TuttoscuolaNEWS n. 73



Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola.
La  newsletter  settimanale  di  Tuttoscuola, la rivista per
insegnanti, genitori e studenti.

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N. 73, 28 ottobre 2002


SOMMARIO

1. L'Emilia-Romagna prepara gli stati generali per la controriforma
2. Le 18 ore di docenza piena
3. Ore piene su cattedre piene: un intreccio perverso
4. La risoluzione del Senato per la parita' dei precari e dei sissini
5. La cordata bipartisan di Vittorio e Luisa
6. Concorso dirigenti/1: lo strano calcolo dei posti
7. Concorso dirigenti/2: senza ordinario si rischia un vuoto pericoloso
8. Dsga: il giudice del lavoro dice si' ai quadri
9. Gran Bretagna: si dimette il ministro dell'istruzione Morris
10. Cinquecento giorni di notizie speciali. Aiutateci a fare anche meglio



1. L'Emilia-Romagna prepara gli stati generali per la controriforma

L'autonomia scolastica come grimaldello per scardinare  e  sostituire  la
riforma del ministro Moratti.  Sembra  essere  questo  l'obiettivo  della
Regione Emilia-Romagna, che scende in campo con  un'iniziativa  clamorosa
presentata dagli assessori all'istruzione,  Mariangela  Bastico,  e  alle
politiche sociali, Gianluca Borghi.
L'azione    progettata   dalla  Regione  e'  in  tre  mosse.  Primo:  la
consultazione del mondo della  scuola,  della  formazione  professionale,
degli Enti  locali  e  delle  forze  sociali  per  valutare  ben  tremila
ìidee-guidaî per la discussione.
Secondo: l'attivazione di stati generali della scuola  emiliano-romagnola
per costruire, con la reale partecipazione di  tutti,  la  base  per  una
legge  regionale  costruita  nello  spirito  del  nuovo  Titolo  V  della
Costituzione.
Terzo: l'approvazione di una legge regionale che dovrebbe prevedere,  tra
l¥altro, l'obbligo scolastico sino a  15  anni,  percorsi  integrati  tra
scuola e formazione, assegni di studio per insegnanti.
L'obiettivo? Creare un'alternativa regionale alla riforma Moratti che sia
solida in quanto condivisa e che assicuri  la  continuita'  dei  percorsi
formativi, la qualificazione degli insegnanti,  la  valorizzazione  delle
autonomie, l'investimento sui nidi e l'integrazione dei disabili.
Il sito www.scuolaer.it raccoglie proposte per  quella  che  si  annuncia
come la contro-controriforma regionale.


