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- Subject: =?windows-1252?q?FACOLT=C0_DELLA_MONDIALIT=C0_-_UNIVERSI?==?windows-1252?q?T=C0_DEL_BENE_COMUNE_-_Verso_il_Consenso_?==?windows-1252?q?dell=27Avana?=
- From: Andrea Gallina <agallina at ruc.dk>
- Date: Mon, 22 Nov 2004 11:23:36 +0100
- Organization: Roskilde University - Social Sciences
- User-agent: Mozilla Thunderbird 0.8 (Windows/20040913)
Cari Colleghi, Cari Amici
La Facoltà della Mondialità dell'Università del Bene Comune è lieta di
invitarvi al VII Incontro Internazionale degli Economisti all'Avana
(Cuba) su "Globalizzazione e Problemi dello Sviluppo" dal 7 all'11
febbraio 2005.
L'evento prevede una sessione su "Potere e Partecipazione", organizzata
dalla Facoltà della Mondialità a Roskilde (coordinata da Bruno Amoroso e
Andrea Gallina). Successivamente alla conferenza è anche previsto un
incontro/seminario ristretto agli Amici dell'Università del Bene Comune
per discutere su Mondialità, Donne e partecipazione in America Latina
insieme a rappresentanti della società civile Latinoamericana sulla
splendida isola "Cayo Levisa" (a due ore di macchina dall'Avana). Dal 12
al 15 febbraio. (In tal caso i posti letto sull'isola sono limitati a 30
persone).
Il gruppo di Roskilde sta organizzando gli aspetti logistici relativi al
soggiorno all'Avana, partecipazione alla conferenza, soggiorno a Cayo
Levisa, trasporti locali, e servizio di traduzione in italiano.
Informazioni più dettagliate sulle modalità di partecipazione e costi
verranno fornite quanto prima ai partecipanti.
Pertanto preghiamo a chi fosse interessato a partecipare di inviarci una
email di adesione entro e non oltre il 15 dicembre.
Di seguito trovate una breve nota sulla conferenza e sulla sessione
coordinata dalla Fac. della Mondialità.
Saluti cari a tutti
Bruno Amoroso e Andrea Gallina
per la Facoltà della Mondialità - Università del Bene Comune
SUL "VII INCONTRO INTERNAZIONALE DEGLI ECONOMISTI SU "GLOBALIZZAZIONE E
PROBLEMI DELLO SVILUPPO"
La perla dei Caraibi non offre solo rum, salsa, belle ragazze e un po’
di romanticismo sessantottino. Cuba è diventata ormai un punto di
riferimento per tutto il continente americano dove incontrarsi e
discutere delle questioni economiche nell’era della gobalizzazione
neoliberista. E questo non solo con gli amici di ”sinistra” tra musiche
e balli colorati, ma in un contesto veramente pluralista in cui
partecipano premi Nobel per l’economia, notoriamente conservatori,
rappresentanti della Banca mondiale e del FMI e tanti altri che
accettano di confrontarsi con la crema dell’intelligencia latino
americana e nordamericana riformista e radicale, e in modo crescente da
altri paesi europei e asiatici, sui temi della giustizia economica. La
conferenza annuale internazionale su ”Globalizzazione e i problemi dello
sviluppo” celebra a febbraio (dal 7 all’11) la sua VII edizione. Ogni
anno vi partecipano circa 1500 accademici su temi sempre nuovi e di
grandissima attualità in un’atmosfera che alterna i momenti topici di
dibattito in plenaria con momenti di maggiore discussione e riflessione
nelle sessioni parallele. Quest’anno ci sarà anche una sessione sulla
mondialità organizzata dal gruppo promotore dell’Università del Bene
Comune-Facoltà della Mondialità in cui si discuterà la necessità di
andare oltre il discorso sulla globalizzazione (anche se dal ’basso’ o
con il ’volto umano’) aprendo un confronto non pregiudizialmente
definito sui temi di attualità e con l’obiettivo di costruire insieme
un’agenda di lavoro culturale e politica. È anche prevista una coda alla
conferenza con un’attività seminariale di quattro giorni (in una piccola
isola tropicale) sui temi del potere e della partecipazione in America
latina. La marcia verso il ”Consenso dell’Avana” è cominciata e chi ha
interesse a partecipare o ad avere più informazioni può contattare la
Facoltà della Mondialità della UBC Email: ubc at ruc.dk o Andrea Gallina
+45 40755833.
PERCHÉ LA SESSIONE SU POTERE E PARTECIPAZIONE
Il dispiegarsi di vasti movimenti di opposizione alla globalizzazione ed
alle ideologie da questa prodotte, sta assumendo caratteri importanti e
nuovi, rispetto ad esperienze passate. Si manifesta una maggiore
consapevolezza del bisogno di superamento della separazione sin qui
esistente tra pratiche politiche e pratiche sociali, una rimessa in
discussione e in gioco dei ruoli e del rapporto oggi esistente tra
politica e istituzioni da un lato e movimenti e società civile
dall’altro, una ri-valutazione e ri-lettura del problema del potere
nelle nostre società, una riscoperta degli ambiti dell’organizzazione
della vita materiale delle persone mediante una richiesta di maggiore
radicamento locale e territoriale.
All’interno di questa spinta e di questi movimenti sussistono tuttavia
contributi e forze eterogenee che non riguardano solo la loro direzione
di marcia verso l’alternativa, ma i contenuti e le forme stesse del
rapporto con la globalizzazione. Quest’arco di forze ed aspirazioni
vedono da un lato quegli orientamenti rivolti a scoprire e proporre
forme dell’economia, della politica e forme di lotta diverse (altre) da
quelle proposte ed imposte dalla globalizzazione in funzione della
rottura dello schema e dell’egemonia dell’apartheid triadico (“un altro
mondo è possibile”, la “non violenza”, “cambiare il mondo senza prendere
il potere”, le “economie di pace”, ecc.); dall’altro un tentativo di
polarizzazione dell’opposizione alla globalizzazione all’interno delle
sue logiche di funzionamento e di potere (globalizzazione dal basso,
globalizzazione alternativa, rovesciamento dei rapporti di potere per un
diverso governo della macchina globale mediante le “moltitudini”).
Situato al di fuori delle tracce seguite da questi percorsi, il concetto
di “mondialità” identifica la pluralità e il policentrismo delle
formazioni socioe-conomiche e il loro diritto di definire la propria
idea di “buona società”. La mondialità rappresenta quindi una nuova
narrazione rispetto a quella della globalizzazione, identificata con la
forma attuale dello sfruttamento capitalista basato sull’integrazione
per omologazione, standardizzazione e armonizzazione di tutte le
formazioni socio-economiche e comunità nel suo “apartheid globale” e che
è pertanto necessario sconfiggere tanto nella sua versione atlantica di
“warfare” e “democrazia occidentale”, quanto nella sua versione europea
occidentale di “democrazia globale”, “democrazia alternativa”,
“globalizzazione dei diritti”, globalizzazione dal volto umano”, etc.
La sessione ha l’obiettivo di creare uno spazio permanente e non
pregiudizialmente definito per confrontarsi sui temi dell’oggi, per
vedere come si può costruire contribuire alla definizione di un’agenda
di lavoro culturale e politica. Questo emerge dal bisogno sempre più
sentito di rileggere i problemi del potere nelle società contemporanee
e di riscoprire la dimensione plurale della dimensione quotidiana della
vita fondata sul radicamento e sulle identità territoriali.
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