contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
> * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
> Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in
Italia:
> www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
> angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
> * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
> Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
> per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
> contatti: info at peacelink.it
>
> LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
>
> Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
> Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
> Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E,
01100
> Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
>
> Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un
messaggio
> con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it
>
> Numero 491 del 29 gennaio 2003
>