2. Le 18 ore di docenza piena

La Commissione Cultura  della  Camera  ha  detto  si'  alla  proposta  di
Finanziaria    (art.    22,    comma    1   del   disegno   di   legge
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_73-1.doc ) per convertire  in  ore  di
insegnamento tutte le ore che i professori di scuola media e di  istituti
superiori trascorrono attualmente a disposizione per completare  il  loro
obbligo di servizio di 18 ore settimanali. Proviamo a spiegare qual e' la
situazione.
I diversi ordinamenti scolastici  prevedono  per  ogni  disciplina  della
scuola secondaria una quantita' di  ore  settimanali  d'insegnamento  per
ogni classe. L'insegnamento di una  data  disciplina  su  diverse  classi
costituisce una cattedra, cioe'  un  posto  che  viene  assegnato  ad  un
professore il quale, per contratto, deve prestare 18 ore di lezione  alla
settimana.
Capita pero' che la somma delle ore di insegnamento della sua  disciplina
nelle classi assegnate non raggiunga le 18 ore  di  cattedra  dovute.  Ad
esempio, un docente con 5 ore di italiano+storia su 3 classi  insegna  15
ore, anziche' 18. Quanti sono i  professori  che  si  trovano  in  questa
situazione? Piu' di 83 mila nella scuola media, e piu' di 133 mila  negli
istituti superiori. Complessivamente 216 mila e piu' professori (oltre il
56% del totale) che regolarmente stanno in cattedra meno di 18  ore  alla
settimana (v. tabella http://www.tuttoscuola.com/ts_news_73-2.doc ).
In un anno scolastico queste ore a disposizione sono piu'  di  7  milioni
nella scuola media e piu' di 10 milioni nella  secondaria  superiore.  Un
monte ore di 17 milioni  di  ore  su  cui  ora  ha  messo  gli  occhi  il
ministero, che ha calcolato di poterne ricavare un risparmio di circa  29
mila posti: 12 mila nella media e 17 mila nelle superiori.
Ma cosa fa oggi il docente che ha meno di 18  ore  di  lezione?  Resta  a
disposizione    della  scuola,  per  fare  supplenze  o  altre  attivita'
formative. Non sta a girarsi i pollici. Ed e' in  ogni  caso  pagato  per
tutte le 18 ore. Se invece insegna piu'  di  18  ore,  il  docente  viene
pagato per ogni ora in piu' che fa.
La Finanziaria 2003, esaminata alla Camera, vuole ora portare tutti a  18
ore effettive di insegnamento. Ma poiche' il  riutilizzo  di  quelle  ore
deve avvenire all'interno dello stesso istituto di titolarita',  quei  29
mila posti virtuali potrebbero essere alla  fine  molti  meno:  6-7  mila
unita'. Con buona pace del ministro Tremonti.


3. Ore piene su cattedre piene: un intreccio perverso

10 milioni di ore qua e 17 milioni di ore la' non sono poche, soprattutto
se non impiegate effettivamente per insegnare. A che ci riferiamo?
Se si contano le ore di  50  minuti  (regolarmente)  non  recuperate  dai
professori per ìcause di forza maggioreî (stimate  da  TuttoscuolaNEWS  ñ
vedi n.72 ñ in circa  10  milioni  annue)  e  quelle  (regolarmente)  non
impegnate in cattedra per effettivo insegnamento (calcolate dal  MIUR  in
17 milioni annue), nella  secondaria  di  I  e  II  grado  ogni  anno  si
disperdono 27 milioni  di  ore  d'insegnamento.  In  gergo  aziendale  si
chiamano ìdispersioniî,  e  sono  sintomo  di  inefficienza.  Ecco  forse
perche' il ministro Moratti ha preso di mira questo fenomeno.
Il ministero ha calcolato a tavolino  il  risparmio  (perche'  poi  nella
pratica bisogna confrontarsi  con  le  modalita'  di  organizzazione  del
servizio) e lo ha tradotto  in  proposte  per  la  Finanziaria  2003  (il
ministro Moratti ha parlato in Parlamento di un recupero virtuale fino  a
28 mila posti).
Noi ci limitiamo a sottolineare  che,  ridistribuendo  questo  patrimonio
orario per attivita' di recupero, laboratoriale o altro,  ciascuna  delle
80 mila classi della scuola media potrebbe avere  una  novantina  di  ore
all'anno a disposizione (in diversi  istituti  questo  gia'  si  fa)  per
attivita' formative certe, mentre le  113  mila  classi  delle  superiori
potrebbero cosi' contribuire positivamente a  recuperare  svantaggi  e  a
coltivare eccellenze. La scuola ha bisogno di risorse e non di tagli.
La materia scotta e chiama in causa i sindacati che non possono limitarsi
a una difesa passiva di situazioni  pregresse,  ma  devono  concorrere  a
realizzare le condizioni per un pieno utilizzo  delle  risorse  a  favore
degli alunni, veri titolari del diritto d'istruzione.

