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globalizziamo i messaggi per la pace
- Subject: globalizziamo i messaggi per la pace
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Mon, 10 Dec 2001 14:53:03 +0100
Costruiamo "link di pace" con gli amici nel mondo
L'amico giapponese Kazuhiro Imamura (imamurak at pf.catv.ne.jp) ci ha inviato un testo per la pace che riportiamo qui sotto. E' importante qui sottolineare questo importante sforzo di "globalizzazione dei messaggi di pace" che è cominciato con la circolazione di una lettera di Woody Powell, ex-combattente americano nella guerra di Corea e Presidente del Movimento "Veterani per la pace" www.veteransforpeace.org
Questa iniziativa è stata sponsorizzata dalla Global Peace Campaign
(www.peace2001.org), un movimento nato in Giappone, il 15 di settembre, quattro giorni dopo la tragedia dell'11 settembre e di cui Kazuhiro Imamura si è fatto portavoce efficace e infaticabile. Il messaggio di Woody Powell è stato diffuso (come pubblicità a pagamento finanziata dalla Global Peace Campaign) sul quotidiano La Stampa e sul sito di PeaceLink (www.peacelink.it). Tra le iniziative promosse dalla Global Peace Campaign vi è anche l'istituzione di un premio per la pace, il "Global Peacemaker Award" (di cui l'annuncio è stato fatto nella pubblicità per la pace nella Stampa 11/11/2001), per coloro che si adoperano, sia con le idee sia con i fatti, per l'eliminazione del terrorismo e della guerra nel mondo; per ulteriori informazioni, vedere: www.bestgame.org
Nell'ambito di questa iniziativa riceviamo e diffondiamo "La Storia di Susan e John" che serve come riflessione sul modo di reagire alla violenza. PeaceLink vuole essere - in questa iniziativa mondiale - un veicolo di propagazione nel tessuto culturale ed educativo nazionale. L'augurio è che chi legge questo messaggio lo faccia circolare fra gli amici.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
a.marescotti at peacelink.it
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Cari amici di tutto il mondo,
sono una persona americana che ha vissuto più di sette anni in paesi esteri con altre culture. Capisco che per persone di altre nazionalità le opinioni di Susan e John nella storia che ho scritto qui di seguito possano sembrare "stupide" o "ingenue".
Quello che sto cercando di comunicare in questa storia è la attuale confusione che molti americani provano dopo l'attacco terroristico, e il loro desiderio di pace e stabilità nel mondo, insieme a un nuovo modo di ragionare.
Credo che la maggior parte delle persone di tutto il mondo abbia lo stesso desiderio di pace, salute, prosperità e giustizia. Vi sarò grata se invierete nuove idee sulla possibilità di costruire insieme un mondo migliore per tutti.
Con amicizia e solidarietà,
Norie Huddle
Presidente del "Centro della Nuova Sicurezza Nazionale"
"Dopo la divisione dell'atomo, tutto è cambiato, tranne il modo di pensare dell'uomo.
Per questo ci stiamo dirigendo verso una catastrofe senza precedenti."
La storia di John e
Susan
"…Ci devono pur essere altri modi per ottenere la pace!"
"Mi sento così frustrata"
disse Susan. "…Ci devono pur essere altri modi per ottenere la pace!"
John la guardò. I muscoli del suo viso erano tesi, e lui capiva il suo stato d'animo. Anche lui aveva vissuto tanta ansia e tensione da quell'11 settembre…e poi la paura dell'antrace…la guerra in Afghanistan…adesso la possibilità di una guerra contro l'Iraq…
"Hai voglia di parlarne?" le chiese gentilmente.
"Sai, non so se riuscirei ad esprimere a parole la mia frustrazione". Esitò per un momento.
"Anche questo è così frustrante. Mi sembra di essere in una zona sconosciuta della mia vita e mi sento totalmente impreparata e a disagio. Non ho più punti di riferimento." Seguì un lungo silenzio. John era lì pieno di amore e rispetto per sua moglie, da sempre così onesta, sincera e profonda. Forse dalle sue parole avrebbe potuto imparare come gestire la sua stessa ansia.
Improvvisamente le sgorgarono le parole. "Mi sento così frustrata perché non so che cosa possiamo fare per risolvere questa situazione. E' stato uno shock quando hanno colpito le Torri ed il Pentagono - non avevamo subito un attacco dai tempi di Pearl Harbor, ed era una idea così remota. Certo, i terroristi non possono averla vinta dopo questi attacchi, bisogna fare qualcosa. Ma non riesco ad accettare ciò che sta accadendo in Afghanistan. Voglio dire, molti milioni di persone stanno per morire di fame se non riceveranno aiuto. E poi i bombardamenti…non lo so…mi sembra non abbia senso. Più li bombardiamo, più muoiono persone innocenti, e non è giusto. E' una specie di terrorismo anche questo, non credi?"
John ripensò alla sua recente conversazione con i colleghi di lavoro. "Sì, capisco cosa intendi. Anche i miei colleghi sostengono che più civili innocenti vengono uccisi, più nasceranno nuovi terroristi. Quelle persone laggiù non hanno il nostro modo di pensare, credono di andare direttamente in paradiso se muoiono durante una missione suicida o un bombardamento. Quindi sembra una situazione senza vinti o vincitori."
"Ciò che stiamo facendo adesso è veramente una situazione dove nessuno può vincere." Disse Susan "Ma è ancora peggio in realtà. Mentre stiamo combattendo questa guerra abbiamo perso di vista alcune cose veramente importanti. Ci stiamo concentrando sul nemico sbagliato. I veri nemici della gente sono la paura, la povertà, la fame, la malattia…e l'ignoranza. E' da qui che nasce il terrorismo."