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4. La risoluzione del Senato per la parita' dei precari e dei sissini

Il Senato ha impegnato il governo ad assicurare, per quanto  riguarda  le
graduatorie permanenti, parita' di  trattamento  per  l'attribuzione  del
punteggio per i normali abilitati e per i docenti delle Ssis. La  notizia
da noi riportata nello scorso numero (v. TuttoscuolaNEWS  n.  72  del  21
ottobre) ha sorpreso il mondo del precariato  e  soprattutto  quello  dei
docenti della Ssis. Molti lettori ci chiedono di tornare sull'argomento.
Nel corso dei lavori del Senato per la conversione del  decreto-legge  n.
212/2002 (ddl AS 1742), si e' aperto un  dibattito  sulla  questione  dei
punteggi delle graduatorie permanenti, oggetto di  ripetute  sentenze  di
diversi tribunali amministrativi.
I parlamentari hanno deciso di votare una  risoluzione  (che  non  e'  un
disegno di legge o un articolo aggiunto al testo in discussione,  ma  una
indicazione che impegna il Governo) per assicurare il medesimo  punteggio
a coloro che abbiano conseguito l'abilitazione nel concorso  e  a  coloro
che abbiano conseguito l'abilitazione a seguito dell'esame  di  Stato  al
termine della scuola di specializzazione. Il bonus  di  30  punti  sembra
pertanto destinato a scomparire.
Il Governo, presente in aula nella persona del sottosegretario Aprea,  ha
accolto la risoluzione e si e' impegnato a emanare apposito provvedimento
amministrativo (decreto o altro), dandone quanto prima informazione  allo
stesso Parlamento. Occorre ora  attendere  quel  decreto  (o  altro)  per
saperne di piu', ma la modifica sembra ormai cosa certa.


5. La cordata bipartisan di Vittorio e Luisa

La scorsa settimana il  Corriere  della  Sera  ha  riportato  con  grande
evidenza  la  notizia  che  da  otto  mesi  un  ìlaboratorio  di  esperti
trasversaliî si propone di elaborare  un  progetto  culturale  capace  di
favorire una convergenza bipartisan sui principali aspetti della  riforma
del nostro sistema scolastico e formativo. Tra gli esperti figurano  nomi
di rilievo, da quello di Vittorio Campione, gia' responsabile scuola  dei
DS e segretario particolare dell'ex ministro Luigi Berlinguer,  a  quello
di Giuseppe Bertagna, consulente del ministro Moratti per la  riforma,  a
quello di Luisa Ribolzi, docente di sociologia dell'educazione a Genova e
ideatrice di progetti di riforma sin dai tempi del ministro Lombardi.
La notizia ha causato reazioni contrastanti. L'ex ministro Berlinguer, in
una  piccata  lettera  al  Corriere,  ha  precisato  di  non  condividere
l'articolo con il quale Campione e Ribolzi hanno  spiegato  il  progetto.
Secondo Berlinguer esso ìnon avra' alcun effetto bipartisanî.
Il ministro Moratti, invece,  secondo  il  Corriere  ìpromuove  il  piano
bipartisan per la scuolaî.  Cosa  significa,  che  l'azione  del  governo
comincera' ad essere piu'  rispettosa  delle  istanze  che  arrivano  dal
Parlamento e dalla societa' civile? Che il disegno di  legge  Moratti  si
appresta ad essere modificato sulla base di  accordi  con  la  minoranza?
Niente affatto. Lo stesso Corriere precisa che il piano ìnon  va  confuso
con la riforma all'esame del Senatoî ma va visto in prospettiva. Peccato,
perche' il Parlamento e' il luogo che piu'  di  tutti  si  presterebbe  a
verificare se le proposte del ìgruppo di buon sensoî, come scherzosamente
si autodefiniscono, sono tali da determinare  effettive  e  significative
convergenze bipartisan.
A giudicare dalle reazioni, quella degli  ìamici  di  Vittorio  e  Luisaî
viene vista come una cordata trasversale, piu' che bipartisan, di persone
interessate anche ad accreditarsi come esperti  di  scuola  nel  circuito
mediatico, in quello accademico, e anche in quello della consulenza  alle
scuole nel campo della progettazione dell'innovazione e della  formazione
dei docenti.