Susan lo guardò concentrata. "E forse il nemico più vero e più grande è il modo come gli esseri umani pensano: credono di poter vivere come vogliono, tagliando tutti gli alberi, inquinando i fiumi, gli oceani, il terreno…non so come faremo se continueremo a consumare tutte le risorse. Adesso vedo che anche questi pensieri mi creano ansia e frustrazione. Cosa succederà alla Terra se continuiamo così? E' un pensiero spaventoso…"
"Pensa - disse John - anche il mio collega ha detto che con questa guerra al terrorismo ci stiamo dimenticando i problemi più importanti, quelli che se non vengono risolti prima o poi ci uccideranno tutti. Si riferiva anche al surriscaldamento terrestre e ai buchi nello strato di ozono ed è tutto collegato, come dici tu, al modo in cui viviamo."
John sospirò profondamente. "E' come se la gente fosse stata ipnotizzata per consumare enormi quantità di cose…e poi ipnotizzata dall'azione dei terroristi…e adesso è ipnotizzata dalla azione del nostro governo a dai militari che combattono i terroristi. I amo l'America, ma questo deve rientrare nell'amore per tutta la Terra. Per stare bene, anche l'America ha bisogno di una Terra sana. Si sta pensando troppo in piccolo e non si mettono a fuoco aspetti troppo importanti che non possiamo permetterci di trascurare."
"Sì - disse Susan - sono d'accordo. I nostri governati sono assorbiti da questa emergenza, passano da una crisi all'altra e non riescono a fare un passo indietro - e nemmeno noi - per osservare il quadro nel suo insieme. E se non abbiamo una visione d'insieme di quello che sta accadendo, non sapremo mai quale è il modo migliore di agire."
Susan rimase in silenzio, era così triste. All'improvviso eruppe: "Mio padre è morto nella seconda guerra mondiale…mio fratello è stato gravemente ferito in Vietnam…ora ho paura che i nostri due figli … ecco … non è giusto…"
Stava tremando per la paura, la rabbia, la frustrazione, con una tristezza indicibile.
"E anche là in Afghanistan, anche là in Iraq c'è un'altra madre il cui figlio morirà o un'altra sposa il cui marito dovrà morire. Non è giusto. Ci deve essere un modo migliore."
"Oh, certo", disse John mentre cingeva il suo braccio intorno a Susan che aveva iniziato a piangere sommessamente "hai proprio ragione. E' come se in un villaggio tutte le case prendessero fuoco…e i pompieri accorressero per spegnere le fiamme…ma non ci riuscissero mai, nonostante tutto il loro ardore."
Susan si asciugò le lacrime sulla manica di John. Fece un respiro profondo. "Dobbiamo fare un passo indietro per avere una visione completa del quadro. Qual è la causa dell'incendio, innanzi tutto? Sai cosa penso spesso? Che se siamo abbastanza intelligenti da mandare un uomo sulla luna, dovremmo essere altrettanto intelligenti da capire come creare un mondo giusto e pacifico, un mondo che funzioni per tutti."
John rispose, quasi imbarazzato. "Sai, credo che molta gente lo considererebbe un pensiero folle, utopico, ma …per dirti la verità, anch'io la penso come te. Noi esseri umani siamo in grado di risolvere un problema quando decidiamo di farlo. Ma sembra che non ci stiamo ponendo le giuste domande, e quindi non stiamo risolvendo i problemi più importanti. Forse se abbastanza persone si concentrassero sulla soluzione di quel problema" - lo disse quasi sussurrando - "forse potremmo farcela davvero."
Rimasero vicini con un grande senso di smarrimento. Come si poteva raggiungere questo obbiettivo…sembrava un compito enorme. Come si poteva portare un numero sufficiente di persone ad affrontare questa sfida per creare giustizia e pace nel mondo, in maniera duratura? Entrambi sospirarono profondamente, spontaneamente. Come sarebbe bello se…se solo…
Un'idea vaga iniziò a prendere forma "Oh, tesoro" disse Susan, guardando John dritto negli occhi, con uno sguardo luminoso e pieno di meraviglia "Forse abbiamo fatto qualche cosa proprio adesso…qualcosa di veramente importante: insieme abbiamo chiesto aiuto. Ricordi? ' …chiedete e vi sarà dato '…"
John la guardò colpito "Anch'io sento qualcosa. E' come se qualcosa fosse cambiato, ma non riesco ancora a definirlo."
Susan si entusiasmò. "John, credo che molte persone pensino a questi argomenti e provino quello che proviamo noi. Forse potremmo iniziare a proporre questa domanda ai nostri amici: come possiamo stimolare la gente a pensare in maniera costruttiva per creare una pace duratura e giusta nel mondo?"
"Questa è proprio una buona idea" disse John con decisione. "Credo che tu abbia colto nel segno. Infatti ascoltando i programmi per radio e televisione, sempre più persone vorrebbero che si facesse strada un altro modo di pensare. Sai cosa ti dico? Farò circolare questa idea tra i colleghi di lavoro."
"Fantastico!" Esclamò Susan, sorridendo radiosa. "E poi quando tornerai a casa scriviamo un e-mail a tutti i nostri parenti ed amici. Possiamo chiedere di mandarla a loro volta a parenti e amici e così via. Ecco, se sempre più persone condividono pensieri e idee, forse possiamo immaginare una soluzione."
Come possiamo stimolare la gente di tutto il mondo a condividere le loro idee per costruire un nuovo mondo di giustizia e di pace? Se avete qualche idea, per favore, contattate Susan e John all'indirizzo www.bestgame.org
Insieme possiamo fare cose che nessuno di noi può fare da solo.
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