6. Concorso dirigenti/1: lo strano calcolo dei posti

E' imminente  il  bando  del  corso-concorso  per  dirigenti  scolastici,
riservato ai docenti con almeno un triennio di incarico di presidenza.  I
posti saranno 1.500.
Molti si chiedono come sono stati fatti i conti. Da  dove  scaturisce  la
cifra tonda  di  1.500  posti  solo  per  i  triennalisti?  Cerchiamo  di
ragionare insieme, perche' i conti del ministero sembrano non tornare.
La quantificazione dei posti deve tenere conto dei ìvuoti  di  organicoî,
ma anche dei posti che si libereranno nel corso del  triennio  successivo
per    collocamento  a  riposo  per  limiti  di  eta',  maggiorato  della
percentuale media triennale di cessazione dal servizio per altri  motivi,
piu' un'ulteriore quota del 25% tenendo conto dei posti da riservare alla
mobilita'.
Nel luglio del 2001 la previsione dei  posti  disponibili  da  mettere  a
concorso per il triennio 2002-04  ammontava  a  circa  3.500  unita'.  Se
queste sono le procedure e i riferimenti, che conti hanno fatto?  Perche'
non si conosce il contingente complessivo relativo  al  triennio  2003-05
dal quale dovrebbe essere detratta la meta' dei  posti  da  riservare  al
concorso ordinario?
Un altro esempio di istruttoria  amministrativa  pasticciata,  di  debole
capacita' di programmazione,  o  di  lucida  strategia  finalizzata  alla
riprogrammazione delle istituzioni  scolastiche  sul  territorio  per  un
drastico ridimensionamento?


7. Concorso dirigenti/2: senza ordinario si rischia un vuoto pericoloso

Del    concorso    ordinario,    oltre    a   qualche   vago   impegno
dell'Amministrazione, non si hanno notizie e ormai tutto fa pensare  che,
anche se venisse bandito, non potra' quasi certamente produrre  vincitori
per il prossimo anno scolastico 2003-04. Le conseguenze di  questo  vuoto
potrebbero anche essere imprevedibili. Vediamo perche'.
Con l'approvazione  della  prima  graduatoria  del  corso-concorso  cessa
l'istituto dell'incarico di presidenza (art.  29,  comma  5  del  decreto
legislativo n. 165/2001). Sui posti vacanti di dirigente potranno  essere
nominati provvisoriamente solo i docenti compresi nella  graduatoria  dei
vincitori del corso-concorso in attesa  di  essere  nominati  negli  anni
successivi. Ma, poiche' i vincitori saranno pari ai 1.500 posti  messi  a
concorso riservato, chi andra' sui posti vacanti?
Speriamo che questi interrogativi vengano affrontati nell'incontro con  i
sindacati al MIUR di lunedi' 28 ottobre.

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8. Dsga: il giudice del lavoro dice si' ai quadri

A Lodi i direttori dei servizi generali e amministrativi  hanno  ottenuto
dal giudice del lavoro un riconoscimento atteso da tempo e per  il  quale
si sono costituiti in associazione nazionale quadri, l'ANQUAP.
Il giudice del lavoro ha accolto infatti la richiesta  di  uno  di  loro,
riconoscendo alla  categoria  il  diritto  alla  qualifica  di  quadri  a
decorrere dal 1ƒ settembre 2000.
La Fnada, la Federazione dei dirigenti amministrativi  della  scuola,  ha
salutato la sentenza come  un  primo  passo  decisivo  verso  un  diverso
riconoscimento come ìquadri intermediî ( www.fnada.it ).
Essendo avviata la trattativa per il rinnovo del  contratto  di  comparto
scuola, vi e' certamente la speranza di vedere trattata  e  possibilmente
riconosciuta la rivendicazione, basandosi anche su questa  sentenza  alla
quale ñ visto che pende un migliaio di ricorsi simili a quello di Lodi  ñ
se ne potrebbero aggiungere altre favorevoli.
I sindacati presenti alla trattativa non ne vogliono pero' sapere. Per il
momento. Le sentenze potrebbero far cambiare idea.


9. Gran Bretagna: si dimette il ministro dell'istruzione Morris

La ministra dell'istruzione e' scoppiata a piangere  e  ha  detto  basta:
ìnon mi sento all'altezza di questo compitoî. E' successo in  Inghilterra
al ministro Estelle Morris. Con una breve lettera indirizzata al  premier
Tony    Blair,   la  Morris  si  e'  dimessa  dall'incarico  di  ministro
dell'istruzione. Dimissioni vere,  irrevocabili,  di  quelle  sconosciute
dalle nostre parti, dove le dimissioni sono quasi sempre  minacciate,  ma
quasi mai presentate per davvero. Cosi' la  Morris,  che  aveva  fama  di
essere un ministro tecnico  (era  stata  insegnante  prima  di  diventare
deputato nel 1992, e poi sottosegretario all'istruzione dal ë98 al  2001)
e' stata sostituita da Blair nel giro di 24 ore con un politico di  lungo
corso, il presidente del Labour Party Charles Clarke. Un politico puro al
posto di un quasi-tecnico, insomma, apprezzato anche dai sindacati per la
sua competenza specifica in campo educativo.
La scelta di Blair si spiega probabilmente con il fatto che la Morris era
scivolata  proprio  su  questioni  di  tipo  tecnico,  come  l'esito  non
brillante degli esami di maturita' (A level) di quest'anno,  che  l'aveva
indotta a licenziare il prestigioso presidente della  QCA  (Qualification
and Curriculum Authority), accusato di  aver  stabilito  standard  troppo
elevati, e a disporre la revisione al  rialzo  dei  voti  assegnati:  una
soluzione giudicata dalla stampa e dall'opinione  pubblica  peggiore  del
male. Anche i test sui livelli di apprendimento degli allievi  di  scuola
primaria di 11 anni non avevano dato esito positivo, e i conservatori  le
avevano    subito   ricordato   la  sua  promessa  (fatta  nel  1999  da
sottosegretario) di dimettersi in tale evenienza. Detto fatto: la  Morris
ha riconosciuto nella lettera di dimissioni di non  essere  in  grado  di
dirigere al meglio un ministero cosi' complesso e soprattutto di non aver
saputo gestire il rapporto con i  media.  Forse  non  e'  casuale  che  a
succederle sia stato chiamato un politico come Clarke, noto anche per  le
sue polemiche  con  la  stampa,  e  per  la  diffidenza  verso  i  troppi
consiglieri ed esperti della Morris.


10. Cinquecento giorni di notizie speciali. Aiutateci a fare anche meglio

In un arco di tempo di 500 giorni (la prima uscita e' del 23 giugno 2001)
la nostra Newsletter ha portato nella posta di oltre 20 mila lettori piu'
di 600 notizie, anticipazioni, approfondimenti, punti  di  vista  diversi
sul mondo della scuola, integrati da  elaborazioni  tabellari  esclusive,
raccogliendo apprezzamenti e consensi per l'originalita'  e  l'attualita'
dell'informazione.
Le agenzie di stampa ne segnalano spesso i  passi  piu'  interessanti;  i
quotidiani la citano e c'e' anche chi disinvoltamente la copia.
I numeri sono insomma dalla nostra  parte.  Ma  tutto  questo  basta  per
testimoniare la bonta' di un prodotto editoriale, apprezzato anche da chi
ne e' il destinatario privilegiato? I nostri lettori,  insomma,  cosa  ne
pensano effettivamente?
Abbiamo deciso di chiedervi un piccolo  sforzo  di  collaborazione  e  di
dedicarci, se vorrete, cinque minuti del vostro tempo.  Chiediamo  quindi
di rispondere, senza impegno alcuno, al questionario on line allegato. Le
risposte non impegnano chi le da'. Servono a noi  per  capire  meglio  le
esigenze dei lettori e per migliorare i  nostri  servizi.  Cliccate  qui:
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